Europa Ore 7
La bozza del vertice di Versailles sulla nuova Ue
Biden, Macron, Scholz e Johnson vogliono aumentare i costi per Putin, ma gli europei non vogliono un embargo su petrolio e gas. Il primo passo sullo status di candidato per l'Ucraina e Draghi chiede le compensazioni per le sanzioni e l'energia. L'amico di Putin Orbán
Per costruire una base economica più robusta, i leader intendono "ridurre le nostre dipendenze strategiche". Il documento menziona le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale e il cibo
E' una rivoluzione strategica quella che i leader dell'Unione europea vogliono imboccare al vertice di Versailles per fronteggiare la minaccia posta da Vladimir Putin. Abbiamo messo le mani sulla bozza delle conclusioni della riunione informale dei capi di stato e di governo dei ventisette, che si terrà giovedì e venerdì sotto la presidenza di Emmanuel Macron e Charles Michel. “La guerra di aggressione della Russia costituisce un cambiamento tettonico nella storia europea”, dice il documento di sette pagine. Oltre alla condanna della Russia per l'attacco ingiustificato, la violazione del diritto internazionale e i danni per la sicurezza europea, i leader ribadiranno "la piena solidarietà con l'Ucraina e il suo popolo" e prometteranno di "continuare a sostenerli". Ma è sulla svolta interna a venire che si concentra la dichiarazione di Versailles. I leader si impegneranno a fare in modo che l'Ue sia “all'altezza delle sue responsabilità in questa nuova realtà, proteggendo i nostri valori, le nostre democrazie, la sicurezza dei nostri cittadini e il nostro modello europeo”. Come spieghiamo sul Foglio, anche se un embargo su petrolio e gas non è fattibile subito, l'Ue si prepara all'indipendenza energetica dalla Russia, a investire miliardi per la difesa e perfino a valutare un nuovo allargamento a est per i paesi minacciati da Putin.
Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega che l’eroica resistenza di Volodymyr Zelensky è uno specchio per l’occidente in guerra con Putin: il presidente ucraino con il suo esempio continua a porre ogni giorno al mondo aperto una domanda fondamentale. Cosa siamo disposti a perdere per la nostra libertà? La bozza del vertice non è definitiva: la dichiarazione di Versailles è ancora in fase di negoziato. Potrebbe essere aggiunta una parte sul posto dell'Ucraina nell'Ue. Ma il messaggio che emerge è chiaro. “Di fronte alla crescente instabilità, concorrenza strategica e minacce alla sicurezza, abbiamo deciso di assumerci maggiori responsabilità per la nostra sicurezza e compiere ulteriori passi decisivi verso la costruzione della nostra sovranità europea, riducendo le nostre dipendenze e progettando un nuovo modello di crescita e investimento per il 2030”, dice il documento, che si focalizza su “tre dimensioni chiave: rafforzare le nostre capacità di difesa; ridurre le nostre dipendenze energetiche; e costruire una base economica più solida”.
Sul fronte energetico, il principale impegno che assumeranno i leader è di "uscire progressivamente dalla nostra dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi". La Commissione europea oggi presenterà una comunicazione in questa direzione. La bozza di Versailles include la diversificazione delle forniture e delle rotte (incluso l'uso del gas naturale liquefatto e l'uso di biogas e idrogeno), l'accelerazione sulle rinnovabili, il miglioramento delle reti europee di gas ed elettricità, piani di emergenza e il miglioramento dell'efficienza energetica. tra le varie misure ci sono livelli di stoccaggio di gas sufficienti e operazioni coordinate per le forniture destinate alle riserve. Una frase della bozza è dedicata alla necessità di attutire l'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia sui nostri cittadini e imprese, in particolare "i nostri cittadini vulnerabili e le piccole e medie imprese".
Sulla difesa, i leader intendono "proteggere meglio i nostri cittadini" rafforzando "in modo determinato i nostri investimenti in capacità di difesa e tecnologie innovative". La bozza indica diversi obiettivi: aumentare sostanzialmente le spese per la difesa; sviluppare incentivi per stimolare gli investimenti collaborativi degli Stati membri in progetti e appalti congiunti; investire di più nelle capacità necessarie per condurre l'intera gamma di missioni e operazioni; promuovere sinergie tra ricerca e innovazione civile, della difesa e spaziale e investire in tecnologie critiche ed emergenti. "Dobbiamo anche prepararci al meglio per le sfide che stanno emergendo rapidamente", dice la bozza. Le misure includono iniziative per proteggersi da una guerra ibrida e per combattere la disinformazione. Lo Strategic Compass che dovrebbe essere approvato al Consiglio europeo di fine mese sarà la base per l'azione nel settore della sicurezza e della difesa.
