Europa Ore 7
L'Europa alla prova del taglio del gas russo
Il Parlamento europeo va in Ucraina e Orbán in Russia; la Commissione rinvia lo scontro sullo stato di diritto e porta la Cina al Wto per difendere la Lituania. Niente panico sulla revisione dei sussidi del Recovery fund. La Bei non userà la tassonomia della Commissione
Il think tank Bruegel è giunto alla conclusione che le misure per sostituire il metano non saranno sufficienti e che l'Ue dovrà tagliare la domanda, con decisioni difficili e costose
L'Unione europea è in grado di superare l'inverno se il presidente russo, Vladimir Putin, decidesse di tagliare le forniture di gas ai suoi stati membri? Nel contesto delle tensioni sull'architettura di sicurezza in Europa, con la Russia che minaccia di invadere l'Ucraina e l'occidente che dice di essere pronto a “sanzioni massicce”, lo scenario di una rappresaglia da parte di Putin con la chiusura del rubinetto del gas non è escluso. Anzi. Viene seriamente preso in considerazione dagli Stati Uniti, dai governi, dalle istituzioni dell'Ue e dagli esperti. L'amministrazione Biden ha avviato contatti diplomatici con produttori di GNL (gas naturale liquefatto) per verificare se possono rifornire l'Ue. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha avuto una conversazione telefonica con l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani. L'obiettivo è di “accelerare la partnership Ue-Qatar, incluso sull'energia”, ha detto von der Leyen: è “importante rafforzare la sicurezza energetica dell'Europa con tutti i partner affidabili”. Oggi sarà il presidente del Consiglio europeo, Charles MIchel, a parlare con l'emiro del Qatar.
Il think tank Bruegel ha provato a rispondere alla domanda iniziale ed è giunto alla conclusione che le misure per sostituire il gas russo non saranno sufficienti e che l'Ue dovrà tagliare la domanda, con decisioni difficili e costose. In un articolo uscito ieri, Ben McWilliams, Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Georg Zachmann evocano la possibilità di una riduzione delle forniture russe o nello scenario peggiore un completo arresto. "L'Europa può sostituire le importazioni di gas russo questo inverno e nei prossimi due inverni? A prescindere da cosa accade, la soluzione più efficiente richiede aggiustamenti sul lato della domanda per ridurre la dipendenza dal gas, invece che limitarsi a sostituire il gas russo con importazioni da altri paesi". Vediamo i diversi scenari.
Il primo riguarda il 2022. Le riserve di gas sono ai minimi storici, la domanda globale è ai massimi, e i prezzi sono più che triplicati nell'ultimo anno. Un inverno finora relativamente mite non ha provocato scenari peggiori. Ma la Russia ha già iniziato a usare l'arma del gas, destabilizzando il mercato europeo con la decisione di Gazprom di non accettare forniture aggiuntive oltre a quelle dei contratti di lungo periodo. Secondo il Bruegel, "fino all'estate, l'Ue sarebbe probabilmente in grado di sopravvivere a interruzioni su larga scala delle forniture di gas russe, sulla base di una combinazione di maggiori importazioni di GNL (nella misura limitata ciò è tecnicamente possibile) e misure dal lato della domanda come la riduzione del gas industriale". Al di là del GNL, la prima scelta difficile e costosa da fare nel 2021 sarebbe di interrompere la produzione industriale in alcuni settori. Questo "avrebbe un costo per l'economia dell'Ue e potrebbe persino portare alcuni paesi (quelli più esposti al gas russo e meno interconnessi con altri paesi dell'Ue) a dover adottare misure di emergenza", spiega Bruegel.
L'altra domanda che si è fatto il Bruegel è cosa potrebbe accadere se la Russia tagliasse il gas anche nei prossimi anni. "Se una sospensione del gas russo dovesse essere prolungata nei prossimi inverni, sarebbe più difficile per l'Ue farvi fronte", risponde il think tank. "Dal lato dell'offerta è disponibile una certa capacità di importazione inutilizzata, ma raggiungere la scala richiesta per sostituire interamente i volumi russi sarebbe nel migliore dei casi molto costoso e nel peggiore fisicamente impossibile", spiegano i ricercatori: "I fattori limitanti includono i vincoli sulla capacità di liquefazione globale, gli obblighi esistenti nell'attuale mercato del GNL e le considerazioni sulle opportunità commerciali nei paesi produttori in relazione al dirottamento delle spedizioni dall'Asia". Il risultato "sarebbero anche implicazioni sui prezzi ed effetti di secondo impatto sui paesi più poveri". Secondo il Bruegel, "l'Ue dovrebbe quindi ricorrere a misure dal lato della domanda, che si rivelerebbero dolorose per diversi paesi". L'impatto politico per l'Ue sarebbe significativo con "interrogativi su come condividere equamente l'onere". Per "gestire la situazione in modo ordinato - conclude il Bruegel - dovrebbero essere prese decisioni difficili e costose".
