Europa Ore 7

La battaglia sul clima al Vertice

I capi di stato e di governo si scontrano su pochi paragrafi decisivi per definire i prossimi passi dell'Ue nella lotta al cambiamento climatico

David Carretta

Poco spazio al tema migratorio. Le priorità del Consiglio sono le sanzioni alla Bielorussia per l'aereo dirottato domenica e le misure contro il cambiamento climatico. Sull'ambiente la discussione è ancora aperta, e non sarà facile mettere tutti d'accordo: il rischio è che non si trovi il consenso, facendo saltare il capitolo sul clima

La battaglia sul clima sembrava chiusa a dicembre, quando tutti i leader dell'Unione europea avevano accettato il principio della neutralità climatica nel 2050 e dell'obiettivo intermedio di un taglio delle emissioni del 55 per cento nel 2030. E invece la parte più difficile della battaglia sul clima inizia solo ora. Lo dimostra lo scontro che ci si attende oggi tra i capi di stato e di governo su quattro paragrafi di poche righe dedicati al clima nelle conclusioni del Consiglio europeo. Il fatto è che i leader sono chiamati a dare indicazioni alla Commissione su come verrà ripartito lo sforzo della riduzione delle emissioni tra i 27 stati membri per il prossimo decennio. Un punto percentuale in più o meno può significare la perdita di posti di lavoro e miliardi in più da mettere nella lotta al cambiamento climatico. Perfino l'Italia ha messo una riserva sulla bozza di conclusioni, perché vuole evitare di essere costretta a fare uno sforzo sproporzionato rispetto alla sua economia. Il rischio è che il capitolo sul clima delle conclusioni salti del tutto.



La riserva dell'Italia è sul settimo paragrafo delle conclusioni del Consiglio europeo. I leader dovrebbero "confermare che la distribuzione degli sforzi tra stati membri dovrebbe essere basata sui criteri del regolamento esistenti sugli sforzi di condivisione". Tradotto: si utilizzerebbero i parametri del passato, quelli previsti dall'attuale metodologia. Il che significa che la Commissione dovrebbe fare i calcoli sulle riduzioni delle emissioni a livello nazionale sulla base del Pil del 2013. Per l'Italia, che ha vissuto una lunga stagnazione prima della recessione dovuta al Covid-19, sarebbe penalizzante, dato che gli altri paesi sono cresciuti molto di più. La richiesta che farà Mario Draghi è di aggiungere l'aggettivo "aggiornati" ai criteri attualmente in vigore.



Polonia, Romania, Bulgaria e altri paesi dell'est che dipendono dal carbone e dal fossile vogliono mantenere la metodologia attuale. All'altro estremo ci sono Danimarca, Svezia e Lussemburgo, che chiedono una nuova metodologia che tenga conto dei costi-benefici. In ballo ci sono anche la revisione del sistema ETS dello scambio di emissioni e l'introduzione del meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (la carbon tax). La Commissione sta pensando di lanciare un programma parallelo di scambio di emissioni ETS per il riscaldamento e i trasporti su strada. Ma alcuni stati membri temono possa portare a un'impennata dei costi per i consumatori.

Come se ne esce? Diverse fonti europee si aspettano un lungo dibattito, con i capi di stato e di governo costretti a riscrivere una parte delle conclusioni del Consiglio europeo. Ma il rischio è che non si trovi il consenso, facendo saltare il capitolo sul clima. "Quello che conta è la discussione", ci ha detto un funzionario dell'Ue. E' sulla base di ciò che diranno i capi di stato e di governo che la Commissione presenterà le sue proposte legislative tra sei settimane. A quel punto si aprirà una nuova battaglia, lunga e tortuosa, su regolamenti e direttive. Un esempio delle difficoltà che attendono l'Ue viene dalla Polonia. La scorsa settimana la Corte di giustizia dell'Ue ha ordinato al governo di Varsavia di chiudere la miniera a cielo aperto di lignite di Turow. Ieri il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha annunciato che non si adeguerà alla sentenza dei giudici di Lussemburgo. “La decisione della Corte di giustizia è molto pericolosa perché potrebbe provocare una catastrofe ecologica, mette a rischio la sicurezza energetica della Polonia e provocherebbe il licenziamento di 5 mila lavoratori", ha detto Morawiecki: la Polonia "non può permettersi questi rischi".

