Europa Ore 7
L'Ue appesa al duello Macron-Le Pen 2.0
Niente embargo sul petrolio, più soldi e più armi per l'Ucraina che aspetta lo status di candidato in giugno. L'austriaco Nehammer in visita da Putin e i Paesi Bassi pensano di nazionalizzare gli stoccaggi di Gazprom. La Finlandia accelera sull'adesione alla Nato
Ieri in Francia non è cambiato niente, ma è cambiato tutto. Non è cambiato niente, perché i due rivali del 2017 si ritrovano al ballottaggio anche nel 2022. Al contempo è cambiato tutto perché i due principali partiti tradizionali - il Partito socialista e i gollisti de Le Républicains - sono praticamente scomparsi
L'Unione europea ieri ha tirato un sospiro di sollievo, dopo che Emmanuel Macron è arrivato in testa nel primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, ma è costretta a tenere il fiato ancora in sospeso di fronte al rischio che Marine Le Pen possa realizzare un sorpasso al secondo turno del 24 aprile. Il presidente uscente ieri ha ottenuto otre 27 per cento dei voti contro circa il 24 per cento della leader del partito di estrema destra Rassemblement National. Nei giorni antecedenti al voto, i sondaggi avevano registrato un calo del vantaggio di Macron. Prima della pubblicazione delle proiezioni, l'astensione record aveva fatto temere il peggio, con un possibile sorpasso di Le Pen. I parametri dello scontro al ballottaggio sono stati fissati da due candidati nei loro discorsi ieri sera. Le Pen ha parlato di una “scelta di civilizzazione” al secondo turno. Per Macron “il dibattito che avremo nei prossimi quindici giorni sarà decisivo per il nostro futuro e per l'Europa”. I sondaggi realizzati dopo la pubblicazione delle prime proiezioni indicano che la battaglia sarà al cardiopalma. Secondo una ricerca Ifop per Tf1 al secondo turno Macron otterrebbe il 51 per cento contro il 49 per cento di Le Pen. Secondo un sondaggio realizzato da Ifop per France 2, Macron ha invece un vantaggio più confortevole, con il 54 per cento contro il 46 per cento di Le Pen. Ma andiamo con ordine.
Ieri in Francia non è cambiato niente, ma è cambiato tutto. Non è cambiato niente, perché i due rivali del 2017 si ritrovano al ballottaggio anche nel 2022. Anche il terzo classificato è sempre lo stesso: Jean-Luc Mélenchon ha ottenuto quasi il 22 per cento circa dei voti, rafforzando la sua posizione rispetto a cinque anni fa. Al contempo è cambiato tutto perché i due principali partiti tradizionali - il Partito socialista e i gollisti de Le Républicains - sono praticamente scomparsi. Per i socialisti, Anne Hidalgo con meno del 2 per cento è riuscita a fare peggio di Benoit Hamon, che nel 2017 aveva raccolto il 6,3 per cento. Il collasso più forte quest'anno è per i gollisti con Valérie Pécresse che ha raccolto meno del 5 per cento dei voti contro il 20 per cento di François Fillon cinque anni fa. Una parte dell'elettorato gollista si è spostato sull'estrema destra. Ma Eric Zemmour, l'opinionista candidato che ha ricevuto un'esposizione mediatica straordinaria in questa campagna elettorale, ha fatto flop fermandosi al 7 per cento dei voti. La sua candidatura sarà servita soprattutto a far apparire Le Pen più moderata di quella che è nella realtà.
La vecchia Le Pen è riapparsa nel discorso di ieri sera dopo le prime proiezioni. "Il 24 aprile sarà una scelta fondamentale tra due visioni opposte del paese", ha detto Le Pen. "Ciò che si giocherà il 24 aprile è una scelta di società e perfino di civilizzazione". Dalla scelta dipenderanno "le decisioni politiche del prossimo mandato di cinque anni, ma che impegneranno la Francia per i prossimi cinquant'anni", ha spiegato Le Pen. “Assicurerò l'indipendenza nazionale, controllerò l'immigrazione e restaurerò la sicurezza per tutti”, ha detto la candidata del Rassemblement National. Due frasi hanno un significato importante per la posizione della Francia nell'Ue e nel resto del mondo. Riferendosi esplicitamente all'alleanza occidentale e implicitamente alla guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina, Le Pen ha promesso di “restaurare l'indipendenza nazionale per fare della Francia una potenza di pace”. Accennando all'Ue, la candidata di estrema destra ha detto di voler ristabilire la capacità della Francia di “decidere per sé stessa”. Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega che la truffa antisistema di Le Pen ora è una minaccia per Parigi e l'Europa.