Per costruire una base economica più robusta, i leader intendono "ridurre le nostre dipendenze strategiche". La bozza menziona le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale e il cibo (l'Ue dovrebbe ridurre la sua dipendenza da prodotti agricoli importati). I leader intendono andare avanti sulle misure per combattere gli effetti distorsivi sul mercato interno dei sussidi stranieri e sugli strumenti per rispondere alla coercizione economica da parte di paesi terzi. Un passaggio della bozza è dedicato agli investimenti, con la promessa di ridurre in modo drastico le procedure amministrative. Quanto ai finanziamenti, il più innovativo è il capitolo su quelli pubblici. Il Patto di stabilità e crescita non sarà più quello di prima. "Le nostre politiche fiscali nazionali dovranno tenere conto degli investimenti complessivi necessari e riflettere la nuova situazione geopolitica", dice la bozza di Versailles. C'è la promessa di perseguire politiche fiscali sane per assicurare "la sostenibilità del debito per ciascuno stato membro". Ma ci saranno anche incentivi per investimenti "che favoriscono la crescita e che sono chiave per i nostri obiettivi 2030".
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 8 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Biden, Macron, Scholz e Johnson vogliono aumentare i costi per Putin - Il presidente americano, Joe Biden, il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz e il premier britannico, Boris Johnson, sono “determinati a continuare ad aumentare il costo” inflitto alla Russia per l'invasione dell'Ucraina, ha detto la Casa Bianca ieri al termine di una videoconferenza tra i quattro leader. “Non c'è niente che sia fuori dal tavolo”, ha spiegato il vicesegretario di Stato americano, Wendy Sherman, in una conferenza stampa a Madrid: “Mi aspetto che avremo ulteriori annunci nei prossimi giorni” sulle sanzioni. I quattro leader hanno anche “sottolineato il loro impegno a continuare a fornire sicurezza, assistenza economica e umanitaria all'Ucraina”, ha spiegato la Casa Bianca. Assolutamente da leggere Daniele Raineri sul Foglio che da Irpin spiega come i soldati ucraini con le cuffie radio e le informazioni di intelligence americana rispondono all'operazione russa per circondare la capitale, Kyiv. Sempre sul Foglio Paola Peduzzi ha intervistato lo storico americano, Tom Nichols, che spiega perché la Nato dice di "no" a Zelensky sulla no-fly zone.
Gli europei (per ora) non vogliono un embargo su petrolio e gas - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha chiesto un embargo totale contro la Russia ma, di fronte alle pressioni dell'Amministrazione americana per vietare le importazioni di petrolio, c'è stata una levata di scudi da parte di diversi leader europei anche solo su un embargo energetico. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il premier olandese, Mark Rutte, hanno escluso un embargo immediato sul gas. Trovare alternative alla Russia "non può essere fatto in una notte", ha detto Scholz: "Rifornire l'Europa con energia per il riscaldamento, la mobilità, l'elettricità e l'industria non può essere assicurato in alcun altro modo al momento". Rutte ha parlato di "rischi inimmaginabili". Su questo anche il premier britannico, Boris Johnson, è più vicino all'Ue che agli Stati Uniti: "Non si può semplicemente smettere di usare petrolio e gas in una notte, anche dalla Russia: questo non è qualcosa che tutti i paesi in giro per il mondo possono fare”. Ma il “no” dell'Europa all'embargo su petrolio e gas potrebbe cambiare nel corso dell'anno. Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha spiegato che “questa opzione è sul tavolo”, ma “in questo momento sembra consigliabile non adottare questo passo da soli per la sostenibilità delle sanzioni contro Vladimir Putin”. Tuttavia “non escludo niente per più tardi quest'anno”, ha detto Lindner.
Primo passo (prudente) sullo status di candidato per l'Ucraina - “Discuteremo della domanda di adesione dell'Ucraina nei prossimi giorni”, ha annunciato ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo una conversazione telefonica con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Nella bozza della dichiarazione di Versailles di giovedì e venerdì c'è uno spazio lasciato vuoto sul posto dell'Ucraina nell'Ue. “Il contenuto dipenderà dalla discussione tra i leader”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue. Intanto, ieri gli ambasciatori dei 27 hanno fatto il primo passo timido, ma simbolico, chiedendo alla Commissione di dare il suo parere sulle richieste di adesione di Ucraina, Moldavia e Georgia. E' il primo passaggio della procedura che potrebbe portare allo status di paese candidato all'adesione. Diversi stati membri sono prudenti. L'Italia appare un po' più coraggiosa. Mario Draghi, che ieri ha incontrato Ursula von der Leyen, ha detto che “l'Ucraina è parte della famiglia europea e l'Italia intende continuare a sostenerla”. Per l'adesione serviranno tempo e riforme, ma “non c'è nessuna obiezione di principio”, ha spiegato Draghi.