 

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 25 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

 

Nuove sanzioni contro la Bielorussia - I capi di stato e di governo dell'Ue ieri hanno annunciato nuove sanzioni contro la Bielorussia, dopo che domenica il regime di Alexander Lukashenka ha dirottato con un falso allarme bomba e un Mig-29 un aereo della Ryanair in volo da Atene a Vilnius per arrestare uno dei passeggeri a bordo, il giornalista e oppositore Roman Protasevich. “E' uno scandalo internazionale”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: "Le vite di civili europei sono state messe in pericolo. E' una minaccia per la sicurezza internazionale e l'aviazione civile". I leader dell'Ue hanno chiesto "la liberazione immediata di Protasevich e della fidanzata Sofia Sapega. Oltre a un'inchiesta dell'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile, il Consiglio europeo ha deciso di aggiungere altri funzionari e entità alla lista nera delle sanzioni dell'Ue, di introdurre sanzioni economiche mirate contro Minsk, di chiedere alle compagnie aeree europee di evitare il sorvolo della Bielorussia e di vietare l'accesso allo spazio aereo dell'Ue alle compagnie bielorusse. "Non tollereremo che si giochi alla roulette russa con la vita di cittadini innocenti", ha detto Michel.

Con le sanzioni economiche l'Ue fa sul serio - Molto più che la sospensione del sorvolo della Bielorussia o la decisione di vietare l'accesso allo spazio aereo dell'Ue per le compagnie bielorusse, quel che contano sono le sanzioni economiche mirate annunciate ieri dal Consiglio europeo. E' la dimostrazione che l'Ue vuole fare sul serio. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha spiegato che l'obiettivo è colpire "imprese ed entità economiche che finanziano il regime". Finora le sanzioni dell'Ue erano state difensive: meno di 50 persone sulla sua lista nera e il divieto di export di materiale per la repressione. Ora si tratta di far “cambiare comportamento di questo regime pericoloso”, come ha spiegato il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, che ha accusato Lukashenka di “un atto di terrorismo di stato contro la comunità europea”. Resta da vedere quanto tempo ci vorrà e quali saranno effettivamente le “sanzioni economiche mirate”.

Le aggressioni low cost - Micol Flammini sul Foglio spiega perché Alexander Lukashenka ha così paura della guerra tech contro il regime, di cui Protasevich era un araldo. Eppure in Europa c'è chi ha lanciato una campagna contro Ryanair, accusando la compagnia irlandese di aver collaborato con Lukashenka & Co. Sempre sul Foglio, Andrea Giuricin spiega perché Ryanair non ha colpe: il problema rimane che dirottare un volo di linea è grave. Un atto di "pirateria sponsorizzata da uno stato", ha spiegato il boss di Ryanair, Michael O'Leary. Nel frattempo il presidente della commissione Esteri dell'Assemblea nazionale in Francia, Jean-Luis Bourlanges, ha chiesto le dimissioni della commissaria europea ai Trasporti, Adina Valena, per un tweet domenica con il quale aveva salutato come “grande notizia” la ripartenza del volo Ryanair da Minsk anche senza Protasevich a bordo. “Non ho l'abitudine di chiedere che cadano teste”, ma “questa commissaria deve dimettersi o essere dimessa dalle sue funzioni senza ritardi per evitare che questa vergogna sia imputata alle istituzioni dell'Unione”, ha spiegato Bourlanges.

Niente sanzioni contro la Russia - Dopo le sanzioni contro il pirata Lukashenka, i capi di stato e di governo si sono messi a discutere per oltre due ore e mezza di Russia. Nessuna novità sostanziale. Nonostante il caso Navalny, l'umiliazione di Josep Borrell a Mosca in febbraio, le minacce militari all'Ucraina, gli attacchi sul territorio europeo degli agenti del Kgb, il conflitto a colpi di espulsioni di diplomatici con la Repubblica ceca, i leader dell'Ue non hanno adottato alcuna sanzione contro Mosca. La bozza di conclusioni è stata leggermente modificata. Il rapporto che dovranno presentare a giugno Commissione e Alto rappresentante dovrà contenere delle “opzioni politiche”. Sulla base del rapporto "lavoreremo più sui dettagli per avere una visione strategica e spero un'azione strategica sulla Russia", ha detto il presidente del Consiglio europeo. L'Ue promette anche di collaborare “con i partner che la pensano allo stesso modo” sulla Russia. Eppure Vladimir Putin è la chiave anche per Alexander Lukashenka. Come spieghiamo sul Foglio, l'errore dell'Ue è ritenere che Russia e Bielorussia siano due questioni separate dal punto di vista strategico. Almeno Ursula von der Leyen sembra pronta a rimettere in discussione Nord Stream 2. Quello di Putin "è un regime che non è disponibile a interagire in modo costruttivo con noi" e "cooperare a livello di energia non porterà a nessun cambiamento", ci ha detto la presidente della Commissione in conferenza stampa.
 

