Europa Ore 7
L'Italia è contro il nuovo Patto europeo sui migranti
Nel documento di tre pagine inviato a Merkel, Michel e von der Leyen c'è molto di più di un appello per avere un sistema di ricollocamenti obbligatori di richiedenti asilo
Nel “non paper” Italia, Spagna, Grecia e Malta denunciano una "fictio juris" con soluzioni "irrealistiche" che "non funzioneranno". Il timore è che il nuovo Patto proposto dalla Commissione imponga loro un sistema come quello in vigore sulle isole greche
I primi ministri di Italia, Spagna, Grecia e Malta ieri hanno scritto ai leader delle istituzioni dell'Unione europea per chiedere più solidarietà nel nuovo Patto su migrazione e asilo proposto dalla Commissione. Ma nel documento di tre pagine inviato a Angela Merkel, Charles Michel e Ursula von der Leyen c'è molto di più di un appello per avere un sistema di ricollocamenti obbligatori di richiedenti asilo. Giuseppe Conte, Pedro Sánchez, Kyriakos Mitsotakis e Robert Abela contestano apertamente una delle principali innovazioni del Patto su migrazione e asilo, quella destinata a rassicurare i paesi del Nord: la cosiddetta “procedura di frontiera” che dovrebbe distinguere richiedenti asilo da migranti illegali per procedere più rapidamente a decisioni di rimpatrio, con l'obiettivo di scoraggiare gli arrivi e bloccare i movimenti secondari. Aldilà dei tecnicismi, il messaggio del Club Med è sostanzialmente questo: ci state fregando.
Il nuovo Patto su migrazione e asilo è troppo "dettagliato e stretto in termini di responsabilità dei paesi di primo ingresso", mentre "il meccanismo di solidarietà rimane complesso e vago" invece di introdurre un sistema di "ricollocamenti obbligatori" dei richiedenti asilo, si legge nel "non paper" inviato dai quattro paesi. Malgrado la disponibilità dichiarata di continuare i negoziati, il documento appare come una sonora bocciatura della riforma. Anche perché il principale problema non è (solo) quello della solidarietà. Un passaggio del “non paper” è dedicato alla cosiddetta "procedura di frontiera", una delle principali novità del Patto su migrazione e asilo. Una volta sbarcati, i migranti dovrebbero essere sottoposti all'identificazione, a controlli sanitari e di sicurezza, al rilevamento delle impronti digitali. Poi dovrebbero essere divisi in due categorie. Quelli che hanno elevate possibilità di ottenere una protezione perché cittadini di paesi con alti tassi di riconoscimento verrebbero instradati verso la normale procedura di asilo. Gli altri - che sono la maggior parte - sarebbero diretti verso la "procedura di frontiera" attraverso cui adottare rapide decisioni di asilo o più probabilmente rimpatrio. Per evitare fughe e movimenti secondari verso altri paesi, i migranti dovrebbero essere tenuti in campo chiusi.
Nel “non paper” Italia, Spagna, Grecia e Malta denunciano una "fictio juris" con soluzioni "irrealistiche" che "non funzioneranno". Per il Club Med occorre evitare "effetti indesiderati. Mettere in piedi grandi centri chiusi (di migranti) alle frontiere esterne non è accettabile. La gestione dell'asilo deve rispettare pienamente i diritti umani e i diritti dei richiedenti asilo". Il timore di Italia, Spagna, Grecia e Malta è che il nuovo Patto proposto dalla Commissione imponga loro un sistema come quello in vigore sulle isole greche: la creazione di grandi campi dove tenere migranti che poi non possono essere rimpatriati. Il Consiglio europeo di dicembre e la riunione dei ministri dell'Interno sul nuovo Patto su migrazione e asilo si annunciano surriscaldate. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha deciso di mettere in discussione Schengen per imporre una riforma di Dublino ancor più onerosa per i paesi di primo ingresso. Agli occhi della Commissione, l'introduzione della procedura di frontiera per impedire i movimenti secondari doveva calmare gli ardori di chi, come Macron, immagina una mini-Schengen.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 26 novembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
L'Eurogruppo lunedì vuole lanciare la ratifica del nuovo Mes - Italia permettendo l'Eurogruppo lunedì dovrebbe lanciare il processo di ratifica parlamentare negli stati membri del nuovo trattato Mes, anche se la firma sarà rinviata al 27 gennaio 2021. Almeno questa è l'aspettativa dei partner della zona euro, secondo quanto ci hanno riferito diverse fonti diplomatiche. La soluzione di lanciare la ratifica ritardando la firma potrebbe facilitare la vita di Roberto Gualtieri, che domani andrà davanti alle commissioni di Camera e Senato per riferire sul Mes. Ma rimane il punto politico che provoca incertezza e nervosismo tra i partner dell'Eurogruppo: il Movimento 5 Stelle accetterà che l'Italia firmi la riforma del Mes, dopo che nell'autunno del 2019 aveva dato battaglia contro? Il nuovo trattato serve a fare del Mes il backstop (rete di sicurezza) pubblico del Fondo di risoluzione unico delle banche. Con l'accumulo di crediti deteriorati della crisi Covid-19 atteso nei bilanci delle banche, gli altri paesi della zona euro hanno fretta di chiudere un dossier che, per colpa dell'Italia, si trascina dal giugno dello scorso anno.
