Europa Ore 7

L'Ue riscopre il pericolo Le Pen

Glucksmann sulla guerra di Putin, l'embargo immediato anche sul gas, la Germania strappa una proroga di quattro mesi sul carbone russo mentre l'Estonia annuncia l'uscita dal gas russo. La Bce divisa sulla guerra in Ucraina e Von der Leyen e Borrell a Kyiv

David Carretta

A cinque anni dal trionfo di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali, l'incubo della candidata del Rassemblement National all'Eliseo si ripresenta in Francia

Domenica sarà una giornata di tensione per l'Unione europea. E, almeno per qualche ora, non per la guerra di Vladimir Putin in Ucraina. La tensione rischia di perdurare in realtà per due settimane. A cinque anni dal trionfo di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali, l'incubo di Marine Le Pen all'Eliseo si ripresenta in Francia. La candidata del Rassemblement National è in risalita nei sondaggi. E le intenzioni di voto per il secondo turno del 24 aprile mostrano che Le Pen si sta pericolosamente avvicinando a Macron. Lo scenario di una sorpresa stile Donald Trump o Brexit nel 2016 non può più essere escluso. Anche i mercati finanziari se ne sono accorti, con lo spread tra i titoli francesi e quelli tedeschi che è tornato ai livelli di inizio pandemia. L'Ue e la zona euro potrebbero continuare a funzionare con Le Pen presidente? “No”, ci ha risposto in modo secco un alto funzionario europeo. “La personalità e il programma di Le Pen sono incompatibili con l'Ue”. Il funzionario ci ha detto una cosa scontata: “Il grande vincitore sarebbe Putin”.

Non ci siamo ancora, ma anche dentro il partito di Macron hanno iniziato a suonare i campanelli di allarme. Un eurodeputato macroniano ieri ci ha detto che per un presidente alla ricerca di un secondo mandato il 27 per cento al primo turno sarebbe “un risultato eccellente. Se me l'avesse chiesto tre mesi fa, lo avrei ritenuto impensabile”. Effettivamente i francesi non solo non hanno rieletto i due precedenti presidenti – Nicolas Sarkozy sconfitto al secondo turno e François Hollande che si è ritirato prima delle elezioni perché troppo impopolare – ma anche con François Mitterrand e Jacques Chirac al primo turno della rielezione non avevano espresso plebisciti. Il problema per Macron è dunque il ballottaggio. “La grande incognita è l'elettorato della sinistra e la mobilitazione dei partiti di sinistra”, ci ha detto l'eurodeputato macroniano. La sua constatazione è che “Eric Zemmour è riuscito a far apparire Le Pen molto più moderata”. Da lunedì Macron potrebbe avere bisogno anche dell'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon. “Chissà cosa chiederà per uscire dall'ambiguità”, ci ha detto l'eurodeputato macroniano.

Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega che in Francia è Putin il rassembleur dei renitenti alla pratica delle libertà civili. Macron ha ridotto la disoccupazione e aumentato il potere d’acquisto dei francesi, ma è percepito come il presidente dei ricchi. E così Le Pen aumenta nei sondaggi e al secondo turno potrebbe ottenere i voti anche della sinistra radicale. A proposito della sinistra, sempre sul Foglio Mauro Zanon spiega che in Francia Mélenchon ci crede ancora e conta di strappare consensi ai lepenisti. Si tratta della terza candidatura all’Eliseo per il guru della sinistra radicale che è sicuro di avere le sue chance, nonostante l’ultima rilevazione lo attesti in terza posizione con il 17,5 per cento.
 

A ogni modo, i sondaggi non sono rassicuranti. Macron, che aveva beneficiato dell'effetto bandiera dopo l'inizio della guerra, sta perdendo velocità e ora si colloca tra il 25 e il 28 per cento delle intenzioni di voto per il primo turno. Le Pen ha  definitivamente staccato i suoi rivali e si sta avvicinando al 25 per cento (tra il 22 e il 24 per cento). Sono i sondaggi sul secondo turno a preoccupare di più. Quelli usciti dall'inizio di aprile danno Macron in vantaggio 53 per cento a 47 per cento, ma Le Pen continua a salire e in alcune ricerche le sue intenzioni di voto arrivano al 48,5 per cento. L'Europa è con il fiato sospeso. Come spiega l'Economist, il destino di Macron conta ben oltre le frontiere della Francia.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 8 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Per uscire dalla guerra Putin deve perdere, dice Glucksmann - Sul Foglio abbiamo intervistato Raphaël Glucksmann, che ci ha detto che l'Europa continua a illudersi se pensa di convincere Vladimir Putin a fermare la guerra con mezze sanzioni e vie d'uscita per salvare la faccia. Quello di Putin è fascismo. Non può fare marcia indietro. L'unico modo per fermare la guerra è la sconfitta di Putin. Solo allora, secondo Glucksmann, sarà possibile fare un accordo con il presidente russo. Per sconfiggere Putin è necessario dare molte più armi all'Ucraina. A proposito: sempre sul Foglio Micol Flammini spiega che per vincere per vincere la guerra che cambia servono carri armati, aerei e artiglieria pesante. Ieri il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ieri ha detto che ormai la differenza tra mezzi offensivi e difensivi ha poco senso.

