Europa Ore 7
La Bce è diventata un covo di colombe
Il consiglio dei governatori della Bce ieri ha deciso di accelerare “in modo significativo” gli acquisti di titoli del programma pandemico Pepp per i prossimi tre mesi, dopo l'aumento dei rendimenti sui titoli di stato registrato in tutti i paesi della zona euro. Sulla decisione c'è stato “consenso totale”
Una delle ragioni (se non la principale) dell'aumento dei rendimenti registrato da gennaio è il pacchetto di stimoli da 1.900 miliardi di Joe Biden che entrerà in vigore oggi, dopo il via libera del Congresso e la firma del presidente. Il rialzo dei rendimenti innescato da aspettative più alte sull'inflazione e una ripresa più forte, in particolare negli Usa, “non è benvenuto”, ha spiegato Lagarde.
La Banca centrale europea ormai è diventata un covo di colombe. Il consiglio dei governatori della Bce ieri ha deciso di accelerare “in modo significativo” gli acquisti di titoli del programma pandemico Pepp per i prossimi tre mesi, dopo l'aumento dei rendimenti sui titoli di stato registrato in tutti i paesi della zona euro. Sulla decisione c'è stato “consenso totale”, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde in conferenza stampa. Lagarde ha negato che l'intenzione sia quella di abbassare i rendimenti. “Non facciamo yield curve control”, ma “preserviamo condizioni di finanziamento favorevoli”, ha detto Lagarde, lanciandosi in una lunga e complicata spiegazione su cosa significhi questa espressione. Ma il risultato è stato ottenuto ancor prima di aumentare gli acquisti. Ieri rendimenti e spread si sono messi subito a scendere. Tenere i tassi vicini allo zero è considerato essenziale per preservare la sostenibilità di paesi ad alto debito come l'Italia, nel momento in cui proseguono le politiche di stimolo fiscale per far fronte alla crisi del Covid-19.
La Bce ha pubblicato le sue nuove previsioni economiche, che restano sostanzialmente le stesse di quelle di dicembre. Il pil dell'area euro dovrebbe crescere del 4 per cento nel 2021, del 4,1 per cento nel 2022 e del 2,1 per cento nel 2023. "La campagna di vaccinazione in corso, insieme al graduale allentamento delle misure di contenimento - a condizione che non ci siano ulteriori sviluppi negativi legati alla pandemia - sono alla base dell'aspettativa di un rimbalzo forte dell'attività economica nel corso del 2021", ha detto Lagarde. Le stime sull'inflazione sono state riviste al rialzo: 1,5 per cento nel 2021, 1,2 per cento nel 2022 e 1,4 per cento nel 2023. Lagarde ha avvertito che “l'inflazione potrebbe arrivare al 2 per cento alla fine dell'anno” anche nella zona euro. Ma, da buona colomba, si è subito premurata di minimizzare. Se ci sarà, sarà per "ragioni temporanee e tecniche”, come la fine dell'Iva ridotta in Germania, il prolungamento dei saldi in Francia e Italia, gli effetti degli aggiustamenti dei comportamenti dei consumatori sul paniere dell'inflazione e l'aumento del prezzo del petrolio.
Una delle ragioni (se non la principale) dell'aumento dei rendimenti registrato da gennaio è il pacchetto di stimoli da 1.900 miliardi di Joe Biden che entrerà in vigore oggi, dopo il via libera del Congresso e la firma del presidente. Il rialzo dei rendimenti innescato da aspettative più alte sull'inflazione e una ripresa più forte, in particolare negli Usa, “non è benvenuto”, ha spiegato Lagarde. La Bce non ne ha tenuto conto nelle sue nuove previsioni economiche. Ma “crediamo che il piano Biden avrà un impatto”, anche se “non va sopravvalutato”. Tuttavia “importeremo un po' di rendimenti più alti”, ha ammesso la presidente della Bce. La politica monetaria ultra-accomodante e lo sguardo sui rendimenti sono qui per restare. “Se dobbiamo ricalibrare l'ammontare (del Pepp), lo faremo”, ha detto Lagarde.
