Europa Ore 7
Putin vuole tutta l'Ucraina, l'Ue si prepara alla lunga guerra
Macron ritiene che “il peggio deve ancora venire”.. Il presidente russo ha spiegato all'inquilino dell'Eliseo che le operazioni stanno andando avanti “secondo il piano”, che gli obiettivi “saranno raggiunti qualsiasi cosa accada” e che tutto è destinato ad “aggravarsi”
Il presidente russo, Vladimir Putin, ieri ha annunciato che intende portare a termine quella che considera la sua missione storica: assoggettare completamente l'Ucraina. "Non abbandonerò mai la mia convinzione che russi e ucraini sono un unico popolo”, ha detto Putin in un discorso al Consiglio di sicurezza russo ritrasmesso dalla televisione. Poche ore prima, il presidente russo aveva confermato al suo omologo francese, Emmanuel Macron, che “prendere il controllo” di tutta l'Ucraina. Macron ritiene che “il peggio deve ancora venire”, ha spiegato l'Eliseo. Chi sperava che i primi pacchetti di sanzioni occidentali spingessero Putin a fare marcia indietro, dovrà ricredersi. Secondo il resoconto dell'Eliseo, Putin ha spiegato al presidente francese che le operazioni stanno andando avanti “secondo il piano”, che gli obiettivi “saranno raggiunti qualsiasi cosa accada” e che la guerra è destinata ad “aggravarsi” se gli ucraini non accetteranno le sue condizioni. In questo contesto, l'Ue si prepara alla lunga guerra. Non solo quella che rischia di travolgere e distruggere tutta l'Ucraina, ma anche il lungo isolamento economico che gli europei intendono imporre a Putin.
I ministri degli Esteri dell'Ue oggi si ritrovano per l'ennesima riunione straordinaria, a cui sono stati invitati anche l'ucraino Dmytro Kuleba, l'americano Antony Blinken, la britannica Liz Truss e la canadese Mélanie Joly. Gli stati membri hanno iniziato a discutere di un altro possibile pacchetto di sanzioni per prendere di mira le navi russe, i porti, le criptovalute e i trust fund, oltre ad altri oligarchi e le loro famiglie. Alcuni stati membri vorrebbero inserire altre banche – come Sberbank – nella lista degli istituti di credito russi tagliati fuori dal sistema di pagamenti internazionali Swift, ma c'è una certa resistenza da parte di alcune capitali.
La Commissione ha avviato discussioni con gli stati membri sulla possibilità di revocare presso l'Organizzazione mondiale del commercio la Clausola della nazione più favorita (Most Favoured Nation o MFN) a favore della Russia. La ragione sarebbe un'eccezione per la sicurezza nazionale. Questa decisione permetterebbe all'Ue di imporre dazi più alti su esportazioni russe o vietare le importazioni dalla Russia, senza dover richiedere l'autorizzazione preventiva dell'Organizzazione mondiale del commercio. Prima della guerra la Russia esportava 95 miliardi di euro di merci l'anno, di cui 67 miliardi di idrocarburi.
Anche l'ipotesi di sanzionare le esportazioni di gas russe rimane sul tavolo, malgrado l'opposizione di alcuni stati membri. L'Agenzia internazionale dell'energia ieri ha chiesto all'Europa di non firmare nuovi contratti di fornitura con Gazprom nell'ambito di un piano in 10 punti per ridurre le importazioni di gas russo di almeno un terzo entro un anno. Nel 2022 scadranno contratti per oltre 15 miliardi di metri cubi di gas, che ammontando a circa il 12 per cento delle forniture russe all'Europa. Fatih Birol, il direttore esecutivo dell'IEA, ha accusato la Russia di usare le sue risorse energetiche come "un'arma economica e politica”.
Dal 23 febbraio sono state introdotte le seguenti misure: divieto di transazioni su nuovi titoli e strumenti finanziari con la Federazione Russa, il suo governo, la Banca centrale russa e le entità controllate; blocco del commercio e degli investimenti per le regioni di Dontesk e Luhansk; estensione del divieto di finanziamento per gli istituti di credito Alfa Bank e Otkiritie e diverse imprese a controllo pubblico (Almaz-Antey, Kamaz, Novorossiysk Commercial Sea Port, Rostec, Russian Railways, JSC PO Sevmash, Sovcomflot, United Shipbuilding Corporation); divieto di quotazione nelle borse dell'Ue e divieto di concedere prestiti e crediti per le società pubbliche registrate in Russia; bando di nuovi depositi superiori a 100 mila per persone fisiche o giuridiche con cittadinanza russa o residenti in Russia; estensione dell'embargo ai materiali a duplice uso (civile e militare); divieto di finanziamenti pubblici per gli investimenti e gli scambi commerciali con la Russia; divieto di trasferimento di beni e tecnologie per la raffinazione di petrolio; divieto di fornire beni, tecnologie, servizi di assicurazione, di revisione e riparazione adatti all’uso nei settori aeronautico o spaziale; divieto di transazioni con la Banca centrale russa; bando delle compagnie aeree russe, compresi i jet privati; bando di Russia Today e Sputnik; esclusione da Swift di sette banche Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Bank Rossiya, Sovcombank, Vnesheconombank, VTB BANK); divieto di investimenti in progetti finanziati dal fondo sovrano russo.
