Europa Ore 7

L'Italia cede sul nuovo Patto su migrazione e asilo

La Russia attaccherà l'Ucraina? La Bce potrebbe rialzare i tassi, in Polonia Duda promette di cancellare la Camera disciplinare dei giudici e gli esperti della Commissione bocciano la tassonomia. Nuova crisi nell'Irlanda del nord post Brexit e la fuga dei consiglieri di Johnson

David Carretta

Rinuncia alla logica del “pacchetto” in cambio della riattivazione dell'accordo di Malta sui ricollocamenti

Molta responsabilità in cambio di un po' di solidarietà. E' questo il compromesso raggiunto ieri nella riunione informale dei ministri dell'Interno dell'Unione europea sul nuovo Patto su migrazione e asilo. L'Italia rinuncia alla logica del “pacchetto” in cambio della riattivazione dell'accordo di Malta sui ricollocamenti. L'intesa dovrebbe mettere fine allo stallo registrato nell'ultimo anno e mezzo tra i paesi del sud e quelli del nord. C'è “l'unanimità sull'adozione del Patto a tappe”, ha detto il ministro francese dell'Interno, Gérald Darmanin, dopo la riunione informale con i suoi omologhi di ieri a Lille. La richiesta di adottare il Patto su migrazione e asilo come un pacchetto unico era stata avanzata dall'Italia e dagli altri paesi del Mediterraneo di fronte all'opposizione degli stati membri dell'est sui ricollocamenti obbligatori di richiedenti asilo. Il timore dei paesi del sud è di essere costretti a creare dei centri di detenzione di migranti alle frontiere come nelle isole in Grecia, senza prospettive di redistribuzione dei rifugiati nel resto dell'Ue. “La strategia del tutto o niente non ha portato a nulla”, ha spiegato Darmanin, rivendicando una “vittoria” per la Francia.

 

L'approccio a tappe dovrebbe consentire l'adozione di due dei provvedimenti più controversi del Patto su migrazione e asilo e di rilanciare al contempo una forma di solidarietà sulla base dell'accordo della Valletta del settembre del 2019. Il primo provvedimento è il regolamento sullo “screening”, che impone ai paesi di primo ingresso di effettuare i controlli di sicurezza sui migranti alle frontiere esterne. Il secondo è il regolamento Eurodac, che impone agli stati membri la registrazione e di rendere inter-operative le banche dati che contengono i dati sui migranti.  L'obiettivo è “trattenere le persone alle frontiere dell'Europa”, ha spiegato Darmanin. Ma il ministro francese ha riconosciuto che i negoziati di febbraio e marzo saranno “difficili” sui dettagli dei provvedimenti. “Per quanto tempo e in che condizioni facciamo la ritenzione alle porte dell'Ue?”, si è chiesto il ministro.

 

Anche sulla prima tappa della solidarietà le trattative si annunciano complicate. La ridistribuzione delle persone salvate in mare dovrebbero avvenire con “un meccanismo volontario di ricollocamenti”, ha detto Darmanin. “Molti paesi hanno già detto negli scambi bilaterali o in Consiglio che erano favorevoli a riprendere i ricollocamenti, o con una forma di accordo della Valletta migliorato oppure per quelli che non vogliono fare ricollocamenti con un sostegno finanziario obbligatorio importante”, ha spiegato il ministro francese. Secondo Darmanin, una maggioranza di paesi sarebbe pronta ai ricollocamenti. Ma “se non c'è ricollocamento, c'è un sostegno finanziario molto forte”, ha spiegato il ministro. Il contributo finanziario da parte dei paesi che non accolgono rifugiati sarebbe obbligatorio. Darmarin si è detto sicuro che la richiesta di soldi potrebbe spingere altri paesi a scegliere i ricollocamenti invece che il contributo finanziario.