Macron ha risposto promettendo “qualcosa di nuovo” per la Francia, ma ribadendo la sua posizione fermamente liberale ed europeista. “Vogliamo una Francia che continua a fare fiducia alla scienza, alla ragione e alla competenza, come abbiamo fatto questi anni?”, ha chiesto il presidente uscente. “Voglio una Francia che porti progressi per tutti, per gli anziani e i bambini, per i lavoratori e le famiglie, per le donne e in particolare le madri sole per i precari. Non una Francia della regressione per tutti. Non siamo noi!”, ha detto Macron: “Voglio una Francia che si iscrive in un'Europa forte, che continua a legare alleanze con le grandi democrazie per difendersi. Non una Francia che uscita dall'Europa avrebbe come soli alleati l'internazionale dei populisti e degli xenofobi. Non siamo noi!”, ha detto Macron. I confini del duello sono fissati. Domenica 24 aprile i francesi decideranno nelle urne non solo il destino della Francia, ma anche quello dell'Ue.
Zemmour e un altro candidato di estrema destra, Nicolas Dupont-Aignan, hanno chiesto di votare per Le Pen. Pécresse, Hidalgo e il comunista Roussel hanno chiesto di votare per Macron, così come il verde Yannick Jadot (altro grande sconfitto di queste elezioni con il 4,7 per cento). "Non si deve dare un solo voto alla signora Le Pen", ha detto Mélenchon, senza dare indicazioni a favore di Macron, ma invitando i suoi elettori a "non fare errori irreparabili". Sul Foglio, Mauro Zanon spiega che il fronte repubblicano regge.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di lunedì 11 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Niente embargo sul petrolio (per ora) - Nel fine settimana Volodymyr Zelensky ha ribadito la sua richiesta di aumentare la pressione sulla Russia con un embargo totale sulle importazioni energetiche. La richiesta è stata avanzata direttamente negli incontri di venerdì con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e di sabato con il premier britannico, Boris Johnson, oltre che in una telefonata ieri con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. "Abbiamo discusso di sanzioni anti-russe, difesa e sostegno finanziario per l'Ucraina", ha detto Zelensky. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha detto che ci sarà una discussione su un possibile embargo sul petrolio al Consiglio affari esteri di oggi. Tuttavia non è attesa nessuna proposta concreta e ancor meno una decisione. L'embargo sul petrolio "non sarà sul tavolo", ci ha detto un alto funzionario dell'Ue: "Per l'embargo sul petrolio e altre tappe sulle sanzioni serve l'unanimità degli stati membri" e "vediamo tutti le dipendenze degli stati membri dalle risorse che vengono dalla Russia". Secondo il funzionario "la complessità è sia tecnica sia politica". Tradotto: finché la Germania e altri paesi continuano ad opporsi a un embargo sul petrolio, la Commissione non farà proposte in questo senso.
Più soldi per più armi per l'Ucraina - Al suo ritorno da Kyiv, Josep Borrell ieri ha convocato una riunione straordinaria congiunta del Comitato militare dell'Ue e del Comitato politico e di sicurezza. L'obiettivo è di trovare un'intesa tra i ventisette per fornire ulteriore “sostegno militare all'Ucraina in un momento in cui ha di fronte attacchi imminenti nel Donbas e nel sud”, ha spiegato l'Alto rappresentante. I ministri degli Esteri dell'Ue oggi dovrebbero dare il via libera formale per stanziare altri 500 milioni di euro dalla Peace Facility per le forniture di armi all'Ucraina. In un editoriale Il Foglio spiega che, nella guerra della Russia contro l'Ucraina, Borrell ha assunto un ruolo di leadership, anche a costo di irritare le capitali dei grandi paesi.
