Europa Ore 7

Deal o no deal? Johnson è il problema

Questa sera Boris Johnson volerà a Bruxelles per un incontro tête-à-tête con Ursula von der Leyen. La mezzanotte della Brexit è arrivata e il premier britannico deve scegliere

David Carretta

In caso di “no deal” il 31 dicembre finisce la saga Brexit? Non proprio. C'è sempre la possibilità di continuare a negoziare sull'accordo di libero scambio il prossimo anno. “Se quell'accordo non è in vigore l'1 gennaio, allora abbiamo una situazione di 'no deal'”,

"Non sacrificheremo mai il nostro futuro per il presente”, ha detto ieri il capo negoziatore dell'Unione europea per la Brexit, Michel Barnier, in una specie di ultimatum al Regno Unito sulle relazioni future. Prendere alle nostre condizioni o lasciare. Questa sera Boris Johnson volerà a Bruxelles per un incontro tête-à-tête con Ursula von der Leyen. La mezzanotte della Brexit è arrivata. Il premier britannico deve scegliere tra “deal” e “no deal”. L'Europa è rimasta unita e – come ha spiegato Barnier durante una riunione con i ministri per gli Affari europei dei 27 - “ci sono condizioni per l'accesso al nostro mercato interno". L'incertezza è massima. L'ultimo tentativo “sarà coronato da un successo? Non lo sappiamo”, ha spiegato il ministro tedesco per gli Affari europei, Michael Roth. “I 27 stati membri vogliono un accordo, ma non a qualsiasi costo”. L'unica certezza è che “in passato ci sono stati tentativi di dividere gli europei. Sono falliti e continueranno a fallire”, ha detto Roth.

La Commissione ieri ha fornito alcuni dettagli su come von der Leyen affronterà il faccia a faccia con Johnson. A quanto pare non sarà un incontro definitivo - tranne in caso di "no deal" - malgrado il fatto che  manchino tre settimane alla fine del periodo transitorio. La presidente della Commissione e il premier britannico dovrebbero limitarsi a sbloccare i "disaccordi chiave", "togliere dei blocchi sostanziali" per poi fare "in modo che le squadre finiscano il lavoro", ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer. Barnier e Frost hanno preparato la lista dei "disaccordi chiave che saranno oggetto dell'incontro fisico" tra von der Leyen e Johnson. Ma l'idea "non è chiudere in modo definitivo un negoziato". Secondo il portavoce, "i negoziati potrebbero continuare dopo" l'incontro tra von der Leyen e Johnson.

La possibilità di un “no deal” tuttavia è reale. “La situazione è molto grave”, ha spiegato il primo ministro irlandese, Micheal Martin. “Questa non è coreografia. Abbiamo di fronte la prospettiva di un 'no deal' se qualcosa non romperà lo stallo nei prossimi due giorni. Potremmo ritrovarci a discutere di una no deal Brexit al prossimo Consiglio europeo”, ha spiegato Martin. Il Vertice dei capi di stato e di governo deve occuparsi del veto di Polonia e Ungheria, obiettivi sulle emissioni per il 2030 e possibili sanzioni contro la Turchia. Sono tutti temi che dividono. E invece rischia di essere monopolizzato dalla prospettiva di una “hard Brexit”. In quel caso la Commissione sarà costretta ad attivare i piani d'emergenza con l'introduzione di misure limitate e temporanee per limitare i danni in alcuni settori considerati vitali.

In caso di “no deal” il 31 dicembre finisce la saga Brexit? Non proprio. C'è sempre la possibilità di continuare a negoziare sull'accordo di libero scambio il prossimo anno. “Se quell'accordo non è in vigore l'1 gennaio, allora abbiamo una situazione di 'no deal'”, ha spiegato ieri il portavoce della Commissione: “Questo non esclude che i negoziati possano continuare e non esclude che possiamo continuare sulla base del mandato che ci è stato dato”. Insomma, i parametri delle trattative non cambierebbero. A cambiare invece sarebbe il capo-negoziatore. Il 9 gennaio Michel Barnier compie 70 anni e ci sono regole interne alla Commissione che gli impediscono di continuare nella sua attuale funzione di direttore generale. “C'è un limite di età che entra in applicazione dai 70 anni e si applica a tutti gli agenti dell'Ue che abbiano lo statuto di funzionari o di temporanei”, ha spiegato il portavoce della Commissione.

Almeno ieri è stato raggiunto un “deal” sull'accordo di divorzio. La Commissione e il governo Johnson hanno trovato un'intesa su come implementare l'accordo di recesso del Regno Unito e in particolare il Protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord per evitare il ritorno della frontiera fisica sull'isola. L'intesa è particolarmente importante anche nel contesto dei negoziati sulle relazioni future. Il governo Johnson ha annunciato il ritiro degli articoli 44, 45 e 47 del progetto di legge sul mercato interno britannico che violavano l'accordo di recesso del Regno Unito dall'Ue. La speranza dell'Ue è che sia la premessa per un “deal” sull'accordo di libero scambio. “Abbiamo rimosso un grosso ostacolo”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic.

