europa ore 7
Dentro il vertice sui vaccini
Le restrizioni sulle libertà di movimento, le divisioni sul passaporto vaccinale e l'incontro di oggi sulla sicurezza
I capi di stato e di governo dei ventisette hanno assunto l'impegno di aumentare le capacità produttive e hanno evocato la possibilità di introdurre un regime di divieto delle esportazioni di dosi. La sorpresa di Draghi e la durezza di Macron
L'Unione europea vuole diventare il primo produttore di vaccini al mondo entro la fine del 2021, ma non è in grado di rispondere alla domanda che tutti i suoi cittadini si pongono: perché l'Europa è dietro Israele, Regno Unito e Stati Uniti nella vaccinazione? Nel vertice in teleconferenza di ieri, una maggioranza dei capi di stato e di governo dei 27 hanno ha detto di essere “in difficoltà” di fronte ai propri cittadini perché non sa rispondere a questa questione. Occorre quindi dare l'impressione di fare qualcosa e rapidamente. I leader hanno assunto l'impegno di aumentare le capacità produttive ed hanno evocato la possibilità di introdurre un regime di divieto delle esportazioni di dosi analogo a quello in vigore nel Regno Unito e negli Stati Uniti. “Le prossime settimane rimarranno difficili sul terreno della vaccinazione”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Ma voglio dare un segnale di ottimismo: abbiamo i mezzi e le risorse per riuscire nei prossimi mesi a fare in modo che l'Ue giochi un ruolo chiave non solo in Europa ma a livello internazionale per uscire dalla crisi”, ha spiegato Michel. Ma qual è la realtà?
La realtà è emersa da una slide della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e da un'audizione con i dirigenti dei principali produttori di vaccini al Parlamento europeo mentre i leader erano riuniti nel loro vertice. L'Ue è indietro rispetto a Israele, Regno Unito e Stati Uniti, ma in questo momento venti milioni di vaccini - circa un terzo del totale consegnato- è fermo nei frigoriferi dei 27 stati membri. L'Ue è stata più lenta a partire, ma sulla base del calendario delle forniture concordate con le società farmaceutiche, i suoi stati membri potrebbero vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta entro la fine di giugno, e non la fine dell'estate che è l'obiettivo fissato dalla Commissione.
Sul Foglio spieghiamo che per i paesi dell'Ue si avvicina il momento in cui il collo di bottiglia non saranno più le dosi procurate dall'Ue, ma la capacità degli stati membri di somministrare rapidamente i vaccini. I primi segnali si vedono già. Secondo i dati presentati da von der Leyen, alla fine di febbraio saranno state consegnate agli stati membri 51,5 milioni di dosi, ma finora ne sono state somministrate solo 29,17 milioni. Se non ci saranno altri problemi con AstraZeneca, a fine giugno i 27 avranno ricevuto 600 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare 256 milioni di europei, cioè il 70 per cento della popolazione adulta. Alla fine di settembre, le dosi saranno oltre 1,2 miliardi, di cui una parte significativa di vaccini rMNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, che potranno essere modificati più facilmente in funzione delle varianti. Ma il vecchio stratagemma di dare la colpa all'Ue è più facile che spiegare ai propri cittadini la complessità dei problemi a cui ci si trova confrontati.
La complessità dei problemi nella produzione di vaccini contro il Covid-19 è stata spiegata dai dirigenti delle società farmaceutiche al Parlamento europeo. Stéphane Bancel di Moderna ha raccontato quanto sia stato difficile ottenere finanziamenti per lo sviluppo iniziale e come la rottura di una pompa in un impianto di produzione destinato all'Ue abbia bloccato la produzione di tutte le dosi. Stanley Erck di Novavax ha spiegato come sta mettendo in piedi dal nulla una catena di approvvigionamento e produzione tutta interna all'Ue, ma tenendo conto del rischio di chiusure delle frontiere a causa della pandemia. Bancel ha detto che per Moderna sarebbe impossibile trasferire personale in nuovi impianti perché sarebbe costretto a fermare la produzione in quelli attuali. Franz-Werner Haas di CureVac ha sottolineato che il problema non sono licenze e brevetti: “Non è facile trasferire questa tecnologia a parti terze”, perché “non è come passare una ricetta di cucina”.
L'unico che al Parlamento europeo non ha dato l'impressione di essere particolarmente preoccupato è Pascal Soriot di AstraZeneca: nessuna risposta concreta ai deputati europei che chiedevano garanzie sulle consegne nel secondo trimestre. La linea difensiva di AstraZeneca è sempre la stessa: “abbiamo un rendimento più basso del previsto. E' abbastanza semplice: è matematica”. Soriot ha spiegato che AstraZeneca sta cercando “altri siti del network (globale) che ci aiutino a produrre vaccini e rifornire l'Ue in modo che entro il secondo trimestre arriviamo al volume che avevamo inizialmente previsto”. Ma non ha dato garanzie sulle 180 milioni di dosi previste dal contratto per il secondo trimestre.