La migrazione rinviata a uno dei prossimi Vertici - Il dibattito tra i capi di stato e di governo sul tema delle migrazioni, in particolare gli sbarchi a Lampedusa e la situazione a Ceuta, è durato meno di venti minuti. La questione della migrazione "non è stata affrontata nella sostanza", ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Ma diversi capi di stato e di governo hanno suggerito di ritornare alla questione della migrazione in uno dei prossimi Consigli europei per quanto attiene alla responsabilità europea". Tuttavia Michel non sembra entusiasta di affrontare il tema, come vorrebbe l'Italia. "Voglio essere chiaro: non abbiamo aperto un dibattito sulla questione della migrazione", ha spiegato Michel, ricordando che attualmente il Patto su migrazione e asilo è negoziato a livello di ministri dell'Interno al Consiglio. "Valuteremo quando riportare questo dibattito migratorio a livello di Consiglio europeo", ha concluso Michel. In un editoriale Il Foglio spiega che Mario Draghi vuole fare passi avanti sui migranti, ma per superare lo stallo nell'Ue tra Ovest e Est servono soluzioni creative.


Malta raggiunge l'obiettivo per l'immunità di gregge - Malta è il primo paese dell'Ue ad aver vaccinato il 70 per cento della popolazione adulta con almeno una dose, ha annunciato ieri il vicepremier e ministro della Sanità, Chris Fearne. Finora sono state somministrate 474.475 dosi sull'isola. “I vaccini vengono somministrati a un ritmo di uno ogni cinque secondi”, ha detto Farne: “Il 42 per cento della popolazione adulta ha ricevuto due dosi”. Parlando con i giornalisti, Faerne ha comunque chiesto ai cittadini di restare cauti e continuare a seguire le linee guida delle autorità sulle precauzioni contro il Covid-19, ma che l'obbligo di mascherina all'esterno sarà abolito il primo di luglio.

Il 40 per cento degli adulti nell'Ue hanno ricevuto almeno una dose - A che punto è la campagna di vaccinazione dell'Ue? Gli ultimi dati pubblicati dalla Commissione risalgono al 21 di maggio e non sono stati aggiornati ieri per il lungo fine settimana della Pentecoste. Ma è stata superata una soglia importante: grazie a 241,3 milioni di vaccini consegnate agli stati membri e 211,4 milioni somministrate, il 40,7 per cento della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose. Appuntamento a domani per i dati più aggiornati.

Aumenta il commercio di auto elettriche - Nel 2020 l'Ue ha esportato 5,2 milioni di auto, mentre circa 3 milioni di veicoli sono stati importanti, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Le auto a benzina sono quelle più esportate (il 65 per cento del totale), seguite da diesel (22 per cento) e elettriche e ibride (14 per cento. In termini di importazione, le automobili a benzina contano per più di metà delle importazioni (53 per cento), seguite da elettriche e ibride (30 per cento) e diesel (18 per cento). Secondo Eurostat, nonostante il rallentamento del commercio globale causato dalla pandemia di Covid-19, le esportazioni e importazioni di auto elettriche e ibride continua a aumentare gradualmente. Rispetto al 2017 le esportazioni sono aumentate di cinque volte (da 150 mila circa a 725 mila nel 2020), mentre le importazioni sono triplicate (da 301 mila circa a 892 mila nel 2020). La principale destinazione delle auto elettriche e ibride prodotte nell'Ue è il Regno Unito (39 per cento), seguito da Stati Uniti (16 per cento), Norvegia (10 per cento) e Cina (9 per cento). Metà di queste auto vengono invece importante da Giappone e Stati Uniti (23 per cento ciascuno), seguiti dalla Corea del Sud (15 per cento).

 

Accade oggi in Europa

  • Consiglio europeo
  • Parlamento europeo: conferenza stampa del presidente Sassoli dopo il suo discorso al Consiglio europeo
  • Parlamento europeo: webinar sull'accesso equo ai medicinali e alle terapie
  • Commissione: conferenza stampa del commissario Hahn con il presidente della regione di Bruxelles sul piano immobiliare della Commissione
  • Commissione: il vicepresidente Timmermans partecipa al Power Summit - Electric Decade
  • Commissione: discorso del commissario Gentiloni al Danske Bank Nordic Summit
  • Commissione: audizione della commissaria Johansson davanti alle commissioni parlamentari in Italia
  • Eurostat: dati sulle nuove imprese e i fallimenti nel primo trimestre 2021