Europa Ore 7
L'Ue va a vedere se Putin bluffa sul gas
Cosa diranno Michel e von der Leyen a Xi Jinping, il presidente del Consiglio europeo vede l'Ue come una potenza in divenire che si prepara però ad altri quattro anni di Orbán
La Commissione sta lavorando a una posizione comune dell'Unione sulla risposta all'ultimatum del capo del Cremlino
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un decreto che obbliga a partire da oggi i paesi ostili alla Russia a pagare le loro forniture di gas in rubli come risposta alla decisione dell'occidente di congelare 300 miliardi di dollari di riserve all'estero per la sua guerra in Ucraina. In caso di rifiuto, "i contratti in essere saranno interrotti", ha avvertito Putin. Ma i governi dell'Ue, principali clienti del gas russo, hanno deciso di andare a vedere se quello di Putin è un bluff. "Nei contratti c'è scritto che i pagamenti si fanno in euro e a volte in dollari", ha risposto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz: "Ho detto chiaramente al presidente russo che le cose resteranno così" e che "le imprese vogliono pagare in euro e lo faranno". "La conversione è un affare interno alla Federazione russa", ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, spiegando che Putin avrebbe fatto una "concessione" solo per le società europee: "i contratti esistenti rimangono in vigore" e "continueranno a pagare in euro o in dollari". In un editoriale il Foglio spiega perché sul gas un rublo è uguale a mezzo bluff.
La Commissione sta lavorando a una posizione comune dell'Ue sulla risposta all'ultimatum di Putin. Il calcolo è che quello del presidente russo sia l'ennesimo bluff. La Russia ha bisogno delle entrate garantite dal settore energetico tanto quanto l'Europa ha bisogno del gas russo per scaldarsi e produrre energia. Data la mancanza di gasdotti in grado di portare il gas verso altri clienti, per il momento l'Ue ritiene di essere in posizione di forza. Ma con Putin non si sa mai e diversi paesi hanno iniziato a prepararsi a un taglio delle forniture. "Ci può essere una situazione nella quale domani (...) non ci sarà più gas russo", ha detto ieri il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, in una conferenza stampa con il tedesco Robert Habeck: "Dobbiamo prepararci a quello scenario". Secondo Habeck, "siamo ben preparati rispetto a tutto quello che decide Putin".
Negli Stati Uniti, Joe Biden sta dando una mano agli europei a modo suo. Il presidente americano ieri ha annunciato di aver sbloccato un milione di barili di petrolio al giorno dalla riserva strategica "per combattere l'aumento del prezzo della benzina dovuto a Putin". Biden ha anche approvato una serie di incentivi per aumentare la produzione. Le misure sono destinate innanzitutto al mercato e all'opinione pubblica degli Stati Uniti. Servono anche a rispondere al rifiuto dell'Opec di aumentare la produzione per rispondere all'aumento del prezzo del greggio ed eventualmente compensare una parte delle forniture russe. Ma l'annuncio di Biden è anche un aiuto per gli europei per l'impatto che potrebbe avere sui prezzi globali. La Casa Bianca sta facendo pressioni sui partner per sbloccare a loro volta le loro riserve strategiche di petrolio. Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega che l’invasione dell’Ucraina doveva segnare la fine dell’occidente e, invece, le democrazie se la cavano bene.
Nel frattempo, Le Maire e Habeck hanno annunciato che l'Ue sta lavorando su un nuovo pacchetto - il quinto - di sanzioni. "Il precedente pacchetto di sanzioni non dovrebbe e non deve essere l'ultimo", ha detto il ministro tedesco dell'Economia. Con Le Maire, Habeck ha discusso "quali sanzioni potrebbero ostacolare Putin". Ma nessuno dei due è voluto entrare nei dettagli. Davanti al Parlamento del Belgio, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto un blocco dei porti europei alle navi russi e un embargo sui diamanti (il Belgio è un importatore) oltre che gas e petrolio. "Penso che la pace abbia molto più valore dei diamanti, degli accordi con la Russia, delle navi russe nei porti e del petrolio e gas russi", ha detto Zelensky.
