europa ore 7

Gli olandesi al voto per decidere il futuro dell'Ue

Il "Vorsorgeprinzip über alles" della Germania sui vaccini e la cacofonia comunicativa della Commissione. La procedura di infrazione contro BoJo e la voglia di passaporto europeo dei britannici

David Carretta

Domani si saprà il risultato delle elezioni nei Paesi Bassi, ma secondo i sondaggi i cittadini dovrebbero confermare la loro fiducia in Mark Rutte, al quale vanno molti meriti, soprattutto quello di aver messo il suo paese al centro dello scacchiere europeo. Evitando un approccio puramente nazionalista, ha sempre contribuito al consenso e alle soluzioni nell'Unione

L'Unione europea è alla vigilia di un'elezione decisiva per il suo futuro e non è il voto per rinnovare il Bundestag nella Germania che si avvia verso il dopo Angela Merkel a fine settembre. Domani i Paesi Bassi andranno alle urne in piena pandemia. Secondo i sondaggi i cittadini olandesi dovrebbero rinnovare la loro fiducia in Mark Rutte in un panorama politico sempre più frammentato. Secondo i sondaggi, il partito liberale VVD del primo ministro uscente dovrebbe arrivare nettamente in testa, davanti all'estrema destra del PVV di Geert Wilders. Alcuni istituti - come Kantar e Ipsos - prevedono un successo storico per Rutte. Il suo VVD potrebbe ottenere 40 seggi contro i 33 del 2017. L'istituto Peil, che è considerato da alcuni più affidabile sulle previsioni dei seggi, dà al VVD di Rutte 31 deputati, sette in più del PVV di Wilders. Fino a 17 partiti potrebbero entrare nella Camera dei rappresentanti (Tweede Kamer), un record perfino per i Paesi Bassi. I grandi interrogativi riguardano la possibilità per Rutte di confermare la sua attuale coalizione con i cristiano democratici della Cda, i liberali di sinistra dei D66 e i cristiano uniti, e i tempi per la formazione del governo.

Se domani sera uscirà effettivamente vincitore, Rutte si sarà meritato il soprannome di “Teflon”. All'Aia ha governato prima con il sostegno esterno di Wilders, poi in grande coalizione con i laburisti e infine in una coalizione liberal-conservatrice. Nessuno scandalo è riuscito ad abbatterlo definitivamente. Nemmeno l'ultimo che ha fatto cadere il suo governo a gennaio sulla richiesta di restituzione dei sussidi per i figli alle famiglie con origini straniere. La gestione della pandemia e la lenta partenza della campagna di vaccinazione non sembrano averlo scalfito personalmente. Agli olandesi piace il grande comunicatore, ottimista incorreggibile, realista e pragmatico Rutte. O almeno, a quanto pare, a sufficienza per farlo restare al potere altri quattro anni. Sul Foglio, tornando anche sul voto regionale in Germania, Micol Flammini spiega perché a tedeschi e olandesi piacciono i leader pragmatici.

Le elezioni nei Paesi Bassi sono decisive per l'Ue per molte ragioni. Innanzitutto l'elettorato olandese, come quello italiano, è stato precursore di modelli che sono stati esportati nel resto dell'Ue. La frammentazione politica ormai è un male comune a gran parte dei paesi europei. L'irruzione della lista Pim Fortuyn nel 2002 anticipò l'avvento nei Paesi Bassi e nel resto d'Europa di movimenti e partiti identitari, prevalentemente di estrema destra, che hanno prosperato grazie a temi come il multiculturalismo, il terrorismo, l'immigrazione e l'islam. Pim Fortuyn, assassinato in piena campagna elettorale, era un'altra cosa rispetto ai Wilders, Matteo Salvini o Marine Le Pen. Ma i leader dell'estrema destra europea sono riusciti a cavalcare alcuni dei temi di Fortuyn fino a far tremare tutto l'Occidente nel 2016 con la Brexit e l'elezione di Donald Trump negli Stati uniti. L'anno dopo fu proprio nei Paesi Bassi che si interruppe l'ondata populista, poche settimane prima delle elezioni presidenziali in Francia. Il 15 marzo del 2017 Rutte vinse (anche se non stravinse) quello che era diventato un referendum tra gli europeisti e gli anti-europeisti, staccando di oltre 8 punti Wilders.

