Europa Ore 7
L'Ue costretta a rincorrere Putin con le sanzioni
La taskforce dell'Ue vede sempre più disinformazione dalla Russia; l'indo-Pacifico è l'altra Ucraina contro la Cina; l'Ungheria mobilita l'esercito per i rifugiati. Eurodeputati chiedono all'Uefa di rompere con la Russia e l'agricoltura dell'Ue è sempre più biologica
Ma ci sono due problemi: non sembrano funzionare come deterrente e il via libera a misure molto più dure – con conseguenze sulle economie europee – rischia di dividere i 27
Appena approvato un mini-pacchetto di misure restrittive per il riconoscimento delle “repubbliche fantoccio del Donbass”, l'Unione europea è già costretta a pensare a un nuovo pacchetto di sanzioni cercando di inseguire l'escalation di Vladimir Putin in Ucraina. Il via libera politico alle sanzioni mirate sul Donbass è arrivato ieri dai ministri degli Esteri dell'Ue in una riunione straordinaria a Parigi, a cui è seguito un incontro tecnico degli ambasciatori dei 27 a Bruxelles. L'adozione formale è previsto per il primo pomeriggio di oggi con l'immediata entrata in vigore delle misure restrittive. Nella lista nera dell'Ue finiranno 27 persone ed entità legate al riconoscimento delle repubbliche autoproclamate del Donbass (tra cui tre grandi banche, alti funzionari e alcuni generali, ma non il presidente Putin) e 351 parlamentari della Duma. L'Ue vieterà anche il commercio con i due territori e l'acquisto di titoli russi per limitare l'accesso di Mosca ai mercati dei capitali occidentali.
Il modello è quello della Crimea: misure “calibrate” sul Donbass. E' molto meno del pacchetto “massiccio”, “devastante” o “senza precedenti” che era stato promesso in caso di aggressione. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha spiegato che le sanzioni devastanti saranno tenute di riserva per scoraggiare o rispondere a ulteriori mosse di Putin. Ma ci sono due problemi: le sanzioni non sembrano funzionare come deterrente e il via libera a misure molto più dure – con conseguenze sulle economie europee – rischia di dividere i 27. Sul Foglio Daniele Raineri spiega che non c'è tempo per la gradualità davanti a Putin: le sanzioni sono uno strumento debole di natura e usarle secondo il principio azione-reazione potrebbe renderle ancora meno efficienti.
Sul Foglio spiegiamo che la sanzione più importante annunciata ieri è la decisione della Germania di sospendere il gasdotto Nord Stream 2. Dopo la complicità del cancellierato di Gerhard Schroeder e le ambiguità di quello di Angela Merkel, Olaf Scholz ha finalmente deciso di mettere in discussioni le buone relazioni Berlino-Mosca che erano sopravvissute all'invasione della Georgia del 2008 e all'annessione della Crimea del 2014. “La situazione è grave. L'ordine pacifico in Europa è basato sul fatto che le frontiere non vengono cambiate”, ha detto Scholz. Dentro l'Ue stanno invece emergendo le solite crepe sulle sanzioni alla Russia. Da quello che ci è stato raccontato, nella riunione di ieri mattina degli ambasciatori per discutere il mini-pacchetto Donbass, l'Ungheria non ha dato il suo sostegno immediato, mentre Austria e Italia hanno insistito per un approccio “graduale”.
Alla fine tutto è stato risolto. Le sanzioni “calibrate” hanno permesso di nascondere le divisioni, perché non ci sono costi significativi che ricadono sugli stati membri. Ma se l'Ue sarà costretta a discutere il pacchetto “massiccio” - destinato a colpire i settori finanziario, energetico, industriale e militare della Russia, con la possibilità di rappresaglie da parte di Putin - le crepe sulle sanzioni rischiano di trasformarsi in fratture. E quel momento potrebbe arrivare molto presto.
Putin ieri ha fatto un altro passo verso l'invasione su vasta scala dell'Ucraina. Ha chiesto e (ovviamente) ottenuto il via libera del Consiglio federale all'invio di truppe all'estero. Ha chiarito che per Donbass intende non solo i territori controllati dai ribelli, ma anche le zone controllate dall'esercito ucraino oltre alla linea di contatto che separa i due contendenti. Il superamento della linea di contatto è la prossima linea rossa dell'Ue. E lo scenario più probabile è che Putin la supererà attaccando l'esercito ucraino.
