Europa Ore 7

Dopo AstraZeneca, ora l'Ue è di fronte al caso Johnson & Johnson

L'azienda è in difficoltà nel rispettare la fornitura di 55 milioni di dosi agli stati mebri nel secondo trimestre. L'irritazione di tutti e le previsioni riviste al ribasso

David Carretta

Secondo Reuters, Johnson & Johnson avrebbe informato la Commissione e gli stati membri di avere problemi con l'approvvigionamento di alcune componenti. Nelle scorse settimane c'era preoccupazione nell'Ue per il piano di Johnson & Johnson di inviare i vaccini prodotti in uno stabilimento nei Paesi Bassi negli Stati Uniti per le operazioni di finitura e fialatura, prima di essere rispediti in Europa

La strategia vaccinale dell'Unione europea rischia di subire un nuovo colpo, dopo che Reuters ieri ha rivelato che Johnson & Johnson è in difficoltà nel rispettare la fornitura di 55 milioni di dosi agli stati membri nel secondo trimestre. L'approvazione del vaccino Johnson & Johnson da parte dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) è atteso per domani. Dopo il via libera della Food and drug administration americana, in pochi dubitano sulla decisione positiva dell'Ema. Secondo Reuters, Johnson & Johnson avrebbe informato la Commissione e gli stati membri di avere problemi con l'approvvigionamento di alcune componenti. Nelle scorse settimane c'era preoccupazione nell'Ue per il piano di Johnson & Johnson di inviare i vaccini prodotti in uno stabilimento nei Paesi Bassi negli Stati Uniti per le operazioni di finitura e fialatura, prima di essere rispediti in Europa. Il divieto di esportazione dei vaccini imposto da Donald Trump e confermato da Joe Biden è all'origine del prossimo problema dell'Ue sui vaccini? “Johnson & Johnson sarà il prossimo test”, ci ha detto un responsabile europeo.

La fuga di notizie su Johnson & Johnson potrebbe spiegare le ragioni per cui Ursula von der Leyen lunedì ha annunciato cifre al ribasso per le dosi del secondo trimestre. Invece di 490 milioni di euro, la presidente della Commissione ha indicato la consegna di 300 milioni di dosi. Il problema più grande rimane AstraZeneca. Invece di 180 milioni, la società anglo-svedese ha garantito 90 milioni di dosi da aprile a giugno. Ma anche questo obiettivo non è assicurato. L'irritazione dell'Ue è sempre più grande. Dentro il Parlamento europeo c'è chi è convinto che AstraZeneca abbia stoccato dosi prodotte in Europa, ma destinate a paesi extra-Ue, in attesa della fine del regime di controllo delle esportazioni a marzo. Thierry Breton, il commissario a capo della Task force dell'Ue sulla produzione, ieri è stato meno ottimista degli scorsi giorni. "Nel nostro continente stiamo raddoppiando la quantità di dosi da inviare agli stati membri da quando abbiamo iniziato la campagna vaccinale, due mesi fa, e sono fiducioso che ce la faremo, anche se è difficile”, ha detto Breton.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha lanciato un duro attacco contro Stati Uniti e Regno Unito per “aver imposto un divieto totale sulle esportazioni di vaccini”. Il post sul blog di Michel ha provocato dure reazioni del governo di Boris Johnson, che nega di aver in vigore un divieto di export. "Sono scioccato quando sento le accuse di nazionalismo vaccinale contro l'Ue", ha scritto Michel. "I fatti non mentono. Il Regno Unito e gli Usa hanno imposto un divieto totale sulle esportazioni di vaccini o componenti di vaccini prodotti sul loro territorio. Ma l'Ue, la regione con la più grande capacità di produzione dei vaccini al mondo, ha semplicemente instaurato un sistema di controllo dell'export di dosi prodotte nell'Ue" con l'obiettivo di "evitare che le società da cui abbiamo ordinato e prefinanziato dosi le esportino in altri paesi avanzati quando non hanno consegnato quello che ci avevano promesso. L'Ue non ha mai smesso di esportare", ha scritto Michel. Il presidente del Consiglio europeo ha citato l'esempio di Israele che "non ha mai sviluppato o prodotto vaccini. Gran parte delle tecnologie vaccinali è stata avviata o sviluppata in Europa. Gran parte delle dosi con cui Israele ha lanciato il suo programma di vaccinazione di massa era stata inviata dal Belgio".

