Europa Ore 7
Perché la candidatura all'Ue è fondamentale per l'Ucraina
Putin declassa le sue richieste all'Occidente, l'Ungheria si stacca dall'Ue, dopo Bp anche Shell vende le sue azioni di Gazprom. L'Italia supera la prima tappa del Recovery e si prepara a incassare 21 miliardi
Il Parlamento europeo, nella bozza di risoluzione che voterà oggi, è abbastanza ambiguo e burocratico: “Chiede alle istituzioni di lavorare verso la concessione dello status di candidato, in linea con l'Articolo 49 del trattato dell'Unione e sulla base del merito”
Se l'Unione europea all'improvviso si è scoperta potenza non è grazie all'invasione sconsiderata di Vladimir Putin dell'Ucraina, ma allo straordinario coraggio di Volodymyr Zelensky e dei cittadini ucraini che stanno resistendo con ogni mezzo alla guerra sempre più spietata della Russia. Ieri, mentre erano in corso colloqui tra rappresentanti ucraini e russi, le forze di Putin hanno utilizzato bombardamenti pesanti contro Kharkiv, la seconda città del paese, e proseguito l'assedio di Kyiv, la capitale. Il simbolo della resistenza ucraina può essere riassunto da due notizie: la borsa di Mosca non ha aperto a causa delle sanzioni adottate dall'Ue e da altri partner internazionali, mentre la metropolitana di Kyiv ha ripreso a circolare anche se solo per alcune ore. Altro simbolo: su un tavolo di legno, davanti a sacchi di sabbia, dentro il palazzo in cui si trovava, il presidente Zelensky ha firmato la richiesta di adesione dell'Ucraina all'Ue. "Questo è un momento storico", ha detto l'ufficio presidenziale. L'Ue risponderà positivamente a questa richiesta dal forte valore politico, concedendo all'Ucraina lo status di paese candidato?
L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ieri ha detto che l'adesione dell'Ucraina all'Ue "non è in agenda". Effettivamente anche le dichiarazioni di domenica della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, lasciavano spazio ad ampio margine di discrezionalità. "Sono uno di noi e li vogliamo dentro", ha spiegato von der Leyen a Euronews, salvo aggiungere "nel corso del tempo". Secondo Borrell, concedere lo status di paese candidato non serve perché "dobbiamo dare una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni". L'Ucraina "ha una chiara prospettiva europea", ma questo è il momento di "lottare contro un'aggressione", ha spiegato l'Alto rappresentante. Il Parlamento europeo, nella bozza di risoluzione che voterà oggi, è abbastanza ambiguo e burocratico: “Chiede alle istituzioni dell'Ue di lavorare verso la concessione dello status di candidato all'Ucraina, in linea con l'Articolo 49 del trattato dell'Ue e sulla base del merito”.
Eppure diversi stati membri - come la Polonia e i Baltici - insistono per concedere lo status di paese candidato. I presidenti di Polonia, Bulgaria, Repubblica ceca, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Slovenia hanno scritto una lettera aperta per chiedere che la decisione sia presa "immediatamente". Irlanda e Grecia hanno detto di essere favorevoli. E il Coreper - l'organismo che riunisce gli ambasciatori degli stati membri presso l'Ue - ha avuto una prima discussione sulla questione. Una fonte europea ci ha spiegato che la richiesta di Zelensky "probabilmente atterrerà al prossimo Consiglio europeo".
L'adesione immediata dell'Ucraina è fuori discussione. Anche la concessione dello status di paese candidato è "una procedura complessa" e "molto lunga", ci ha detto la fonte europea. "Potrebbe essere difficile per l'Ucraina ottenerla in fretta". Ma, secondo la fonte dell'Ue, "c'è una forte volontà di aiutare Zelensky". E dunque niente è più impensabile. Perché è così importante, anche se solo simbolica? Nel 2014 gli ucraini erano morti a Maidan con le bandiere ucraina ed europea. La rivolta fu innescata dalla decisione dell'allora presidente, Viktor Yanukovych, di cedere alle pressioni di Putin che gli aveva intimato di non firmare l'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Ue. Offrire lo status di candidato, cioè aprire formalmente le porte dell'Ue, è essenziale per il morale e la speranza degli ucraini che stanno combattendo.