La danza europea per uscire dalla seconda ondata - Oggi è giovedì e sul Foglio c'è la rubrica “EuPorn – il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini raccontano l’ultima danza europea fuori da questa seconda ondata: l'auto complottista contro i cancelli della Merkel, le proteste di Parigi, l’esperimento di autogestione a Londra, il tormento che ci dà la Svezia. Nel frattempo Ursula von der Leyen ha confermato che non vuole uscire dai lockdown troppo rapidamente. La presidente della Commissione lo ha ripetuto ieri davanti al Parlamento europeo. “Con 3 mila morti al giorno il Covid 19 è stata la prima causa di morte nell'Ue la scorsa settimana. So che i commercianti, i proprietari di bar, i ristoratori vogliono una fine delle restrizioni. Ma dobbiamo imparare dall'estate e non ripetere gli stessi errori”, ha detto von der Leyen: “allentare troppo o troppo rapidamente significa correre il rischio di provocare un'altra ondata dopo Natale”. La Commissione però non sembra volersi immischiare sulle vacanze sugli sci, malgrado la richiesta abbastanza esplicita arrivata dall'Italia. La commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, si è tenuto sul vago. “Togliere le restrizioni troppo presto può portare a un aumento dei casi”, ma “non c'è un approccio unico valido per tutti”. Secondo Kyriakides, “diversi stati membri hanno situazione diverse” e “abbiamo bisogno di un approccio basato sulla scienza”.
Il primo vaccinato europeo a fine dicembre - “Il primo cittadino europeo potrebbe essere vaccinato prima della fine di dicembre”, ha detto Von der Leyen: “c'è finalmente una luce alla fine del tunnel”. Ma per uscire dal tunnel ora la palla passa ai governi nazionali. “Gli stati membri devono prepararsi subito. Parliamo di milioni di siringhe, di catena del freddo, di organizzare centri di vaccinazione e di personale formato. Tutto questo deve essere preparato. Gli stati membri devono preparare la logistica per l'utilizzo di centinaia di milioni di dosi vaccini perché questo è il nostro biglietto per uscire dalla pandemia”. La Commissione a fine ottobre aveva chiesto agli stati membri di presentare i loro piani nazionali di vaccinazione e promesso di valutarli nel corso del mese di novembre. Ma mancano quattro giorni e quella scadenza non sarà rispettata. I governi non hanno risposto, o troppo poco. Tutti hanno inviato “feedback”, ha spiegato la commissaria Kyriakides. Ma solo sei stati membri hanno presentato la lista dei gruppi prioritari da vaccinare.
Polonia e Ungheria invitate a rivolgersi alla Corte Ue - Se Ungheria e Polonia hanno “dubbi” sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto “possono andare alla Corte europea di giustizia e far verificare le nuove regole fino all'ultimo dettaglio. Questo è il posto dove generalmente risolviamo le nostre divergenze di opinione sui testi legali”, ha detto ieri Ursula von der Leyen davanti al Parlamento europeo. La presidente della Commissione per una volta si è mostrata esasperata. Il veto di Budapest e Varsavia al bilancio 2021-27 dell'Ue e al Recovery fund è “a spese di milioni di europei che aspettano disperatamente il nostro aiuto”. Von der Leyen ha confermato che ai suoi occhi “il nuovo meccanismo di condizionalità per le violazioni el principio dello stato di diritto che minacciano il bilancio dell'Ue (…) è appropriato, proporzionato e necessario. Ed è difficile immaginare qualcuno in Europa che ha problemi con questo”.
Come finiranno i negoziati Brexit? Boh! - “Questi sono giorni decisivi per i nostri negoziati con il Regno Unito, ma francamente non posso dire oggi se alla fine ci sarà un accordo”, ha detto ieri Ursula von der Leyen davanti al Parlamento europeo. Le cose non stanno andando bene. Il capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, avrebbe comunicato alla sua controparte britannica, David Frost, che non prenderà il treno per Londra se non ci saranno movimenti da parte del Regno Unito. “Ci sono stati progressi” ma “ci sono ancora tre questioni che possono fare la differenza tra deal e no deal”, ha spiegato von der Leyen. Sono le solite: level playing field, pesca e governance. “Siamo pronti a essere creativi, ma non siamo pronti a mettere in discussione l'integrità del mercato unico”, ha detto la presidente della Commissione. Il principale ostacolo riguarda gli aiuti di stato e gli standard ambientali e sociali. “Vogliamo sapere quali rimedi saranno possibili se un parte in futuro devia” dagli accordi, ha detto von der Leyen. “La fiducia va bene, ma la legge è meglio”.