Lagarde si è lanciata in un accorato appello a far partire rapidamente il Recovery fund. “Next Generation Eu è fondamentale per aiutare a stimolare le economie europee dal punto di vista fiscale, ma è terribilmente importante perché deve anche affrontare la questione delle eterogeneità tra settori e paesi e rafforzare la produttività per portare le nostre economie verso il futuro verde e digitale”, ha spiegato Lagarde. Il Consiglio dei governatori ha sottolineato "l'importanza" che il Recovery fund "diventi operativo senza ritardi".
Le colombe hanno scacciato i falchi anche sulle regole di bilancio della zona euro. Lagarde ieri ha dato la benedizione alla Commissione che intende mantenere il Patto di stabilità e crescita congelato fino a fine 2022 e si è schierata con chi chiede una riforma significativa degli obiettivi del 3 per cento di deficit e 60 per cento di debito. La decisione di mantenere le regole sospese anche il prossimo anno “è quella giusta”, ha detto Lagarde: “E' appropriato". Inoltre “la nostra speranza è che quando la clausola generale di salvaguardia sarà disattivata, il Patto sia rivisitato e migliorato per renderlo più semplice, più focalizzato su produttività e investimenti, ovviamente con all'interno disciplina di bilancio, ma con uno sguardo nuovo a quali criteri e misurazioni utilizzare”, ha detto Lagarde, ricordando che il Patto era stato “creato negli anni 1990 e la situazione da allora è cambiata significativamente”.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 12 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Sovranità europea e comunione tra Francia e Italia - Sul Foglio oggi pubblichiamo un intervento di Clément Beaune, ministro francese per gli Affari europei, secondo il quale non c’è sovranità europea senza una vera comunione tra Francia e Italia.
L'Ema e la Commissione autorizzano Johnson & Johnson - L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ieri ha dato il via libera al vaccino di Johnson & Johnson e la Commissione ha subito approvato l'autorizzazione all'immissione sul mercato. E' il quarto vaccino del portafoglio dell'Ue ad essere approvato. Ma quello che doveva essere un “game changer” per le campagne di vaccinazioni negli stati membri - grazie alla facilità di conservazione e soprattutto alla dose unica - rischia di arrivare in ritardo. Secondo Reuters, Johnson & Johnson sarebbe in difficoltà per rispettare l'impegno di 55 milioni di dosi per l'Ue nel secondo semestre. Secondo diverse fonti europee, le prime consegne potrebbero avvenire a metà aprile o alla fine del prossimo mese. Uno dei problemi emersi nelle scorse settimane riguarda le operazioni di infialatura e finitura, che nei piani iniziali Johnson & Johnson doveva effettuare negli Stati Uniti. Il ritorno in Europa delle fiale sarebbe messo a rischio dal divieto totale di esportazioni introdotto da Donald Trump e mantenuto da Joe Biden.
La Commissione prolunga i controlli sulle esportazioni - La Commissione ieri ha deciso di prolungare il meccanismo di controllo sulle esportazioni dei vaccini, che doveva scadere oggi, fino alla fine di giugno. Il meccanismo si applica solo alle società farmaceutiche che hanno concluso un accordo di acquisto anticipato con l'Ue e copre vaccini e componenti per la loro fabbricazione. Fino a ieri sono state autorizzate 249 esportazioni verso 31 paesi per un totale di 34 milioni di dosi. Solo in un caso - le 250 mila dosi di AstraZeneca destinate all'Australia e bloccate dall'Italia - è stata vietata un'esportazione. L'obiettivo del meccanismo è assicurarsi che le case farmaceutiche rispettino gli impegni sulle forniture con l'Ue prima di esportare verso il resto del mondo.
Il mare di guai AstraZeneca /1 - Non c'è pace per il vaccino di AstraZeneca. Dopo l'Austria, anche Danimarca, Islanda e Norvegia hanno deciso di sospendere la somministrazione del suo vaccino a causa del sospetto di effetti collaterali per la coagulazione per un lotto specifico. In Italia l'Aifa ha decretato lo stop alle somministrazioni di un lotto diverso a seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi avvenuti in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi. Una valutazione preliminare dell'Ema sul lotto consegnato a Austria, Danimarca e altri 15 paesi (non l'Italia) è rassicurante. “Le informazioni disponibili finora indicano che il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è più alto di quelli visti nella popolazione generale. Al 9 di marzo, 22 casi di eventi tromboembolici sono stati segnalati tra i 3 milioni di persone vaccinate con il vaccino AstraZeneca”.