“Vediamo sempre più forze uscire dai campi e mettersi in formazione da combattimento pronte a colpire. E vediamo le provocazioni nel Donbass e le diverse operazioni false flag dove cercano di creare un pretesto per un attacco”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, definendo quello attuale “il momento più pericoloso nella sicurezza europea in una generazione”. Borrell ha mostrato di non farsi illusioni. “Pensiamo che la storia non sia finita”, ha detto l'Alto rappresentante: “Le sanzioni non hanno effetti miracolosi. Non sono come un semaforo rosso per strada strada”, ma “abbiamo preferito mantenere una capacità di deterrenza per rispondere a nuove azioni da parte della Russia. E temiamo che ci saranno nuove azioni da parte della Russia”.
Borrell ha adottato la linea dura con Mosca. E' stato lui ieri a definire quelle del Donbass “repubbliche fantoccio”. Poi Borrell ha accusato Putin di aver scelto la data del 22 febbraio perché era “l'ottavo anniversario della destituzione da parte del parlamento ucraino dell'ex presidente (Viktor) Janukovyč e della vittoria della democrazia” in Ucraina. “E' come se Putin avesse fischiato la fine della ricreazione democratica”. L'Alto rappresentante ha pubblicato anche un tweet (poi cancellato forse per le reazioni degli stati membri meno favorevoli alle sanzioni) annunciando “basta shopping a Milano, feste a Saint Tropez, Diamanti ad Anversa” e “questo è un primo passo”.
Borrell ha detto che nel prossimo pacchetto proporrà di inserire gli oligarchi di Putin. Sarebbe un'altra sanzione non troppo costosa per l'Ue. Ma tra i 27 ci sono dubbi sulla volontà di Ungheria, Austria e Italia di andare fino in fondo. Le esitazioni dell'ambasciatore ungherese ieri hanno dimostrato “il vero volto” di Viktor Orban, ci ha detto un diplomatico europeo: “questo pone la domanda se Putin sia leale a Mosca o ai suoi alleati europei”. Quanto a Italia e Austria, insistendo sull'approccio incrementale, sollevano dubbi sulla “volontà di approvare il pacchetto di sanzioni 'big bang' quando sarà necessario”. Sul Foglio Carmelo Caruso spiega che Mario Draghi spinge per “sanzioni con pragmatismo” contro la Russia.
Chi sembra essere passato definitivamente nel campo della fermezza è la Francia. Emmanuel Macron si è sentito umiliato – tanto più in campagna per le presidenziali – dal tradimento della parola data di Putin sulla garanzia di non attaccare in attesa di un possibile vertice con Joe Biden. Dialogo diplomatico? “Prima di tutto ci sarà una reazione con le sanzioni. E' una questione di fermezza e credibilità”, ha risposto il ministro degli Affari europei, Clément Beaune. Il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha annunciato di aver cancellato l'incontro con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, previsto per venerdì a Parigi.
La spiegazione dice molto del comportamento del Cremlino. Le Drian ha rivelato di aver concordato il faccia a faccia in una conversazione telefonica con Lavrov, che era perfettamente informato della decisione di riconoscere le repubbliche autoproclamate del Donbass, ma non ne ha fatto menzione. A differenza di altri, la Francia non ha grandi problemi di dipendenza dal gas russo. Semmai l'errore è aver immaginato di poter tenere testa a Putin in autonomia dagli Stati Uniti. A proposito di gas: sul Foglio Maria Carla Sicilia spiega le strade per sanzionare Mosca e sopravvivere anche senza il suo gas.
