(Ansa)

Da Parigi

La controffensiva francese per impedire a Mosca di ricostruire la rete di spie a Parigi

Mauro Zanon

La Francia ha rafforzato i controlli sui visti e la sorveglianza interna per contrastare i tentativi russi di ricomporre il sistema di spionaggio, dopo l’espulsione di numerosi agenti dal 2022. Tra le strategie russe figurano falsi giornalisti, influencer e l’uso dell’intelligenza artificiale per diffondere disinformazione e destabilizzare l’opinione pubblica

Parigi. “Una vigilanza consolare”. Così una fonte del ministero degli Esteri francese sentita dal Monde ha definito la controffensiva di Parigi per arginare i rischi di ingerenza, destabilizzazione e spionaggio di matrice russa in Francia, una minaccia sempre più insidiosa dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022. Parigi, secondo le informazioni del Monde, ha respinto 1.200 domande di visto e di accreditamento presentate ai consolati francesi in Russia dall’aprile del 2022. Ogni richiesta di visto Schengen, che consente di viaggiare nei venticinque paesi europei membri dell’aerea, è subordinata al parere di tutti questi stati, che possono anche ricevere una richiesta per il solo territorio nazionale. Delle 1.200 domande respinte, 350 erano state presentate specificamente per la Francia, secondo la fonte del Quai d’Orsay. Uno dei principali obiettivi dell’inasprimento dei controlli è quello di impedire a Mosca di ricostituire una rete di intelligence, decimata dalle espulsioni di agenti russi che agiscono sotto copertura diplomatica ordinate dall’inizio dell’aggressione dell’Ucraina.

Nella prima metà del 2022, la Francia ha espulso 55 funzionari, in particolare dopo il massacro di Bucha e l’allontanamento della sua delegazione dal Consiglio d’Europa a Strasburgo. Oltre alla “vigilanza consolare”, c’è la Dgsi, l’intelligence interna parigina. Che passa al setaccio i profili russi sospetti grazie anche all’enorme quantità di informazioni provenienti dagli scambi sistematici con i suoi partner stranieri. Tra le 1.200 persone a cui è stato rifiutato il visto dall’aprile del 2022, ci sono “docenti” che desiderano assistere a conferenze sul suolo francese, “direttori e dirigenti d’azienda” che viaggiano per affari e “frequentatori di festival” che partecipano regolarmente a eventi culturali in tutto il mondo. Ma anche mogli e mariti di diplomatici di professione. Tra le strategie privilegiate dall’Svr, l’intelligence esterna, e il Gru, l’intelligence militare, per provare a eludere i controlli delle autorità francesi, figurano anche i falsi giornalisti che fingono di lavorare per i media russi, in particolare per la Komsomolskaya Pravda, tabloid vicino al Cremlino, e l’utilizzo delle immunità concesse alle istituzioni internazionali. Dal 2022, le nomine russe all’Unesco, che ha sede a Parigi, sono oggetto di una stretta sorveglianza. Mosca, infine, ha a disposizione un’altra arma: i giovani laureati delle scuole di intelligence sotto i 30 anni che arrivano in Francia per il loro primo incarico all’estero. Parigi, anche in ragione del suo convinto sostegno all’Ucraina, è una delle capitali privilegiate dalle operazioni di ingerenza e di propaganda made in Russia. E lo è fin dalla campagna di fake news e dall’attacco di gruppi di hacker russi che hanno provato a destabilizzare le elezioni presidenziali del 2017, quelle che hanno portato all’Eliseo Emmanuel Macron.

L’ultimo tentativo di destabilizzazione è stato rivelato da Newsguard pochi giorni fa: si tratta dell’operazione Storm-1516 che ha intensificato le sue attività contro la Francia tra dicembre 2024 e marzo 2025, utilizzando l’IA per diffondere narrazioni false attraverso social media e chatbot. Nello specifico, sarebbero state cinque le fake news circolate in 38.877 post sui social network, generando 55,8 milioni di visualizzazioni: tra queste, un video in cui un presunto ex studente della first lady francese Brigitte Macron la accusa di aver abusato sessualmente di lui, e la notizia dell’acquisizione di una banca privata francese, Milleis Banque, da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, così da accusarlo “di appropriarsi degli aiuti militari a scopi personali”. Tra gli altri strumenti della propaganda russa monitorati dai servizi segreti di Parigi, figurano i falsi travel influencer che diffondono anche in lingua francese immagini e video manipolati e ampiamente condivisi su piattaforme come TikTok, che dipingono, per esempio, il quadro di un’Ucraina radiosa, risparmiata dai combattimenti. Nei commenti a questi post, molte persone indignate chiedono: “Dov’è la guerra?”. E accusando Kyiv di corruzione e bugie. Il corpo femminile viene usato da questi account come esca per far reagire gli utenti, “un classico metodo di guerra” secondo Vera Grantseva, docente a Sciences Po Paris e specialista di propaganda russa. A dicembre, il Monde aveva rivelato che nove influencer francesi erano stati “assoldati” da Mosca per diffondere contenuti di propaganda.