L'Ucraina si aspetta lo status di candidato in giugno - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, venerdì ha consegnato nelle mani del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, un questionario sulla richiesta di adesione presentata il 28 febbraio, quattro giorni dopo l'inizio della guerra. "Questo questionario è la base per le nostre discussioni nei prossimi mesi. E' dove inizia il vostro percorso verso l'Ue", ha detto von der Leyen a Zelensky, spiegando che la Commissione sarà "a disposizione 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana per lavorare su queste basi comuni". Una fonte della Commissione ci ha spiegato che il questionario riguarda i criteri politici ed economici di Copenaghen. Per ottenere lo status di paese candidato, è necessario rispettare almeno una parte di questi criteri, anche se la Commissione e i governi usano ampio margine di discrezionalità politica per prendere la loro decisione. Zelensky ha detto che l'Ucraina risponderà in una settimana. "Ci aspettiamo che lo status di candidato sia concesso in giugno", ha detto il vicepremier ucraino, Olga Stefanishyna: "Abbiamo già fatto gran parte del lavoro preparatorio e così siamo pronti a muoverci rapidamente". Il parere della Commissione "sarà una questione non di anni, ma di settimane", ha assicurato von der Leyen. Più probabilmente sarà una questione di mesi.
L'austriaco Nehammer in visita da Putin - Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, oggi incontrerà a Mosca Vladimir Putin, diventando il primo leader occidentale a incontrare il presidente russo dall'inizio della guerra contro l'Ucraina il 24 febbraio. "Siamo militarmente neutrali, ma abbiamo una posizione chiara sulla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina. Deve fermarsi!", ha detto Nehammer, che nel fine settimana ha incontrato anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Secondo Nehammer servono "corridoi umanitari, cessate il fuoco e inchieste sui crimini di guerra". Il cancelliere austriaco ha spiegato di aver informato i leader delle istituzioni dell'Ue, Ursula von der Leyen e Charles Michel, il cancelliere austriaco Olaf Scholz, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, oltre che Zelensky. Ma alcuni guardano con sospetto a questa visita a sorpresa, che appare come un viaggio pubblicitario.
“Stand Up for Ukraine” raccoglie 9 miliardi - L'evento “Stand Up for Ukraine” ha raccolto 9,1 miliardi di euro per le persone che fuggono dalla guerra di Vladimir Putin in Ucraina, ha annunciato sabato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. La Commissione ha promesso 1 miliardo di euro. Sul totale, 4,1 miliardi sono contributi finanziari e donazioni in natura per profughi interni e rifugiati promessi da governi, imprese e individui. Altri 5 miliardi sono prestiti e sussidi concessi da istituzioni finanziarie europee. Gran parte delle risorse, tuttavia, saranno destinate ai paesi di accoglienza dei rifugiati. "Una volta che le bombe avranno smesso di cadere, aiuteremo i cittadini dell'Ucraina a ricostruire il loro paese", ha assicurato von der Leyen. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha promesso un altro miliardo, che porta il totale a 10,1 miliardi.
Vertice straordinario sull'Ucraina e l'energia... a fine maggio - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, venerdì ha convocato un vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell'Ue il 30 e 31 maggio. “Sull'agenda in particolare difesa, energia e Ucraina”, ha detto Michel su Twitter. La tenuta di un Consiglio europeo straordinario era già stata annunciata al vertice di Versailles di un mese fa.
Lanciata la Piattaforma per gli acquisti comuni di gas - La Commissione ha annunciato che venerdì si è tenuta la prima riunione Piattaforma dell'energia per l'acquisto comune di gas, Gnl e idrogeno, che dovrebbe garantire l'approvvigionamento energetico dell'Ue a prezzi accessibili ed eliminare gradualmente la dipendenza dal gas russo. "L'Ue deve utilizzare il suo potere politico e di mercato collettivo sui mercati globali del gas", ha detto la commissaria all'Energia, Kadri Simson: "Con la piattaforma energetica dell'Ue, ci basiamo sull'esperienza acquisita negli ultimi mesi per garantire un approccio europeo coordinato per garantire le importazioni di gas alle migliori condizioni possibili". I rappresentanti di tutti i 27 stati membri hanno partecipato alla riunione, anche se il meccanismo sarà su base volontaria. La Piattaforma dovrebbe garantire la cooperazione nella condivisione della domanda, nell'uso efficiente dell'infrastruttura del gas (in particolare massimizzare l'assorbimento delle importazioni di gas naturale liquefatto, rispettare gli obblighi di stoccaggio del gas e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas) e nelle iniziative internazionali per trovare nuovi fornitori.