Ovviamente l'Ue non vorrebbe arrivare a uno scenario così catastrofico. Oggi il presidente francese, Emmanuel Macron, parlerà con Putin per cercare di convincerlo alla de-escalation. Un segnale incoraggiante è arrivato ieri da Mosca, dove il Cremlino ha criticato la risposta degli Stati Uniti e della Nato alle richieste russe. Si è detto pessimista, ma non ha chiuso la porta a proseguire le discussioni. E in Ucraina che succede? Sul Foglio Micol Flammini spiega che a Mariupol, città del Donbass con i russi alla porta, si dice che l'invasione russa non arriverà. Sempre sul Foglio, Daniele Raineri è andato a Kiev per capire se lo spirito ucraino esiste o la gente è pronta ad adattarsi all'occupazione.
Intanto, l'Ue fa un passo verso l'unità occidentale sulle sanzioni. Anche la Germania sembra uscire dalle sue ambiguità. “Una rinnovata azione militare contro l'Ucraina avrebbe conseguenze massicce per la Russia. Su questa base stiamo lavorando a un forte pacchetto di sanzioni. Abbiamo una serie di risposte a nostra disposizione, incluso Nord Stream 2”, ha detto ieri il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, davanti al Bundestag: “Sì, vogliamo sempre il dialogo, ma alla luce della situazione attuale dobbiamo anche essere duri (…). Siamo uniti su questa posizione, sia a livello transatlantico sia europeo".
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 28 gennaio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo va in Ucraina, Orbán va in Russia - Il Parlamento europeo invierà una delegazione di nove deputati in Ucraina per mostrare solidarietà al paese nel momento in cui la Russia minaccia un intervento militare. “L'Ue è unita nel condannare l'intimidazione russa”, ha detto il presidente della commissione Esteri, David McAllister. L'Ue è così unita? Dopo i dubbi sulla Germania, stanno emergendo quelli sull'Ungheria La presidente della sottocommissione Difesa, Nathalie Loiseau, ha detto di sperare “sinceramente che Viktor Orbán comprenda pienamente ciò che è i gioco e si adegui al messaggio di unità dell'Ue”. Non è sicuro che il primo ministro ungherese ascolterà il messaggio. “L'Ungheria è un membro leale della Nato, ma gli interessi del nostro paese sono meglio serviti da un accordo pacifico negoziato del conflitto ucraino-russo”, ha detto il portavoce di Orbán, Zoltan Kovacs. Letta così, la frase lascia pensare che il premier ungherese preferisca l'appeasement alla posizione ferma della Nato. Il primo febbraio Orbán andrà in visita a Mosca per incontrare Vladimir Putin.
La Commissione rinvia lo scontro sullo stato di diritto a dopo le elezioni in Ungheria - In un'intervista a Politico.eu, il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, ha annunciato che la Commissione non intende muoversi contro l'Ungheria sullo stato di diritto prima delle elezioni legislative del 3 aprile. Il 16 febbraio la Corte di giustizia dell'Ue si esprimerà contro il ricorso di Ungheria e Polonia contro meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto che permette di tagliare i fondi dell'Ue ai paesi che violano i principi fondamentali. In caso di via libera, la Commissione potrebbe lanciare la procedura formale. Ma Ursula von der Leyen esita a intervenire nel periodo di campagna elettorale. Reynders ha spiegato che una decisione finale non sarà presa fino a "dopo le elezioni".
La Commissione porta la Cina al WTO per difendere la Lituania - La Commissione ieri ha avviato un procedimento presso l'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) contro la Repubblica popolare cinese per l'embargo di fatto su merci e servizi imposto la Lituania, dopo che il piccolo paese del baltico ha permesso l'apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. La rappresaglia economica di Pechino rappresenta una pratica “illegale ai sensi delle norme della WTO, ha detto la Commissione. Le restrizioni non stanno solo danneggiando gli esportatori in Lituania, ma anche in altri paesi. La Cina limita le importazioni di imprese che producono merci con componenti lituane. "L'avvio di un procedimento presso alla WTO non è una decisione che prendiamo alla leggera”, ha spiegato il vicepresidente, Valdis Dombrovskis: “Dopo il fallimento dei ripetuti tentativi di risolvere la questione a livello bilaterale, non vediamo altra soluzione”. In un editoriale Il Foglio spiega che portare la Cina alla WTO per difendere la Lituania è il minimo che l'Ue possa fare.