A proposito di esportazioni, durante il Vertice Mario Draghi ha sorpreso i suoi colleghi capi di stato e di governo per l'insistenza nel chiedere a von der Leyen perché l'Ue non abbia un regime di divieti analogo a quello di Usa e Regno Unito. “Macron è stato il più duro”, ma “Draghi ha posto la domanda più volte”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue. “Macron ha detto che bisogna dimostrare agli Usa che siamo seri” sul divieto delle esportazioni. “Quanto a Draghi è stato sorprendente vedere un ex banchiere sul tavolo evocare l'eventualità di vietare le esportazioni”. Il presidente del Consiglio italiano è stato apprezzato. Draghi è stato “serio. Quando dice una, cosa è seria e fondata. Niente chiacchiere”, ci ha detto la fonte.
La domanda ora è se la Commissione prolungherà oltre la fine di marzo il meccanismo di controllo delle esportazioni. Al Parlamento europeo, Franz-Werner Haas di CureVac ha spiegato che i controlli alle esportazioni imposti dall'Ue, a causa delle polemiche suscitate dal taglio delle forniture di AstraZeneca, hanno portato a “una settimana di ritardo” dovuto alle difficoltà per spedire materiale in Sud America dove la sua società sta portando avanti i trial clinici. Per il resto, l'Ue punta sull'aumento della produzione di vaccini. Ma “servirà tempo”, riconosce la nostra fonte.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 26 febbraio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
I leader confermano le restrizioni alla libertà di movimento - Apparentemente, nonostante le preoccupazioni della Commissione e le proteste di alcuni Stati membri, durante il Vertice non ci sono stati scontri sulla chiusura delle frontiere da parte di Germania, Belgio e altri paesi. "La chiusura delle frontiere da parte di alcuni Stati membri sta danneggiando il nostro intero mercato unico. Chiedo di revocare ogni forma di restrizione quando possibile”, aveva scritto su Twitter il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, prima della riunione dei capi di Stato e di governo. Merkel ha invece deciso di giocare d'anticipo. E' intervenuta tra i primi per dire che “sapeva di essere criticata” per la chiusura dei confini con il Tirolo austriaco, la Repubblica ceca e (da ieri) della Mosella francese. “La situazione epidemiologica rimane grave con le varianti che pongono delle sfide", ha concluso il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Di conseguenza dobbiamo mantenere rigide restrizioni”.
I leader divisi sul passaporto vaccinale - Uno dei temi caldi del Vertice in videoconferenza è stato il passaporto vaccinale che dovrebbe facilitare la libera circolazione delle persone nell'Ue, permettendo ai paesi del Sud di salvare la stagione turistica. Sebastian Kurz si è unito ai leader di Grecia, Spagna e Portogallo per il lasciapassare vaccinale. “Vogliamo un passaporto verde a livello Ue col quale si possa viaggiare liberamente, per affari e per andare in vacanza, oltre a godere finalmente di eventi culturali, e altro", ha detto il cancelliere austriaco. Ma Angela Merkel ha imposto la linea della prudenza. Secondo il compromesso raggiunto dai leader, saranno gli ambasciatori dei 27 a lavorare sul tema del passaporto vaccinale, ma senza garanzie che possa servire a altri fini rispetto a quelli sanitari.
Oggi Difesa e (poco) Mediterraneo al Vertice - I capi di stato e di governo dell'Ue oggi discuteranno di difesa e sicurezza comune nella seconda giornata del loro Vertice in videoconferenza. Alla discussione parteciperà anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Nella bozza di conclusioni si intravedono due linee diverse e il tentativo di trovare un equilibrio tra chi, come la Francia, insiste sull'autonomia strategica dell'Ue nel settore della difesa e chi, come i paesi dell'Est, vogliono rafforzare l'alleanza transatlantica. L'ultima parte dei lavori del Vertice sarà dedicata alle relazioni con il sud del Mediterraneo, ma senza novità sostanziali. La bozza di conclusioni dedica ai confini meridionali dell'Ue solo poche righe molto vaghe.