Il mare di guai AstraZeneca /2 - Secondo Reuters, gli Stati Uniti avrebbero rifiutato la richiesta dell'Ue di permettere l'esportazione di dosi di AstraZeneca in Europa per permettere alla società farmaceutica di onorare i suoi impegni contrattuali. La telefonata di Ursula von der Leyen con Joe Biden e la riunione in teleconferenza tra Thierry Breton e Jeffrey Zients non hanno funzionato. “Quanto avremo surplus li condivideremo con il resto del mondo”, ha detto mercoledì Biden: “Inizieremo assicurandoci di prenderci cura degli americani per primi, ma poi cercheremo di aiutare il resto del mondo”. Nel frattempo, in Belgio, le autorità della regione di Bruxelles hanno annunciato un taglio di due terzi delle forniture AstraZeneca previste la prossima settimana.
Meno dosi in frigorifero ma sono ancora milioni nell'Ue - La Commissione ieri ha reso pubblici i dati aggregati sulle dosi consegnate agli stati membri e di quelle somministrate. Al 9 di marzo erano stati distribuiti 60,7 milioni di vaccini ai 27 paesi e ne erano stati somministrati 43,1 milioni. C'è stata un'accelerazione rispetto alla scorsa settimana. Secondo un documento riservato, di cui siamo entrati in possesso, al 3 di marzo erano stati consegnati 51,4 milioni di dosi, ma solo 32,3 milioni erano stati somministrati. Le dosi in frigorifero sono passate dal 38 al 29 per cento delle dosi.
Il Parlamento dichiara l'Ue "zona di libertà LGBTIQ" – Il voto è simbolico, ma significativo: in una risoluzione adottata a larghissima maggioranza, il Parlamento europeo ha dichiarato l'Ue “zona di libertà LGBTIQ” in risposta alle più di 100 città che si sono dichiarate “zone libere da LGBTIQ'' in Polonia. “Le persone LGBTIQ ovunque nell'UE dovrebbero godere della libertà di vivere e mostrare pubblicamente il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere senza temere intolleranza, discriminazione o persecuzione, e le autorità a tutti i livelli di governo in tutta l'Ue dovrebbero proteggere e promuovere l'uguaglianza e i diritti fondamentali di tutti, comprese le persone LGBTIQ'', ha detto il Parlamento. Il testo è stato approvato con 492 voti favorevoli, 141 contrari e 46 astensioni.
Polonia e Ungheria nel mirino sulle violazioni dei diritti LGBTIQ - Nella risoluzione, il Parlamento europeo denuncia gli attacchi discriminatori della comunità LGBTIQ in Polonia, e in particolare l'odio crescente da parte delle autorità pubbliche, dei funzionari eletti (compreso l'attuale presidente), e dei media filo-governativi. Gli eurodeputati disapprovano anche gli arresti degli attivisti e gli attacchi e divieti alle marce del Pride. Secondo il Parlamento, la Commissione dovrebbe usare tutti gli strumenti, comprese le procedure di infrazione, l'articolo 7 del trattato e il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto per porre rimedio alle violazioni dei diritti fondamentali delle persone LGBTIQ in Polonia e nell'Ue. Nella risoluzione viene menzionato anche il deterioramento della situazione in Ungheria, dove sono stati adottate modifiche alla Costituzione che limitano i diritti delle persone LGBTIQ. In un editoriale il Foglio ricorda che Klubradio in Ungheria è ancora in silenzio.
