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Al congresso dei popolari Tajani cerca la conferma come vicepresidente

Pietro Guastamacchia

Più di 800 delegati e 1200 ospiti provenienti da 40 paesi riuniti in Spagna al congresso del Ppe. Weber e Tajani cercano la conferma ai vertici del partito. Strategie

Bruxelles. A Valencia oggi si aprono le porte del congresso del Ppe e, nel paese ultima roccaforte dei socialisti europei, risbuca inaspettato il fascino indiscreto degli eterni democristiani. Von der Leyen, Metsola, Tajani, Merz, Feijóo e Tusk, nel caos del blackout spagnolo, arrivano da ogni angolo d’Europa i maggiorenti simbolo della grande balena blu (a stelle gialle) per confermare il bavarese Manfred Weber alla guida del loro partito, in un congresso che riunirà più di 800 delegati e 1200 ospiti provenienti da 40 paesi. In un’Europa in cui tutti strillano all’allarme per la crescita degli estremisti, a crescere silenziosamente in realtà sono loro: gli eurodemocristiani. Il Ppe ha stravinto le elezioni europee e oggi quasi la metà dei 27 commissari Ue appartiene al Ppe; popolari sono anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e quella del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Il partito europeo costruito da Manfred Weber fa dell’understatement una dottrina pubblica e dell’occupazione dei posti di potere una ferrea pratica privata. Su 27 capi di stato o di governo Ue, ormai 13 sono del Ppe. Sui popolari pesava il limite di non governare paesi importanti, ma ora che sta per atterrare Merz alla cancelleria tedesca, il Ppe può regnare indisturbato in un’Europa più democristiana che mai. Punto chiave del dibattito al congresso è la questione delle alleanze in Europa. Grazie al successo elettorale di giugno, il Ppe ha ribaltato gli equilibri al Parlamento europeo, sfilando a socialisti e liberali l’opzione della maggioranza alternativa a sinistra e costruendosene una per sé con conservatori e sovranisti, la cosiddetta “Maggioranza Venezuela”. Uno strumento da usare però con parsimonia e a seconda dei casi. Le aperture a destra sono costate infatti una settimana di panico al futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz durante la campagna elettorale.

Al contempo, però, il Ppe sceglie proprio la Spagna per il suo congresso, paese in cui il Partido Popular, dove governa, lo fa solo grazie ad accordi con l’estrema destra di Vox, messaggio che non è passato inosservato. A proposito di chi governa con la destra, tra i protagonisti del congresso c’è il vicepremier Antonio Tajani, che Weber ha più volte definito “la garanzia europeista del governo italiano”. Il vicepremier arriva in Spagna per cercare la conferma alla vicepresidenza del Ppe, obiettivo dato per scontato ma che allo scorso congresso a Rotterdam arrivò con molti meno voti del previsto. Sebbene Forza Italia schieri 28 delegati votanti — la quarta forza dopo la Cdu tedesca, gli spagnoli del Partido Popular e la Coalizione Civica polacca — il peso politico dei popolari italiani negli scorsi anni è stato calante, a causa dei risultati elettorali che hanno dato meno benzina, e qualità, alle delegazioni azzurre. Asso nella manica dei forzisti rimane però Tajani, l’ex commissario all’industria e presidente dell’Eurocamera che ha fatto dell’Europa la bussola della sua carriera politica. A Valencia il ministro degli esteri sceglie di puntare tutto sulla competitività e presenterà al congresso una risoluzione sulla competitività e l’industria da votare oggi durante il primo giorno della fase congressuale. Il testo, “frutto della grande mobilitazione di Forza Italia”, propone una “terapia choc” di semplificazione per affrontare l’eccessiva burocrazia. “Serve veramente fare una rivoluzione pacifica che permetta all’Europa di tornare ad essere protagonista”, spiega il vicepremier.

Alla vigilia del congresso Tajani mette anche l’acceleratore sulle riforme istituzionali: “Serve un solo presidente eletto  dai cittadini, che sia presidente della Commissione e presidente del Consiglio, e serve dare più potere al Parlamento, che deve avere l’iniziativa legislativa”. Al centro del congresso ci sarà però anche la politica estera dell’Ue e soprattutto l’Ucraina. Tutto il blocco dei popolari dell’est intende infatti fare pressione sulle delegazioni affinché non si allenti il sostegno del Ppe a Kyiv, e lo farà con un testo dal nome “Solidarietà con l’Ucraina” presentato dalle delegazioni lituane ed estoni. Previsto per domani invece il voto di riconferma alla presidenza del partito a Manfred Weber, che corre senza avversari, e dei 10 vicepresidenti da selezionare da una lista di 12 candidati. A rimanere fuori potrebbero essere l’ex commissaria bulgara Mariya Gabriel — che però potrebbe farcela grazie alla scarsa presenza di donne tra i 12 candidati — o il belga Wouter Beke. Data per certa, ma da sudare fino all’ultimo, la conferma di Tajani alla vicepresidenza, una poltrona che custodisce dal 2002, usandola spesso ma senza farne grande pubblicità, in pieno stile Ppe.
 

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