La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ieri sera ha annunciato di essere diretta a Kyiv per una visita di solidarietà all'Ucraina. Diversi responsabili occidentali hanno accusato la Russia di bluffare sulla riduzione drastica delle sue attività militari. “Secondo la nostra intelligence, le unità russe non si stanno ritirando, ma riposizionando”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “La Russia sta cercando di raggrupparsi, rifornire e rafforzare la sua offensiva nella regione del Donbas. Allo stesso tempo, la Russia mantiene la pressione su Kyiv e altre città”. Sul Foglio Daniele Raineri racconta cosa stanno vivendo gli abitanti intrappolati dentro Kherson sotto l'occupazione russa.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 1 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Cosa diranno Michel e von der Leyen a Xi Jinping - L'appuntamento del giorno a Bruxelles è il vertice Ue-Cina che metterà attorno a un tavolo virtuale (in teleconferenza e in due sessioni) Charles Michel, Ursula von der Leyen, Xi Jinping e Li Keqiang. Cosa diranno i presidenti di Consiglio europeo e Commissione alle sue controparti cinesi? Ce lo hanno spiegato diverse fonti dell'Ue. L'Europa è il primo partner commerciale e la prima destinazione delle esportazioni della Cina, mentre il volume degli scambi con la Russia è insignificante. “Volete mettere in pericolo la posizione forte della Cina nell'Ue che è il vostro partner economico più importante?”. Von der Leyen e Michel spiegheranno che “è molto importante che la Cina non aggiri in modo attivo le nostre sanzioni contro la Russia o non contribuisca a una prolungazione della guerra”. Se Pechino “dovesse iniziare a fornire attivamente sostegno militare e armi alla Russia e aggirare le sanzioni o fornire sostegno per aggirare le sanzioni, non sarebbe più neutrale. Non ci sono ambiguità su questo”, ci hanno spiegato le fonti: “Ciò che cerchiamo è una rassicurazione che la Cina non ha intenzione di fornire un salvagente economico o altro sostegno concreto alla Russia durante questa guerra”.
Cosa chiederanno Michel e von der Leyen a Xi Jinping - Una delle nostre fonti l'ha definita “la domanda da un milione di dollari”, anche se in realtà potrebbe valere molto di più. Michel e von der Leyen chiederanno a Xi Jinping: “Prolunghiamo questa guerra o lavoriamo insieme per porre fine alla guerra? Questa è la domanda centrale del vertice”. Per ora i funzionari non hanno prove che la Cina abbia fornito armi alla Russia, anche se “abbiamo sicuramente visto la richiesta formale dei russi ai cinesi di equipaggiamento e penso che includa anche razioni, malgrado il fatto che quelle russe siano facili da trovare su eBay”, ci hanno rivelato le nostre fonti. La risposta che l'Ue vorrebbe sentirsi dare è che la Cina “uscirà dalla sua neutralità passiva per adottare una neutralità attiva” esercitando la sua influenza sulla Russia per porre fine alla guerra. Ma “non è scontato”, ci hanno detto le fonti.
Cosa non diranno Michel e von der Leyen a Xi Jinping - Malgrado i toni molto duri che intendono usare con Xi Jinping, Michel e von der Leyen non minacceranno rappresaglie economiche o sanzioni in caso di sostegno attivo della Cina alla Russia. Se solleveranno la possibilità di “conseguenze”, saranno solo conseguenze politiche e di reputazione. Un tentativo di aggirare le sanzioni avrebbe “ramificazioni per la reputazione internazionale della Cina, almeno con i suoi partner commerciali”, ci hanno spiegato le fonti. “Il presidente Xi che vuole essere rieletto e promuovere stabilità crescita e nuove opportunità per la società cinese, vuole mettere a rischio questo?”. Secondo le nostre fonti, “La Cina deve capire che se pensa che (l'Ucraina) non ha niente a che fare con la relazione Ue-Cina, ha molto a che fare per la nostra responsabilità condivisa di mantenere l'ordine globale”.
Cosa non vogliono capire Michel e von der Leyen su Xi Jinping – L'approccio di Michel e von der Leyen al vertice Ue-Cina è tutto incentrato sugli interessi economici reciproci. La guerra non è interesse della Cina perché sta destabilizzando l'economia mondiale. La guerra non è interesse della Cina perché rischia di provocare una crisi alimentare. La guerra non è nell'interesse della Cina perché le imprese private europee potrebbero decidere di snobbare il suo mercato. La guerra non è interesse della Cina perché le ripercussioni colpirebbero anche le imprese, le banche e la prosperità cinesi. Ma questo approccio tradisce una grande ingenuità. L'Ue è convinta che Xi Jinping faccia calcoli puramente razionali, privi di considerazioni politiche, geopolitiche o ideologiche. La dichiarazione sino-russa del 4 febbraio di sfida diretta all'ordine internazionale basato sulle regole e la conferma degli ultimi giorni che le relazioni tra Xi e Putin “non hanno limiti” rischia di trasformare l'ingenuità dell'Ue in errore politico.
Cosa non faranno Michel e von der Leyen con Xi Jinping - Contrariamente a quanto accaduto in precedenti vertici, i leader dell'Ue e della Cina non firmeranno una dichiarazione comune né terranno una conferenza stampa congiunta. Anche perché, oltre all'Ucraina, ci sono molti altri contenziosi aperti. Quello ritenuto più grave dall'Ue è l'embargo commerciale imposto da Pechino alla Lituania per aver permesso l'apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Poi ci sono le sanzioni contro i deputati europei che impediscono all'Ue di andare avanti con la ratifica dell'accordo sugli investimenti con la Cina concluso nel dicembre del 2020. Anche sul clima, Michel e von der Leyen chiederanno a Xi Jinping di fare di più per accelerare la transizione ambientale cinese. “Non si possono avere summit solo con partner che la pensano allo stesso modo”, ci hanno spiegato le nostre fonti.
