Ivan Perisic festeggia il gol decisivo contro la Spagna (foto LaPresse)

Ivan Perisic, il giustiziere croato più forte del teppismo dei suoi tifosi

Leo Lombardi
All'Inter si fa in fretta a passare da campione a bidone in un batter d'ali, e viceversa. Chiedere a Ivan Perisic, oggetto misterioso quando lo piazzavano dietro le punte, giocatore irresistibile quando è tornato nel ruolo naturale di ala, a dimostrazione che nel calcio non occorre inventare nulla.

All'Inter si fa in fretta a passare da campione a bidone in un batter d'ali, e viceversa. Chiedere a Ivan Perisic, oggetto misterioso quando lo piazzavano dietro le punte, giocatore irresistibile quando è tornato nel ruolo naturale di ala, a dimostrazione che nel calcio non occorre inventare nulla. Veloce di gamba e di pensiero, assist e gol a dimostrarlo. Veloce pure di lingua, come gli capitava al Borussia Dortmund con Klopp, accusato di favoritismi a suo danno. In cambio riceve una sculacciata dal tecnico (“E' infantile”) e, in pochi mesi, la cessione al Wolfsburg, da dove i nerazzurri lo acquistano in estate per 16 milioni.

 

Maglia numero 44, perché il suo numero è il 4, ma all'Inter è stato ritirato al momento del saluto di Javier Zanetti. Lo può indossare solo in Nazionale e all'Europeo hanno imparato a conoscerlo bene, soprattutto gli spagnoli: l'assist (per l'appunto) a Kalinic e il gol (per l'appunto) del 2-1. Primo posto nel girone, Italia evitata agli ottavi e possibilità di disputare un torneo finalmente all'altezza delle attese, andando anche al di là del teppismo dei propri tifosi. “Le loro scene sono una vergogna per un paese civile”, così li ha liquidati Perisic. Soprattutto lo sono ora, perché per la Croazia è arrivato il momento degli applausi.

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