La Germania frena la Commissione sulla Cina, la Confindustria tedesca applaude - Secondo Politico.eu, la Germania ha fatto pressioni dentro la Commissione per evitare di portare la Cina davanti alla WTO, malgrado le pratiche coercitive contro la Lituania. La coalizione di Olaf Scholz sembra sempre più divisa sulla linea da tenere su Russia e Cina. "Berlino non vuole nemmeno più difendere il sacro graal dell'Ue, il mercato unico? Non può continuare", ha detto l'eurodeputato dei Verdi tedeschi Reinhard Bütikofer. Anche la Confindustria tedesca – la BDI – ha pubblicato un comunicato di sostegno alla Commissione. “Le misure arbitrariamente adottate dalle autorità doganali cinesi stanno causando una notevole incertezza tra le imprese tedesche”, ha detto la BDI: “Le esportazioni tedesche in Cina con prodotti forniti dalla Lituania rimangono bloccate al confine e non raggiungono nemmeno le società di joint venture tedesche in Cina. Questo significa che esiste un divieto di importazione de facto”. Secondo la BDI, “l'Ue deve reagire con decisione a questa chiara discriminazione commerciale al fine di proteggere l'integrità del mercato interno europeo”.
Niente panico sulla revisione dei sussidi del Recovery fund - A Roma si sta diffondendo un certo panico in vista della revisione degli stanziamenti del Recovery fund che la Commissione è chiamata a fare sulla base dei dati effettivi del Pil nel 2020 e 2021. La scadenza è fissata per la fine di giugno. La norma è prevista dal regolamento sulla Recovery and Resilience Facility. L'Italia perderà (pochi) soldi perché la recessione è stata inferiore a quella prevista nella primavera del 2020 e il rimbalzo del 2021 è stato molto più forte di quanto atteso. In un editoriale Il Foglio dice che le probabili polemiche in Italia sono ingiustificate. Meglio una crescita più forte, che dover elemosinare più risorse. “E' una buona notizia quando un paese cresce più di quanto previsto: non va dimenticato che l'obiettivo della nostra politica è che l'attività economica riprenda”, ha ricordato ieri il portavoce della Commissione.
Le Fiandre chiedono all'Italia di cambiare il Green pass per i minorenni - Il presidente delle Fiandre, Jan Jambon, ha chiesto all'Italia e all'Austria di modificare le regole su Green pass e ingressi per permettere ai giovani di meno di 18 anni di trascorrere le vacanze di carnevale e le settimane bianche nei due paesi. In Belgio i giovani sotto i 18 anni non possono ricevere la terza dose, perché le autorità stanno ancora aspettando il parere dell'Agenzia europea dei medicinali. Nel caso dell'Italia potrebbero entrare sul territorio, ma non soggiornare in albergo, andare in un ristorante o prendere gli impianti di risalita sulle piste da sci. Jambon ha confuso gli obblighi di test all'ingresso sul territorio e il Green pass rafforzato per accedere a gran parte dei servizi. Ma il messaggio è chiaro: "Bloccare dei giovani di meno di 18 anni alla frontiera perché non hanno ricevuto il loro booster, significa sparare su una mosca con un cannone". Secondo il presidente delle Fiandre, "se l'Italia e l'Austria giocano da sole e decidono per conto loro di rifiutare ai giovani l'accesso al loro territorio, questo porta a situazioni assurde". Il problema del Green pass tocca anche le famiglie di italiani all'estero di altri paesi con figli tra i 12 e i 18 anni.
