europa ore 7

Germania contro Ungheria su veto e Ue

Due cose sono chiare prima del vertice di domani: il gruppo di Visegrad non c'è più e la presidenza tedesca non chiederà al Parlamento europeo di fare concessioni

David Carretta

L'Ungheria ha paragonato l'Europa all'Unione sovietica e il ministro tedesco per gli Affari europei, Michael Roth, ha risposto che mettere l'Unione europea "sullo stesso piano di regimi totalitari e dittature è totalmente inaccettabile” e ha suggerito che è il momento "di agire rapidamente e con spirito di solidarietà"

“Non è tempo di veti, ma di agire rapidamente e con spirito di solidarietà”, ha avvertito il ministro tedesco per gli Affari europei, Michael Roth, dopo che Ungheria e Polonia hanno bloccato l'adozione del bilancio 2021-27 dell'Unione Europea e del Recovery fund per la loro opposizione al meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto: “i nostri cittadini pagheranno un prezzo molto alto per lo stallo”. Il Consiglio Affari generali in teleconferenza ieri si è trasformato in un ring, dove i ministri hanno abbandonato i soliti toni diplomatici, scambiandosi accuse e colpi bassi. L'Ungheria ha paragonato l'Ue all'Unione sovietica. “Siamo fortunati a non vivere più in un sistema politico in cui qualcuno può essere punito per deviazioni ideologiche anche se non ha violato alcuna regola”, ha detto Judit Varda, la ministra della Giustizia di Viktor Orbán: “non dobbiamo tornare a quei tempi”. Il tedesco Roth, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha risposto che “l'Europa è costruita su democrazia e regole. Siamo tutte società e stati democratici. Nei trattati ci sono regole e valori che sono vincolanti”. E “mettere l'Ue sullo stesso piano di regimi totalitari e dittature è totalmente inaccettabile”, ha detto Roth.

 

Nella discussione di ieri al Consiglio Affari generali non è emersa un'ipotesi di via d'uscita dallo stallo sul pacchetto bilancio, malgrado il tentativo della Commissione di chiarire le modalità di applicazione del meccanismo sullo stato di diritto. Il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, ha letto una lunga dichiarazione spiegando che nel 2021 saranno adottate delle linee guida interne su come applicare la condizionalità. “Vogliamo evitare ogni percezione che stiamo lavorando in modo discrezionale”, ha detto Hahn: “Non ci sarà trattamento differenziato tra diversi stati membri” da parte della Commissione. “Nessuno deve avere paura di nulla”, ha assicurato Hahn. Ma non è bastato a convincere i ministri di Ungheria e Polonia. “L'accordo politico raggiunto sulla condizionalità aggira i trattati”, ha detto l'ungherese Varda. “Non siate ipocriti. Sappiamo tutti a cosa serve (…). L'Ungheria è il bersaglio principale” e il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto “offre un facile modo di sanzionare un paese su base ideologica e per esercitare pressione politica”. Il polacco Konrad Szymanki almeno ha usato toni più moderati. “Non ci siamo ancora. Abbiamo avvertito diverse volte che il compromesso di luglio è molto fragile. Ogni stato membro ha la sua lista di priorità e la sua lista di punti sensibili. La condizionalità era tra le massime priorità e i punti sensibili della Polonia”. Insomma “nessuno può dirsi sorpreso”. La Polonia chiede “un altro passo per chiudere l'accordo”.

 

La Commissione e gli altri stati membri hanno reagito con accuse e minacce al veto del duo polacco-ungherese. Hahn ha avvertito dei rischi di un fallimento sul Recovery fund, compresa instabilità sui mercati finanziari e ripercussioni geopolitiche. “Se non riusciamo a metterci d'accordo avremo conseguenze inimmaginabili”, ha detto il commissario, menzionando i mercati e l'accordo commerciale tra 15 paesi dell'Asia-Pacifico domenica. “La nostra opinione pubblica sta sperimentando un profondo senso di frustrazione”, ha detto l'italiano Enzo Amendola: con la seconda ondata “la situazione è estremamente grave (...). I nostri cittadini non comprenderebbero e non tollererebbero altri ritardi. Chiunque ritardi le decisioni, si assume una grave responsabilità politica”, ha avvertito Amendola. “Siamo sull'orlo di un disastro economico e sociale in molti stati membri”, ha detto la portoghese Ana Paula Zacarias: “Non possiamo fare giochetti e avere una crisi politica”. Ma per l'ungherese Varda “la responsabilità storica ricade su chi ha spinto per ideologici dibattiti invece di aiutarsi a vicenda nel mezzo della pandemia”.