Oltre alle sanzioni economiche, c'è la lista nera dell'Ue dei funzionari, militari e oligarchi russi a cui sono stati congelati i beni ed è stato imposto il divieto di ingresso. Il totale dei soggetti nella lista nera è arrivato a 715 individui e 56 entità, tra cui lo stesso Putin e il suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. I governi europei hanno iniziato a sequestrare yacht e ville degli oligarchi. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, vuole creare una Task force europea per dare la caccia ai beni degli oligarchi. A questo si aggiungono le decisioni prese dalla singole imprese. I giganti petroliferi Bp e Shell hanno deciso di vendere le loro quote in Yukos e nei progetti con Gazprom. Eni ha annunciato l'intenzione di cedere la quota del gasdotto Blue Stream. Generali ieri ha detto che intende chiudere le sue attività in Russia e che esce dai consigli di amministrazione delle joint venture. H&M, Nike e Volkswagen hanno deciso di interrompere le vendite dei loro prodotti. Ikea ha chiuso i suoi negozi in Russia.
A Bruxelles si percepisce il rischio dell'autocompiacimento per quanto fatto finora. Alcuni funzionari, in particolare dentro la Commissione, usano toni trionfalistici per la rapidità e la durezza delle sanzioni finora adottate. Ci sono anche decisioni senza precedenti, come l'utilizzo della Peace Facility per finanziare le forniture di armi all'Ucraina e l'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea per l'accoglienza dei rifugiati che fuggono dalle bombe di Putin. Ma c'è un'altra scuola di pensiero, che sembra prevalere. Le sanzioni con ogni probabilità non serviranno a fermare la guerra di Putin contro l'Ucraina, ma costituiscono la principale arma dell'Ue e dell'occidente per minare la base di potere del presidente russo. Alcuni primi timidi segnali sono arrivati dell'oligarca Oleg Deripaska e dalla società petrolifera Lukoil, che hanno chiesto di fermare la guerra. Ma per smantellare i putinisti servirà molto di più in termini di misure restrittive dell'Ue. Anche se con un ritmo meno intenso, nei prossimi giorni e settimane saranno elaborati altri pacchetti per raggiungere l'obiettivo dell'isolamento economico della Russia.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 4 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Il Foglio mobilitato per l'Ucraina - Sul Foglio Daniel Mosseri ha intervistato la deputata ucraina, Inna Sovsun, che spiega perché c'è poco da sperare nelle trattative tra le delegazioni russa e ucraina: serve un embargo sul gas per far collassare Mosca. Da Kyiv Daniele Raineri spiega la fratellanza ambigua tra russi e ucraini che rischia di essere un ostacolo alla controguerriglia. Dopo le parole di Emmanuel Macron sulle intenzioni di Putin, il direttore Claudio Cerasa spiega che il presidente francese illumina la dimensione globale del conflitto e costringe la Nato a porsi domande proibite. Micol Flammini racconta i fronti che preoccupano l'Ue oltre l'Ucraina: la Bosnia è il prossimo conflitto su cui Putin soffia per destabilizzare l'Europa. Nel frattempo, come spiega Guido De Franceschi, in Spagna Podemos vive male l’invio di armi a Kyiv. Luca Gambardella è andato a vedere cosa succede invece in Libia, dove un vento pericoloso soffia da Mosca. Giulia Pompili spiega che il Giappone è furioso contro la Russia e manda un avvertimento alla Cina di Xi Jinping.
Intesa tra russi e ucraini su un corridoio umanitario - La seconda sessione di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina ieri ha prodotto un unico risultato: organizzare corridoi umanitari per l'evacuazione di civili dalle zone di combattimento. “Purtroppo non ci sono ancora i risultati auspicati per l'Ucraina. C'è solo una soluzione per organizzare dei corridoi umanitari, ha spiegato Mykhaïlo Podoliak, uno dei membri della delegazione ucraina.
Il brutto compromesso sulla protezione temporanea di chi fugge dalla guerra di Putin - Uno studente indiano o un lavoratore pakistano che è in Ucraina da pochi mesi non potrà ottenere la protezione temporanea dell'Unione europea, dopo che il Consiglio Giustizia e Affari interni ieri ha ceduto alle pressioni di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Austria per limitare il campo di applicazione della direttiva del 2001 che doveva offrire rifugio a tutte le persone che scappano dalle bombe di Vladimir Putin. I cinque governi avrebbero voluto limitare solo ai cittadini ucraini la possibilità di ottenere automaticamente lo status di rifugiato (per un anno, rinnovabile per altri due) con conseguenti diritti. La Commissione aveva proposto di non fare distinzioni tra nazionalità. Alla fine la presidenza francese del Consiglio dell'Ue ha trovato un compromesso accettabile per tutti: solo i residenti in Ucraina da lunga data e, comunque, gli stati membri saranno liberi di decidere caso per caso se usare la protezione temporanea dell'Ue o le regole nazionali sull'asilo. Su Askanews, Lorenzo Consoli racconta i dettagli della trattativa e del compromesso. La verità è che alcuni nell'Ue sono pronti a chiudere le porte se chi fugge dalle bombe di Putin ha la pelle scura o è di religione musulmana.
