
Ansa
Nella bolla di Putin: le menzogne del Cremlino soffocano l'occidente
La manipolazione della verità e la distorsione della realtà politica moderna creano confusione e impotenza. La menzogna spicciola che permea la politica contemporanea riduce il dibattito pubblico a chiacchiere e inganni invisibili
La menzogna è sempre esistita, è il sale della storia umana. Oggi è avvolta in una bolla, convive con noi in questa bolla, ci obbliga alla complicità incrementando un tasso inaudito di credulità. Putin è uomo di guerra come pochi lo sono stati in questo secolo. Ma nella bolla è ormai forte delle sue tregue senza precondizioni, concessioni di un vincitore che vuole la pace come sistemazione a suo vantaggio delle pendenze territoriali e politiche con l’Europa, e la vuole mentre fa la guerra ogni giorno, mentre respinge la proposta di un cessate il fuoco di trenta giorni accettata dal paese che ha invaso e che devasta da tre anni. Prepara basi lungo i confini baltici e in corrispondenza del confine finlandese da Murmansk a Volkhov (come dimostra un articolo informato del Wall Street Journal), costruisce ospedali da campo, caserme e infrastrutture militari e produce armamenti portando la percentuale della Difesa sul pil al 6 e mezzo per cento, il doppio degli americani e tre volte la media europea, e cura con maniacale precisione nuovi livelli di arruolamento e coscrizione, portando a cifre inaudite la paga del soldato, riconosce apertamente il contributo dell’alleanza del carnaio, quella con la Corea del nord ai combattimenti in Ucraina, prende in giro un presidente degli Stati Uniti, già paese guida dell’Alleanza che ha vinto la guerra fredda, e lo induce a lamentarsi come un bambino e a minacciare di abbandonare il campo portandosi via il pallone (armi e intelligence intanto).
Il Papa della bandiera bianca in Ucraina, alla sua scomparsa e nel corso delle solenni esequie, è stato celebrato come fonte di un miracolo diplomatico, l’incontro o confessione reciproca tra Trump e Zelensky in quella che sarebbe la cattedrale della cattolicità e che il Potus ha definito con l’ironia di un immobiliarista di Las Vegas l’ufficio più bello del mondo (Witkoff, che lo aveva già fatto con l’Eliseo per i suoi stucchi dorati, potrebbe ripetere e allargare la formula paragonando Santa Maria Maggiore a Mar-a-Lago). Francesco detestava le chiacchiere, fino a sequestrare la libertà di mormorazione e di parola nei suoi schemi piuttosto autoritari di centralizzazione del potere vaticano, e le Litanie dei santi, l’atto più bello di mormorazione liturgica che si ricordi, hanno presieduto come sfondo salmodiante a un mare di chiacchiere insulse sui miracoli postumi del Pontefice della pace e dei poveri, come quelle originate dalla foto fatale e dal gioco delle tre sedie.
Tutto il pensiero politico del Cinquecento e gran parte della sua evoluzione nel mondo barocco furono dedicati a dare una struttura, spesso conformata sulla lezione degli antichi, alla menzogna antropologica e del potere, alla menzogna come codice della ragione di stato e della politica di potenza. La menzogna classica produsse le meraviglie della letteratura moralistica, dello scavo individualista, ritratti umani e cristiani dell’uomo che furono predecessori del razionalismo e dello sperimentalismo scientifico, oltre che dell’immaginazione magica, un mondo nuovo in crescita che incubava i tempi moderni. Qui siamo regrediti alla menzogna spicciola, all’inganno patente, riconoscibile, a uno stato di confusione che produce la bolla di chiacchiere dentro la quale boccheggiamo impotenti. Non è un bel vedere.