Griezmann, normale-anormale
Facile realizzare 40 reti quando la tua squadra ne segna 112 (Suarez-Barcellona) oppure 35 quando il totale è 110 (Ronaldo-Real Madrid). Fatene 22 in una da 63 gol e avrete Antoine Griezmann, il primo dei “terrestri” nella Liga. Lui è l'elogio della normalità, un tesoro di 175 centimetri da difendere in un calcio che considera bravi solo quelli grossi: mentre Pogba arranca, Griezmann esalta la Francia con le due reti che ribaltano l'Irlanda. E lui, al tempo stesso, è l'elogio dell'anormalità, perché straniero in patria. Griezmann non ha mai giocato in un club francese. Meglio: avrebbe potuto nel Lione, proprio in quello stadio che ieri lo ha eletto suo eroe. L'Olympique lo seguiva ma non ebbe il coraggio di prenderlo.
Coraggio che ebbe la Real Sociedad, che ingaggia Griezmann bambino, a 14 anni. Da allora per l'attaccante è stata solo Spagna, dai Paesi Baschi di San Sebastian all'"altra" Madrid, quella dell'Atletico, meno ricca ma resa grande dalla fermezza di Simeone. Questo francese dall'acconciatura spesso improbabile ne diventa il braccio armato: 22 reti la prima stagione, altre 22 nell'ultima. Numeri che lo rendono prezioso per Deschamps, ancor più dopo la mancata convocazione di Benzema, punito per una storiaccia a luci rosse. A una condizione, però: farlo giocare dove si è esalta, ovvero vicino all'area. Lione è stata un'indicazione preziosa.
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