Crescita e NPLs: la ricetta del Pd
Perché il segretario del Pd ha ragione: è essenziale tornare a crescere (anche tollerando un lieve disavanzo)
Il problema delle sofferenze bancarie è intimamente connesso alla fase congiunturale dell’economia. In via generale, in un periodo di crescita nominale sostenuta, bassa disoccupazione, e inflazione moderata, le società e i privati riescono senza particolari problemi a far fronte a livelli di indebitamento ritenuti fisiologici. I tassi di fallimento (default) medi sono tendenzialmente contenuti, e i rapporti di copertura (coverage ratios) delle esposizioni deteriorate sui bilanci bancari sono in linea di massima soddisfacenti. Il sistema finanziario appare sufficientemente capitalizzato; il mercato azionario cresce stabilmente, e gli spread creditizi tendono a una progressiva compressione.
Le finanze pubbliche presentano, nella generalità dei casi, un ampio “spazio fiscale” generato da significativi incrementi nelle entrate tributarie; e potenzialmente saldi primari in avanzo. La redditività del settore finanziario è solida, e il suo andamento poco volatile. L’accelerazione produttiva pone inoltre in essere le condizioni per un aumento generalizzato e dei prezzi e dei salari; e un discreto livello di inflazione, inoltre, migliora il profilo di sostenibilità del debito pubblico (effetto snowball).
Alla congiuntura espansiva succede, al solito, una fase recessiva, la quale – se ben gestita attraverso una politica monetaria di riduzione dei tassi, e coadiuvata da correlative politiche fiscali anticicliche – può essere adeguatamente contenuta, causando danni marginali al tessuto produttivo e al potenziale di crescita.
Così non è accaduto in Europa. La risposta alla crisi si è caratterizzata per una sempre maggiore austerità fiscale (voluta: in Germania; o imposta: in Grecia); nell’illusorio convincimento che la Bce – con le sue misure non convenzionali, e il programma di acquisto di obbligazioni sovrane (PSPP) – venisse a poco a poco a ristabilire l’ordine. Il disincanto prodotto da tassi di crescita reali appena positivi, adombra ben presto il crudo spettacolo di livelli di disoccupazione intollerabilmente elevati, mentre affiora lo spettro della deflazione.
Perché dunque è importante ritornare a crescere, ridando centralità alle politiche fiscali? È forse una vana ossessione del segretario Pd? Tutt’altro: Il quadro congiunturale si caratterizza, in Italia, per una crescita reale che ha recentemente riacquistato un certo vigore (+1,4%), soprattutto grazie alle riforme strutturali introdotte nel mercato del lavoro (Jobs act). Senonché, persistono inefficienze strutturali, e viene rapidamente a mutare la cornice geofinanziaria internazionale (Brexit). In modo particolare: la significativa massa di sofferenze accumulate negli anni (360 miliardi lordi: 18% del credito complessivo, contro una media del 6% a livello europeo), grava in maniera insostenibile sui tassi di redditività dei nostri istituti di credito (i più bassi in Europa), disincentivando l’erogazione di credito a imprese e famiglie.
Non basta: i bilanci delle banche presentano tendenzialmente livelli eccessivi di esposizione ai titoli di stato Italiani, esacerbando gli effetti del circuito demonico (doom-loop) crisi fiscale-crisi finanziaria. Tutto ciò è velato ad arte dagli effetti del Quantitative easing, e da tassi d’interesse sul limitare della zero-lower-bound. Ribadiamo il nostro interrogativo: per quale ragione è fondamentale tornare ad una crescita robusta e inclusiva? Anche essendo pronti, eventualmente, a tollerare livelli di disavanzo moderato: come posto dal segretario Pd. La risposta risiede nel fatto che la prossima recessione – e non è detto che sia lontanissima: dopo sette anni di ripresa ciclica; il rallentamento produttivo e la bolla del credito in Cina; con la Fed in fase di rialzo dei tassi – potrebbe dolorosamente porci dinanzi alla spiacevole realtà di una trappola della liquidità (la politica monetaria non ha più strumenti anticiclici a disposizione per stimolare la ripresa). Agli attuali livelli di disoccupazione, l’impatto della contrazione potrebbe non essere socialmente sostenibile.
Per tale ragione è di cardinale importanza ritrovare spazio fiscale (risorse pubbliche e private) al fine di stimolare una ripresa (strutturale) e degli investimenti e dei consumi; e a tale scopo la presenza di un sistema finanziario sano costituisce una ineludibile precondizione.
Solo attraverso una significativa crescita reale è possibile smaltire progressivamente gli insostenibili tassi di sofferenze bancarie che ostruiscono i canali del credito. Riforme strutturali, nel solco di quelle dei Millegiorni, e in modo particolare soluzioni di sistema non dissimili da quelle adottate da altri paesi membri – come una bad bank pubblica – sono senz'altro auspicabili: ma nel medio-lungo termine il fattore rilevante è una ripresa significativa e strutturale della crescita economica.
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