
(Ansa)
bruxelles
Cosa ci fanno così tante navi greche nella flotta-ombra di Putin che ignora le sanzioni?
Quaranta eurodeputati chiedono al premier greco Kyriakos Mitsotakis di fermare la vendita di navi agli armatori russi, accusando la Grecia di contribuire all’elusione delle sanzioni Ue. Un report rivela che molte petroliere russe provengono da flotte greche, generando miliardi di dollari per la Russia e danneggiando l'ambiente
Bruxelles. “Caro Kyriakos Mitsotakis, siamo molto sorpresi”: inizia così la lettera in cui quaranta eurodeputati chiedono al premier greco di impedire agli armatori ellenici di continuare a fornire navi alla flotta-ombra di petroliere di Vladimir Putin. C’è un che di ironico: nessuno è sorpreso, anzi. Uno studio della Brookings Institution mostra che le centinaia di bagnarole che solcano oceani e mari a noi ben più vicini eludendo le sanzioni dell’Ue sono in gran parte scarti delle flotte mercantili elleniche: il 37 per cento delle 75 petroliere russe della flotta-ombra sanzionate dagli Stati Uniti nel gennaio 2025 apparteneva in precedenza a compagnie greche.
Il rapporto stima che, dall’inizio della guerra, gli armatori greci hanno guadagnato circa 4 miliardi di dollari dalla vendita di navi obsolete destinate allo smantellamento, finite invece nella flotta-ombra russa. Possibile che il premier ellenico, i cui rapporti con i vertici della flotta mercantile ellenica sono rinomati, non se ne sia accorto? “Ci chiediamo se il suo governo avesse mai avuto indicazioni di questo fatto”, chiedono i quaranta parlamentari europei a Mitsotakis, “visto che una crescente domanda e interesse per l’acquisto di navi greche avrebbe dovuto allertare gli armatori e le autorità greche”. Nella lettera si nasconde anche un messaggio strettamente politico, lanciato alla vigilia del congresso del Partito popolare europeo, previsto per la settimana prossima a Valencia. Tra i quaranta firmatari, infatti, sei sono del Ppe, la famiglia europea dello stesso premier greco, considerato stretto alleato del leader dei popolari, il tedesco Manfred Weber, e tra gli uomini più potenti della famiglia popolare europea. I sei firmatari vengono però tutti dall’est: Finlandia, Polonia e Paesi baltici, segno che, in seno al congresso, la pattuglia dell’est intende tenere alta l’attenzione sulla causa ucraina, argomento su cui altri maggiorenti del Ppe stanno invece leggermente allentando la presa.
Stando ai calcoli, nel solo 2024 la flotta-ombra russa ha generato circa 9,4 miliardi di dollari di entrate aggiuntive al bilancio russo, ossigeno per il forziere del Cremlino messo a dura prova dalla guerra. Un ingresso ottenuto eludendo il sistema del tetto massimo di prezzo, fenomeno che non si è affatto arrestato nemmeno quest’anno. Stando alle ricerche pubblicate in aprile dal servizio di intelligence ucraino, “la società greca Latsco Marine Management Inc. è la proprietaria effettiva e l’operatore delle petroliere Hellas Fighter e Hellas Avatar. La prima, caricata il 7 marzo di quest’anno nel porto russo di Primorsk, è diretta al porto brasiliano di Suape. La seconda, caricata a Primorsk il 22 marzo, è ora lungo le coste del Portogallo”, spiegano gli analisti di Kyiv. “Anche le società controllate dal noto armatore greco Evangelos Marinakis sono coinvolte nel trasporto di petrolio russo. Dal 21 marzo, la petroliera Akrisios, battente bandiera greca, è in movimento dal porto di Primorsk al porto brasiliano di Itaki”, prosegue il report ucraino.
I porti della flotta-ombra
Oltre il 40 per cento del petrolio russo trasportato via mare viene esportato dai porti del Baltico e del Mar Nero. Non solo: in alcune località del Mar Mediterraneo, comprese quelle vicine alla Grecia, vengono utilizzate le navi della flotta-ombra per i trasferimenti da nave a nave, al fine di mascherare l’origine, mettendo però in atto “delle potenziali bombe ambientali a orologeria che potrebbero causare enorme inquinamento, danni e distruzione degli ecosistemi marini”, spiegano gli eurodeputati, tra cui, unico italiano, figura il democratico Brando Benifei. Il premier greco Mitstotakis dovrebbe quindi intervenire: “La invitiamo ad adottare tutte le misure necessarie per impedire ulteriori vendite”, concludono gli eurodeputati nella missiva già consegnata ad Atene e su cui il premier sarà chiamato, prima o poi, a rispondere – a Valencia come a Bruxelles.

Editoriali