Draghi chiede compensazioni per le sanzioni e l'energia - Prima del loro incontro, Draghi ieri ha chiesto a von der Leyen di discutere “di diversificazione, riorganizzazione e compensazione a tutela di cittadini e imprese” alla luce della guerra di Putin in Ucraina. Nelle dichiarazioni introduttive, von der Leyen ha utilizzato un'espressione diversa da compensazioni: “Proteggere i consumatori e le imprese più vulnerabili”. Al termine del faccia a faccia, Draghi ha spiegato che non c'è ancora “nessuno schema specifico” a livello europeo sulle compensazioni, ma “se ne discuterà” al vertice di Versailles. Il presidente del Consiglio ha anche assicurato che l'Italia sta “procedendo molto bene e molto rapidamente sul fronte della diversificazione” dalla Russia.
Oggi la comunicazione della Commissione sull'energia - La Commissione si prepara a violare diversi tabù nella comunicazione sull'energia che sarà adottata oggi dal collegio dei commissari. La stessa von der Leyen ieri ha annunciato la disponibilità di rivedere i meccanismi del mercato europeo dell'energia, dopo che si era opposta negli scorsi mesi alle richieste di Francia e Spagna di disaccoppiare il prezzo dell'elettricità da quello del gas. Per proteggere consumatori e imprese, “discuteremo di come assicurare che il nostro mercato dell'elettricità rimanga efficiente malgrado l'aumento accelerato del prezzo del gas”, ha detto von der Leyen prima dell'incontro con Draghi. Secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, la Commissione darà il via libera a intervenire in modo eccezionale, mirato e limitato nel tempo con prezzi regolamentati del gas.
Obiettivo riduzione dell'80 per cento delle importazioni di gas quest'anno - Secondo Bloomberg, la Commissione oggi presenterà una serie di misure che potrebbero ridurre le importazioni di gas dalla Russia di quasi l'80 per cento quest'anno. I tre pilastri della strategia sono stati preannunciati da von der Leyen. "Dobbiamo liberarci della dipendenza di gas, petrolio e carbone dalla Russia", ha detto la presidente della Commissione. Il primo pilastro è "la diversificazione delle forniture rispetto alla Russia e verso fornitori affidabili" con la costruzione di rigassificatori e gasdotti. Il secondo pilastro saranno "investimenti massicci in solare, eolico e idrogeno". Il terzo pilastro è incentrato sull'efficienza energetica". Secondo le fonti citate da Bloomberg, grazie a queste misure potrebbero essere compensati 112 miliardi di metri cubi di gas sui 155 miliardi che l'Ue importa dalla Russia. Lo spinning della Commissione sembra un po' troppo ottimista: servirà del tempo per mettere in piedi le infrastrutture necessarie per costruire i rigassificatori, i gasdotti e le pale eoliche. Come abbiamo anticipato ieri qui, la Commissione proporrà di usare la componente dei prestiti del Recovery fund non ancora richiesti per finanziare l'indipendenza energetica. Tuttavia Grecia, Italia e Romania hanno già esaurito la loro quota di prestiti.
L'energia rappresenta il 62 per cento delle importazioni della Russia - Nel 2021, l'energia ha rappresentato il 62 per cento delle importazioni dell'Unione europea dalla Russia, pari a 99 miliardi di euro, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Il dato è in aumento rispetto al 2020, l'anno della pandemia, con 60 miliardi di euro, ma in calo del 14,2 per cento rispetto al 2011, quando l'energia rappresentava quasi il 77 per cento dell importazioni dalla Russia per un valore di 148 miliardi di euro.