Zelensky ieri ha fatto un'altra richiesta impossibile a Stati Uniti e Nato: imporre una no-fly zone su alcune parti dell'Ucraina per impedire ai caccia russi di operare. "L'Ucraina può sconfiggere l'aggressore. Lo stiamo dimostrando al mondo. Ma anche i nostri alleati devono fare la loro parte", ha detto Zelensky a Axios. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega che Joe Biden è sotto pressione da Zelensky per un passo molto difficile. La Nato ha escluso di farsi coinvolgere in Ucraina, compresi i suoi cieli. "Non abbiamo intenzione di entrare in Ucraina né sul terreno né sullo spazio aereo" perché "abbiamo una responsabilità di assicurarci che questo non finisca fuori controllo", ha spiegato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Imporre una no-fly zone in Ucraina significherebbe "dichiarare effettivamente guerra alla Russia", ha spiegato il segretario britannico alla Difesa, Ben Wallace. In assenza dell'opzione militare per il rischio di un conflitto nucleare, l'Ue finora ha utilizzato le armi delle sanzioni (senza precedenti) e della diplomazia (mettendo insieme una coalizione a sostegno dell'ucraina). Resta un'arma politica potente da poter usare per sostenere gli ucraini che si battono non solo per la libertà del loro paese, ma per preservare l'ordine di sicurezza europeo e il diritto internazionale: concedere lo status di paese candidato all'Ucraina.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 1 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Sul Foglio tutto quello che c'è da sapere sulla guerra di Putin contro l'Ucraina - Sul Foglio Micol Flammini spiega tutti i dettagli della giornata di ieri: dall'offensiva contro Kharkiv alla firma di Zelensky sulla richiesta di adesione all'Ue. Daniele Raineri racconta la resistenza spontanea che sogna di difendere Kyiv dall'invasione di Putin. Cecilia Sala spiega come i sabotatori russi stiano accerchiando la capitale ucraina. Luciano Capone spiega che l'Occidente sta provocando un blocco all’economia russa: recessione, inflazione, corsa agli sportelli. Le misure contro l'invasione dell'Ucraina hanno portato l'assedio a Mosca e a pagarne le conseguenze saranno i russi, finché Zar non farà marcia indietro. Quanto all'Europa, Daniel Mosseri racconta come in Germania i Grünen hanno rinunciato al pacifismo ideologico.
Putin declassa le sue richieste all'Occidente - Potrebbe essere il primo segnale di esitazione da parte di Vladimir Putin. Il presidente russo ieri ha avanzato al suo omologo francese, Emmanuel Macron, una serie di richieste per porre fine alla guerra in Ucraina, che sono al di sotto di quelle che aveva presentato nelle settimane precedenti al conflitto. Putin ha chiesto "il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, il completamento della demilitarizzazione e della denazificazione dello Stato ucraino e la garanzia del suo status neutrale", ha detto il Cremlino in un comunicato. E le garanzie scritte sullo stop all'allargamento della Nato? E il ritorno dell'Alleanza atlantica alle sue posizioni pre-1997? Secondo il resoconto dell'Eliseo, Macron ha chiesto a Putin di cessare l'offensiva contro l'Ucraina con la messa in opera di un cessate il fuoco immediato. Macron ha anche chiesto di cessare i bombardamenti e gli attacchi contro i civili e i luoghi residenziali, di preservare tutte le infrastrutture civili e di garantire la sicurezza degli assi stradali, in particolare la strada a sud di Kyiv. "Putin ha confermato la sua volontà di impegnarsi su questi tre punti", ha detto l'Eliseo. Ma c'è da dubitare. Sul Foglio Mauro Zanon spiega come la Francia vuole farsi mediatrice presso Putin (compreso Eric Zemmour che scrive a Macron per chiedere che Nicolas Sarkozy faccia il negoziatore).
L'Ungheria si stacca dall'Ue - Il governo di Viktor Orbán ha annunciato che non permetterà la fornitura di armi all'Ucraina attraverso il suo territorio, dissociandosi dallo sforzo dell'Unione europea per sostenere la resistenza di Volodymyr Zelensky. "Il governo non permetterà che le forniture di armi letali passino attraverso l'Ungheria", ha detto il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó. "Abbiamo dato l'accordo per usare la Peace Facility dell'Ue, ma non prenderemo parte in questo su base nazionale o bilaterale", ha aggiunto Szijjártó. La ragione? "Queste forniture potrebbero diventare il bersaglio di azioni militari ostili. Dobbiamo assicurare la sicurezza dell'Ungheria. Non ci faremo coinvolgere in questa guerra", ha detto Szijjártó.
Dopo Bp anche Shell vende le sue azioni di Gazprom - Dopo la decisione di Bp di vendere la sua quota di Yukos, anche il gigante petrolifere anglo-olandese Shell ha deciso di uscire da tutte le sue joint venture con Gazprom, inclusa la sua quota del 27,5 per cento dell'impianto Gnl di Sakhalin 2. Nel frattempo, i ministri dell'Energia dell'Ue hanno discusso della possibilità di sbloccare le riserve petrolifere strategiche per far fronte all'aumento del prezzo dell'energia. La Commissione la prossima settimana proporrà una serie di proposte che dovrebbero servire a affrontare la crisi del gas. Nella riunione di ieri del Consiglio Energia c'è stato consenso generale tra i 27 sull'idea di connettere la rete elettrica dell'Ucraina (ma anche della Moldavia) a quella dell'Ue. "Dobbiamo aiutare l'Ucraina. Dobbiamo assumerci il rischio", ha detto il ministro francese della Transizione ecologica, Barbara Pompili, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. Ma le verifiche tecniche potrebbero durare ancora settimane.
