Europa Ore 7
Il debito da 800 miliardi per immunizzare l'Ue
La Commissione europea intende raccogliere sui mercati 800 miliardi di debito da luglio e fino al 2026 per finanziare il Recovery fund, in un'operazione di indebitamento che non ha precedenti nella storia dell'Ue e della zona euro
“La macchina sarà pronta a giugno per andare sui mercati entro luglio”, ha detto il commissario Hahn. Ma a una condizione: tutti gli stati membri devono aver ratificato la “decisione sulle risorse proprie”, lo strumento legale che consente alla Commissione di indebitarsi. Finora la “decisione sulle risorse proprie” è stata ratificata da 17 stati membri
La Commissione europea intende raccogliere sui mercati 800 miliardi di debito da luglio e fino al 2026 per finanziare il Recovery fund, in un'operazione di indebitamento che non ha precedenti nella storia dell'Ue e della zona euro. Il commissario al bilancio, Johannes Hahn, ieri ha presentato la strategia di finanziamento di Next Generation Eu (il nome ufficiale del Recovery fund). La cifra di 800 miliardi è a prezzi correnti, mentre a prezzi costanti del 2018 rimangono 750 miliardi di euro. “Si tratta di immunizzare l'economia e la società europea”, ha detto Hahn. La Commissione intende raccogliere sui mercati circa 150 miliardi di euro l'anno, un volume che farà dell'Ue uno dei maggiori emittenti in euro. Il ritmo mensile - ha spiegato Hahn - dovrebbe essere di 15-20 miliardi. Il commissario ha lasciato intendere che si aspetta un rendimento negativo o vicino allo zero dalle emissioni. La Commissione utilizzerà un'ampia gamma di scadenza e strumenti. “La macchina sarà pronta a giugno per andare sui mercati entro luglio”, ha detto Hahn. Ma a una condizione: tutti gli stati membri devono aver ratificato la “decisione sulle risorse proprie”, lo strumento legale che consente alla Commissione di indebitarsi.
Finora la “decisione sulle risorse proprie” è stata ratificata da 17 stati membri. Quelli che non hanno ancora completato la procedura sono Germania, Estonia, Polonia, Ungheria, Austria, Finlandia, Romania, Olanda, Irlanda e Lituania. Le tensioni maggiori riguardano la Germania, dove la Corte costituzionale ha ordinato al presidente della Repubblica di non firmare la ratifica approvata dal Bundestag in attesa che i giudici di Karlsruhe si esprimano su un ricorso, e la Polonia, dove un piccolo partito nazionalista della coalizione al governo si oppone a finanziare il debito di altri paesi e l'opposizione non vuole soccorrere il PiS. “Non c'è un piano B”, ha detto Hahn: in Germania “quello che dobbiamo fare è assicurarci che la Corte costituzionale tedesca possa superare le sue riserve e il presidente tedesco possa firmare la ratifica”. Sulla Polonia, Hahn non si è voluto esprimere: “Non interferisco nella politica nazionale”, ma “da quello che capisco dal dibattito interno politico i principali partiti al governo e all'opposizione sostengono Next Generation Eu”.
Se gli ostacoli tedesco e polacco saranno rimossi (e se non ne comparirà uno nuovo in Ungheria) entro la fine di giugno, la Commissione potrà emettere titoli sui mercati dall'1 di luglio. Le prime risorse andranno a quei paesi che avranno presentato per primi il loro piano nazionale di ripresa e resilienza, sempre che sia approvato dalla Commissione e dal Consiglio. L'Austria si è messa in pole position: Hahn ha annunciato che il suo paese ha presentato un piano nazionale da 600 pagine che è stato ben accolto dalla Commissione. Gli stati membri hanno diritto al 13 per cento di prefinanziamento, mentre il resto verrà erogato sulla base della realizzazione di obiettivi e risultati. Ma non ci saranno subito tutti i 100 miliardi di prefinanziamento. Con una capacità di assorbimento dei mercati valutata tra i 15 e i 20 miliardi al mese per le emissioni del Recovery fund, il completamento delle prime erogazioni potrebbe avvenire solo a fine anno. Poi gli esborsi delle varie rate proseguiranno fino alla fine del 2028.