L'illeggibile ordinanza sulla fine dell'obbligo del test per i viaggi dei vaccinati - Il nostro Giovanni Rodriquez ieri ha anticipato il testo dell'ordinanza con cui il ministro della Sanità, Roberto Speranza, ha esentato i viaggiatori vaccinati provenienti dai paesi dell'Ue dall'obbligo di tampone prima di partire per l'Italia. Dopo tre pagine di visti e considerando, abbiamo trovato finalmente la norma che era tanto attesa dalla comunità italiana nell'Ue e dai turisti stranieri, ma siamo rimasti senza parole. Questo il testo: “A decorrere dal primo febbraio 2022, le misure di cui all'articolo 2 dell'ordinanza del Ministro della salute 14 dicembre 2021 cessano di applicarsi. A decorrere dalla medesima data e fino al termine di cui al comma 2 (15 marzo, ndr) , si applica l'articolo 3 dell'ordinanza del Ministero della salute 22 ottobre 2021 nel testo pubblicato nella Gazzetta ufficiale – Serie Generale n-254 del 23 ottobre 2021”. Cosa vuol dire? Che non c'è più obbligo di test. Questa newsletter non ha simpatia per gli acronimi dell'Ue e il suo linguaggio burocratico. Ma l'Italia è campione d'Europa. Forse del mondo.
La Finlandia si avvia alla nuova normalità epidemica - La Finlandia ieri ha deciso di allentare alcune delle restrizioni contro il Covid-19, accelerando il ritorno alla normalità rispetto al calendario previsto. Come altri paesi la decisione è motivata da una situazione sotto controllo negli ospedali, malgrado il record di casi positivi dell'ondata Omicron. Il ministro per gli Affari sociali e la sanità, Hanna Sarkkinen, ha annunciato la riapertura di teatri, cinema, palestre e piscine. I ristoranti potranno restare aperti tre ore in più, fino alle 21.
La Svezia non autorizza il vaccino per i bambini - La Svezia ha deciso di non raccomandare i vaccini contro il Covid-19 per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Secondo l'Agenzia ufficiale della salute, i benefici non superano i rischi. "Con le conoscenze che abbiamo oggi, con un basso rischio di malattia grave per i bambini, non vedo alcun chiaro beneficio nel vaccinarli", ha detto il capo dell'Agenzia, Britta Bjorkholm, in una conferenza stampa. I bambini svedesi che fanno parte dei gruppi a rischio possono già farsi vaccinare.
L'Ema dà luce verde al medicinale di Pfizer contro il Covid-19 - L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ieri ha raccomandato l'immissione sul mercato del Paxlovid, il medicinale contro il Covid-19 sviluppato da Pfizer. Il Paxlovid "ha il potenziale per fare davvero la differenza per le persone ad alto rischio di progressione verso il Covid grave”, ha detto la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides: "E' il primo antivirale orale per uso domestico nel nostro portafoglio e abbiamo visto prove promettenti della sua efficacia contro Omicron e altre varianti”. Finora sono 6 i farmaci contro il Covid-19 autorizzati dall'Ue nell'ambito della sua strategia sulle terapie.
La Bei non userà la tassonomia della Commissione - La bozza della proposta della Commissione per inserire il gas e il nucleare nella tassonomia del Green ha subito un altro colpo ieri, dopo che il presidente della Banca europea per gli investimenti, Werner Hoyer, ha duramente criticato il documento. La ragione? In sostanza, Hoyer ha spiegato che la Commissione ha privilegiato le scelte politiche di breve periodo alle esigenze ambientali di lungo periodo. “La nostra missione è realizzare la sostenibilità (climatica) di lungo periodo e gli obiettivi di Parigi”, ha spiegato Hoyer. La Bei dice “no” al nucleare. Alla Banca “non è mai stato impedito di investire in progetti nucleari, ma non è mai accaduto, e non c'è alcuna intenzione di farlo”, ha detto Hoyer. Quanto al gas, il presidente della Bei ha accusato la commissione di aver introdotto “criteri che hanno raggiunto livelli tecnici talmente complessi in quella bozza da farti addormentare. Non vorrei che alla fine uno stato membro o un altro soggetto che vuole uscire dal gas sporto per progetti di gas pulito finiscano per scegliere come soluzione il nucleare”, ha detto Hoyer. Interrogato sullo della tassonomia, Hoyer ha risposto un po' seccato che la Bei ha già parametri che garantiscono che “ciò che è verde contiene verde”. Per Hoyer, la tassonomia ti può permettere di fare alcune cose, ma non significa che la devi fare”.
Accade oggi in Europa
– Commissione: la presidente von der Leyen presiede una tavola rotonda di alto livello sul Nuovo Bauhaus Europeo
– Consiglio europeo: il presidente Michel incontra la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola
– Commissione: la commissaria Gabriel partecipa a un incontro del Ppe sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione
– Consiglio: riunione del Coreper
– Commissione: pubblicazioni degli indicatori del sentimento economico e del clima delle imprese
– Eurostat: dati sul salario minimo al primo gennaio 2022; dati sul commercio internazionali di prodotti sportivi nel 2020