il racconto
Così si seppellisce un ragazzo. Al funerale di Danylo, colpito a Kyiv dai missili di Mosca sui civili
La famiglia ucraina distrutta dal missile russo lanciato sui civili. Tre bare e una sopravvissuta









Kyiv. Danya era una persona sincera, gioiosa e allegra. “Sono orgoglioso di aver avuto un amico così”, dice il diciottenne, alto, in piedi accanto alla bara chiusa, con in mano delle rose rosse. Dopo aver terminato il suo breve discorso, inizia a singhiozzare. Anche gli altri che si sono riuniti al crematorio di Kyiv la mattina del 28 aprile per salutare l’amico stanno piangendo. La notte del 24 aprile, durante un attacco missilistico russo, il palazzo nel quartiere Svyatoshinsky della capitale ucraina, dove Danylo Hudya viveva con i suoi genitori, è stato completamente distrutto: sono morte 13 persone. Danya (il nome abbreviato del ragazzo) è una dei quattro figli di una famiglia numerosa. Studiava all’Accademia aeronautica di Kyiv. Suo padre Oleh aveva combattuto al fronte, era tornato di recente dopo aver subìto commozioni cerebrali e ferite.
La madre Victoria lavorava in un supermercato. La sorella minore, Yana, ha 14 anni, va a scuola. La famiglia viveva al primo piano della casa. Il fratello maggiore Ivan e la sorella maggiore Dasha vivono per conto loro. La notte del bombardamento, soltanto Yana è stato estratta viva dalle macerie. “Yanochka, per favore sii paziente, mia cara”, le chiedevano quella notte i soccorritori. Era schiacciata da lastre pesanti. Gli amici di Danya, dopo aver saputo che la sua casa era stata completamente distrutta e non riuscendo a contattarlo, corsero di notte sul luogo dell’attacco e vi rimasero tutto il giorno, finché non fu estratto da sotto le macerie: era ormai un cadavere. Poi vennero tirati fuori i suoi genitori. Anche loro morti. “Mi sento molto in colpa per non essere riuscita ad aiutarli”, ha raccontato Yana in un video dall’ospedale. Ha le gambe rotte e quindi non è potuta venire al funerale della madre, del padre e del fratello. “Ho urlato, ma nessuno ha risposto. Se avessero urlato, l’avrei sentito, ma non si è sentito nulla”, ha detto la ragazza.
Circa 150 ragazzi si sono recati in piccoli gruppi all’edificio del crematorio. Sono amici, ex compagni di classe e compagni di università di Danya. Tutti sono vestiti di nero, tutti hanno dei fiori e tutti sono in lacrime. “Era molto disponibile, sempre sorridente, aveva un gran cuore”, racconta al Foglio Olha, lo conosceva. E Arseniy, amico di Danya fin dall’infanzia, ci tiene a ricordare che era un ragazzo atletico, innamorato prima del calcio, poi della pallavolo e negli ultimi anni si era messo a giocare a basket. Per questo motivo, gli amici hanno deposto nel cortile dove viveva non solo fiori, fotografie e candele, ma anche un pallone da basket.
Sopra alle nostre teste con un pennarello c’è scritto: “Danya, memoria eterna, 24/04/2025”. Ci sono tre bare chiuse nella grande sala del crematorio. Una è bianca e dentro c’è Victoria, la madre. E due di colore marrone scuro: per padre e figlio. I ragazzi riempiono rapidamente la stanza e ascoltano in silenzio la signora che presiede la cerimonia di addio. Suggerisce agli amici di Danya di dire qualche parola, ma non hanno la forza di farlo. Larisa Zhuk, la direttrice della scuola n. 96, dove hanno studiato tutti i figli della famiglia Hudya, racconta che i genitori di Danya erano un punto di riferimento per l’istituto. Erano persone molto affettuose, calorose e premurose. “Era una famiglia meravigliosa con molti bambini”, dice. E il preside della scuola di aviazione dove Danya ha studiato durante il suo ultimo anno lo ricorda come un ragazzo studioso, attento, motivato. “Non sei mai diventato un aviatore, ma sei volato nel cielo”, dice. “Danya, ti prego, sii l’ultimo ragazzo a morire in questa guerra”, dice anche lui senza riuscire a trattenere le lacrime. Il fratello maggiore Ihor e la sorella Dasha, che ora diventeranno i tutori di Yana, restano abbracciati durante tutto il funerale, sostenendosi a vicenda.
Larisa Zhuk dice che per gli studenti della scuola è stata una perdita molto dura. Tutti in questo quartiere lontano dal centro della capitale, sono amici tra loro e giocano negli stessi cortili da sempre. Lo psicologo scolastico è intervenuto al funerale appositamente per supportare i ragazzi. Anche suo figlio era amico del defunto. Secondo tutti, Danya era il centro di feste e uscite, era impossibile da odiare. Subito dopo il bombardamento, nell’edificio della scuola n. 96 è stato aperto un centro di assistenza, dove le persone delle case danneggiate potevano recarsi per prendere generi di prima necessità o compilare documenti per la polizia. All’interno però viene fornita anche assistenza psicologica sia ai bambini sia agli adulti. “All’inizio abbiamo preparato i ragazzi a dire addio al loro amico, ora dobbiamo prepararli al fatto che la loro vita continua”, spiega l’insegnante.
Una ragazzina dai lunghi capelli scuri non riesce ancora a calmarsi: è la fidanzata di Danya. Si aggrappa al ritratto del ragazzo davanti alla bara e non vuole lasciarlo andare. La madre la sostiene tenendola per mano. “E’ spaventoso quando i ragazzi seppelliscono altri ragazzi”, dice il preside della scuola. Tutti gli amici del ragazzo ricordano i suoi scherzi, l’ironia, sapeva ridere di tutto: “Danya diceva che la mia kasha era insapore, poi la mangiava sempre”, racconta la sorella Yana.
Mentre i ragazzi ucraini erano in lutto per il funerale di un amico, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto una tregua di tre giorni, dall’8 all’11 maggio. “Se la Russia vuole davvero la pace, deve cessare immediatamente il fuoco”, ha risposto Andriy Sybiha, ministro degli Esteri ucraino.