Quest’anno il forum di Davos è stato molto ignorato: dev’essere che passiamo troppo tempo a guardarci attraverso gli schermi, o forse che quel che diventa accessibile a tutti perde subito di interesse. Comunque sia: è stato un errore ignorare Davos, perché nei discorsi dei leader presenti si vedeva chiara la trama delle prossime sfide in corso. L’America non cambierà atteggiamento con la Cina (soltanto i toni), l’Europa insisterà nel trovare la sua autonomia anche rispetto allo scontro America e Cina. Poi c’è la faccenda ideologica: un’eredità del trumpismo è proprio essere anticinesi. Se Steve Bannon sta ancora manovrando dietro le quinte il sovranismo internazionale come molti dicono, in Europa lo sta strutturando in modalità anticinese. Con qualche contraddizione, per esempio quella dell’ungherese Orbán, che è il più bravo di tutti secondo Bannon ma che pare anche molto accondiscendente nei confronti della Cina. Che succederà allora, aveva ragione l’intellettuale ungherese Ágnes Heller quando ci disse: questi sovranisti finiranno per prendersi a calci uno con l’altro? E nel frattempo l’Europa riuscirà a mantenere la propria autonomia esercitando nel contempo uno dei princìpi del multilateralismo citati da Angela Merkel proprio a Davos? Dice così: “Chiediamoci dove sta il limite tra immischiarsi nelle faccende di altri stati, e difendere e chiedere il rispetto di diritti fondamentali e condivisi”. Intanto noi ci siamo immischiate negli affari europei con la Cina, e viceversa.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE