Europa Ore 7

Al Vertice le eredità controverse di Merkel

Navalny riceve il premio Sakharov e il Parlamento porta von der Leyen in Corte sullo stato di diritto. Sull'energia si segue la linea tedesca mentre Rutte arriva agguerrito sui movimenti secondari di migranti: l'Italia è pronta a rispondere

David Carretta

La cancelliera lascia all'Ue anche grandi e piccoli problemi, alcuni dei quali sono nell'ordine giorno del suo ultimo Consiglio europeo: in questi anni ha tollerato la deriva antidemocratica del PiS al governo in Polonia e quella illiberale di Viktor Orban in Ungheria. Poi i temi dell'energia e del commercio 

Angela Merkel oggi parteciperà al suo centosettesimo e ultimo Consiglio europeo, lasciando dietro di sé un'eredità unica e straordinaria. “Ancora di stabilità”, “regina d’Europa”, “Mutti”: gli appellativi si sprecano anche a Bruxelles, dove la cancelliera ha lavorato incessantemente per ricucire fratture tra i 27, ma ha anche compiuto gesti coraggiosi, violando alcuni tabù della sua Germania. Il triplo salvataggio della Grecia e il sostegno alla Banca centrale europea di Mario Draghi per salvare la zona euro; la decisione di aprire le porte ai rifugiati siriani nel 2015; il via libera al Recovery fund per finanziare la ripresa post-Covid 19: Merkel è stata decisiva nelle crisi esistenziali che avrebbero potuto portare a un tracollo della costruzione europea. La sua autorità politica e morale mancherà al Consiglio europeo.

 

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha deciso di organizzare un evento apposito durante la riunione dei capi di stato e di governo di oggi: una foto di gruppo speciale, oltre a regali, fiori e qualche bicchiere di vino. E’ un onore riservato soltanto ai leader che hanno lasciato una traccia profonda nella costruzione comunitaria. Ma l'eredità non è soltanto positiva: Merkel lascia all'Ue grandi e piccoli problemi, alcuni dei quali sono nell'ordine giorno del suo ultimo vertice.

 

La Polonia e lo scontro sullo stato di diritto che coinvolge anche l'Ungheria (e in parte la Slovenia) sono anche il risultato dell'attitudine compiacente della cancelliera tedesca. In questi anni Merkel ha tollerato la deriva antidemocratica del PiS al governo in Polonia e quella illiberale di Viktor Orban in Ungheria. La linea dura è solo a parole. Quando si è trattato di passare alla fase delle sanzioni, si è sempre tirata indietro. Ha spinto la precedente Commissione di Jean-Claude Juncker a ritardare l'avvio della procedura dell'articolo 7 del trattato per i paesi che violano i principi fondamentali. Ha convinto l'attuale presidente Ursula von der Leyen a utilizzare i guanti di velluto sullo stato di diritto.

 

Una maggioranza di paesi ritiene che la Polonia (con la sentenza del Tribunale costituzionale sulla primazia del diritto nazionale) e l'Ungheria (con la legge anti-Lgbt della scorsa primavera) abbiano superato tutte le linee rosse. Ma venerdì scorso, in visita a Bruxelles, la cancelliera ha espresso nuovamente tutta la sua prudenza. I conflitti sullo stato di diritto vanno risolti con “discussioni” e “compromessi”: meglio evitare di finire davanti a un tribunale, ha spiegato Merkel. Che sia per ragioni storiche (il nazionalismo anticomunista di alcuni paesi dell’est) o economiche (gli interessi delle imprese tedesche in Polonia e Ungheria), il calcolo prudente di Merkel si è rivelato sbagliato.

 

Anche l'energia e il commercio – altri due temi del Consiglio europeo – offuscano l'eredità che Merkel lascia all'Ue. Il Green deal di von der Leyen – e ancor più il pacchetto “Fit for 55” per realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030 – è stato disegnato sul modello della politica climatica tedesca. L'Ue punta tutto sulle rinnovabili e sul gas, tralasciando il nucleare da cui Merkel ha deciso di uscire dopo l'incidente di Fukushima. Il sistema dello scambio di emissioni Ets sarà applicato anche alle famiglie, con un tassa climatica su carburanti e riscaldamento. Il principio “chi inquina paga” è giusto. Guarda caso è quello che sta facendo la Germania. Ma la proposta della Commissione sugli Ets per le famiglie, ispirata da Merkel, rischia di diventare un boomerang quando consumatori e imprese inizieranno a pagare prezzi molto più alti di quelli attuali.

 

Dietro al dibattito strategico di oggi sul commercio si nasconde il tema Cina. Che fare con l’accordo sugli investimenti che Merkel ha spinto von der Leyen a concludere nel dicembre del 2020? Come posizionarsi dal punto di vista economico e tecnologico nella nuova guerra fredda tra Washington e Pechino? La linea Merkel è sempre stata di beneficiare dello scudo di sicurezza degli Stati Uniti e al contempo delle esportazioni tedesche in Cina. Al momento di scegliere da che parte stare, l'Ue non sa che fare.

 

Oggi è giovedì ed esce il nuovo numero della rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano un'altra eredità controversa di Merkel: la cancelliera è stata la leader incontrastata del Partito popolare europeo, ma nel momento in cui lei se ne va il Ppe è più debole, senza guida e senza direzione chiara. Sicuramente la storia riconoscerà lo straordinario ruolo di Merkel per l'Ue. Questa newsletter lo ha fatto in altre occasioni e lo farà ancora. Ma se la cancelliera è stata così forte e influente sulla Commissione e l'Ue, in gran parte è dovuto alle debolezze altrui.

 

Merkel era arrivata al potere nel novembre del 2005, pochi mesi dopo il “no” dei francesi al trattato costituzionale europea che ha ridotto la Francia al rango di gregario. Le crisi finanziaria e del debito sovrano hanno fatto il resto, perché la Germania era l'unico paese con le casse piene. L'arrivo del nuovo governo a Berlino con le idee fresche di verdi e liberali, le elezioni presidenziali in Francia con la probabile riconferma di Emmanuel Macron e la presidenza del Consiglio di Mario Draghi in Italia potrebbero riequilibrare i rapporti di forza.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 21 ottobre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Il premio Sakharov ad Alexei Navalny - Il Parlamento europeo ieri ha attribuito il premio Sakharov per la libertà di pensiero ad Alexei Navalny, il principale oppositore di Vladimir Putin in Russia. “Navalny ha dimostrato grande coraggio nei suoi tentativi di restituire la libertà di scelta al popolo russo”, ha detto la vicepresidente del Parlamento europeo, la vicepresidente Heidi Hautala: “Per molti anni si è battuto per i diritti umani e le libertà fondamentali nel suo paese. Questo gli è costato la libertà e quasi la vita. A nome del Parlamento europeo, chiedo il suo rilascio immediato e incondizionato", ha detto Hautala. In un editoriale il Foglio spiega che il Parlamento europeo è stato più coraggioso del comitato del Nobel, infliggendo a Putin lo schiaffo evitato a Oslo.

 

Il Parlamento porta von der Leyen in Corte sullo Stato di diritto - Il Parlamento europeo ha deciso di intentare una causa contro la Commissione  per la mancata applicazione del regolamento sulla condizionalità sullo Stato di diritto, che era stato adottato lo scorso dicembre e che permette all'Ue di sospendere i pagamenti provenienti dal bilancio comunitario agli stati membri in cui lo stato di diritto è minacciato. Nella Conferenza dei Presidenti di ieri, la maggioranza dei capigruppo politici ha sostenuto la proposta. Il Parlamento contesta alla Commissione di non aver attivato il meccanismo contro Polonia e Ungheria. "Gli stati dell'Ue che violano lo stato di diritto non dovrebbero ricevere i fondi comunitari", ha detto il suo presidente David Sassoli: "L'anno scorso il Parlamento ha lottato duramente per la creazione di un meccanismo che garantisca questo principio. Tuttavia, finora la Commissione europea è stata riluttante a metterlo in pratica". Tecnicamente si chiama "ricorso in carenza" e può essere presentato da uno stato membro o da un'istituzione, quando un'altra istituzione non fa ciò che è previsto dalle regole. Il Parlamento ha comunque chiarito che se la Commissione adotterà le misure necessarie, ritirerà il ricorso davanti alla Corte.

 

Michel spera di sfangarla sulla Polonia - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla fine è stato costretto a mettere all'ordine del giorno del Vertice di oggi il tema della Polonia e dello stato di diritto. Dalla lettera di invito ai leader si capisce che Michel non ha voglia di un nuovo scontro come quello che c'era stato in giugno sull'Ungheria e la legge anti-Lgbt. “Accenneremo anche a recenti sviluppi legati allo Stato di diritto durante la nostra sessione di lavoro”, ha scritto Michel. La coreografia prevede un'introduzione del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki (è lui che ha chiesto un dibattito), la risposta della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e pochi interventi da parte di altri leader. A parte i Paesi Bassi e il Belgio, gli altri stati membri sembrano intenzionati a nascondersi dietro alla Commissione. Al Vertice “Il tema (Polonia) sarà trattato, ma non ci saranno conclusioni”, ci ha detto una fonte europea: “Non tocca al Consiglio europeo fare proposte, secondo i trattati. Le proposte devono venire dalla Commissione”.

 

Sull'energia von der Leyen segue la linea Merkel - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha adottato la linea tedesca per illustrare al Parlamento europeo la sua linea sulla crisi provocata dall'aumento dei prezzi dell'energia in vista della discussione al Vertice oggi. “I prezzi del gas sono sempre stati ciclici e fissati dai mercati globali”, ha detto von der Leyen: quello attuale “non è un fenomeno regionale ma globale”. Per la presidente della Commissione “le rinnovabili sono una strada vincente”. Sulle richieste di Spagna e Francia ci sono solo vaghi impegni, così come sulla proposta sostenuta dall'Italia di acquisti comuni (e volontari) europei per riserve strategiche di gas. La frase chiave del suo discorso al Parlamento europeo? La risposta all'aumento del prezzo del gas “ha a che fare con la diversificazione delle nostre forniture, ma anche mantenere il ruolo del gas naturale come combustibile di transizione” da affiancare alle rinnovabili nel Green deal. Von der Leyen non ha detto una parola sul nucleare, malgrado una lettera di dieci paesi guidati dalla Francia per chiedere di riconoscerlo come energia a bassa emissione. La commissaria Mairead McGuinness ha detto al Financial Times che la decisione se inserire il nucleare nella tassonomia sarà nuovamente rinviata. Emmanuel Macron è intenzionato a dare battaglia oggi al Vertice.

 

Rutte arriva al Vertice agguerrito sui movimenti secondari - Al Vertice di oggi il primo ministro olandese, Mark Rutte, dovrebbe sollevare il tema dei movimenti secondari di migranti che dai paesi di primo ingresso come l'Italia si trasferiscono in altri stati membri. “I numeri (dei migranti che arrivano nei Paesi Bassi) sono simili al 2015 e 2016”, ci ha spiegato una fonte europea. Le nazionalista “sono dai soliti paesi di origine: Turchia, Siria, Iraq, Afghanistan e paesi in Africa”. Secondo il governo olandese, “ci sono problemi seri nei Paesi Bassi perché non c'è più capacità di accoglienza” anche a causa della penuria di case. La minaccia implicita che Rutte potrebbe mettere sul tavolo è il ritorno di controlli alle frontiere, se si arriva a “una situazione che non possiamo gestire, se porta a un problema di ordini pubblico”. Schengen di nuovo in pericolo?

 

L'Italia pronta a rispondere a Rutte sull'immigrazione - Se i Paesi Bassi o altri paesi solleveranno il tema dei movimenti secondari durante il Vertice, l'Italia chiederà di discutere anche di solidarietà sui migranti. Durante la riunione di martedì del Consiglio Affari generali, il sottosegretario Vincenzo Amendola ha detto con “grande perentorietà” che gli altri paesi sono “liberi di evocare i movimenti secondari, ma a quel punto scatta la discussione sui movimenti primari e l'equilibrio tra responsabilità e solidarietà”, ci ha detto una fonte diplomatica: l'Italia non vuole “biciclette con una sola ruota”. Dall'arrivo di Mario Draghi, l'Italia ha smesso di insistere sulla questione della solidarietà e della ridistribuzione dei migranti, perché c'è uno stallo insormontabile sulla proposta della Commissione di un nuovo Patto su migrazione e asilo. Draghi, per contro, ha insistito sulla dimensione esterna con l'obiettivo di “far muovere l'Ue su argomenti che non sono divisivi,  in attesa di sbloccare i nodi sul Patto su migrazione e asilo”. La bozza di conclusioni del Vertice in sostanza chiede alla Commissione di fare un “salto di qualità” sul finanziamento dei piani di azione per i paese di origine e transito, in particolare in termini di erogazioni finanziarie, ci ha detto la fonte diplomatica. Oltre al 10 per cento dei fondi per la politica di sviluppo, l'Italia insiste per “ulteriori erogazioni finanziarie da altre linee di bilancio dell'Ue”.