L'Italia supera la prima tappa del Recovery e si prepara a incassare 21 miliardi - La Commissione europea ieri ha dato un parere preliminare positivo alla richiesta dell'Italia di effettuare il primo pagamento di 21 miliardi di euro nell'ambito della Recovery and Resilience Facility. Secondo la Commissione, le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate e ampie che dimostrano la realizzazione soddisfacente di 51 milestone e target, dimostrando "progressi significativi" nell'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza è la più ampia agenda di riforme. La Commissione cita la riforma della giustizia civile e penale e delle regole sui fallimenti, il rafforzamento della capacità amministrativa e la semplificazione degli appalti, il piano nazionale per le nuove competenze, gli investimenti legati alla digitalizzazione, all'efficienza energetica e al rinnovo degli immobili, e il sostegno alle piccole e medie imprese. L'Italia ha già ricevuto 23,5 miliardi di pre-finanziamento. Sui 21 miliardi del primo pagamento, 10 miliardi sono trasferimenti a fondo perduto, mentre 11 miliardi sono prestiti. La valutazione preliminare della Commissione sarà discussa al Comitato economico e finanziario - l'organismo che riunisce gli sherpa dell'Ecofin - che ha quattro settimane per esprimersi. Dopo il suo parere, la Commissione adotterà la decisione finale per effettuare l'esborso.
La prossima sfida per l'Italia sul Recovery - "Continueremo a sostenere l'Italia nel suo ambizioso piano di ripresa", ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dopo la decisione di dare parere positivo alla prima richiesta di esborso dell'Italia. Ma il difficile deve ancora venire. "Guardando avanti, sarà essenziale mantenere questo slancio positivo implementando le riforme", ha avvertito il vicepresidente, Valdis Dombrovskis. Il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, è stato ancora più esplicito su ciò che attende il governo e il Parlamento italiani. "Guardando oltre questo importante momento, un'attuazione continua efficace del piano di ripresa e resilienza sarà essenziale: 100 milestone e target devono essere realizzati nel 2020, legati a pagamenti che valgono 40 miliardi di euro", ha spiegato Gentiloni: "Realizzare questi impegni è la chiave per portare il cambiamento strutturale necessario per spostare l'economia italiana su un percorso di crescita forte e durevole".
I cittadini chiedono salario minimo e bocciano l'identità digitale - L'ultimo panel dei cittadini della Conferenza sul futuro dell'Europa che si è tenuto a Dublino nel fine settimana ha approvato 48 raccomandazioni alla plenaria. Come spiega Brahim Maarad sull'AGI, non mancano le sorprese: i cittadini europei vogliono dei "salari minimi" e "un adeguamento dei trattamenti pensionistici a livello europeo per ridurre le disuguaglianze tra i Ventisette", chiedono programmi scolastici armonizzati e corsi contro la disinformazione. Ma hanno bocciato però la proposta di un'identità digitale europea. La Commissione ha appena lanciato una consultazione pubblica sulla proposta che dovrebbe presentare nei prossimi mesi per rendere interoperabili le identità digitali nazionali in modo che possano funzionare in tutta l'Ue come già accade con il Certificato Covid.
L'Italia è il paese più anziano dell'Ue - L'Italia si conferma il paese con l'età media più alta della sua popolazione nell'Unione europea, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nel 2021 l'età media della popolazione italiana ha raggiunto i 47,6 anni, ben al di sopra della media dell'Ue che si attesta a 44,1 anni e con un aumento di 0,2 anni rispetto al 2020. Nell'ultimo decennio, l'anzianità media dei cittadini europei è salita di 2,5 anni (a un ritmo costante di +0,25 anni l'anno) rispetto ai 41,6 anni del 2011. L'età media italiana è cresciuta di 4 anni negli ultimi dieci anni. IL paese con l'età media più bassa è Cipro (38 anni), seguito da Irlanda (38,5 anni) e Lussemburgo (39,6). Dopo l'Italia, i paesi con l'età media più alta sono la Germania (45,9 anni) e il Portogallo (45,8 anni).
L'Italia tra i paesi che spendono di più per la protezione sociale - Eurostat ieri ha anche pubblicato i dati sulla spesa pubblica per settore del 2020, da cui emerge che l'Italia è tra i primi paesi per spesa per la protezione sociale rispetto al pil. Nel 2020, la spesa pubblica generale è stata pari al 53,1 per cento del pil nell'Ue, con un aumento significativo dal 46,5 per cento del 2019 per la pandemia del Covid-19 e le misure di sostegno adottate dai governi. A livello settoriale, è la protezione sociale la prima a livello di Ue con il 22 per cento del pil, seguita dalla sanità (8,0 per cento) e dai servizi pubblici generali (6,2 per cento). Per la protezione sociale i tre paesi che spendono di più sono Francia (27,3 per cento del pil), Finlandia (25,7 per cento) e Italia (25,2 per cento). L'Italia registra il livello più alto di tutta l'Ue della spesa pubblica per i servizi pubblici generali con l'8,7 per cento).
Accade oggi in Europa
– Parlamento europeo: sessione plenaria straordinaria
– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale del Consiglio Affari generali sulla coesione
– Banca centrale europea: la presidente Lagarde incontra il cancelliere tedesco, Olaf Scholz
– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
– Eurostat: dati sull'occupazione nel terzo trimestre del 2021; dati sul turnover industriale a dicembre 2021