Johnson avrebbe voluto un po' di aiuto dall'industria dell'auto tedesca per fare pressioni su Angela Merkel. E, invece, Volkswagen nel Regno Unito ha deciso di offrire ai suoi potenziali clienti uno sconto in vista “no deal”, ma a condizione di ordinare prima della fine del periodo transitorio. "Stai tranquillo con la Protezione del prezzo Volkswagen: ti garantiamo che non trasferiremo i dazi post-Brexit quando ordini la tua nuova Volkswagen prima delle 5.30pm il 31 dicembre 2020", si legge in un tweet della casa automobilistica.

 

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 9 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

 

Nel Regno Unito parte la vaccinazione Made in Europe - Il Regno Unito ieri è diventato il primo paese europeo a inoculare il vaccino contro il Covid-19. "Mi sento così privilegiata", ha detto Maggie, la signora di 91 anni che è stata vaccinata per prima: "E' il migliore regalo di compleanno in anticipo che potessi avere perché posso finalmente pensare di trascorrere tempo con la mia famiglia e i miei amici nel nuovo anno dopo essere stata da sola per gran parte di quest'anno". Aldilà delle polemiche sulla rapidità dell'autorizzazione - e qualche invidia nell'Ue - Maggie è il simbolo della capacità dell'umanità di affrontare i pericoli della natura grazie alla collaborazione internazionale, all'innovazione, alla tecnologia, al progresso. Il premier belga, Alexander De Croo, non ha esitato a trollare il suo collega britannico. "Made in Europe", ha scritto De Croo (con tanto di bandierina a dodici stelle) sopra il messaggio con cui Johnson annunciava le prime vaccinazioni. Il vaccino è stato sviluppato dalla tedesca BioNTech con l'americana Pfizer. Le dosi inoculate nel Regno Unito sono state prodotte in Belgio.

Orbán punta a una vittoria ungherese-polacca contro il piano B dell'Ue - Ieri Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki si sono incontrati di nuovo a Varsavia, dopo che la presidenza tedesca dell'Unione europea aveva lanciato un ultimatum per il loro veto sullo stato di diritto. Gli altri 25 stati membri sono pronti a istituire un Recovery fund senza Ungheria e Polonia, se non i due non accetteranno il meccanismo di condizionalità che permette di tagliare i fondi comunitari ai paesi che violano principi come l'indipendenza della giustizia. Il portavoce del governo polacco, Piotr Muller, ha spiegato che Polonia e Ungheria mantengono la loro posizione ma di essere "ottimista" su un accordo. In una serie di interviste dopo l'incontro, Orbán ha detto che la soluzione è a un passo e il conflitto può essere risolto al Vertice di domani e venerdì con una “vittoria” di Ungheria e Polonia. “Il denaro è sempre importante, anche nella nostra vita personale, ma non è una priorità assoluta. Quello per cui stiamo combattendo è la sovranità nazionale, in modo che nessuno ci dica come vivere”, ha detto il premier ungherese. In un editoriale, il Foglio spiega che Orbán sta imboccando la strada verso la exit prima dal Ppe e poi dall'Ue.

L'Europa digitale e il balletto del ministro Roth - Piccolo incidente ieri durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Affari generali. Il collegamento via Zoom tra Bruxelles e Berlino si è interrotto diverse volte. L'Europa digitale deve fare ancora molta strada prima di diventare realtà. Ma almeno i problemi di collegamento durante conferenza stampa hanno permesso di svelare le doti di ballerino di Michael Roth. Siamo riusciti a intercettare le immagini del ministro tedesco mentre danza in attesa di essere ricollegato con Bruxelles.

 

Merkel lavorerà fino al 31 dicembre per un deal sul bilancio - La presidenza tedesca della Ue "continuerà a lavorare fino all'ultimo minuto, cioè la mezzanotte del 31 dicembre" per trovare un accordo su bilancio 2021-27 e sul Recovery fund "che tutti e 27 possano accettare", ha detto ieri il ministro tedesco degli Affari europei, Michael Roth. "E' una settimana decisiva" e "nei prossimi giorni non vogliamo lasciare niente di intentato", ha spiegato Roth, chiedendo ai giornalisti "comprensione" per non voler svelare il piano di Angela Merkel per superare il veto di Polonia e Ungheria. Roth ha tuttavia assicurato che "non si deve riaprire" l'intesa con il Parlamento europeo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto.


