A spasso con Putin

La relazione sempre più speciale tra Washington e Mosca

Micol Flammini

Witkoff torna da Putin, passeggia per la città con Dmitriev. L'atmosfera è amichevole, nessun cenno di tensione per i missili su Kyiv. La Russia punta sulla riscrittura dei suoi rapporti con  gli Stati Uniti per un rapporto a due

Il negoziatore americano Steve Witkoff è tornato a Mosca per la quarta volta in tre mesi. Poco dopo il suo arrivo, un’automobile è esplosa a Balashikha, una cittadina a est della capitale russa, al suo interno sedeva il generale Yaroslav Moskalik, vicecapo della sezione che pianifica le operazioni militari. Moskalik non è il primo militare a essere ucciso a Mosca con un ordigno piazzato sulla sua auto o nei pressi: la rete di spie che Kyiv è riuscita a costruire nei confini della Russia potrebbe essere più estesa di quanto il Cremlino pensi e potrebbe anche appoggiarsi a locali, russi scontenti e stanchi del regime di Putin. Le tracce della guerra che Donald Trump promette di risolvere in poco tempo sono ovunque: in Ucraina lasciano i segni irreparabili dell’aggressione, a Mosca arriva la resistenza degli ucraini.

 

Witkoff ieri è stato accolto al Cremlino da Putin, dal consigliere per la politica Estera Yuri Ushakov e da Kirill Dmitriev, il capo del Fondo russo per gli investimenti all’estero: uomo d’affari chiamato a parlare la lingua di Trump. Dopo i colloqui, Dmitriev e Witkoff, accompagnati dalle mogli, hanno passeggiato insieme lungo l’Arbat, una delle vie storiche di Mosca: americani e russi sembrano non essersi mai capiti tanto come oggi. 

 

Il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov, prima dell’incontro tra Witkoff e Putin, ha detto che la Russia “è pronta a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti”, ma mancano alcuni dettagli. Qualche giorno fa anche Trump aveva espresso un’idea simile, senza menzionare però che ci fossero ancora cose da chiarire: “Credo che abbiamo un accordo con la Russia”. Washington e Mosca pensano di risolvere la guerra in Ucraina con accordi bilaterali che non coinvolgono Kyiv e infatti il piano americano presentato per raggiungere la pace prevede il riconoscimento de iure della penisola di Crimea come parte della Russia e il riconoscimento de facto delle aree che Mosca ha occupato nell’est del paese. Queste premesse sono un regalo per il Cremlino, una ricompensa dopo tre anni di invasione. Putin pensa di poter ottenere dalla Casa Bianca tutto quello che vuole: dopo il bombardamento contro Kyiv che ha ucciso dodici civili, il presidente americano si è limitato a scrivere su Truth “Vladimir, STOP” e Witkoff è andato a Mosca con il sorriso sulle labbra e ha incontrato Putin come fosse un alleato. In una lunga intervista al Time, Trump ha spiegato che non si sente sbeffeggiato da Putin, perché il capo del Cremlino vorrebbe avere tutta l’Ucraina e invece, in seguito alla sua mediazione, ha accettato di fermarsi ai territori conquistati finora. Il presidente americano crede alle parole di Putin, ha adottato la sua narrazione per giustificare  la guerra incominciata “perché Kyiv voleva aderire alla Nato”, e non si innervosisce neppure quando Mosca, mentre lui parla di una pace vicinissima, lancia bombe sulle città dell’Ucraina. 

 

La Russia punta ad avere un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e in questa nuova relazione potrebbe anche porre le basi per la sua futura invasione. Piccole azioni di cortesia nei confronti di Washington non sono soltanto nei ringraziamenti di Putin, quando loda lo sforzo di Trump per raggiungere un accordo,  o nel ritratto che in una delle ultime visite di Witkoff è stato  fatto recapitare al presidente americano, raffigurato come un guerriero in una posa che ricorda quando, dopo l’attentato durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, a luglio dello scorso anno, si alzò con un rivolo di sangue sul volto è gridò: “Fight, fight, fight”. L’autore del ritratto, Nikas Safronov, ha spiegato di vedere  in Trump un lottatore coraggioso. Ma gli scambi e gli avvicinamenti non sono soltanto una questione di ringraziamenti e regali: per la prima volta, con l’avvicinarsi del 9 maggio, la festa della vittoria sul nazifascismo nella Seconda guerra mondiale o Grande guerra patriottica, la Russia lascia trasparire la storia di un’alleanza che ha permesso di sconfiggere l’esercito di Hitler. A Mosca è stata inaugurata una mostra dal titolo “Incontro sull’Elba”. Con fotografie e cimeli si ricostruisce il momento in cui i soldati americani e sovietici si unirono lungo le rive del fiume tedesco. Il cambio nel racconto, anche se appena accennato, è radicale: finora Mosca aveva narrato  la vittoria della Grande guerra patriottica come una questione tutta sovietica per cui il mondo si era dimostrato ingrato. Ora non si allude certo al fatto che Stalin e l’Armata rossa vennero  aiutati dagli alleati a cacciare  i nazisti, ma l’unità con gli americani serve a creare la storia di un’amicizia dallo sfondo epico. Il corrispondente della Bbc Steve Rosenberg, uno dei migliori a raccontare gli stravolgimenti russi, ha intervistato un barista inventore del Trumpburger, una torre di prosciutto e formaggio talmente giallo da ricordare i capelli del presidente americano: “E’ il nostro uomo, è diverso da tutti gli altri presidenti americani”, dice il barista a Rosenberg. 

 

Trump è convinto che incontrerà Putin presto, probabilmente dopo il suo tour in medio oriente a metà maggio. La fiducia c’è, il Cremlino ha lavorato bene: un’America che smette di percepire Mosca come un pericolo è un’America più distratta e ovviamente una buona compagna di affari economici. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)