Un’aula vuota a Francoforte, in Germania, dove le scuole riapriranno il 27 aprile in modo graduale (AP/Michael Probst)

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Come si torna a scuola in Europa

Paola Peduzzi e Micol Flammini

Viaggio nei programmi di riapertura “graduale” degli istituti scolastici in tutta l’Unione. Il mix online e in classe, i consigli a insegnanti e studenti e lo sforzo di flessibilità

Si può far ripartire un paese senza riaprire le scuole? In Europa si stanno ponendo tutti la domanda, alcuni si stanno dando anche una risposta, con diversi gradi di lentezza e di confusione. Quando Emmanuel Macron ha annunciato che nel piano di ripartenza ci sarebbe stata anche la riapertura “graduale” delle scuole s’è alzato un coro di terrore: follia, così il contagio riparte da capo. Ma in quel “graduale” era riassunta tutta la questione scuole: se non si riaprono le scuole, le famiglie faranno fatica a tornare a lavorare visto che i nonni sono soggetti vulnerabili e le babysitter devono prendere mezzi di trasporto ad alto potenziale di pericolo. Nel costo per le famiglie c’è anche un altro elemento, molto preciso: le donne rischiano di essere più penalizzate. Quando si dice che il Covid fa emergere tutte le diseguaglianze e penalizza i più fragili, si intende proprio questo, e la questione scuola ne è la sintesi esatta. Siamo andate a studiare tutte le soluzioni al momento offerte. Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che analizzare i modelli degli altri è la fonte d’ispirazione massima, senza presunzioni né pregiudizi.

 

Prima però una parentesi più rassicurante, con la voce leggera di Pamela Druckerman, scrittrice americana che vive a Parigi, che qualche anno fa ci fece morire di invidia con il modello d’educazione francese (figli silenziosi e composti, madri stupende che sorseggiano vino rosso) e che da ultimo ci ha deliziato con un libro sulle quarantenni, con un articolo sul New York Times sui suoi imminenti 50 anni, e la regola secondo cui puoi ancora avere un uomo, ma non sarai più tu a scegliertelo. Sulla questione scuola, la Druckerman è un antidoto all’impazienza. “Il governo francese riaprirà le scuole a partire dall’11 maggio – ci dice – per gli studenti più giovani e per massimo 15 in classe, quando di solito sono in 30. Non è chiaro come sarà organizzata la giornata scolastica, credo ci stiano ancora pensando. Gli insegnanti più vulnerabili potranno fare lezione da remoto, come accade in parte già ora”. La Druckerman ha tre figli, e dice: “Metà delle lezioni ora dei ragazzi è via Zoom, ma l’altra metà consiste soltanto in compiti inviati dalle maestre, senza lezione. Ci sono progetti creativi anche interessanti, ma mi sembra chiaro che tutti quanti noi stiamo passando le giornate davanti a uno schermo”. I figli della Druckermann sono alle medie e oltre, lei dice che è un’età gestibile, quando i figli sono piccoli è molto più faticoso, normalmente e nell’emergenza. Soprattutto la Druckerman pensa al “new normal” che dobbiamo costruirci, ogni cosa che cambia, orari, socialità e ovviamente l’istruzione. E si è portata avanti: “Io e mio marito – che è Simon Kuper, editorialista del Financial Times – stiamo organizzando corsi online gratuiti per ragazzi e adulti, su tutti gli argomenti, aperti a tutti, in inglese”. Si chiama Pandemonium U. (facebook.com/PandemoniumUniversity) ed è una delle buone notizie del “new normal”, oltre che tra le cose più concrete in cui ci siamo imbattute in questo nostro viaggio nelle classi inaccessibili.

 