Come verrà ripagato poi il debito del Recovery fund, destinato a restare a bilancio dell'Ue fino al 2058? La parte dei prestiti sarà restituita dagli stati membri. Il resto dovrebbe essere finanziato da nuove risorse proprie (cioè tasse o prelievi europei, generalmente settoriali). Hahn ha annunciato che “entro la fine di giugno” sarà presentata una prima proposta per introdurre almeno tre risorse proprie: tassa digitale, meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (carbon tax anche se non si può chiamare così per le regole della Wto) e il sistema degli scambi di emissioni. L'obiettivo della Commissione sarà di raccogliere 15 miliardi l'anno per garantire il pagamento di interessi e capitale a partire dal 2026 e 2027. Ma “questo pacchetto deve essere adottato da tutti gli stati membri (cioè all'unanimità, ndr) e dal Parlamento europeo”, ha ricordato Hahn: “Tutti gli stati membri significa che ci sono diversi visioni e approcci”. Tradotto: gli stati membri sono divisi. Hahn ha anche annunciato che nel 2024 la Commissione farà una proposta per introdurre come risorsa propria una tassa sulle transazioni finanziarie. Ma la stima delle entrate di 50 miliardi - che era stata fatta dalla Commissione nel 2011 - “non è più valida”, ha detto Hahn: “All'epoca includeva anche il Regno Unito e i mercato finanziario di Londra che è un attore chiave. Dimenticatevi questa cifra”.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 15 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Altre 50 milioni di dosi di Pfizer-BioNTech anticipate - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha annunciato un accordo con Pfizer-BioNTech per anticipare la consegna di 50 milioni di dosi dal quarto al secondo trimestre di 50 milioni di dosi. Tra aprile e giugno il totale di BioNTech-Pfizer sarà di 250 milioni. Di fronte ai problemi di AstraZeneca e Johnson&Johnson, l'anticipo di 50 milioni di dosi "contribuirà a consolidare sostanzialmente le nostre campagne di vaccinazione", ha spiegato ieri von der Leyen. L'annuncio martedì di Johnson&Johnson di sospendere l'utilizzo del vaccino dimostra che "ci sono ancora molti fattori che possono perturbare il calendario di consegne previsto di vaccini. E' importante agire rapidamente, anticipare e aggiustare quando è possibile", ha ricordato von der Leyen. La presidente della Commissione ha ringraziato BioNTech-Pfizer che si è "dimostrata un partner affidabile. Ha rispettato i suoi impegni ed è stata in grado di rispondere alle nostre necessità. Questo è di beneficio immediato per i cittadini dell'Ue", ha detto von der Leyen.
La scommessa mRNA e Pfizer-BioNTech dell'Ue - L'annuncio più importante di von der Leyen però è un altro. Come avevamo anticipato su Europa Ore 7, la presidente della Commissione ha detto di aver avviato negoziati con Pfizer-BioNTech per un contratto da 1,8 miliardi di dosi nel 2022 e 2023 (sufficienti a vaccinare due volte tutta la popolazione dell'Ue) per le varianti, i bambini e gli adolescenti, ed eventuali richiami. Le implicazioni sono molte. Non ultimo il fatto che i 1,8 miliardi di vaccini e gli ingredienti per fabbricarli saranno tutti “basati nell'Ue”, ha detto von der Leyen. Sul Foglio spieghiamo che è una scommessa sul futuro: una biotech europea e una tecnologia (i vaccini mRNA) rivoluzionaria per mettere l'Ue all'avanguardia sulla sanità umana.
La pietra miliare dei 100 milioni di vaccini somministrati - "La vaccinazione sta accelerando in tutta Europa!", ha detto ieri Ursula von der Leyen, annunciando che fino a martedì erano state distribuite 126 milioni di dosi. L'Ue ha anche superato la "pietra miliare" dei 100 milioni di vaccinazioni, ha spiegato von der Leyen: "Possiamo esserne fieri. Di questi 100 milioni di vaccinazioni, più di un quarto sono seconde dosi - il che significa che ora abbiamo più di 27 milioni di persone completamente vaccinate".