 

Il ministro italiano dell'Interno, Giuliana Lamorgese, non era a Lille, perché impegnata a Roma per il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L'Italia era rappresentata dall'ambasciatore in Francia, ma nelle riunioni preparatorie aveva segnalato la disponibilità di uscire dalla logica del pacchetto, a condizione di riattivare l'accordo della Valletta. Per dare il via libera alla prima tappa sulla responsabilità, l'Italia chiede che i numeri dei ricollocamenti siano più consistenti di quelli registrati dal settembre del 2019. Sulle cifre, però, non c'è consenso. Inoltre, Darmanin ha ricordato che i movimenti secondari sono già una forma solidarietà di fatto. “La solidarietà si esprime anche con il fatto che una parte di Dublino non funziona”, ha detto il ministro francese: “C'è una forma di solidarietà che si esprime con il fatto che non rinviamo le persone nel paese di primo ingresso”.

 

Darmanin ha rivendicato un'altra vittoria con il via libera alla creazione di un Consiglio politico Schengen. La proposta è stata lanciata dal presidente francese, Emmanuel Macron. In un discorso davanti ai ministri dell'Interno mercoledì a Tourcoing, Macron ha spiegato che questo Consiglio Schengen dovrebbe funzionare con l'Eurogruppo per la zona euro, avere un "coordinatore" ed essere un "braccio armato" per gestire le crisi alle frontiere esterne. Il Consiglio Schengen, oltre a proporre a uno stato membro sotto pressione di inviare aiuti, potrebbe decidere di chiudere le frontiere interne alla zona di libera circolazione quando un paese non controlla più i flussi. Sul Foglio Luca Gambardella spiega perché il Consiglio Schengen piace poco all'Italia: Macron in piena campagna elettorale prende di mira l'Europa del sud per i movimenti secondari.

 

"Abbiamo avuto una discussione interessante su Schengen e la sua governance. Sono molto felice di avere ascoltato questa proposta di avere un Consiglio Schengen. Ci permetterà di avere una governance di Schengen", ha detto la commissaria Johansson. La prima riunione si terrà a marzo a margine del Consiglio Giustizia e Affari interni. E' paradossale: la Commissione appare felice di cedere a un nuovo organismo intergovernativo le prerogative comunitarie che dovrebbero essere le sue. E' la Commissione che può stabilire se esiste una situazione di crisi alle frontiere esterne e permettere agli altri stati membri di reintrodurre i controlli alle frontiere interne. Ma così va l'Ue. Il tema migratorio è troppo complesso. Meglio lasciarlo agli stati nazionali.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 4 febbraio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

La Bce potrebbe rialzare i tassi per combattere l'inflazione - Christine Lagarde ha rinunciato alla pretesa di non alzare i tassi di interesse per frenare l'inflazione, dopo la riunione del Consiglio dei governatori della Banca centrale europea ieri. L'ipotesi di un rialzo nel 2022 è sul tavolo. “Non vogliamo agitare le acque, ci muoviamo con gradualità, ma la situazione effettivamente è cambiata”, ha detto Lagarde in conferenza stampa: nel Consiglio dei governatori c'è “preoccupazione unanime sull'impatto dell'inflazione”. La riunione di marzo della Bce si annuncia come decisiva nella battaglia tra colombe (sempre meno) e falchi (sempre più). Per la prima volta dal 2014 la Bce ha inserito nelle sue valutazioni “rischi al rialzo” per l'inflazione. Lagarde ha annunciato che i governatori decideranno cosa fare “sulla base dei dati”. Le parole della presidente della Bce hanno avuto un effetto immediato sui mercati. I rendimenti dei titoli pubblici dell'area euro hanno iniziato a salire, mentre lo spread tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi ha raggiunto quota 150. In un editoriale Il Foglio spiega che Lagarde scommette sulla ripresa per abbassare i prezzi.

 

La Russia attaccherà l'Ucraina? - Gli americani sono convinti che un attacco della Russia contro l'Ucraina sia imminenti. Gli europei non vogliono crederci. E anche gli ucraini hanno iniziato a mostrarsi scettici. Sul Foglio Micol Flammini ha intervistato il giornalista Illia Ponomarenko che spiega i problemi di comunicazione, le opinioni dei militari e la figura del presidente Zelensky. A proposito, sullo stesso tema, va letto Ivan Krastev che sul New York Times spiega perché per l'Europa è più pericolosa la guerra ibrida permanente di Putin di quanto lo sia una vera guerra della Russia contro l'Ucraina.