Michel vede l'Ue come una potenza in divenire - Il Grand Continent, rivista europea di dibattito strategico, politico e intellettuale, oggi pubblica un lungo intervento del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che a partire dall'aggressione della Russia contro l'Ucraina parla di un "risveglio europeo". "Abbiamo capito un fatto importante: sostenere gli ucraini è sostenere noi stessi. Sostenere i loro diritti e le loro libertà è anche difendere i nostri interessi fondamentali: pace, un ordine internazionale basato sulle regole, stato di diritto e democrazia", spiega Michel, elogiando la reazione "senza precedenti" dell'Ue. Secondo Michel, l'autonomia strategica dell'Ue è "la sfida della nostra generazione".
L'Ue si prepara ad altri quattro anni di Orbán - Dopo aver sperato in silenzio in una vittoria dell'opposizione unita in Ungheria, l'Unione europea lunedì rischia di dover fare i conti con altri quattro anni di Viktor Orbán. I sondaggi degli ultimi giorni danno Fidesz, il partito del premier, in testa sulla variegata coalizione guidata da Péter Márki-Zay, con un vantaggio tra i due e i dieci punti. In campagna elettorale Fidesz ha occupato tutti gli spazi pubblici. Orbán ha usato un referendum sulla sua legge anti-Lgbt per mantenere l'elettorato conservatore. Il suo governo ha distribuito sussidi di ogni tipo. La guerra in Ucraina, con Orbán che ha giocato la carta della minaccia di Vladimir Putin a suo favore, non sembra aver cambiato gli equilibri. Sul Foglio spieghiamo che il quarto mandato consecutivo (il quinto in tutto) di Orbán è il più pericoloso per l'Ue, anche se il premier ungherese si è condannato al ruolo di paria.
La disoccupazione della zona euro al 6,8 per cento in febbraio - A febbraio il tasso di disoccupazione nell'area euro era scesa al 6,8 per cento, con un calo dello 0,1 per cento rispetto a gennaio e del 1,4 per cento rispetto allo stesso mese del 2021, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nell'Ue la disoccupazione era scesa al 6,2 per cento contro il 6,3 per cento di gennaio e il 7,5 per cento di febbraio del 2021. Il tasso di disoccupazione giovanile si era attestato al 14 per cento sia nell'area euro sia nell'Ue, con un calo dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente. A febbraio tutti i paesi dell'Ue hanno registrato un calo della disoccupazione, tranne la Germania dove è rimasta stabile al 3,1 per cento.
La Commissione propone di rivedere il sistema delle indicazioni geografiche - La Commissione ieri ha adottato la sua proposta di revisione del sistema delle indicazioni geografiche (Ig) vini, bevande spiritose e prodotti agricoli. L'obiettivo è di aumentare la diffusione delle indicazioni geografiche e conseguire un livello di protezione più elevato, in particolare online, mantenendo la qualità e gli standard alimentari dell'Ue. La proposta prevede una procedura di registrazione abbreviata e semplificata, maggiore protezione online, più sostenibilità (in linea con la strategia “dal produttore al consumatore) e più poteri alle associazioni di produttori. L'applicazione a livello nazionale resta di competenza degli stati membri, mentre la Commissione rimane responsabile della registrazione, della modifica e della cancellazione di tutte le registrazioni. L'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) è chiamato a fornire assistenza tecnica nel processo di esame per contribuire ad accelerare le procedure. Ma la proposta della Commissione incontra già diverse obiezioni, tra cui quella dell'Italia.
I vincisgrassi alla maceratese sono Stg - La Commissione ieri ha annunciato di aver inserito i vincisgrassi alla maceratese nel registro delle Specialità tradizionali garantite (Stg) dell'Ue. I vincisgrassi sono un piatto di pasta al forno tipico della provincia di Macerata da più di 80 anni e – secondo la Commissione – continuano a distinguersi per l'uso di ingredienti tipici della tradizione delle Marche.
Accade oggi in Europa
– Vertice Ue-Cina
– Parlamento europeo: visita della presidente Metsola a Kyiv
– Commissione: visita e conferenza stampa del commissario Breton in Italia
– Parlamento europeo: conferenza stampa pre sessione
– Consiglio: riunione del Coreper
– Eurostat: stima flash dell'inflazione a marzo del 2022; dati sui permessi di costruzione nel quarto trimestre del 2021