Il voto olandese e la possibile conferma di Rutte sono importanti per l'Ue per un'altra ragione. Se tornerà a essere primo ministro, una volta che se ne sarà andata Angela Merkel, Rutte diventerà il capo di stato e di governo più longevo dopo Viktor Orbán. Ma il premier ungherese si è messo da solo fuori dai giochi europei, con la sua deriva autoritaria e la passione per la democrazia illiberale. Per contro, Rutte ha saputo mettere i Paesi Bassi al centro dello scacchiere dell'Ue. “Da più grande dei piccoli paesi, i Paesi Bassi sono diventati il più piccolo dei grandi”, ci ha spiegato una fonte europea. Su ogni dossier l'Aia ha una posizione e su ogni posto strategico ha una nomina da proporre. Negli ultimi anni i Paesi Bassi sono stati all'origine di diverse coalizioni per difendere i loro interessi: dalla Lega Anseatica sul mercato interno e il Patto di stabilità e crescita ai quattro frugali sul bilancio comunitario e il Recovery fund. Sulla Brexit Rutte è stato consultato al pari di Emmanuel Macron, Angela Merkel e i premier che si sono succeduti in Irlanda. Ma, lungi dall'adottare un approccio puramente nazionalista, Rutte ha sempre contribuito al consenso e alle soluzioni europee. Il principale successo del primo ministro olandese è stato di bilanciare la tendenza “prima gli olandesi” particolarmente forte nella sua opinione pubblica con il compromesso europeo essenziale per far avanzare l'Ue. premier che si sono succeduti in Irlanda. Ma, lungi dall'adottare un approccio puramente nazionalista, Rutte ha sempre contribuito al consenso e alle soluzioni europee. Il principale successo del primo ministro olandese è stato di bilanciare la tendenza “prima gli olandesi” particolarmente forte nella sua opinione pubblica con il compromesso europeo essenziale per far avanzare l'Ue.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 16 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Vaccinazioni nel caos in Europa per AstraZeneca - Germania, Francia e Italia ieri hanno annunciato la sospensione della somministrazione del vaccino di AstraZeneca come misura precauzionale dopo che in alcuni paesi sono stati segnalati casi di eventi tromboembolici. La decisione mette a rischio l'obiettivo di vaccinare l'80 per cento delle persone sopra gli 80 anni e del personale sanitario entro la fine di marzo e solleva seri interrogativi sull'influenza politica sulle posizioni delle autorità scientifiche indipendenti come l'Agenzia europea per i medicinali (Ema). Nel momento in cui i governi di Berlino, Parigi e Roma annunciavano la sospensione di AstraZeneca - apparentemente con una mossa coordinata dopo una serie di consultazioni - un rappresentante dell'Ema ieri spiegava al Parlamento europeo che “il rapporto benefici e rischi è considerato positivo”. Sul Foglio Luciano Capone e Giovanni Rodriquez spiegano tutti i dettagli di come la politica riesce a compromettere una campagna vaccinale.

 

La posizione dell'Ema su AstraZeneca - “Non vediamo alcun problema nel proseguire le vaccinazioni utilizzando questo vaccino”, ha detto Marco Cavaleri, responsabile per la strategia vaccinale dell'Ema: “Stiamo esaminando i dati e gli eventi letali riportati per tentare di capire se ci sono cluster specifici di casi” legati “a certi tipi di patologie o allo status medico dei soggetti", ma finora non ci sono prove che "dimostrino un rischio emergente che influenzi il rapporto benefici/rischi”. Una nuova decisione da parte dell'Ema sulla sicurezza del vaccino di AstraZeneca potrebbe arrivare oggi o nel corso della settimana.