Anche il presidente americano, Joe Biden, ieri ha sanzionato "l'inizio dell'invasione" della Russia in Ucraina. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega come la geopolitica per 24 ore si sia divisa tra chi parlava di invasione e chi no, fino a quando lo stesso Biden ha dissolto ogni ambiguità. E i russi e gli ucraini in tutto ciò? Da leggere sul Foglio Anna Zafesova che spiega che i russi sono stati talmente anestetizzati da non saper più lottare per la pace. Sul Foglio c'è anche Micol Flammini che spiega cosa chiede adesso l'Ucraina ai suoi alleati occidentali. Sempre sul Foglio Priscilla Ruggiero spiega che a livello internazionale sono rimasti in pochi quelli pronti a seguire la Russia sull'indipendenza di Donetsk e Lugansk.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 23 febbraio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
La Task force dell'Ue vede sempre più disinformazione dalla Russia - La Task force del Servizio europeo di azione esterna sulla disinformazione sta constatando che il Cremlino promuove “due narrazioni” nell'ambito della sua aggressione all'Ucraina. “Una serve a negare la legittimità e l'esistenza stessa dell'Ucraina, l'altra è destinata a provocare un pretesto per un intervento”, ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. “Se si guarda alle narrazioni e al livello di coordinamento, l'obiettivo è la destabilizzazione dell'Ucraina”, ci ha spiegato il funzionario. La campagna è “molto mirata verso audience occidentali” che viene presa di mira con una “raffica di disinformazione”. Agli occhi della Task Force “c'è una chiara sceneggiatura” che è stata pianificata in anticipo, e che coinvolge “tutte le parti del governo russo: media tradizionali, ministero degli Esteri, ministero della Difesa, Duma, semplici deputati”. Le parole chiave sempre più presenti nelle narrative online promosse dal Cremlino nelle ultime settimane sono “genocidio” e “rifugiati”. “Ci aspettiamo le parole 'sanzioni' e 'Nord Stream' nei prossimi giorni”, ci ha detto il funzionario. Un altro dettaglio interessante. La Task Force ha constatato che la disinformazione russa viene ripresa dalla Cina con la “creazione di narrazioni specifiche” per sostenere Mosca e ridicolizzare le posizioni dell'occidente.
L'Indo-Pacifico è l'altra Ucraina contro la Cina - A proposito di Cina, i ministri degli Esteri dell'Ue ieri erano a Parigi non per l'Ucraina, ma per un summit con i paesi dell'Indo-Pacifico organizzato dalla presidenza francese dell'Ue. La Cina non è stata invitata. Originariamente doveva essere la risposta europea all'alleanza Aukus tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia, che ha privato la Francia di un contratto di fornitura di sottomarini. La crisi ucraina ha fatto dimenticare l'incidente e riavvicinato Washington e Parigi. La dichiarazione sino-russa del 4 febbraio, firmata da Vladimir Putin e Xi Jinping a margine della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino, ha fatto scattare i campanelli d'allarme nell'Ue sull'amicizia senza limiti tra Russia e Cina. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Ursula von der Leyen e Josep Borrell hanno usato parole inusualmente dure nei confronti della sfida sino-cinese. Sul Foglio Giulia Pompili spiega che il primo summit dell'Ue con i partner dell'Indo-Pacifico è diventato un Xi-Putin contro tutti.
L'Ungheria mobilita l'esercito per i rifugiati dall'Ucraina - Il ministro della Difesa ungherese, Tibor Benkő, ha annunciato la mobilitazione dell'esercito per far fronte al potenziale flusso di rifugiati dall'Ucraina in caso di invasione su ampia scala della Russia. “Dobbiamo essere pronti a tutte le emergenze, sia per il lavoro umanitario sia per la protezione delle frontiere. A questo fine, l'Ungheria sta installando più soldati e infrastrutture di difesa nella parte orientale della difesa”; ha detto ieri Benkő, secondo quanto riportato dal portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs. Benkő ha anche parlato della necessità di “rafforzare il confine ucraino-ungherese per prevenire eventuali incursioni armate nel territorio nazionale”.