Oltre 100 milioni di vaccini esportati dall'Ue - Dall'Ue sono state esportati “più di 100 milioni di vaccini”, ha detto ieri il vicepresidente responsabile del Commercio, Valdis Dombrovskis, intervenendo a un webinar della Wto. Ci siamo procurati tutti i dati. Dal 31 gennaio al 13 aprile l'Ue ha esportato 113,5 milioni di vaccini verso 43 paesi (a cui vanno aggiunte 34 milioni di dosi circa dall'1 dicembre al 30 gennaio). Gli stati membri hanno approvato 613 richieste di autorizzazione. L'unico rigetto riguarda le 250 mila dosi di AstraZeneca a destinazione dell'Australia bloccate dall'Italia. Sul tema di brevetti e licenze obbligatorie non c'è alcuna apertura dalla Commissione. “A livello globale dobbiamo spingere gli attori privati nello sforzo di cooperare”, ha detto Dombrovskis: “data la complessità tecnica di produrre vaccini Covid-19, i governi dovrebbero facilitare un'ampia cooperazione industriale, basata sul trasferimento di tecnologia e know how”. Se falliscono “soluzioni volontarie” è possibile condividere tecnologia concedendo licenze obbligatorie. “Ma in questa fase ci sono già molti esempi di cooperazione e licenze volontarie a livello globale, che dovremmo incoraggiare ulteriormente”, ha detto Dombrovskis.
La Danimarca abbandona AstraZeneca, J&J chiede di aspettare Ema - La Danimarca ieri ha annunciato l'abbandono di AstraZeneca nella sua campagna di vaccinazione, dopo i rari casi di eventi tromboembolici legati al vaccino. La decisione provocherà un ritardo nell'obiettivo di vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta, che originariamente era stato fissato da Copenaghen prima dell'estate. Nel frattempo, Johnson&Johnson ha chiesto agli stati membri di attendere la valutazione dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) prima di utilizzare il suo vaccino. L'Ema dovrebbe esprimersi la prossima settimana. Ieri la Francia ha annunciato che somministrerà il vaccino di Johnson&Johnson alle persone con più di 55 anni, come già avviene con AstraZeneca.
Accordo tra governi sul certificato vaccinale dell'Ue - Gli ambasciatori dei 27 stati membri ieri hanno raggiunto un accordo consensuale sul certificato verde digitale che dovrebbe facilitare la libera circolazione delle persone grazie ai dati su vaccinazione, test negativi o guarigione dal Covid-19. Il compromesso presentato dalla presidenza portoghese, per evitare discriminazioni per i non vaccinati, precisa che il certificato non è una precondizione per esercitare i diritti alla libera circolazione e non è un documento di viaggio (cioè un passaporto). Tra le altre modifiche alla proposta originaria, c'è la possibilità per gli stati membri di usare il certificato verde digitale anche per altri scopi a livello nazionale, come l'accesso a eventi culturali. Il certificato "è della massima importanza per i nostri cittadini, le nostre società e la ripresa delle nostre economie", ha detto il premier portoghese, Antonio Costa, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. Il Portogallo, come altri paesi del Mediterraneo, vuole salvare la stagione turistica. L'intesa di ieri è un "primo passo", ha ricordato Costa: il testo ora dovrà essere negoziato con il Parlamento europeo "per avere il certificato e il sistema pienamente operativi questa estate".
Lo sprint della presidenza portoghese sul certificato verde digitale - La presidenza portoghese del Consiglio dell'Ue ha compiuto la maratona negoziale con i 27 governi a tempo di record. La Commissione aveva presentato le proposte sui due regolamenti per introdurre il certificato verde digitale il 17 marzo. Lo stesso giorno c'è stata la prima presentazione agli ambasciatori del Coreper. Il 19 marzo lo stesso Coreper ha creato un gruppo di lavoro ad hoc per negoziare, che si è riunito per la prima volta tre giorni dopo. Il 24 marzo la presidenza portoghese ha inviato una proposta di regolamento sul primo regolamento. Il 25 e 26 nel gruppo di lavoro si è dibattuto di competenze nazionali, distinzione dei vaccini, interoperabilità internazionale, l'ipotesi del documento di viaggio, il periodo transitorio, la durata del regolamento e i paesi terzi. Il 29 marzo c'è stata la quarta riunione del gruppo di lavoro, che ha portato il giorno dopo a una nuova proposta di compromesso della presidenza sottoposta al Coreper. Il 6 aprile, due giorni dopo Pasqua, un quarto compromesso è stato presentato agli Stati membri. Il gruppo di lavoro si è nuovamente riunito l'8 e il 12 aprile. Quella di ieri, approvata dagli ambasciatori dei 27, era la quinta proposta di compromesso presentata dalla presidenza portoghese.