Il Parlamento approva la strategia industriale di Calenda - Il Parlamento europeo ieri ha approvato un rapporto di iniziativa per chiedere un cambiamento nell'approccio dell'Ue alla politica industriale, in particolare per rispondere alla crisi del Covid-19 e affrontare le transizioni digitale e ambientale. Quella pubblicata dalla Commissione a marzo 2020 non tiene conto degli effetti della pandemia e dell'istituzione del Recovery fund. Secondo il rapporto - di cui è stato relatore Carlo Calenda - la nuova strategia dovrebbe articolarsi in due fasi: una incentrata sulla ripresa e l'altra sulla ricostruzione e la resilienza. La prima dovrebbe concentrarsi sul mantenimento del corretto funzionamento del mercato unico, favorendo la ricapitalizzazione delle imprese, salvando posti di lavoro e adattando la produzione a una "nuova normalità" post-Covid. La seconda dovrebbe contribuire alla ricostruzione e alla trasformazione dell'industria europea, perseguendo gli obiettivi delle transizioni digitale e ambientale, del rafforzamento della sovranità industriale e dell'autonomia strategica. Il testo è stato adottato mercoledì con 486 voti favorevoli, 109 contrari, e 102 astensioni.
Il Parlamento a difesa della libertà dei media - I deputati europei ieri hanno approvato anche una risoluzione non legislativa in cui esprimono profonda preoccupazione per lo stato della libertà dei media nell'Ue e denunciano le violenze, gli abusi e la pressione cui devono far fronte i giornalisti. Nella risoluzione - adottata con 553 voti favorevoli, 54 contrari e 89 astensioni - il parlamento europeo condanna i tentativi dei governi di alcuni governi di ridurre al silenzio i media critici e indipendenti e di compromettere la libertà e il pluralismo dei media". I deputati sono particolarmente preoccupati per lo stato dei media di servizio pubblico in alcuni paesi, dove questi sono diventati "un esempio di propaganda filogovernativa".
L'Ombudsman critica la Commissione su consulenza a BlackRock - La Commissione europea è stata criticata dal mediatore Emily O'Reilly per non aver tenuto sufficientemente conto di potenziali conflitti di interessi attribuendo una consulenza a BlackRock nel settore finanziario. "Una candidatura presentata da una società per condurre uno studio destinato a alimentare una politica che regolamenta gli interessi commerciali di questa stessa società avrebbe dovuto portare a un esame molto più critico da parte della Commissione", ha detto O'Reilly. L'inchiesta del mediatore riguarda uno studio sull'integrazione dei fattori ambientali e sociali nella supervisione delle regole bancarie dell'Ue. La mediatrice ritiene che il prezzo offerto da BlackRock per aggiudicarsi l'appalto era "eccezionalmente basso" e "potrebbe essere percepito come un tentativo di esercitare un'influenza su un settore di investimento pertinente per i suoi clienti".
La Corte Ue impone all'Italia gli assegni familiare ai migranti - La Corte di giustizia dell'Unione europea ieri ha dichiarato illegale la normativa italiana che non permette ai cittadini extra-Ue con permesso unico o soggiornanti di lungo periodo di avere diritto ad assegni familiari anche per familiari a carico residenti fuoti dall'Ue. Ai sensi della legislazione europea, sulle prestazioni sociali gli stati membri devono rispettare il principio di parità di trattamento tra, da un lato, i cittadini extra Ue soggiornanti di lungo periodo o ammessi nello stato membro a fini lavorativi e, dall'altro, i cittadini nazionali. Il caso era stato sollevato da un cittadino dello Sri Lanka e un altro del Pakistan a cui l'Inps aveva rifiutato gli assegni familiari per mogli e figli residenti nei rispettivi paesi di origine.
Accade oggi in Europa
- Parlamento europeo: sessione plenaria; dibattito sulla strategia farmaceutica
- Commissione: discorso del vicepresidente Timmermans alla Settimana europea dell'idrogeno
- Bce: pubblicazione del resoconto della riunione del Consiglio dei governatori del 28 e 29 ottobre
- Corte dei conti dell'Ue: rapporto sull'ambiente marino
- Eurostat: dati sulla spesa in Ricerca e sviluppo nel 2019