Nel frattempo è scoppiata la guerra tra Sputnik V e l'Ema. La presidente del management board dell'Agenzia europea dei medicinali, Christa Wirtumer-Hoch, ha detto che l'uso dell'autorizzazione nazionale di emergenza da parte di Ungheria e Slovacchia “è come la roulette russa”. Sputnik V ha chiesto “scuse pubbliche”, dicendo che le parole di Wirthumer-Hoche “sollevano gravi interrogativi sulla possibile interferenza politica nella revisione dell'Ema” sull'efficacia del vaccino. Anche Charles Michel è entrato nel conflitto. “Non dobbiamo farci ingannare da Cina e Russia, entrambi regimi con valori meno desiderabili dei nostri, nel momento in cui organizzano operazioni limitate ma ampiamente pubblicizzate di fornitura di vaccini a altri”, ha detto Michel: “L'Europa non userà  vaccini per obiettivi di propaganda”.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 10 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Il Parlamento revoca l'immunità di Puigdemont - Il Parlamento europeo ha revocato l'immunità dell'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, e di altri due eurodeputati indipendentisti per i quali la giustizia spagnola reclama l'estradizione, Toni Comin e Carla Ponsati. Ma il risultato del voto - 400 “sì”, 248 “no” e 45 astensioni per Puigdemont - segna una vittoria politica per la causa indipendentista e rischia di trasformarsi in un boomerang per i costituzionalisti spagnoli che avevano spinto per la revoca dell'immunità. “Il 42 per cento dei deputati hanno optato per il no o per l'astensione”, ha spiegato Comin durante una conferenza stampa. “E' un risultato eccezionale. Mai nella storia del Parlamento è stata rifiutata in modo così importante una richiesta per togliere l'immunità. Il 42 per cento dei deputati del Parlamento europeo hanno detto che non hanno fiducia nella giustizia spagnola”, ha detto Comin. Sul Foglio, aiutati da un documento dell'eurodeputato del Pd Franco Roberti, spieghiamo perché la questione è importante non solo per la causa indipendentista catalana.

Al 48 per cento degli europei non interessa la Conferenza sul futuro dell'Ue - Il Parlamento e la Commissione ieri hanno pubblicato un sondaggio Eurobarometro per promuovere il lancio della Conferenza sul futuro dell'Europa. La dichiarazione congiunta delle tre istituzioni per far partire il nuovo organismo sarà firmata oggi da David Sassoli, Ursula von der Leyen e Antonio Costa (il premier portoghese rappresenta la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue). Secondo il sondaggio, il 51 per cento dei cittadini europei sarebbe interessato a partecipare alla Conferenza. Ma guardando i dati ciò che emerge è il disinteresse. Il 48 per cento ha risposto “no” o “probabilmente no” alla domanda se sarebbe disposto a prendere parte alle attività della Conferenza sul futuro dell'Europa. Non è una buona partenza.

Le priorità della Conferenza sul futuro dell'Ue - Secondo i risultati dell'Eurobarometro, sei europei su dieci dicono che la crisi del coronavirus li ha indotti a riflettere sul futuro dell'Unione europea. Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto di scegliere gli sviluppi che volevano trovare nel futuro dell'Europa: i due più citati sono stati la equiparabilità del tenore di vita nei diversi Stati membri (35 per cento) e una maggiore solidarietà tra paesi (30 per cento). Prioritarie per gli europei sono anche la definizione di una politica sanitaria comune (25 per cento) e la comparabilità dei parametri nell'istruzione (22 per cento). Quanto alle sfide per il futuro dell'Ue, il 45 per cento degli europei indica i cambiamenti climatici. Seguono il terrorismo (38 per cento) e rischi sanitari (37 per cento). Scende nella classifica la migrazione con poco più di un quarto delle risposte (27 per cento).