La seconda ondata, più mortale della prima, perde forza - Tra marzo 2020 e febbraio 2021 i paesi dell'Ue e dell'Efta hanno registrato 685 mila decessi in più rispetto alla media degli anni 2016 e 2019, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat sull'eccesso di mortalità dovuto al Covid-19. Ma i numeri di gennaio e febbraio indicano anche che la seconda ondata della pandemia sta gradualmente perdendo la sua forza. I tassi di mortalità stanno tornando ai livelli abituali in molti stati membri, con l'eccezione di Repubblica ceca, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Estonia e Malta. La seconda ondata è stata più mortale della prima. Tra metà marzo e metà maggio del 2020 il numero di morti addizionali rispetto alla media 1016-2019 è stato di più di 175 mila, mentre tra ottobre e dicembre è stato di più di 340 mila. Per l'Italia mancano i dati di febbraio.
Belgio e Ungheria avviano la riapertura - Malgrado una situazione sanitaria ancora incerta o grave, i governi di Belgio e Ungheria ieri hanno annunciato la graduale riapertura di alcune attività. In Belgio, dove il numero di casi è in calo ma i ricoveri continuano ad aumentare, il governo ha deciso il ritorno regolare a scuola dopo le vacanze pasquali lunedì prossimo e la fine del coprifuoco e la riapertura di bar e ristoranti l'8 di maggio. Da lunedì il Belgio riaprirà anche le sue frontiere, con la fine del divieto dei viaggi non essenziali, anche se saranno mantenuti test e quarantena obbligatori. A Budapest, il premier Viktor Orbán ha annunciato la riapertura degli asili e delle scuole primarie dal 19 aprile. Per ristoranti e bar (all'aperto) si dovrà raggiungere l'obiettivo di 3,5 milioni di ungheresi vaccinati (attualmente sono circa 3 milioni).
Cade il terzo ministro della Sanità dell'Ue in una settimana - Il ministro della Sanità della Romania, Vlad Voiculescu, è stato licenziato dal primo ministro, Florin Cîțu, per non aver saputo preparare il paese alla terza ondata della pandemia di Covid-19. Voiculescu è il terzo ministro della Sanità dell'Ue a cadere in pochi giorni, dopo quello ceco Jan Blatný (licenziato per la sua opposizione al vaccino Sputnik V) e quello austriaco Wolfgang Mückstein (ufficialmente per stanchezza fisica dopo i mesi trascorsi a gestire la pandemia).
Il problema del controllo dei media nell'Ue - Oggi è giovedì e sul Foglio c'è la rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini si sono messe a guardare la tv dell'Europa: nell'est i governi trovano ogni modo per prendere il controllo dei media, mentre nell'ovest ci sono accuse di fake news e progetti alternativi. C'è anche un'intervista a Andras Arato, fondatore dell'ungherese Klubradio.
Borissov lascia il posto in Bulgaria - Boyko Borissov, che ha guidato tre governi in Bulgaria dal 2009, ha annunciato che si farà da parte e proporrà un altro candidato come primo ministro nel tentativo di formare l'esecutivo dopo i deludenti risultati del suo partito alle elezioni del 4 aprile. "Proporrò un altro primo ministro con un orientamento europeo e Nato molto chiaro", ha detto Borissov, spiegando di non voler "dividere" il paese. Oggi il parlamento di Sofia si riunirà per la prima volta dopo il voto, dando avvia al processo di formazione del nuovo governo. Il presidente Rume Radev dovrebbe affidare al Gerb, il partito di Borissov, la responsabilità di formare il governo, ma non è detto che il tentativo abbia successo. In caso di fallimento toccherà al nuovo partito populista dello showman Stanislav Trifonov, arrivato in seconda posizione nelle elezioni del 4 aprile.