 

In attesa del vertice in teleconferenza dei capi di stato e di governo domani, due cose sembrano chiare sul pacchetto di bilancio. La prima è che il gruppo dei 4 paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) non c'è più. Il ministro slovacco, Martin Klus, ha chiesto a Ungheria e Polonia “di sostenere o non bloccare questo accordo”. La seconda è che la presidenza tedesca non chiederà al Parlamento europeo di fare concessioni. “La presidenza del Consiglio continuerà a lavorare 24 ore su 24 su una soluzione ragionevole”, ha detto Roth: “abbiamo parlato di unità tra di noi, ma abbiamo bisogno anche dell'accordo del Parlamento europeo. Lo ricordo perché nelle scorse settimane le discussioni con il Parlamento europeo non sono state così facili”, ha spiegato Roth. Anche i Paesi Bassi potrebbero mettere un veto se il meccanismo di condizionalità fosse annacquato. L'intesa è “il minimo”, ha detto il premier olandese, Mark Rutte, davanti al suo parlamento: “l'Ue può sopravvivere nel lungo periodo solo se è anche una comunità di valori”.

 

Perché Ungheria e Polonia si sono intestardite sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto? Follow the money. Micol Flammini è andata a vedere dove vanno i fondi che l'Ue versa a Budapest e Varsavia. E' una lunga storia di clientele familiari e elettorali.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 18 novembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Moderna avverte l'Ue sul vaccino - Il ritardo accumulato dalla Commissione europea nei negoziati per firmare il contratto con Moderna porterà a un ritardo anche nella fornitura dei vaccini e a un numero inferiore di dosi disponibili nell'immediato per gli stati membri dell'Ue. E' questo l'avvertimento lanciato ieri da Stéphane Bancel, l'amministratore delegato di Moderna, che lunedì ha annunciato un'efficacia nei test clinici vicina al 95 per cento. Il 24 agosto la Commissione ha concluso le discussioni preliminari per l'acquisto di 80 milioni di dosi del vaccino Moderna, ma le trattative per la chiusura del contratto non si sono ancora concretizzate. Nel frattempo, Moderna ha firmato con gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, Israele, il Qatar e il Regno Unito. "E' chiaro che avere accumulato ritardo non limiterà la quantità totale, ma rallenterà la consegna", ha detto Bancel all'Afp. I primi vaccini prodotti in Europa da Moderna saranno inviati in Svizzera, Giappone, Israele e Canada. "Ma a quelli che non hanno ordinato, non invierò prodotti", ha detto Bancel: "più (gli europei) aspettano, più sarà rinviato nel tempo".

 

Il vaccino di Moderna pronto per essere caricato sui camion negli Usa - L'amministratore delegato di Moderna è francese, ma Bancel ha annunciato che gli Stati Uniti avranno priorità assoluta nella fornitura del vaccino. Colpa delle tergiversazioni europee. Già il 2 marzo Bancel era alla Casa Bianca per discutere con l'amministrazione Trump. Moderna ha ricevuto subito 500 mila dollari e poi 2,5 miliardi sotto l'egida del programma Warp Speed lanciato il 15 maggio. L'Ue non ha fornito “alcun aiuto per pagare studi clinici. Tutto è stato pagato dal governo americano e fortunatamente lo hanno fatto, altrimenti non avremmo potuto sviluppare il vaccino a questa velocità”, ha detto Bancel. Risultato: le prime 20 milioni di dosi saranno esclusivamente destinate agli Usa. “CI sono già diverse milioni di dose in magazzino”, ha spiegato Bancel. Appena ci sarà l'autorizzazione della Fda americana Moderna potrà “caricare i camion e partire”. Nel frattempo, Paola Peduzzi racconta la storia di eccellenze, sogni e scoperte sui vaccini. Come nel caso di BioNTech, anche i vertici di Moderna sono immigrati.