Kerry propone un patto transatlantico sul clima - John Kerry, l'inviato speciale dell'Amministrazione Biden per il clima, ieri ha partecipato alla riunione del collegio dei commissari. “Il presidente Biden ha detto chiaramente che questa è una questione più importante che la sua Amministrazione vuole affrontare” e “non abbiamo partner migliori dei nostri amici in Europa”, ha detto Kerry. “We can do it (possiamo farcela, ndr). Abbiamo molte delle tecnologie oggi e molti paesi e imprese stanno lavorando duramente per sviluppare le tecnologie di cui abbiamo bisogno. Questo può essere fatto. Ma gli scienziati ci dicono che questo decennio, 2020-2030, è il decennio dell'azione”, ha spiegato Kerry. Ursula von der Leyen ha risposto con un tweet: “La nuova partnership transatlantica per il cambiamento globale è in moto. Insieme siamo pronti a affrontare la sfida di questo secolo: il cambiamento climatico”.

La bussola digitale dell'Ue - La Commissione europea ieri ha approvato la visione e gli obiettivi per realizzare la trasformazione dell'Europa entro il 2030. Si chiamerà “bussola per il digitale”. L'ambizione è conseguire la sovranità digitale in un mondo aperto e interconnesso e perseguire politiche che conferiscano ai cittadini e alle imprese l'autonomia e la responsabilità necessarie per conseguire un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più prospero (qualsiasi cosa voglia dire). Il piano è stato presentato da Margrethe Vestager e Thierry Breton. I due vogliono porre rimedio alle vulnerabilità e alle dipendenze, così come accelerare gli investimenti nel settore. Gli obiettivi da realizzare entro il 2030 sono quattro. Primo, l'80% della popolazione adulta dovrebbe possedere competenze digitali di base. Secondo, tutte le famiglie dovrebbero beneficiare di una connettività Gigabit e copertura 5G. Terzo, tre imprese su quattro dovrebbero utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale. Quarto, tutti i servizi pubblici principali dovrebbero essere disponibili online, tutti i cittadini avranno accesso alla propria cartella clinica elettronica e l'80% dovrebbe utilizzare l'identificazione.


Il M5s bussa alle porte dei gruppi socialista e liberale - Ieri c'era grande agitazione nel gruppo dei liberali di Renew, dopo che la delegazione del M5s al Parlamento europeo è tornata a bussare alla sua porta. Diverse fonti interne ci hanno confermato che un dibattito sulla possibilità di far entrare i grillini è previsto per oggi. Ma, malgrado il sostegno di alcuni pesi massimi come Guy Verhofstadt e Sophie in't Veld, l'ingresso pare escluso. Il M5s sta bussando anche alla porta del gruppo dei Socialisti & Democratici. La sua presidente, Iratxe Garcia, ci ha detto che “Il gruppo socialista ha dimostrato di essere aperto a una cooperazione con tutte le forze politiche progressiste europee”. L'operazione era sponsorizzata dai deputati vicini a Nicola Zingaretti e da David Sassoli. Sul Foglio spieghiamo perché, facendo entrare il M5s, il Pd perderebbe peso laddove conta ancora un po': in Europa.

 

Accade oggi in Europa

- Conferenza sul futuro dell'Europa: firma della dichiarazione congiunta con Sassoli, Costa e von der Leyen

- Parlamento europeo: sessione plenaria (dibattiti sul Semestre europeo, sul Pilastro europeo dei diritti sociali e sulla libertà dei media in Polonia, Ungheria e Slovenia)

- Commissione: conferenza stampa dell'Alto rappresentante Borrell e del commissario Lenarcic sull'azione umanitaria dell'Ue dopo il Covid-19

- Commissione: il vicepresidente Schinas partecipa a un dibattito dell'European Policy Center sul nuovo Patto su migrazione e asilo

- Commissione: discorso del commissario Breton alla Digital and competition conference

- Commissione: il commissario Reynders partecipa a un dibattito organizzato dalla rappresentanza permanente della Baviera sulle grandi imprese internet in Europa

- Consiglio: riunione del Coreper

- Corte di giustizia: sentenza sulla normativa italiana in base alla quale possono essere designati come responsabili di un centro di trasfusione sanguigna solo i titolari di una laurea in Medicina e Chirurgia

- Comitato economico e sociale: conferenza online sull'impatto del crimine organizzato e del riciclaggio di denaro durante la crisi Covid-19

- Eurostat: dati sul crimine, la violenza o il vandalismo nel 2019