I Paesi Bassi pensano di nazionalizzare gli stoccaggi di Gazprom - Dopo la Germania anche i Paesi Bassi potrebbero nazionalizzare un impianto di stoccaggio di gas di proprietà di Gazprom per garantire il suo riempimento entro l'inizio del prossimo inverno. Secondo De Volkskrant, il governo di Mark Rutte starebbe pensando di prendere il controllo dell'impianto di Bergen, gestito al 40 per cento da Gazprom, dopo che la società russa ha smesso di rifornirlo dalla scorsa estate. Il governo olandese ritiene che Gazprom abbia immagazzinato meno gas possibile in Europa in vista dell'invasione russa dell'Ucraina.
Finlandia accelera sull'adesione alla Nato - La Finlandia potrebbe presentare una domanda di adesione alla Nato già in maggio, ponendo fine alla sua storica neutralità come conseguenza della guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina. "Avremo discussioni molto caute, ma non prenderemo più tempo di quanto è necessario", ha detto venerdì il primo ministro, Sanna Marin. Questa settimana il governo dovrebbe pubblicare un libro bianco sulla sicurezza del paese, che dovrebbe servire come punto di partenza per il dibattito nazionale e la decisione del Parlamento. "Penso che avremo terminato la nostra discussione prima di fine giugno", ha spiegato Marin. Il 29 e 30 giugno si terrà a Madrid il vertice dei capi di stato e di governo della Nato. Nel frattempo in Svezia anche il leader del partito di estrema destra dei Democratici svedesi ha cambiato posizione sull'adesione della Nato. La prospettiva di ingresso della Finlandia e il fatto che l'Ucraina si ritrovi da sola a combattere contro la Russia "mi hanno fatto cambiare idea", ha detto sabato Jimmie Akesson al giornale Svenska Dagbladet.
La tregua del pesce tra Francia e Regno Unito - La disputa sulle licenze di pesca tra la Francia e il Regno Unito dovrebbe essersi risolta, mettendo fine (almeno temporaneamente) a uno dei contenziosi più pericolosi delle relazioni post Brexit. In un'intervista al Financial Times, il commissario alla Pesca, Virginijus Sinkevicius, ha detto che quasi tutte le licenze richieste dalla Francia per permettere ai suoi pescherecci di pescare nelle acque britanniche sono state concesse. Mancherebbero all'appello circa 70 licenze. "Siamo riusciti a ottenere la maggior parte delle licenze", ha detto Sinkevicius, lodando il Regno Unito per la "relazione di successo e costruttiva". La disputa sulle licenze aveva portato l'Ue sull'orlo di una guerra commerciale con il Regno Unito, dopo che la Francia aveva minacciato di attivare i meccanismi dell'accordo post Brexit che, in caso di violazione delle intese, possono portare a rappresaglie come dazi.
Il calendario della settimana in Europa
Lunedì 11 aprile
– Consiglio Affari esteri (a Lussemburgo)
– Commissione: il vicepresidente Sefcovic incontra il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, Luca Visentini
– Commissione: il vicepresidente Timmermans in Egitto per riunioni ufficiali prima della COP27
– Parlamento europeo: visita della delegazione Eurolat a Buenos Aires; visita della commissione Controllo di BIlancio in Bulgaria; visita della delegazione Petizioni a Maiorca
– Eurostat: dati sui decessi fino a febbraio del 2022; dati sull'impatto del Covid-19 sulle imprese dell'e-commerce
Martedì 12 aprile
– Consiglio Affari generali (a Lussemburgo)
– Commissione: la commissaria Simson a Vienna incontra il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi
– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
– Eurostat: dati sul commercio extra-ue di merci nel 2021; dati sulle cause dei decessi nel 2019; dati sugli effetti della pandemia sul turismo nel 2019-21
Mercoledì 13 aprile
– Consiglio: riunione del Coreper
– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
– Eurostat: dati sulle vendite di case nel quarto trimestre del 2021; dati sul mercato del lavoro nel quarto trimestre del 2021; dati sull'eccesso di mortalità fino a febbraio 2022
Giovedì 14 aprile
– Banca centrale europea: conferenza stampa della presidente Lagarde al termine della riunione del Consiglio dei governatori
– Eurostat: dati sul numero di voli commerciali a marzo del 2022