Polonia e Ungheria ricorrono contro la condizionalità sullo stato di diritto - Ieri la Corte di giustizia dell'Ue ha annunciato di aver ricevuto un ricorso da parte dei governi di Varsavia e Budapest contro il nuovo regolamento che introduce un meccanismo di condizionalità sul rispetto dello stato di diritto per i fondi del bilancio comunitario. La Commissione non si è detta sorpresa. “Per chi ha seguito il dibattito sul meccanismo e le conclusioni del Consiglio europeo dello scorso dicembre, non è una sorpresa”, ha detto un portavoce della Commissione. Polonia e Ungheria avevano tenuto il Recovery fund in ostaggio per diverse settimane con la minaccia di veto per il meccanismo di condizionalità. Per uscire dallo stallo, la Commissione aveva dovuto promettere di non attivare il meccanismo fino alla sentenza dei giudici di Lussemburgo. “Aspetteremo la decisione della Corte. Siamo molto fiduciosi sulla correttezza legale di questo regolamento”, ha detto il portavoce. Ma dentro il Parlamento europeo aumenta l'impazienza. In un dibattito mercoledì diversi deputati hanno minacciato di portare la Commissione davanti ai giudici di Lussemburgo con ricorso per carenza (astensione dall’emanazione di atti dovuti), perché non attiva il meccanismo di condizionalità di fronte alle violazioni di Polonia e Ungheria.
Stallo sul nuovo Patto su migrazione e asilo - I ministri dell'Interno dell'Ue oggi affronteranno per la terza volta il dossier del Patto su migrazione e asilo. Ma la presidenza portoghese del Consiglio dell'Ue non ha molte speranze di una svolta. Sulle questioni più controverse – procedura di frontiera, meccanismo di solidarietà, condivisione degli sbarchi, rimpatri sponsorizzati – le discussioni a livello tecnico non stanno andando bene. “I progressi non sono molto grandi”, ci ha detto una fonte dell'Ue. “Se la Commissione ha fatto questa proposta è perché c'è un riconoscimento che questo è un settore in cui ci sono più divergenze che convergenze”, ha detto la fonte: il Portogallo vuole usare “la presidenza per minimizzare i punti di divergenza e aumentare il numero di punti in comune sui diversi file”. Secondo la nostra fonte “i pezzi del puzzle che devono essere visti insieme” e “uno degli elementi è la dimensione esterna della politica migratoria”. A questo proposito lunedì ci sarà una nuova riunione dei ministri dell'Interno in versione “jumbo” con i loro colleghi degli Esteri.
Johnson rinvia il controllo sulle frontiere - Il governo britannico ha annunciato di aver rinviato l'introduzione di controlli più stretti alle frontiere per le merci importate dall'Unione europea dopo la Brexit. L'obbligo di presentare certificati sanitari su carne e latte sarà rinviato da aprile fino al mese di ottobre. Le ispezioni sui prodotti animali, previste per luglio, inizieranno a gennaio 2022. La decisione è stata motivata ufficialmente dalla pandemia. In realtà, c'erano rischi per l'approvvigionamento del Regno Unito con alcune catene di supermercati che avevano lanciato l'allarme penuria di generi alimentari. Le dogane britanniche non sono pronte alla massa di burocrazia generata dalla Brexit. L'Ue ha avviato i suoi controlli già dall'1 gennaio.
Il Parlamento europeo rinvia la ratifica dell'accordo post Brexit - La conferenza dei presidenti del Parlamento europeo ha rinviato per la seconda volta la calendarizzazione del voto sulla ratifica dell'accordo sulle relazioni future tra Unione europea e Regno Unito. All'origine della decisione c'è la decisione unilaterale di Boris Johnson di estendere un periodo di grazia sui controlli alla frontiera tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Secondo la Commissione, si tratta di una violazione dell'accordo Brexit. L'applicazione provvisoria dell'accordo sulle relazioni future, compresa l'intesa di libero scambio per evitare dazi e quote, scade alla fine di aprile.
L'anno super-elettorale della Germania verso il dopo Merkel - Sul Foglio di oggi Paola Peduzzi racconta la maratona elettorale che ci sarà quest'anno in Germania: tra calcoli della Cdu, speranze dei Verdi e rincorsa dell’Spd, si inizia nel fine settimana con due Länder dell’Ovest e si finisce il 26 settembre con il nuovo Bundestag. Sempre sul Foglio Daniel Mosseri spiega invece come si organizzano le campagne elettorali in lockdown a causa della pandemia.
Accade oggi in Europa
- Consiglio: riunione dei ministri dell'Interno
- Commissione: conferenza stampa dei commissari Sefocvic e Breton e dei ministri Altmaier e Le Maire sull'Alleanza europea sulle batterie
- Eurostat: dati sulla produzione industriale di gennaio; dati sull'eccesso di mortalità fino a gennaio 2021