I capi di Stato e di governo dell'Unione Europea hanno rilanciato la palla dell'accordo post Brexit nel campo di Boris Johnson nel loro Vertice di ieri. Il capo-negoziatore Michel Barnier è stato incaricato di “continuare” i negoziati. Ma tocca al Regno Unito “fare i movimenti necessari a rendere un accordo possibile”, hanno avvertito i 27. “Vogliamo un accordo, ma non a qualsiasi costo”, ha detto la cancelliera Angela Merkel prima del Vertice. “Vogliamo un accordo, ma non a qualsiasi costo”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo la discussione sulla Brexit.
Lo stallo riguarda il level playing field (la parità di condizioni su aiuti di stato e standard ambientali e sociali), la pesca e la governance di un eventuale accordo di libero scambio. Nelle conclusioni del Vertice, i leader hanno anche chiesto alla Commissione di avviare i preparativi per un “no deal”. Prima del Vertice Johnson aveva cercato di alzare la posta, fissando l'ultimatum del 15 ottobre per raggiungere un'intesa e presentando una di legge sul mercato interno che viola il Protocollo irlandese dell'accordo di recesso. I 27 hanno deciso di andare a vedere il bluff di BoJo. Oggi è attesa la risposta di Johnson.
La reazione del suo negoziatore David Frost non lascia presagire nulla di buono. "Deluso dalle conclusioni del Consiglio europeo", ha detto Frost. "Sorpreso che l'Ue non sia più impegnata a lavorare intensamente per raggiungere una partnership futura come concordato con Von der Leyen il 3 ottobre". I 27 hanno modificato le conclusioni sostituendo "intensificare" con "continuare". Frost è "anche sorpreso dal suggerimento che per avere un accordo tutte i movimenti futuri devono venire dal Regno Unito. E' un approccio inusuale per condurre un negoziato", ha spiegato Frost, annunciando che oggi sarà Johnson a rispondere.
In realtà, Barnier ha lasciato la porta aperta a delle concessioni. Nelle prossime settimane dovrebbe avere le mani più libere su aiuti di stato e pesca, ma a condizione che da Londra arrivino dei segnali di compromesso (e delle proposte scritte). Per ora su level playing field, pesca e governance “le differenze sono troppo grandi per poter dire che andiamo verso un accordo”, ha spiegato Barnier. Ma il capo-negoziatore Ue è pronto a andare lunedì a Londra con la sua squadra per discutere tutta la settimana. Barnier ha proposto negoziati a Bruxelles la settimana successiva. L'orizzonte temporale per un accordo è inizio novembre. “Vogliamo accelerare da lunedì e per le due-tre settimane che restano davanti a noi”, ha detto Barnier.
Il premier olandese, Mark Rutte, si è appellato al pragmatismo britannico, ma anche europeo. “Il Regno Unito ha un enorme interesse a assicurarsi un accordo dal punto di vista sia economico sia geopolitico”, ha detto Rutte: “L'Ue ha un enorme interesse a assicurarsi un accordo dal punto di vista sia economico sia geopolitico”. Rutte è “moderatamente ottimista perché a Londra e a Bruxelles ci sono persone intelligenti e razionali”. Ma ci sono ragioni molto politiche che giocano contro il pragmatismo. In un contesto di impopolarità e recessione in patria, Johnson potrebbe essere tentato dall'opzione "the worse, the better": tanto peggio tanto meglio. Giocare sulla corda nazionalista ecciterebbe la sua base Tory. Le conseguenze di una “hard Brexit” potrebbero essere nascoste dietro la devastazione economica provocata dal Covid-19.
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