Per anni i politici americani hanno deriso l’Unione europea e la sua disfunzionalità, scrive il Washington Post in un editoriale, “una federazione a metà che ha adottato una moneta comune ma non le misure necessarie per sostenerla; che avrebbe voluto essere gli Stati Uniti d’Europa ma incapace di coalizzarsi attorno a leader capaci”. All’inizio della pandemia, questa percezione sembrava confermata, i leader europei si lanciavano recriminazioni l’un l’altro, “ma cinque mesi più tardi, il tavolo è stato ribaltato”, scrive il quotidiano americano. L’Europa è riuscita a contenere il virus – viene citata una statistica del Financial Times: alla fine della scorsa settimana, i 27 paesi europei avevano una media di 81 decessi per il Covid al giorno, l’America 900 – e a dotarsi di un tesoro comune per il rilancio che non soltanto è utile per la ripresa economica ma anche per il progetto europeo, “per la sua maggiore integrazione”, e intanto i confini europei sono stati chiusi agli americani. La differenza tra l’Europa e l’America nella gestione di questa crisi può certo avere a che fare con la differenza dei sistemi sanitari e con fattori demografici, ma è evidente, scrive il Washington Post, che qui c’entra la leadership.
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