 

La Polonia respinge 17 afghani in Bielorussia - Amnesty International ha espresso "profonda preoccupazione" dopo le notizie che 17 migranti afghani bloccati alla frontiera polacco-bielorussa dallo scorso agosto sono stati respinti dalla Polonia in Bielorussia. I 17 afghani sono parte di un gruppo composto da 32 migranti e ieri hanno cercato di superare il filo spinato installato dalle autorità di Varsavia nella zona di confine. Il governo ha ammesso che sono state usate "misure di coercizione diretta". Amnesty ha denunciato una violazione "flagrante" di una decisione della Corte europea dei diritti umani che aveva ordinato alla Polonia di assistere il gruppo di migranti e vietato il respingimento in Bielorussia. "Il governo polacco ha dimostrato immensa crudeltà nel cercare di legittimare respingimenti illegali di persone che chiedono asilo alla loro frontiera", ha detto Nils Muižnieks, direttore dell'ufficio regionale in Europa di Amnesty. La direttrice generale della direzione generale Affari interni della Commissione, Monique Pariat, oggi sarà a Varsavia per discutere con il governo polacco la situazione.

 

Il falco Weidmann si dimette - Non è solo Angela Merkel ad andarsene in Germania. Jens Weidmann, il governatore della Bundesbank, ha deciso di dimettersi dopo un decennio trascorso a criticare le politiche monetarie della Banca centrale europea. "Ragioni personali", ha detto Weidmann in una dichiarazione. Ma, secondo alcune fonti, il presidente della Buba era sempre più frustrato per le politiche ultra accomodanti della Bce malgrado la ripresa economica e la crescita dell'inflazione. Le dimissioni prenderanno effetto alla fine dell'anno. Sul Foglio Stefano Cingolani spiega gli scontri con Draghi, l'opposizione alla droga monetaria e l'ossessione per i conti in ordine: l'uscita di Weidmann insieme a Merkel (e Schaeuble) segna la fine di un'era.

 

L'Ue verso una nuova mappa basata sui tassi di vaccinazione - La Commissione potrebbe proporre agli stati membri di modificare i criteri per la mappa delle zone a rischio Covid-19, da cui dipendono anche alcune restrizioni su viaggi e libera circolazione. Una delle ipotesi è di passare dalla mappa a semaforo basata sul criterio dell'incidenza dei contagi a una nuova mappa basata sul tasso di vaccinazione. Un'altra è di prendere in considerazione il livello di ricoveri ospedalieri invece del numero di infezioni. Tra le proposte che la Commissione potrebbe mettere sul tavolo è di riservare le esenzioni del Certificato Covid-19 solo alle persone completamente vaccinate. Le persone che hanno il Green pass per tampone negativo dovrebbero sottoporsi a test quando arrivano da un paese in zona rossa o grigia. L'obiettivo sarebbe di incentivare la vaccinazione.

 


Accade oggi in Europa

– Consiglio europeo

– Parlamento europeo: sessione plenaria (dibattiti su i risultati del Summit con i Balcani occidentali; il discarico di bilancio di Frontex; l'assicurazione dei veicoli a motore; la proposta di costruire un mercato unico per la filantropia)

– Commissione: il commissario Gentiloni partecipa all'European Forum for New Ideas 2021

– Corte dei conti dell'Ue: rapporto speciale sul finanziamento basato sui risultati nella politica di coesione dell'Ue

– Comitato economico e sociale: sessione plenaria (dibattito con il commissario Janusz Wojciechowski sulla strategia di lungo periodo per le aree rurali)

– Agenzia europea dei medicinali: conferenza stampa sul Covid-19

– Eurostat: statistiche sulle finanze pubbliche nel 2020; seconda notifica su debito e deficit nel 2020; dati sul valore aggiunto per attività economica nel 2020;

– Nato: riunione dei ministri della Difesa