 

Von der Leyen invoca la difesa collettiva dell'Ue per la Finlandia - Di fronte alla minaccia della Russia, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha invocato l'articolo del trattato dell'Ue che equivale all'articolo 5 sulla difesa collettiva previsto dal trattato della Nato. Von der Leyen è volata in Finlandia, dopo che il governo di Helsinki (come altri governi europei) ha ricevuto da Mosca una lettera con la richiesta di garanzie di sicurezza. Nella conferenza stampa con il premier, Sanna Marin, interrogata su che tipo di solidarietà l'Ue possa garantire, la presidente della Commissione ha menzionato l'articolo 42 comma 7 del trattato. Cosa dice? “Qualora uno stato membro subisca un'aggressione armata sul suo territorio, gli altri stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso”.

 

Von der Leyen prova a imporre BioNTech all'Africa - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si prepara a lanciare una serie di iniziative sui vaccini e la vaccinazione in Africa, prima del summit Ue-Unione Africana del 17 e 18 febbraio. La prossima settimana von der Leyen sarà in Senegal, uno dei tre paesi partner per lo sviluppo di capacità produttive di vaccini in Africa, insieme al Sud Africa e il Ruanda. La Commissione sta preparando un “pacchetto” di misure, anche per aiutare l'Africa ad aumentare i tassi di vaccinazione e rafforzare i sistemi sanitari di fronte al Covid-19. Ma l'iniziativa più controversa rischia di essere un'iniziativa sulla produzione dei vaccini mRNA. Il 16 febbraio, appena prima del summit, von der leyen parteciperà a un evento organizzato da BioNTech a Marburg, a cui sono stati invitati anche i leader di Senegal, Sud Africa e Ruanda. L'intenzione sarebbe di firmare un memorandum di intesa per la produzione dei vaccini mRNA. I malumori che abbiamo raccolto sono diversi. La presidente della Commissione ha tenuto l'evento di BioNTech segreto (le rappresentanze degli stati membri e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel non sarebbero stati informati). Inoltre, alcuni accusano von der Leyen di fare promozione di una casa farmaceutica tedesca, malgrado il fatto che siano disponibili altri vaccini.

 

In Polonia Duda promette di cancellare la Camera disciplinare dei giudici - Il presidente polacco, Andrzej Duda, ieri ha annunciato che presenterà un progetto di legge per cancellare la Camera disciplinare dei giudici, una delle principale richieste dell'Unione europea per garantire l'indipendenza della giustizia. La Corte di giustizia dell'Ue ha già imposto una multa a Varsavia per il regime disciplinare dei giudici. La Commissione ha posto tre condizioni sul regime disciplinare per dare il via libera al piano di Recovery della Polonia. "Voglio dare al governo uno strumento per porre fine alla disputa con la Commissione europea", ha detto Duda. Prima di festeggiare la capitolazione del governo nazionalista di Varsavia, Bruxelles vuole vedere i dettagli della nuova legislazione. “Non reagiamo ad annunci. Reagiamo sulla base dell'analisi di testi concreti”, ha detto il portavoce della Commissione: “E' troppo presto per noi per fare annunci o reagire a questo annuncio. Dobbiamo aspettare e vedere cosa è proposto esattamente”.

 

Polonia e Repubblica ceca si accordano sulla miniera di Turow - La Polonia e la Repubblica ceca ieri hanno annunciato un accordo per porre fine alla disputa, finita davanti alla Corte di giustizia dell'Ue, sulla miniera di Turow, la più grande di lignite in Europa. Poco prima dell'annuncio, l'Avvocato generale della Corte dell'Ue aveva proposto di condannare la Polonia sulla miniera di Turow per non aver rispettato la legislazione europea. La stessa Corte ha inflitto una multa da 500 mila euro al giorno a Varsavia per non aver ottemperato a un'ordinanza provvisoria che imponeva la chiusura. La Commissione ha ricordato ieri che la Polonia dovrà pagare la multa. Il totale supera i 60 milioni di euro. Ma, una volta che la Repubblica ceca avrà ritirato il suo discorso davanti alla Corte di giustizia dell'Ue, il caso Turow dovrebbe essere definitivamente chiuso.