Il Parlamento europeo chiede un embargo immediato anche sul gas - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto ai governi dell'Ue di adottare un embargo totale e immediato su gas, petrolio, carbone e combustibile nucleare dalla Russia di Vladimir Putin per l'aggressione contro l'Ucraina. L'esito non era scontato. Il testo di compromesso negoziato dai leader dei gruppi politici prevedeva di differenziare il petrolio dal gas, ritardando l'embargo per quest'ultimo. Un emendamento presentato dai gruppi dei Verdi e di Renew, ma anche da Glucksmann, ha cancellato la differenziazione includendo il gas tra i settori da mettere sotto embargo subito. La risoluzione è stata adottata con 513 voti a favore, 22 contrari e 19 astensioni. Il Parlamento si è espresso per includere nelle sanzioni tutte le banche russe, comprese quelle che servono per effettuare i pagamenti delle forniture energetiche. I deputati hanno anche chiesto di escludere la Russia dal G20 e da altre organizzazioni multilaterali (ieri l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato la sospensione dal Consiglio dei diritti umani) e di intensificare le forniture di armi.

La Germania strappa una proroga di quattro mesi sul carbone russo - Gli ambasciatori dei ventisette ieri hanno dato il via libera politico al quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia. L'approvazione formale ci sarà nella mattinata di oggi. Ma il negoziato è stato più faticoso del previsto. La Germania e altri hanno chiesto e ottenuto una proroga dell'embargo sul carbone, la principale misura del quinto pacchetto: i contratti in essere potranno continuare per quattro mesi, uno in più rispetto al periodo transitorio proposto dalla Commissione. I responsabili europei minimizzano le eccezioni. “Non sono difficoltà politica, non sono ostacoli rispetto a quello che è proposto”, ma “bisogna guardare l'impatto economico che è maggiore per le imprese europee”, ci ha detto un diplomatico. “Ci sono catene  del valore estremamente complesse, imprese in tutta l'Ue che subiscono conseguenze molto gravi. Questo presuppone di ben misurare come mettere in opera le sanzioni”.

L'Estonia annuncia l'uscita dal gas russo - Il primo ministro estone, Kaja Kallas, ieri ha annunciato che il suo paese si “libererà dal gas russo” prima della fine dell'anno. La Lituania dal primo aprile è diventato il primo paese dell'Ue ad aver rinunciato al gas russo. Il piano dell'Estonia prevede di costruire nuove capacità per ricevere gas naturale liquefatto, aumentare le riserve da fonti alternative e cooperare con i paesi vicini sulle riserve. “Dobbiamo smettere di comprare gas dal regime di Putin il più presto possibile, dato che usa le entrate delle forniture per finanziare la sua guerra contro l'Ucraina”, ha detto Kallas. Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega le lezioni delle repubbliche baltiche per passare dalle parole ai fatti contro Putin. Estonia, Lettonia e Lituania dimostrano all'Europa che la Russia si può combattere.

Il Parlamento chiede di riempire gli stock di gas per l'inverno - Il Parlamento europeo  ha approvato con procedura d'urgenza la proposta legislativa della Commissione per introdurre l'obbligo per gli stati membri di riempire le riserve di gas almeno all'80 per cento entro il primo novembre (e al 90 per cento dal prossimo anno). L'obiettivo è garantire la sicurezza dell'approvvigionamento in caso di taglio delle forniture. Il testo legislativo è stato approvato con 516 voti a favore, 25 contrari e 15 astensioni. Ma chi riempirà gli stock di gas dell'Ue? La Russia? “Non c'è scritto nella proposta della Commissione”, ci ha detto Glucksmann. “Ho chiesto: ma possiamo specificare che non è per ordinare più gas russo? Che senso ha avere l'embargo, se la Germania ordina oggi per un anno di gas” da mettere nelle riserve “e paga a un prezzo più alto dei contratti di lungo periodo? Saranno costi addizionali e la Russia sarà ancora più ricca”, ha spiegato Glucksmann.