Eurodeputati chiedono all'Uefa di rompere con la Russia - L'europarlamentare verde tedesca, Viola von Cramon-Taubadel, ha scritto una lettera al presidente dell'Uefa, Aleksander Čeferin, per chiedere "un'azione appropriata" dopo la decisione di Putin di riconoscere le repubbliche autoproclamate del Donbass. Quale? "Smettere di considerare San Pietroburgo e altre città russe come sedi di competizioni di calcio internazionali e scegliere come primo passo molto urgente un'alternativa alla sede della finale di Champions League del 28 maggio del 2022". Ma non solo. Gli eurodeputati chiedono anche che l'Uefa "ponga fine alla cooperazione con Gazprom come sponsor" e "consideri sanzioni contro funzionari russi individuali" complici delle violazioni del diritto internazionale. Secondo la lettera, "l'Uefa deve agire subito e non può continuare a fornire un palco e dunque legittimità a questo regime". Tra gli italiani, la capo-delegazione del M5s, Tiziana Beghin, ha condiviso e cofirmato la lettera. Con l'invasione del territorio ucraino "è evidente che la città di San Pietroburgo non potrà ospitare la finale di Champions League", ha detto Beghin: "La Russia dimostri a tutto il mondo che ha a cuore i valori dello sport, della fratellanza, della collaborazione e del rispetto e faccia prevalere le sole armi della diplomazia. Non è mai troppo tardi".
Beaune regala “Il mondo di ieri” al Consiglio Affari generali - Il ministro francese degli Affari europei, Clément Beaune, ieri ha regalato ai suoi colleghi una copia del libro di Stefan Zweig “Il mondo di ieri”. L'occasione erano gli 80 anni dalla scomparsa dello scrittore e poeta (e molto altro) austriaco ed europeo. Abbiamo approfittato della conferenza stampa al termine del Consiglio Affari generali per chiedere a Beaune quali sono le lezioni de “Il mondo di ieri” per il mondo di oggi e di domani. “Vedo due lezioni particolarmente d'attualità”, ci ha risposto Beaune: “Abbiamo una cultura europea che è fatta di una diversità fragile e possiamo perderla. L'abbiamo già persa in passato a causa dell'estremismo e della guerra. Ma abbiamo anche dimostrato che quando siamo stati coraggiosi, siamo stati in grado di unirci e rinnovarci per dare nuova senso all'Europa”, ha detto Beaune: “Se vogliamo che il mondo di domani non sia il mondo di ieri dobbiamo essere uniti di fronte alle crisi e alle minacce. Che tutto questo ci serva da lezione per mantenere il nostro rango di europei fieri, uniti e determinati”.
In Polonia deficienze sistemiche della giustizia - L'audizione di ieri al Consiglio Affari generali sullo stato di diritto in Polonia nell'ambito della procedura dell'articolo 7 del trattato non ha portato grandi risultati. “Le serie preoccupazioni non sono state ancora risolte”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Vera Jourova, dopo la discussione con i ministri degli Affari europei, sottolineando che per la giustizia ci sono ancora “deficienze sistemiche” in Polonia. Le preoccupazioni riguardano il Consiglio nazionale della magistratura, l'indipendenza della Corte costituzionale e le sue sentenze contro la primazia del diritto dell'Ue, e il regime disciplinare dei giudici. La Commissione ha “preso nota” delle proposte del presidente Duda sulla riforma della Camera disciplinare. “E' un passo positivo”, ma “alla fine quello che conta è la sostanza della riforma che alla fine sarà adottata dal Parlamento polacco”, ha detto Jourova, Lo stesso vale per il via libera al piano di Recovery della Polonia. “La riforma della Camera disciplinare, smettere la sua azione e sostituire il regime disciplinare, è la condizione per i finanziamenti del Recovery”, ha detto Jourova.
L'Ue impone la due diligence alle imprese contro il lavoro forzato - La Commissione oggi presenterà un pacchetto di misure per combattere le violazioni ai diritti umani e i danni ambientali nelle catene di approvvigionamento, che tra i vari obiettivi ha quello di bloccare le importazioni di prodotti realizzati nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang. L'approccio immaginato dalla Commissione è diverso da quello adottato dagli Stati Uniti, che ha imposto un bando sui prodotti dello Xinjiang per il lavoro forzato della minoranza uigura. Secondo la proposta della Commissione, le imprese private che operano nel settore delle scarpe e dell'abbigliamento - ma anche nella chimica e nell'estrazione mineraria - rischiano sanzioni da parte di supervisori europei e cause davanti ai tribunali se non sono in grado di dimostrare che verificano le condizioni di lavoro, salute e sicurezza (incluso il lavoro minorile), nonché il rispetto delle norme ambientali nei loro processi produttivi all'estero e di quelli dei loro fornitori. "Le imprese saranno responsabili non solo in caso di violazione diretta delle normative, ma anche se non prevengono o minimizzano l'impatto negativo sui diritti umani o sull'ambiente dei loro fornitori", ci ha spiegato una fonte dell'Ue. Le misure, che si applicheranno sopra una certa soglia di fatturato e dipendenti, dovrebbero riguardare 4 mila multinazionali e 13 mila imprese dell'Ue.