L'Ue non ha chiesto all'Italia una task force per il Recovery - "La Commissione europea non ha mai dato alcuna linea guida, né formale né informale, su come organizzare la struttura politica per preparare i piani nazionali o amministrare i fondi" del Recovery fund in Italia. Lo ha detto una portavoce della Commissione, smentendo una richiesta dell'Ue per la task force di manager. "La scelta su come organizzarsi” per la gestione delle risorse del Recovery fund “è nelle mani del governo italiano", ha detto la portavoce.

L'Ue paralizzata dai veti sull'allargamento ai Balcani - I ministri per gli Affari europei ieri non sono riusciti a dare il via libera alla conferenza intergovernativa per i negoziati di adesione della Macedonia del Nord. La Bulgaria ha confermato il suo veto per un conflitto linguistico e storico, che non ha niente a che vedere con l'Ue e il processo di allargamento. “E' un colpo duro, in particolare per la nostra politica sui Balcani occidentali”, ha detto il ministro tedesco, Michael Roth. “A titolo personale sono molto deluso. La cancelliera in persona si è molto impegnata su questo dossier. Purtroppo non siamo riusciti a essere sufficientemente convincenti”.  Roth si è detto sicuro che ci sarà una svolta il prossimo anno e che “non è necessario un piano B sulla prospettiva di adesione della Macedonia del Nord”.

Accordo sul nuovo VIS - La presidenza tedesca dell'Ue e il Parlamento europeo hanno trovato un accordo politico sulla riforma del Visa Information System, lo strumento utilizzato per registrare e controllare le persone che chiedono un visto di breve durata per entrare nell'area Schengen. Diverse procedure di sicurezza dovrebbero essere rafforzate, mentre il nuovo sistema dovrebbe assicurare l'interoperabilità con altri database dell'Ue come il Schengen Information System (SIS), l'Entry-Exit System (EES), l'European Travel Information Authorisation System (ETIAS), Eurodac e Europol. Il nuovo regolamento prevede di prendere le impronte digitali ai bambini a partire dai sei anni d'età. La foto cartacea sarà sostituita da un'immagine facciale con sufficiente risoluzione da essere usata nel riconoscimento biometrico automatizzato.

La Corte Ue benedice i paletti ai lavoratori distaccati - La Corte di giustizia dell'Ue ha respinto i ricorsi di annullamento presentati dall'Ungheria e dalla Polonia contro una direttiva che limita l'utilizzo dei lavoratori distaccati. Secondo i giudici di Lussemburgo, data l'evoluzione del mercato interno conseguente agli allargamenti dell'Ue che si sono succeduti, il legislatore poteva procedere a una rivalutazione degli interessi delle imprese che beneficiano della libera prestazione dei servizi e di quelli dei loro lavoratori distaccati in uno Stato membro ospitante, al fine di garantire che tale libera prestazione si realizzasse in condizioni di concorrenza eque tra tali imprese e quelle stabilite in detto Stato membro.

Tornano i treni di notte (ma senza Trenitalia) - Germania, Austria, Francia e Svizzera ieri hanno annunciato una collaborazione più stretta tra le loro compagnie nazionali ferroviarie per lanciare diverse linee paneuropee di treni notturni. A margine della riunione dei ministri dei Trasporti dell'Ue, è stato firmato un protocollo d'intesa per accelerare i progetti di espansione della rete Nightjet dell'austriaca ÖBB in collaborazione con la tedesca DB, la francese SNCF e al svizzera FFS. Nel dicembre 2021 dovrebbero essere lanciate le linee Zurigo-Amsterdam e Vienna-Parigi, nel dicembre 2023 Berlino-Parigi e Berlino-Bruxelles, nel dicembre 2024 Zurigo-Barcellona. Una linea è diretta anche in Italia: dal dicembre 2022 dovrebbe esserci un notturno Zurigo-Milano-Roma. Ma sarà operato dagli svizzeri di FFS e non da Trenitalia. "Da oggi andiamo verso il Trans Europ Express 2.0", ha detto il ministro tedesco dei Trasporti, Andreas Scheuer, annunciando "una età dell'oro del ferroviario in situazione post-Covid".

Accade oggi in Europa

- Commissione: riunione settimanale del collegio

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Schinas e Johansson sul pacchetto unione della sicurezza

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Timmermans e Vălean sulla strategia sulla mobilità sostenibile e il patto europeo climatico

- Comitato delle regioni: intervento del capo-negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier

- Parlamento europeo: conferenza stampa dei Verdi sull'ingresso di 4 ex deputati europei del M5s

- Incontro di alto livello dei leader Unione Europea-Unione Africana

- Consiglio: riunione del Coreper

- Commissione: discorso della commissaria Jourová alla Conferenza mondiale sulla libertà di stampa

- Commissione: discorso del commissario Gentiloni a un evento dell'Aspen Institute Italia su "Un nuovo green deal tra Europa e Usa"

- Corte dei Conti: rapporto sulla risposta economica dell'Ue al Covid-19

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