A proposito di Francia. Davanti alla commissione Affari culturali dell’Assemblea nazionale – ci scrive da Parigi Mauro Zanon – il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha dettagliato martedì il piano di “rientro graduale” che parte l’11 maggio e si estenderà su tre settimane. Le scuole in Francia chiudono per le vacanze estive dal 4 luglio fino ai primi di settembre. I primi a tornare sui banchi saranno gli alunni delle cinque classi delle elementari, le lezioni dovrebbero svolgersi inizialmente con la presenza fisica di “piccoli gruppi” di massimo 15 bambini. Il 18 maggio toccherà ad alcune classi delle scuole medie, dei licei e degli istituti professionali, e il 25, in teoria, dovrebbero tornare tutti a lezione, con un’alternanza tra presenza fisica in aula, didattica a distanza e attività fisica all’aperto. Ogni famiglia avrà la facoltà di decidere se mandare a scuola i propri figli o no, ma in caso di opposizione a una presenza fisica a scuola, ci sarà l’obbligo di seguire le lezioni online. Ci sarà “molta flessibilità locale”, a seconda del livello di emergenza coronavirus. “Ogni mese di scuola perso è un problema sociale enorme”, ha spiegato il ministro, ritenendo “assolutamente opportuno questo ritorno progressivo”. Secondo il Figaro, la decisione di riaprire le scuole è stata criticata dai membri del Consiglio scientifico Covid-19 istituito a marzo per sostenere il governo. Gli esperti hanno consigliato Macron di aspettare settembre, ma il presidente, anche per smarcarsi dalle accuse di essere il “portavoce degli scienziati”, ha deciso diversamente. Durante il suo discorso alla nazione, lo scorso 13 aprile, ha affermato che “la situazione attuale aumenta le diseguaglianze”. Sensibilizzato dalla moglie Brigitte sulla questione del “décrochage”, l’alto tasso di abbandono degli studi nei quartieri popolari, è convinto che la riapertura delle scuole possa essere anche un potente messaggio sociale, oltre che un bene per l’economia.

 

Come apre le scuole la Merkel /1. Abbiamo consultato due lettere che il governo della Bassa Sassonia ha inviato agli insegnanti e alle famiglie. In Germania, l’istruzione è una competenza quasi esclusiva dei 16 stati federati (le vacanze estive durano sei settimane a scaglioni, chi finisce a giugno riprende ad agosto e chi finisce a luglio riprende a settembre), e una delle caratteristiche della gestione della cancelliera, Angela Merkel, è stata quella di dare molti margini di manovra ai Länder, ognuno a seconda del livello di contagio e di capacità di risposta. Per la riapertura delle scuole, che sarà graduale a partire dal 27 aprile, ogni regione ha un suo metodo, per tutti valgono certe regole: devono essere mantenute le distanze di sicurezza, quindi le classi non possono funzionare tutte insieme, ci saranno turni. Chi frequenta fisicamente la scuola un giorno, il giorno successivo farà lezione da casa. A differenza della Francia che manda a scuola prima gli studenti più giovani la Germania preferisce iniziare con gli studenti che devono sostenere esami importanti per la loro carriera scolastica e lavorativa. In Bassa Sassonia, agli insegnanti è stata mandata una lettera di 14 pagine con la turnazione delle classi prevista per il 2020 e il 2021, c’è anche una casella per il 2022, ma nella nota si legge che “ancora non è stata coordinata”. Ogni istituto decide come distribuire classe e sezioni, ma per ogni anno è indicato il numero minimo di ore di didattica a distanza che è necessario garantire. Seguono poi consigli pratici – e di sostegno morale – agli insegnanti e al lavoro da fare con studenti e genitori. La lettera ai genitori è lunga la metà, indica lo stesso calendario dell’altra missiva, sottolinea che c’è piena consapevolezza del fatto che la didattica a distanza non è equivalente a quella in classe e aggiunge: i genitori non sono “insegnanti ausiliari”, il dovere di istruzione resta alla scuola. Seguono sette consigli ai genitori su come gestire questa nuova scuola: definire una routine precisa per i figli, dedicare una postazione, dare un “moderato” aiuto ma senza sacrificare l’indipendenza dei ragazzi, creare un clima positivo di concentrazione “con gioia senza pressione”, telefonare a scuola per ogni problema e se si vuole approfondire è possibile avere accesso ad archivi digitali appositi. Ci sono anche quattro consigli per gli studenti (tutti con il punto esclamativo finale): sistema bene la tua postazione, datti un ritmo quotidiano preciso, sii concentrato e determinato e se qualcosa non va, non rassegnarti subito!

 