Tasso di occupazione in ripresa a fine 2020 - Il mercato del lavoro nell'Ue si è leggermente ripreso nel quarto trimestre del 2020, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Il tasso di occupazione nell'Ue per le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni è salito al 72,6 per cento con un aumento dello 0,3 per cento rispetto al terzo trimestre. Il dato è tuttavia inferiore al 73,2 per cento del quarto trimestre del 2019, prima dell'inizio della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19.
La Corte Ue boccia due ricorsi di Ryanair contro gli aiuti Covid - La Corte di giustizia dell'Unione europea ha bocciato due ricorsi presentati da Ryanair contro gli aiuti forniti da Svezia, Danimarca e Finlandia alle loro compagnie aree nell'ambito della crisi del Covid-19. Secondo i giudici di Lussemburgo, sono conformi al diritto dell'Ue le misure adottate da Svezia e Danimarca a favore di SAS per i danni derivanti dalla cancellazione o dalla riprogrammazione dei voli. Dato che SAS detiene una quota di mercato significativamente più elevata di quelle del suo concorrente più prossimo in questi due stati membri, gli aiuti non costituiscono una discriminazione illegittima. Inoltre la Corte ha stabilito che la garanzia della Finlandia a favore di Finnair per ottenere un prestito di 600 milioni da un fondo pensionistico è conforme al diritto dell'Ue perché necessaria per porre rimedio al grave turbamento dell'economia finlandese tenuto conto dell'importanza della compagnia per tale economia. In un comunicato Ryanair ha annunciato che farà appello contro le due sentenze.
Il Tribunale dell'Ue difende il gallo del Chianti - Il Tribunale dell'Ue ha respinto un ricorso della società Berebene Srl a cui l'Ufficio europeo per la proprietà intellettuale aveva negato la possibilità di registrare un marchio per i vini con un gallo, che era stato contestato dal Consorzio vino Chianti Classico. Secondo i giudici di Lussemburgo, vista l’elevata notorietà e il carattere distintivo intrinseco del marchio Chianti, il fatto di utilizzare un segno avente una certa somiglianza con esso proprio per dei vini presenta un rischio concreto che il pubblico associ l'immagine del gallo del marchio della Berebene ai vini Chianti. L’uso del marchio richiesto dalla Berebene potrebbe così trarre un vantaggio indebito dalla notorietà, dal prestigio e dall’eccellenza proiettata dal marchio anteriore Chianti.
EuroNomine - Il collegio dei commissari ieri ha nominato la tedesca Mechthild Wörsdörfer vicedirettore generale della Direzione generale per l'Energia e la spagnola Maria Martin-Prat de Abreu vicedirettore generale della Direzione generale Commercio. La Commissione ha anche nominato la francese Doriane Givord-Strassel direttore nel Servizio di audit interno e l'italiano Alberto Bacchiega direttore alla Dg Concorrenza. Infine, lo spagnolo Manuel Szapiro è stato nominato nuovo capo dell'ufficio regionale di rappresentanza della Commissione a Barcellona.
Accade oggi in Europa
- Commissione: i commissari Gentiloni, Vestager, Timmermans, Simson e Sinkevicius incontrano il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani
- Commissione: conferenza stampa della commissaria Urpilainen e del ministro degli Esteri del Togo, Robert Dussey, sulla conclusione dell'accordo post-Cotonou
- Parlamento europeo: audizione pubblica sull'Intelligenza artificiale e il futuro della democrazia
- Parlamento europeo: audizione del commissario Breton alla commissione Mercato interno
- Corte di giustizia: sentenza nella causa Eutelsat; sentenza sul divieto della pesca con reti a strascico che utilizzano corrente elettrica pulsata; conclusioni dell'Avvocato generale sull'Indipendenza dei giudici in Polonia; conclusioni dell'Avvocato generale sulla registrazione di due madri come genitori
- Eurostat: dati sui flussi nel mercato del lavoro nel quarto trimestre 2020; dati sulla vendita di alloggi nel quarto trimestre 2020