 

La Commissione non farà raccomandazioni sulla quarantena - Il collegio dei commissari oggi approverà una proposta di raccomandazione per l'utilizzo dei testi rapidi antigenici in tutti gli stati membri. Ma dall'ordine del giorno della riunione settimanale è sparita la proposta di raccomandazione per uniformare la durata e le modalità di quarantena e auto-isolamento nell'Ue. La questione è troppo sensibile per le capitali. Sarà il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) a pubblicare prossimamente altre raccomandazioni sulle quarantene. Problema: sarà molto meno efficace. In passato diversi governi hanno scelto di non seguire i consigli dell'Ecdc.

 

Continuare a spendere, ma attenzione al debito pubblico e privato - Il collegio dei commissari oggi adotterà il pacchetto autunnale del semestre europeo, uno degli appuntamenti più attesi dell'anno perché è il giudizio della Commissione sulle manovre di bilancio. A differenza degli esercizi precedenti, però, non ci sono problemi con debiti e deficit nazionali. La Commissione ha raccomandato di spendere per far fronte alla recessione provocata dalla pandemia di coronavirus. Ma nella montagna di documenti che verrà presentata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario Paolo Gentiloni dovrebbero essere nascosti diversi avvertimenti, alcuni dei quali anche per l'Italia. La Commissione potrebbe contestare il fatto che ci sono troppe spese di carattere strutturale rispetto a quelle temporanee per l'emergenza. Inoltre, dovrebbe chiedere un po' di attenzione per debiti pubblici e privati.

 

I dieci punti della dottrina Macron - Oggi il Foglio pubblica i dieci punti della dottrina di Emmanuel Macron. Mentre il 2020 si avvia alla conclusione e le crisi si sovrappongono in Francia e in Europa, il presidente francese si è soffermato in una lunga conversazione con la rivista Grand Continent sui principali elementi della sua nuova dottrina di politica estera. Giuliano Ferrara spiega perché occorre prendere sul serio la rivoluzione di Macron. E' una svolta seria e ambiziosa, una rilettura di storia e futuro dell'Occidente: l'Europa del dopo Trump non sarà come quella di un tempo e serve una nuova sovranità.

 

Akk non fa marcia indietro di fronte a Macron - Il ministro tedesco della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, ieri ha risposto alle critiche espresse da Emmanuel Macron in una lunga intervista sul Grand Continent, ribadendo la sua contrarietà a costruire un autonomia strategica dell'Ue in contrapposizione agli Usa. “L'alleato più importante nella politica di sicurezza e difesa erano e sono ancora gli Stati Uniti d'America. E rimarranno tali per il prossimo futuro. Senza le capacità nucleari e convenzionali dell'America, la Germania e l'Europa non possono proteggersi”, ha spiegato Akk in un discorso, sciorinando dati su armi, spesa militare e soldati. “Compensare tutto questo richiederebbe, secondo stime serie, decenni”, ha avvertito Akk: “abbiamo un interesse particolare a che l'America rimanga interessata a difendere l'Europa mentre allo stesso tempo sposta il suo focus strategico sull'Asia”. Secondo il ministro tedesco “Il modo migliore per farlo è fare di più per la nostra sicurezza. Solo se prendiamo sul serio la nostra sicurezza, l'America farà lo stesso. Il presidente francese lo ha appena detto e sono d'accordo con lui. Allo stesso tempo, posso solo sottolineare quanto ha detto pochi giorni fa il presidente federale Steinmeier in occasione del 65simo compleanno della Bundeswehr: 'Fare affidamento esclusivamente sull'Ue significherebbe portare l'Europa alla divisione”. Insomma, “l'idea di autonomia strategica europea” di Macron “va troppo oltre se alimenta l'illusione che possiamo garantire sicurezza, stabilità e prosperità in Europa senza la Nato e senza gli Usa”, ha detto Akk.