Come apre le scuole la Merkel /2. La campanella suona e la giornata inizia con una spruzzata di disinfettante sulle mani – ci scrive da Berlino Daniel Mosseri – I ragazzi con la mascherina sul viso entrano nell’Evangelisches Gymnasium di Kleinmachnow (Egk), una delle prime scuole del Brandeburgo a riaprire. Alla periferia sudoccidentale di Berlino, ieri Kleinmachnow era un buen retiro per i dirigenti della Stasi. Oggi, con le sue belle ville a tre piani, è un sobborgo-bene, abitato da medici e professionisti che lavorano nel centro di Berlino e la sera tornano a casa nel verde. Peter Brandsch-Böhm, il preside del liceo Egk, spiega: “Per la prima settimana vengono a scuola solo i maturandi, impegnati negli esami”. A seguire, entreranno anche gli studenti del terzo anno. Anche loro, secondo le diverse articolazioni del sistema scolastico tedesco, devono sostenere alcuni esami di fine ciclo. I maturandi dell’Egk sono solo 25 e affrontano gli esami in gruppi di sette alla volta. Brandsch-Böhm sottolinea che durante la permanenza in aula “la distanza fra uno studente e l’altro è di almeno due metri”. Gli esami, però, non sono l’unica attività prevista al liceo evangelico. “Presto inizieranno anche le lezioni per le terze, che sono di norma composte da 25 studenti”. Ogni classe sarà divisa in due e le lezioni spalmate nell’arco della giornata. Metà classe farà lezioni con l’insegnante in aula mentre l’altra metà la farà online, per poi scambiarsi il turno. “Saremo aperti la mattina e il pomeriggio”, spiega il preside. Anche gli orari di ingresso dei gruppi di studenti sono stati separati. “Se ci verrà richiesto di aprire la scuola ad altre classi, lo faremo. Ovviamente più classi ci saranno e meno lezioni d’aula potremo impartire”. Per quanto riguarda la didattica online, molte scuole elementari e superiori in Germania sono ancora nell’impasse: discutono se sia pedagogicamente valida, si chiedono se le famiglie abbiano computer o tablet per i figli, temono di violare la legge sulla privacy, e comunque non vogliono andare su Zoom per timore di essere hackerati. Un problema che la Egk non ha. “Utilizziamo con successo Moodel, un sistema open source che offre anche videoconferenze. In passato abbiamo usato anche Zoom, ma resta il timore per la sicurezza dei dati”. C’è poi la questione insegnanti: molti hanno bambini piccoli che, a loro volta, non possono andare all’asilo o a scuola. Per poter lavorare alcuni docenti si sono organizzati con il proprio partner. “Altri riescono a mandare i bambini in quegli asili e scuole che restano appositamente aperte per i figli di medici, infermieri, pompieri o poliziotti”. L’apertura di questi istituti per i figli dei dipendenti pubblici è stata una delle prime misure adottate in Germania per combattere il virus.

 

La riapertura degli olandesi. “Non vogliamo che il virus torni fuori”, ha detto il premier olandese Mark Rutte martedì nell’annunciare le prime misure “graduali” per riaprire il paese, a cominciare dalle scuole. “Comprendo la vostra impazienza, ma la libertà di una persona non dovrebbe essere a scapito della salute di un’altra”. I Paesi bassi hanno un piano dettagliato per le scuole, gli ultimi elementi verranno comunicati la prossima settimana, ma dall’11 maggio asili, scuole primarie e secondarie riapriranno, prima delle vacanze estive che vanno dal 20 luglio al primo settembre. Le classi dovranno essere ridotte del 50 per cento, le scuole saranno chiamate a trovare le soluzioni migliori, caso per caso, a organizzare orari di entrata e di uscita differenti o ridistribuire lo spazio all’interno degli istituti. A scuola dovrà essere mantenuta una distanza di almeno un metro e mezzo, tra alunni e insegnanti. Tuttavia Rutte ha riconosciuto che sarà difficile che i bambini riescano a mantenere tra loro una distanza del genere, “non è realistica, ma i dati mostrano che i più piccoli hanno meno probabilità di contrarre l’infezione”, ha commentato il premier. Il governo ha chiesto ai genitori di limitare il più possibile l’uso del trasporto pubblico, di muoversi a piedi o in bicicletta e se all’interno di un nucleo famigliare una persona ha la febbre, la raccomandazione è che tutti i componenti rimangano a casa. Rutte ha detto che verranno aumentati i test sugli insegnanti e su chi lavora all’interno delle scuole, ma la ripartenza delle lezioni è fondamentale “per semplificare la vita dei genitori”. I bambini fino ai dodici anni potranno anche riprendere a praticare gli sport di squadra, mentre quelli di età compresa tra 12 e 18 anni possono praticare sport o esercizio fisico, ma solo a una distanza di 1,5 metri l’uno dall’altro. Per i licei la riapertura è prevista per i primi di giugno.