Moldavia e Georgia chiedono di aderire all'Ue - E' una delle conseguenze della guerra di Putin: dopo l'Ucraina, anche la Moldavia e la Georgia ieri hanno inviato la richiesta formale di adesione all'Unione europea. “Ci sono voluti 30 anni alla Moldavia per raggiungere la maturità, ma oggi il paese è pronto ad assumersi la responsabilità del suo stesso futuro. Vogliamo vivere in pace e prosperità ed essere parte del mondo libero”, ha detto la presidente moldava, Maia Sandu. "La domanda di adesione all'Ue è un'altra pietra miliare sul percorso dell'integrazione europea della Georgia: è una tappa che apre una nuova pagina nella nostra storia e continua lo sforzo dei nostri antenati, volto all'adesione della Georgia a una famiglia europea comune", ha detto il premier georgiano, Irakli Garibashvili.
Schinas contro lo status di candidato per l'Ucraina - Come vi avevamo anticipato qui, malgrado le dichiarazioni di inizio settimana di Ursula von der Leyen sugli ucraini che appartengono all'Europa, la Commissione è contraria a concedere immediatamente lo status di paese candidato all'Ucraina. "Ogni discussione sull'accelerazione dell'adesione dell'Ucraina all'Ue in questo momento non aiuta”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, durante una visita in Austria: “Ora non è il momento di prendere decisioni di questo tipo”.
Via libera ai negoziati sul trattato internazionale contro le pandemie - Il Consiglio dell'Ue ha dato il via libera all'avvio dei negoziati su un nuovo trattato internazionale contro le pandemie, dando alla Commissione il mandato di discutere con i partner internazionali uno strumento sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità. La proposta di un trattato internazionale sulle pandemie era stata lanciata per la prima volta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al Forum per la pace di Parigi nel novembre del 2020.
Il Mediatore europeo apre un'inchiesta sulle porte girevoli della Bce - Il Mediatore europeo ieri ha annunciato di aver aperto un'indagine su come la Banca centrale europea gestisce le "porte girevoli" (il passaggio dei suoi funzionari al settore privato). Il caso include il recente passaggio di un ex economista a una banca d'affari americana, dove si occupa dello stesso settore in cui era impegnato a Francoforte. Per condurre la sua analisi, il Mediatore ha chiesto alla Bce di fornire una panoramica statistica dei membri del personale di medio e alto livello che hanno lasciato la banca nel 2020 e nel 2021 per assumere incarichi nel settore privato. La Bce deve indicare se ha adottato misure prima dell'uscita dei suoi funzionari ed eventuali restrizioni successive al rapporto di lavoro. Il Mediatore ha chiesto un incontro con i rappresentanti della Bce per discutere la questione entro il 13 maggio 2022.
Marion Maréchal (Le Pen) si prepara a sostenere Zemmour - Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen, si prepara a fare il grande balzo e formalizzare il suo sostegno al rivale di estrema destra Éric Zemmour alle presidenziali del 3 aprile in Francia. Secondo Le Figaro, Marion Maréchal, che aveva abbandonato la vita politica cinque anni fa malgrado fosse la stella nascente dell'estrema destra francese, domenica parteciperà a un grande incontro di Zemmour a Tolone, dove sono attesi circa 7 mila militanti. Ogni voto conta. Secondo un sondaggio Cluster 17, Emmanuel Macron è in testa nelle intenzioni di voto al primo turno con il 25,5 per cento. Le Pen e Zemmour se la giocano alla pari con il 16 per cento, mentre la candidata dei Républicains, Valérie Pécresse, è scesa al 12,5 per cento. A proposito. Ieri Macron ha ufficializzato la sua candidatura. In un editoriale il Foglio spiega il doppio fronte di Macron: le presidenziali e la mediazione con Putin.
Accade oggi in Europa
– Consiglio Affari esteri straordinario
– Nato: riunione straordinaria dei ministri degli Affari esteri
– Consiglio Giustizia e Affari interni
– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale del Consiglio Affari generali
– Consiglio: riunione del Coreper
– Comitato delle regioni: Summit europeo delle regioni e delle città (a Marsiglia
– Eurostat: dati sulla biodiversità del 2020; dati sul commercio al dettaglio a gennaio del 2022; prezzi delle importazioni industriali a gennaio del 2022;; dati sul commercio Cina-Ue nel 2021