Von der Leyen e Borrell oggi a Kyiv - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l'Alto rappresentante, Josep Borrell, oggi saranno a Kyiv per una visita di solidarietà all'Ucraina e incontrare il presidente Volodymyr Zelensky. “Il popolo ucraino merita la nostra solidarietà”, ha detto ieri von der Leyen: “Voglio inviare un messaggio di sostegno indefesso al popolo ucraino alla sua lotta coraggiosa per i nostri valori comuni”. Domani, von der Leyen sarà a Varsavia per l'evento “Stand Up for Ukraine” destinato a raccogliere fondi per i rifugiati ucraini.

La Bce divisa sulla guerra in Ucraina - Il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea si è diviso nella sua riunione del 9 e 10 marzo sulla politica monetaria da adottare di fronte alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Secondo il resoconto dell'incontro pubblicato ieri dalla Bce, alcuni governatori hanno chiesto di fissare una data per la fine degli acquisti di titoli pubblici e un annuncio esplicito sul rialzo dei tassi di interessi nel terzo trimestre dell'anno per reagire all'impennata dell'inflazione. Ma un'altra parte del Consiglio dei governatori si è opposta perché “passi forti erano ancor meno giustificati” che nella situazione pre guerra. La prossima riunione è prevista il 13 e 14 aprile. La presidente Christine Lagarde ieri ha annunciato di essere stata testata positiva al Covid-19 e che lavorerà da casa fino a quando non si sarà pienamente ripresa. “Non c'è alcun impatto sulle operazioni della Bce”, ha detto Lagarde.

Il Parlamento chiede di proteggere i minori che fuggono dalla guerra - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto corridoi sicuri per i minori in fuga dalla guerra di Vladimir Putin in Ucraina e assistenza per chi è profugo interno o impossibilitato a lasciare le zone sotto assedio. Secondo i deputati, “ogni minore ha il diritto di essere protetto dalla violenza, dallo sfruttamento e dagli abusi”. Gli stati membri dovrebbero protegge i minori dal rischio di traffico, adozione illegale o altri abusi. Il Parlamento chiede che alle frontiere siano presenti responsabili della protezione dei minori per individuare rapidamente quelli vulnerabili, registrare la loro identità e i bisogno specifici, con la nomina di un tutore per quelli non accompagnati o separati dai genitori. La risoluzione è stata approvata con 509 voti a favore, 3 contro e 47 astensioni.

Appello per corridoi accademici per studenti ucraini - Il Movimento 5 Stelle ha presentato un'interrogazione, che ha raccolto le firme di 74 deputati europei, per chiedere alla Commissione l'istituzione di "corridoi accademici" per accogliere nelle università europee gli studenti ucraini. Secondo la deputata del M5s, Daniela Rondinelli, "un quarto dei rifugiati ucraini sono minorenni e hanno dovuto interrompere ogni attività di studio e formazione. Se le scuole europee sono oggi aperte a questi giovani, poco o nulla si è fatto per aprire le nostre università. A nostro avviso la Commissione europea deve istituire un programma straordinario, una sorta di ’Erasmus4Ukraine’, che preveda la possibilità agli studenti universitari ucraini di iscriversi gratuitamente e frequentare i corsi nelle università europee", ha detto Rondinelli. "Oggi questo non è possibile perché mancano gli accordi bilaterali fra gli atenei europei e quelli ucraini. Superiamo i cavilli burocratici e concediamo una deroga affinché tutti possano essere accolti anche nelle nostre università, in particolare le studentesse perché la maggior parte dei ragazzi sono rimasti invece a combattere in patria. Riconoscendo loro i crediti formativi daremo la possibilità a questi giovani di proseguire i loro studi accademici nonostante questa orribile guerra", ha spiegato Rondinelli.