 

L’attesa della Spagna. Non ci sono piani per le scuole, ma si sa che il governo ne sta discutendo. Per il momento il premier spagnolo Pedro Sánchez ha detto che i risultati ottenuti sono ancora deboli e sarà necessario estendere il lockdown fino al 9 maggio, ha però deciso di concedere ai bambini la possibilità di uscire per un’ora a partire dal 27 aprile, rispondendo così all’appello del sindaco di Barcellona Ada Colau che aveva chiesto di “liberare i bambini”. Per le scuole – che per le vacanze estive chiudono dopo la prima metà di giugno e riaprono ai primi di settembre a seconda dei calendari delle varie Comunità autonome – ci sarà da aspettare, come in Italia, intanto le lezioni vanno avanti online, ogni professore e ogni scuola si organizza come può e le linee guida vengono fornite dalle Comunità autonome. Madrid, per esempio, nelle misure per il terzo e ultimo trimestre, ha chiesto ai docenti di tener presente le condizioni eccezionali in cui si sono svolte le lezioni nell’ultimo periodo, quindi la regola sarà la promozione, la bocciatura sarà un’eccezione che deve essere presa in considerazione in situazioni davvero estreme, il ministro dell’Istruzione Isabel Celaá ha chiesto che la valutazione abbia un valore “diagnostico”. Per il momento si pensa a riorganizzare il tutto per settembre ma manca un piano. Per gli alunni delle superiori il governo e le comunità stanno pensando a come organizzare una riapertura temporanea per dare lezioni di recupero o approfondimento, se lo richiederanno le famiglie. Si tratta di una misura volontaria per aiutare chi è rimasto indietro.

 

La cautela di Kurz. Il governo austriaco, che è stato molto rapido nel riorganizzare le prime riaperture dei negozi, ha stabilito altri appuntamenti per la fine del lockdown. Negozi più grandi di 400 metri quadrati, centri commerciali e parrucchieri riapriranno dopo il primo maggio, il 15 sarà invece la volta dei bar e dei ristoranti, che potranno rimanere aperti fino alle 23, e potranno ricominciare anche i servizi religiosi. La stessa data è prevista per le scuole, che il cancelliere Sebastian Kurz ritiene un punto essenziale per far ripartire tutto il paese prima della chiusura per la pausa estiva dal 2 luglio ai primi di settembre. Ma è questo uno dei temi più dibattuti dentro al governo formato dai popolari e dai Verdi, il cancelliere ha parlato di una ripartenza lenta, a tappe e a fasce di età, ma come avverrà la riorganizzazione delle lezioni e degli spazi ancora non si sa. Kurz prevede di annunciarlo venerdì.

 

In fila in Danimarca. La Danimarca ha già riaperto gli asili e le scuole primarie il 15 aprile, tra le petizioni di qualche genitore che accusava il governo di voler fare dei bambini delle cavie. La premier Mette Frederiksen si è presa una grande responsabilità, ci sono delle linee guida generali ma l’organizzazione cambia da scuola a scuola. Cambiano gli orari di ingresso, scaglionati a seconda dei gruppi, e di uscita, ma le lezioni seguono gli stessi ritmi. Si entra da ingressi diversi, uno alla volta, a seconda della posizione dell’aula. I bambini si lavano le mani ogni due ore e la prima è all’arrivo. Le aule sono state trasformate, ogni alunno si trova a due metri di distanza dall’altro e le classi hanno un massimo di 11 componenti. Per questo ogni scuola utilizza tutti gli spazi a disposizione: biblioteche, palestre, laboratori. Le scuole più piccole hanno anche affittato alcune tende e quanto più possibile le lezioni si tengono all’aperto. I bambini possono stare e giocare soltanto con i loro compagni di gruppo, e anche gli orari della ricreazione sono scaglionati. I segni di distanziamento sono ovunque: in bagno, nei giardini, nei corridoi, nei cortili. Tutto all’interno della scuola viene igienizzato ogni due ore: i giochi, le maniglie, i sanitari, i banchi. I genitori non possono entrare nelle strutture scolastiche e per andare a riprendere i bambini all’uscita dalla scuola sono stati organizzati dei turni e si andrà avanti così sicuramente fino alla chiusura estiva delle scuole, dal 27 giugno al 9 agosto.

 

Il “new normal” per le scuole, laddove se ne parla, sa di grande flessibilità negli orari e nelle modalità di apprendimento. I tedeschi che parlano di coltivare comunque “gioia” invece che ingoiare solo “pressioni” ci hanno regalato speranza. Per combattere confusione e preoccupazione, ci stiamo procurando lo “spirito rettificato” della Polonia. Era un liquore usato ai tempi del comunismo, oggi è usato per disinfettare. Ha un nome promettente ed evocativo, magari ce lo beviamo.

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