Metsola chiede a Putin di liberare i manifestanti contrari alla guerra - La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ieri ha chiesto alla Russia di liberare i manifestanti arrestati per le proteste contro la guerra di Vladimir Putin in Ucraina. In apertura della sessione plenaria, Metsola ha espresso la sua "indignazione" per i bombardamenti russi, ma ha anche voluto sottolineare il coraggio di chi continua a resistere in Russia e a protestare contro l'invasione dell'Ucraina, nonostante la repressione e il rischio di finire in carcere. "Putin scoprirà che la verità non si lascerà facilmente soffocare", ha detto Metsola. A proposito, sul Foglio Micol Flammini da Cracovia spiega quel che i bielorussi dicono della guerra di Putin: non è la nostra. Alexander Lukashenka ha rilasciato dichiarazioni contrastanti sull’ingresso delle truppe bielorusse in guerra e l’operazione in Ucraina non decolla. I soldati si rifiutano di combattere, alcuni hanno attraversato il confine, ma non sono mai arrivati ai posti di combattimento
Orbán è l'amico di Putin, che non si fida più dell'amico - Il premier ungherese, Viktor Orbán, ieri ha firmato un decreto con il quale ha vietato il transito di armi letali per l'Ucraina, nell'ennesimo gesto in direzione del Cremlino che va contro la strategia adottata dall'Ue. Ma nello stesso decreto Orbán ha autorizzato lo stazionamento di truppe Nato in Ungheria, in una svolta rispetto alla politica adottata finora dall'Ungheria per stare lontana dalla guerra di Putin in Ucraina. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega quanto sta scomodo Orbán nelle giravolte su Putin ora che la paura non è addomesticabile: dopo un decennio di politica anti europea, il premier ungherese si ritrova, come molti altri leader a lui affini, a doversi mettere in una posizione di mezzo.
La carica dei dodici alle elezioni presidenziali in Francia - Dopo mesi di precampagna, finalmente la campagna per le elezioni presidenziali in Francia può cominciare. Ieri la Corte costituzionale ha annunciato che dodici candidati hanno ottenuto il numero di firme di eletti necessari per presentarsi alle elezioni del 10 aprile. Proviamo a fare l'elenco da sinistra a destra. Nel campo dell'estrema sinistra, tra anticapitalisti, rivoltosi e comunisti, ci sono quattro candidati: Nathalie Arthaud, Fabien Roussel, Jean-Luc Mélenchon e Philippe Poutou. Nella sinistra tradizionale troviamo la socialista Anne Hidalgo e il verde Yannick Jadot. Stabilmente al centro c'è il presidente uscente Emmanuel Macron. La candidata della destra gollista è Valérie Pécresse. Nell'estrema destra ci sono Eric Zemmour, Marine Le Pen e Nicolas Dupont-Aignan. Infine va segnalato l'inclassificabile Jean Lassale, ex centrista, che ha flirtato con il movimento di gilet gialli.
L'Italia tra i paesi con il divario salariale di genere più basso - L'Italia registra il quarto divario salariale di genere più basso dell'Unione europea, con le donne che guadagnano il 4,2 per cento in meno degli uomini rispetto a una media del 13 per cento nei ventisette stati membri, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. L'indicatore è calcolato sulle imprese con 10 o più impiegati. Il divario salariale di genere più alto è stato registrato in Lettonia (22,3 per cento), seguita da Estonia (21,1 per cento), Austria (18,9 per cento) e Germania (18,2 per cento). Quello più basso è stato registrato in Lussemburgo (0,7 per cento), Romania (2,4 per cento) e Slovenia (3,1 per cento).
Accade oggi in Europa
– Commissione: riunione del collegio dei commissari
– Commissione: conferenza stampa dei commissari Timmermans e Simson sulla comunicazione sull'energia sicura e sostenibile nell'Ue
– Commissione: conferenza stampa dei commissari Schinas, Johansson e Lenarcic sulla solidarietà dell'Ue con chi fugge dalla guerra in Ucraina
– Commissione: conferenza stampa dei commissari Jourova e Dalli su combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica
– Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulle interferenze straniere nei processi democratici nell'Ue; i rifugiati ucraini; la situazione in Bosnia-Erzegovina; l'aumento dei prezzi dell'energia e la manipolazione di mercato sul gas)
– Parlamento europeo: celebrazione della Giornata internazionale delle donne
– Parlamento europeo: conferenze stampa dei gruppi politici
– Parlamento europeo conferenza stampa dei deputati Picierno, Reggimenti e Benifei sulla lotta contro la violenza intima del partner e il femminicidio
– Parlamento europeo: conferenza stampa dei deputati Kalniete e Glucksmann sul rapporto sulle interferenze straniere e la disinformazione
– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale dei ministri della Cultura
– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale dei ministri delle Telecomunicazioni
– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulle importazioni fraudolente dalla Cina nel Regno Unito
– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
– Eurostat: dati su pil e occupazione nel quarto trimestre del 2021; dati sull'integrazione delle donne migranti nel mercato del lavoro nel 2020