Nel 2020 1,3 milioni di ucraini nell'Ue - Alla fine del 2020, 1,35 milioni di cittadini ucraini avevano un permesso di soggiorno valido in uno stato membro dell'Ue, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Gli ucraini rappresentano la terza più grande nazionalità extra Ue, dopo Marocco e Turchia. Poco più di un milione di ucraini avevano un permesso di soggiorno con durata uguale o più lunga di 12 mesi. Rispetto alla popolazione di ciascuno stato membro, la quota più alta di cittadini ucraini è stata registrata in Repubblica ceca (15 permessi di soggiorno ogni mille abitanti), seguita da Polonia (13), Lituania (11) e Estonia (10). La quota più bassa è stata registrata in Romania (0,1 permessi di soggiorno per mille abitanti), seguita da Francia (0,2), Paesi Bassi e Irlanda (entrambi 0,4). Con 223.478 cittadini ucraini con permesso di soggiorno sul suo territorio, l'Italia è il secondo paese che ne ospita di più in termini assoluti, dopo la Polonia (499.536).

La Corte obbliga Booking.com a modificare il bottone prenotazione - La Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che per poter essere validamente vincolato da un contratto su internet, il consumatore deve comprendere inequivocabilmente dalla sola dicitura riportata sul pulsante di inoltro dell’ordine che egli sarà tenuto a pagare non appena avrà cliccato il pulsante. La sentenza pubblicata ieri dai giudici di Lussemburgo riguarda un ricorso presentato da una società di diritto tedesco, proprietaria dell’hotel Goldener Anker a Krummhörn-Greetsiel, che aveva messo in locazione camere con l’intermediazione del sito www.booking.com. Un cliente che aveva prenotato quattro camere nel 2019 non si era presentato e si era visto addebitare una somma pari a 2.240 euro. Un tribunale tedesco ha chiesto alla Corte di giustizia di stabilire se un pulsante con la formulazione “conferma la prenotazione” corrisponda alla dicitura “ordine con obbligo di pagare”. I giudici di Lussemburgo di fatto hanno risposto “no”, salvo che non sia “inequivocabile”. Spetterà al tribunale tedesco verificare se il termine “prenotazione”, sia nel linguaggio corrente sia nella mente del consumatore medio, è sistematicamente associato al sorgere di un obbligo di pagare. Secondo la Corte Ue, nell’ipotesi negativa, sarebbe necessario constatare il carattere equivoco dell’espressione “conferma la prenotazione”.

Il Parlamento chiede il diritto alla riparazione - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto alla Commissione di introdurre il diritto alla riparazione nell'ambito delle proposte sui consumatori previste per la fine del 2022. Secondo i deputati, un diritto alla riparazione efficace dovrebbe coprire il ciclo di vita dei prodotti. Per i dispositivi digitali – per esempio – gli aggiornamenti delle applicazioni dovrebbero essere resi disponibili per un periodo di tempo minimo, essere reversibili e non comportare una diminuzione delle prestazioni. Il Parlamento vuole una etichettatura specifica per la riparabilità. L'obiettivo è promuovere un utilizzo delle risorse più efficiente e sostenibile e ridurre i rifiuti. La risoluzione non legislativa è stata adottata con 509 voti a favore, 3 contro e 13 astensioni.

A febbraio il commercio al dettaglio era ancora in crescita - A febbraio il commercio al dettaglio è cresciuto dello 0,3 per cento sia nell'area euro sia nell'Ue rispetto a gennaio, secondo le stime pubblicate ieri da Eurostat. L'incremento rispetto al febbraio del 2021 è del 5,0 per cento per l'area euro e del 5,4 per cento per l'Ue a 27. Rispetto a gennaio, a livello settoriale, l'aumento maggiore nella zona euro è stato registrato per il carburante (3,2 per cento) e i prodotti non alimentari (0,8 per cento). Alimentari, bevande e tabacchi hanno invece registrato un calo dello 0,5 per cento. Tra gli stati membri dell'Ue, gli incrementi maggiori sono stati osservati in Slovenia (+8,0 per cento), nei Paesi Bassi (+4,0 per cento) e in Portogallo (+2,3 per cento). A registrare il calo maggiore nel commercio al dettaglio sono stati Belgio (-1,8 per cento), Estonia (-1,7 per cento) e Polonia (-1,6 per cento).

 


Accade oggi in Europa

– Conferenza sul futuro dell'Europa: plenaria a Strasburgo

– Commissione: la presidente von der Leyen e l'Alto rappresentante Borrell in visita a Kyiv

– Commissione: il vicepresidente Schinas partecipa al Delphi Economic Forum

– Commissione: il commissario Gentiloni partecipa a una conferenza della Luis su "Europa tra sfide e minacce geopolitiche"

– Consiglio: riunione del Coreper

– Eurostat: indice dei prezzi delle case nel quarto trimestre del 2021; dati sul numero di voli commerciali a marzo del 2022