 

In Germania “Vorsorgeprinzip über alles” - La Germania è il paese che spinge di più per applicare il principio di precauzione sui vaccini, fin dall'inizio della strategia dell'Ue per gli acquisti dei vaccini. A giugno 2020 aveva imposto un approccio prudente sull'autorizzazione da parte dell'Ema per rispondere allo scetticismo sui vaccini della sua popolazione. Il "Vorsorgeprinzip" (principio di precauzione) è prevalso anche ieri. Anche se ha negato una decisione politica, il ministro della Sanità, Joseph SpaHn, ha spiegato che “per mantenere la fiducia nel vaccino, dobbiamo dare ai  nostri esperti in Germania e nell'Ue il tempo di esaminare gli ultimi incidenti”. Karl Lauterbach, epidemiologo e parlamentare della Spd, ha reagito duramente. “Sulla base dei dati disponibili, lO considero un errore. La verifica senza sospensione della vaccinazione sarebbe stata migliore visto i rari casi di complicazioni. Nella terza ondata, che ora sta prendendo velocità, le vaccinazioni AstraZeneca salverebbero vite”, ha detto Lauterbach.

 

Per l'Ema Pfizer, Moderna e J&J efficaci contro le varianti - Dai primi studi realizzati emerge che i vaccini mRNA (Moderna e Pfizer-Biontech) hanno “un'ottima efficacia contro le nuove varianti del Covid", così come il risultato è stato positivo per "il vaccino Johnson&Johnson di recente approvato dall'Ema”, ha detto ieri Marco Cavaleri. Per contro, "secondo un piccolo studio su duemila casi, il vaccino AstraZeneca è risultato non efficace" contro la variante sudafricana, ha spiegato Cavaleri. L'Ema sta aggiornando le sue linee guida per dare più rapidamente il via libera alle versioni modificate per le varianti dei vaccini già approvati. Cavaleri ha indicato che sarà necessario attendere “studi più ampi” per verificare l'efficacia reale di tutti i vaccini sulle mutazioni del coronavirus.

 

La cacofonia comunicativa della Commissione sui vaccini - La comunicazione della Commissione europea sui vaccini è sempre più confusa e non aiuta la comprensione di ciò che funziona e ciò che è andato storto. Il vicepresidente Frans Timmermans nel fine settimana aveva ammesso “errori negli acquisti dei vaccini” da parte dell'Ue. Ma il portavoce della Commissione, Eric Mamer, ieri ha negato che ci siano stati errori nella fase dei negoziati sugli acquisti anticipatI."Se ci sono cose che potevano essere migliorate, non è al momento dell'acquisto dei vaccini, ma al momento della messa in opera dei contratti e dell'aumento della capacità produttiva", ha detto Mamer sottolineando che “questa è la posizione della Commissione”.

 

Zacharopoulou candidata per Covax - L'eurodeputata di Renew Europe, Chrysoula Zacharopoulou, è la candidata ufficiale dell'Unione europea per la co-presidenza del consiglio degli azionisti di Covax. L'elezione si terrà il 18 marzo. I paesi membri di Covax e alcune istituzioni internazionali hanno diritto di voto. Zacharopoulou se la deve vedere con altri due candidati, proposti da Regno Unito e Norvegia. L'altra co-presidenza del consiglio di Covax è riservata all'emisfero sud.

 

Più deficit all'Eurogruppo per la sostenibilità del debito - "Finché la crisi sanitaria non sarà finita e la ripresa non sarà salda, continueremo a proteggere le nostre economie attraverso un livello necessario di sostegno fiscale”, hanno detto ieri i ministri delle Finanze della zona euro nella dichiarazione finale dell'Eurogruppo: "il ritiro prematuro del sostegno deve essere evitato". Secondo il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, “questo è il miglior contributo che possiamo dare alla sostenibilità di bilancio”. Il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che c'è consenso tra i ministri delle Finanze sul fatto che la politica fiscale “deve rimanere agire e adeguarsi” alla pandemia. “Il modo migliore per garantire la sostenibilità del debito è sostenere la ripresa economica”, ha concordato Gentiloni.