 

Ipotesi di nuove sanzioni sulla Bielorussia - L'Unione europea potrebbe adottare nuove sanzioni contro il regime di Alexander Lukashenka per la repressione dell'opposizione in Bielorussia. Il tema sarà discusso domani in teleconferenza dai ministri degli Esteri dell'Ue. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, vuole chiare indicazioni. “Siamo aperti a considerare nuove sanzioni se proposte dagli stati membri”, ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. “Abbiamo ricevuto indicazioni di nomi addizionali, non solo di funzionari ma anche di entità e imprese”, ma “prima abbiamo bisogno di un impulso politico dal Consiglio”.

 

L'Ue con un occhio sul conflitto in Etiopia - I ministri degli Esteri discuteranno anche del conflitto in corso nella regione del Tigray in Etiopia. “Abbiamo fatto passare un certo numero di messaggi invitando alla moderazione”, ci ha spiegato l'alto funzionario Ue. “E' chiaro che ci sono violazioni dei diritti umani”. Ma l'Ue si affida alla mediazione degli attori africani. “Dobbiamo sostenere lo sforzo regionale. Non è tempo di prendere decisioni a livello europeo”. Le agenzie dell'Onu ieri hanno detto che oltre 4.000 rifugiati passano dall'Etiopia al Sudan ogni giorno. “Seguiamo con preoccupazione i movimenti di rifugiati in Sudan”, ha detto l'alto funzionario. Ma è “presto per dire se toccherà l'Europa o no”.

 

La Bulgaria mette il veto sulla Nord Macedonia - Come anticipato ieri su Europa Ore 7, al Consiglio Affari generali di ieri la Bulgaria ha messo il veto all'avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord. Guido de Franceschi spiega tutte le ragioni del "no" bulgaro.

 

Si vede una zona di atterraggio sulla Brexit - Da Bruxelles e Londra arrivano alcuni segnali positivi nei negoziati su un accordo di libero scambio come base delle relazioni post Brexit tra Unione Europea e Regno Unito. Il capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, potrebbe informare gli ambasciatori dei 27 sull'andamento delle trattative venerdì. La sua controparte britannica, David Frost, avrebbe informato il premier Boris Johnson che un'intesa potrebbe essere raggiunta martedì 24 novembre. Ma fonti europee avvertono che tutto il negoziato può ancora saltare per aria, in particolare sul cosiddetto level playing field (la parità di condizioni su aiuti di stato e standard sociali e ambientali) e sulla pesca.

 

Von der Leyen contro Timmermans sulla riforma della Pac - Il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, negli scorsi giorni aveva evocato la possibilità di ritirare la proposta di riforma della Politica agricola comune, dopo le modifiche richieste da Parlamento europeo e Consiglio. Deputati e governi, che ora dovrebbero negoziare un compromesso tra loro, vogliono una riforma della Pac meno verde. Ma di fronte alla minaccia di Timmermans è intervenuta Ursula von der Leyen, che ha contraddetto il suo vicepresidente. In una lettera inviata ieri al presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, von der Leyen ha assicurato che “non intende ritirare la proposta di riforma della Pac”, ci ha spiegato una fonte comunitaria.

 


Accade oggi in Europa

- Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari

- Commissione: conferenza stampa di Dombrovskis, Gentiloni e Schmit sul pacchetto d'autunno del semestre europeo

- Commissione: riunione della Task force Recovery and Resilience

- Commissione: il commissario Gentiloni partecipa all'Assemblea dell'Anci

- Consiglio: riunione del Coreper

Parlamento europeo: il presidente Sassoli apre la European Strategy and PolicyAnalysis System (ESPAS) Annual Conference

Eurostat: dati sull'inflazione di ottobre

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