 

Certificato Covid dell'Ue fino al 2023 - La Commissione ieri ha proposto di prorogare di un anno, fino al 30 giugno 2023, il certificato Covid digitale dell'Ue, destinato a facilitare la libera circolazione delle persone vaccinate e guarite. Secondo la Commissione, nonostante le riaperture decise da diversi stati membri, al momento non è possibile stabilire l'impatto di un possibile aumento delle infezioni nel secondo semestre del 2022 o dell'emergere di nuove varianti. La proposta contiene alcune modifiche al regolamento sul certificato Covid. Le principali sono il rilascio del documento alle persone che partecipano a sperimentazioni cliniche di vaccini e l'inclusione di test antigenici di laboratorio di alta qualità. Parlamento europeo e Consiglio dell'Ue dovranno approvare la proposta della Commissione.

 

Gli esperti della Commissione bocciano la tassonomia sulla Commissione - Il presidente della Piattaforma sulla finanza sostenibile, il gruppo di esperti che consiglia la Commissione sulla tassonomia, ieri ha pubblicato un comunicato di critica della proposta della stessa Commissione per classificare gli investimenti sostenibili. “L'evidente scostamento da un approccio basato sulla scienza (...) rischia di indebolire l'integrità della finanza sostenibile”, ha detto Nathan Fabian, Il gas e il nucleare alle condizioni poste dalla Commissione non hanno “posto nella tassonomia verde”, ha aggiunto il presidente della Piattaforma.


Nuova crisi nell'Irlanda del nord post Brexit -  Il primo ministro dell'Irlanda del nord, Paul Givan, ieri ha dato le dimissioni provocano la caduta del governo tra unionisti e nazionalisti, a causa di un nuovo conflitto sul Protocollo irlandese dell'accordo Brexit. Mercoledì l'unionista Edwin Poots, il ministro nord-irlandese dell'Agricoltura, aveva ordinato di cessare tutti i controlli sanitari e fitosanitari sui prodotti in provenienza dalla Gran Bretagna in violazione del Protocollo. La decisione non solo metterebbe in discussione l'accordo Brexit, ma ha messo in difficoltà il ministro britannico degli Esteri, Liz Truss, che sta negoziando con il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, una riduzione dei controlli sulle merci che arrivano in Irlanda del nord. La mossa è stata criticata dal Sinn Féin e dalla Repubblica d'Irlanda, ma ha anche messo in imbarazzo Londra. Ieri la Commissione ha constatato che i controlli continuano. In serata Truss e Sefcovic hanno avuto un faccia a faccia in videoconferenza. Sefcovic ha ricordato che ricade sul governo britannico la "responsabilità" di far rispettare l'accordo Brexit.

 

Fuga dei consiglieri di Johnson negli “ultimi giorni di Roma” - La crisi che sta attraversando il primo ministro britannico, Boris Johnson, a causa del Partygate è sempre più grave, dopo che quattro dei suoi principali consiglieri hanno dato le dimissioni ieri. A lasciare Downing Street sono stati il capo di gabinetto, Dan Rosenfield, il segretario privato, Martin Reynolds, il direttore della comunicazione, Jack Doyle, e il capo dell'unità politica, Munira Mirza. Quest'ultima ha accusato Johnson di aver fatto una dichiarazione “scurrile” nei confronti del leader dell'opposizione laburista, Keir Starmer. Nemmeno il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, ha difeso Johnson nel suo attacco a Starmer. Su Channel 4, un membro del governo Johnson, Simon Clarke, ha spiegato che “gli ultimi giorni di Roma erano più divertenti”.

 


Accade oggi in Europa

– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale dei ministri della Giustizia e degli Affari interni

– Consiglio europeo: il presidente Michel riceve il premier della Macedonia del nord, Dimitar Kovačevski

– Commissione: la presidente von der Leyen riceve il premier della Macedonia del nord, Dimitar Kovačevski

– Commissione: il vicepresidente Timmermans a Bratislava incontra la presidente Zuzana Caputová e il premier Eduard Heger

– Consiglio: riunione del Coreper

– Eurostat: dati sul commercio al dettaglio di dicembre 2021; prezzi delle importazioni industriali di dicembre 2021