I test antigenici entrano nel Certificato Covid dell'Ue per certificare la guarigione - La Commissione ieri ha adottato un atto delegato per modificare le regole sul Certificato Covid dell'Ue e consentire agli stati membri di riconoscere lo status della guarigione dalla malattia non solo con un tampone molecolare, ma anche con un test antigenico. Per garantire l'affidabilità e la certezza del certificato, il test antigenico rapido utilizzato deve essere riconosciuto nella lista comune dell'Ue ed essere effettuato da professionisti della sanità o personale qualificato. Gli stati membri potranno emettere questi certificati anche retroattivamente, sulla base dei test effettuati a partire dal primo ottobre 2021.
L'Avvocato generale della Corte Ue con l'Italia contro Sea Watch - In un parere su una causa lanciata dall'Ong Sea Watch dopo il fermo di due sue imbarcazioni, l'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Ue, Athanasios Rantos, ieri ha dato ragione al governo italiano, sostenendo che le navi private che svolgono attività regolare di ricerca e soccorso in mare possono essere oggetto di un controllo di conformita'' alle norme internazionali, assicurato dallo stato di approdo. Il parere non è vincolante per la sentenza dei giudici di Lussemburgo, ma il più delle volte viene seguito dalla Corte. Secondo l'Avvocato generale, lo Stato di approdo può adottare provvedimenti di fermo quando le irregolarità constatate presentano un rischio manifesto per la sicurezza, la salute o l'ambiente.
L'agricoltura dell'Ue è sempre più biologica - Gli ettari utilizzati per la produzione di agricoltura biologica sono passati da 9,5 milioni nel 2012 a 14,7 milioni nel 2020, con un aumento del 56 per cento durante il periodo, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. L'area totale dedicata all'agricoltura biologica corrisponde al 9,1 per cento del totale delle terre agricole utilizzate. L'Italia è tra i capofila del biologico, anche se si è fatta superare dalla Francia per ettari coltivati. Nella classifica in testa c'è la Francia (che è passata da 1 a 2,5 milioni di ettari tra il 2012 e il 2020), seguita dalla Spagna (da 1,8 a 2,4 milioni di ettari) e dall'Italia (da 1,2 a 2,1 milioni di ettari). In termini di quota delle terre coltivabili complessive, l'Austria dedica il 25 per cento al biologico, seguita da Estonia (22 per cento) e Svezia (20 per cento). La Svezia è il paese che produce più cereali biologici (il 7 per cento del totale), seguita da Estonia (6 per cento) e Italia (5,8 per cento). La Svezia è anche il primo produttore di verdure biologiche (17,8 per cento), seguita da Germania (10,4 per cento) e Italia (8,3 per cento).
Accade oggi in Europa
– Commissione: riunione del collegio dei commissari
– Commissione: conferenza stampa dei commissari Vestager e Breton sul Data Act
– Commissione: conferenza stampa dei commissari Breton e Reynders sulla due diligence delle imprese per rispettare i diritti umani e le norme ambientali
– Commissione: la presidente von der Leyen riceve il premier della Norvegia, Jonas Gahr Store
– Commissione: visita della commissaria Gabriel a Bologna
– Consiglio: riunione del Coreper
– Comitato economico e sociale: sessione plenaria
– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul cartello Ups e Tnt; sentenza sui marchio "Andorra"
– Eurostat: dati sull'inflazione a gennaio del 2022
– Eurostat: dati sulle ore lavorate e le assenze dal lavoro nel terzo trimestre del 2021