Svolta sulla trasparenza fiscale sulle multinazionali - Dopo anni di negoziati, il Consiglio dell'Ue ha adottato la sua posizione negoziale sulla direttiva sulla trasparenza fiscale delle multinazionali superando le resistenze di paesi con tassazione vantaggiosa come l'Irlanda, ma anche di un colosso come la Germania. Il principio del cosiddetto "Country-by-country reporting" era bloccato dal 2016. Ieri, grazie a un compromesso della presidenza portoghese, la Germania ha cambiato posizione e ha deciso di astenersi. Le multinazionali dovranno rivelare quanto pagano in ogni paese. Malgrado il voto contrario di paesi come l'Irlanda, il testo è passato a maggioranza qualificata.
L'Avvocato generale della Corte Ue boccia le leggi stop Soros - Secondo l'Avvocato generale della Corte di giustizia dell'Unione europea, le leggi "Stop Soros" introdotte in Ungheria dal primo ministro, Viktor Orban, violano il diritto dell'Ue. Sanzionando penalmente l'attività organizzativa volta consentire l’avvio di una procedura di protezione internazionale da parte di persone che non soddisfano i criteri nazionali per la concessione di tale protezione, l'Ungheria è venuta meno ai propri obblighi derivanti dal diritto dell'Ue, ha detto l'Avvocato generale, Athanasios Rantos. In particolare, l'Ungheria ha introdotto un impedimento ingiustificato all’esercizio dei diritti garantiti dalla normativa dell'Unione in materia di sostegno ai richiedenti protezione internazionale.
In Spagna prove di patto del Nazareno - Il primo ministro Pedro Sanchez si è messo a parlare con il Partito popolare di nomine rilevanti, lasciando intendere che non ha bisogno di Podemos. In un editoriale il Foglio racconta le prove del patto del Nazareno in versione spagnola.
Michel in missione in Moldavia, Ucraina e Georgia - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato una serie di visite in Moldavia, Georgia e Ucraina tra domenica 28 febbraio e mercoledì 3 marzo. La tappa più delicata sarà a Tbilisi, dove c'è una crisi politica esplosiva. Michel incontrerà la presidente Salome Zourabichvili, il primo ministro Irakli Garibashvili ed esponenti dell'opposizione.
Tra proteste e colpo di stato in Armenia - Nikol Pashinyan, il premier armeno al centro delle due proteste e leader della rivoluzione di velluto, ieri ha denunciato il tentativo di colpo di stato da parte dei militari, che hanno chiesto le sue dimissioni. Pashinyan ha chiesto ai sostenitori di scendere in piazza, dove le due anime della nazione si sono guardate negli occhi. Sul Foglio Micol Flammini spiega che Pashinyan ha ancora chi lo sostiene, ma chi si oppone si sente tradito due volte: per la rivoluzione mancata e soprattutto per la resa nel Nagorno-Karabakh.
Il sentimento economico si riprende - L'indice del sentimento economico (Esi) ha recuperato 1,9 punti sia nella zona euro sia nell'Unione europea a 27 a febbraio, portandosi rispettivamente a quota 93,4 e 93,1, secondo i dati pubblicati ieri dalla Commissione. Gli incrementi maggiori sono stati registrati in Polonia (+4,7), Italia (+4,4) e Germania (+3,0). Per contro c'è stato un calo in Spagna (-3,2) e Paesi Bassi (-1,3). Dal punto di vista settoriale, l'indice Esi è spinto dal recupero della fiducia nell'industria (+2,4), nei servizi (+1,1) e più limitatamente dei consumatori (+0,5) e nelle costruzioni (+0,3). In calo la fiducia nel commercio al dettaglio (-0,5). Si registra invece un crollo di -4,5 punti nel settore dei servizi finanziari (che non è incluso nell'Esi). Anche l'indice sulle aspettative dell'occupazione è risalito di 1,8 punti nella zona euro (a quota 90,9) e di 1,7 punti nell'Ue (a 91.9).
EuroNomine – Il Consiglio dell'Ue ieri ha prorogato il mandato di sei rappresentanti speciali dell'Unione europea, che assistono l'Alto rappresentante Josep Borrell in diversi settori. L'irlandese Eamon Gilmore (Diritti umani) resterà fino al 28 febbraio 2023. L'estone Toivo Klaar (Caucaso del Sud e crisi in Georgia) è stato confermato fino al 28 febbraio 2022. Lo spagnolo Ángel Losada Fernández (Sahel) e l'olandese Susanna Terstal (Processo di pace in Medio Oriente) hanno visto il loro mandato prolungato per due mesi fino al 30 aprile prossimo, mentre il greco Alexander Rondos (Corno D'Africa) resterà fino al 30 giugno.
Accade oggi in Europa
- Consiglio europeo
- Consiglio: riunione dei ministri della Ricerca
- Commissione: discorsi dei commissari Dombrovskis e Gentiloni alla conferenza annuale dell'European fiscal board
- Eurostat: dati sulla spesa pubblica