 

Procedura di infrazione contro BoJo per violazione dell'accordo Brexit - La Commissione ieri ha inviato una lettera di messa in mora al Regno Unito, primo passo di una procedura di infrazione, contestando al governo di Boris Johnson di aver violato per la seconda volta l'accordo Brexit dopo la decisione unilaterale di estendere il periodo di grazia sui controlli sulle merci dirette in Irlanda del nord. La procedura potrebbe concludersi davanti alla Corte di giustizia dell'Ue, che potrebbe imporre una multa al Regno Unito. Inoltre, una volta ratificato l'accordo sulle relazioni future, l'Ue potrebbe adottare misure di rappresaglia come l'imposizione di dazi sui prodotti britannici. Il prolungamento del periodo di grazia sulle merci dal Regno Unito all'Irlanda del Nord è "una violazione del diritto internazionale" e "un enorme problema", ha detto un funzionario della Commissione: "Quello che abbiamo visto la scorsa settimana è decisamente grave perché il governo britannico dice agli attori economici di non rispettare un accordo internazionale". La Commissione, che ha dato un mese di tempo per rispondere, accusa il Regno Unito di violare il Protocollo irlandese e l'obbligo di buona fede dell'accordo Brexit. Il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, ha inviato una lettera politica a David Frost per chiedere di astenersi dal mettere in pratica la decisione sul periodo di grazia e avviare discussioni per trovare una soluzione concordata entro la fine del mese. In un editoriale il Foglio spiega perché la decisione della Commissione è quella giusta.

 

Con la Brexit sempre più britannici vogliono il passaporto Ue - Il numero di cittadini britannici che hanno ottenuto la nazionalità di uno stato membro dell'Ue è in costante aumento dal referendum sulla Brexit del 2016. Ieri Eurostat ha pubblicato i dati sul numero di persone che hanno ottenuto una nuova nazionalità in uno stato membro dell'Ue nel 2019. I cittadini di origine marocchina sono in cima alla classifica con 66.800 persone che hanno ricevuto la cittadinanza in uno stato membro dell'Ue, seguiti dall'Albania con 41.700. Al terzo posto c'è il Regno Unito con 29.842 persone, cifra record mai registrata negli annali di Eurostat. L'impatto della Brexit è evidente. Prima del referendum del 2016, il numero di britannici che avevano ottenuto la nazionalità di un altro paese dell'Ue era rimasto sotto i tremila. Nel 2016 è balzato a 6.689 per passare a 15.054 nel 2017 e a 16.193 nel 2018. Complessivamente, secondo i dati di Eurostat, 706.400 persone hanno ottenuto la cittadinanza di un paese dell'Ue nel 2019: per l'87 per cento si tratta di cittadini di un paese extra-Ue, mentre il 23 per cento sono cittadini di un altro stato membro.

 

Il Covid-19 dimezza il turismo nell'Ue - Nel 2020 il numero di pernottamenti in alloggi turistici nell'Unione europea è crollato del 52 per cento rispetto al 2019 fermandosi a 1,4 miliardi, secondo le stime preliminari pubblicate ieri da Eurostat. Il calo maggiore è stato registrato a Cipro, in Grecia e a Malta con una diminuzione del numero di pernottamenti di oltre il 70 per cento. Paesi Bassi e Danimarca sono gli stati membri che hanno sofferto di meno con un calo di meno del 35 per cento. Per l'Italia il calo è stato del 53,3 per cento. Secondo Eurostat, l'impatto maggiore è dovuto agli ospiti stranieri il cui numero di notti è sceso del 68 per ceNto contro il 38 per cento dei turisti nazionali. Quanto alle diverse tipologie di alloggi, Eurostat ha spiegato che i più colpiti sono stati gli hotel e strutture simili, seguiti dagli affitti di breve durata. I meno colpiti sono stati i campeggi.

 


Accade oggi in Europa

Ecofin

Consiglio: videoconferenza dei ministri della Sanità

Consiglio: summit sociale tripartito

Parlamento europeo: audizione nella sottocommissione Sicurezza e Difesa del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi

Parlamento europeo: dibattito alla commissione Ambiente e sanità pubblica con il direttore del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Andrea Ammon

Parlamento europeo: dibattito alla commissione Libertà civili con il commissario Reynders sullo stato di diritto in Polonia

Commissione: la presidente von der Leyen riceve il re di Giordania Abdullah II

Commissione: discorso della presidente von der Leyen al Berlin Energy Transition Dialogue 2021

Consiglio di associazione Ue-Georgia

 

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