Europa Ore 7
Le mini-Frexit di Le Pen
Macron è in testa in vista del secondo turno delle presidenziali, stallo sull'embargo sul petrolio contro la Russia e l'Ungheria continuerà a pagare il gas in euro. L'inutile visita di Nehammer a Putin e i Paesi Bassi contro l'impunità di Putin
“Non uscirò dall'Unione europea. Non è il mio obiettivo, se fosse il mio obiettivo, lo direi”, ha detto ieri la leader del Rassemblement National. Ma la verità è che la sua sarebbe un'uscita di fatto della Francia dall'Ue
Nel primo giorno della seconda parte della campagna per le presidenziali in Francia, Marine Le Pen ha illustrato una parte del suo programma per la Francia in Europa. La candidata di estrema destra dice di aver abbandonato la sua proposta di uscire dalla zona euro e dall'Unione europea, ma ha delineato un percorso di mini-Frexit che porterebbe allo smantellamento di fatto della costruzione comunitaria. Il primo passo, motivato dall'aumento dei costi dell'energia per imprese e consumatori è “l'uscita dal mercato europeo dell'elettricità per avere prezzi sulla base della produzione francese e non degli errori strategici dell'Ue”, ha detto ieri Le Pen, parlando con i giornalisti in una visita a Soucy nella Yonne.
Poco importa se l'aumento del prezzo di gas ed elettricità sia stato determinato in gran parte delle tensioni dovute alla guerra del suo sostenitore Vladimir Putin in Ucraina e alle manipolazioni sul mercato del colosso russo Gazprom. Per Le Pen, la soluzione è semplice: “Si può restare in una struttura europea e non essere integrata in un mercato europeo dell'elettricità che moltiplica il prezzo dell'elettricità o del gas per cinque o sei”. E invece no, non si può. Perché significherebbe uscire dal mercato unico dell'Ue. Cioè una delle componenti esistenziali della struttura comunitaria. Senza mercato unico (dell'elettricità o di altro), non c'è l'Ue.
Le mini-Frexit sembrano essere diventate la risposta di Le Pen a tutti i problemi, soprattutto se alimentati da disinformazione e falsità. La candidata di estrema destra ne ha dato un altro esempio ieri, quando ha parlato dell'agricoltura. “L'Ue ci impone un dispositivo che farà abbassare del 5-10 per cento la produzione europea” nel momento in cui “il mondo è confrontato a una penuria alimentare”, ha detto Le Pen. Anche in questo caso, la principale ragione è la guerra di Putin con la Russia che ha paralizzato la produzione in Ucraina e blocca le navi cariche di grano ucraino. Inoltre, la Commissione ha appena proposto una serie di misure destinate ad aumentare in modo considerevole la produzione agricola nell'Ue, in barba agli impegni del Green deal. Ma, anche in questo caso, la soluzione di Le Pen è la mini-Frexit dell'agricoltura francese. “Si può essere per una struttura europea, ma che non ci obblighi ad abbassare la produzione agricola”, ha detto Le Pen. Uscire dalle regole della Politica agricola comune significherebbe uscire da un altro elemento esistenziale della struttura comunitario e perdere i finanziamenti della Pac, di cui la Francia è la prima beneficiaria.
Clément Beaune, il ministro per gli Affari europei di Emmanuel Macron, ieri ha risposto che quella di Le Pen è una “menzogna” e siamo tornati alla “Frexit nascosta”. Beaune ha anche ricordato che uscire dal mercato europeo dell'energia significherebbe 30 giorni l'anno senza luce per la Francia e diversi miliardi di euro di perdite per le mancate esportazioni di elettricità verso altri stati membri. Nel programma di Le Pen ci sono una miriade di mini-Frexit: dalla preferenza nazionale per posti di lavoro e alloggi sociali riservati ai soli francesi (che è contro il principio di non discriminazione dei cittadini dell'Ue) alla soppressione del permesso di soggiorno per gli stranieri che non hanno lavorato in Francia per almeno un anno (che è contro le regole dell'Ue sulla libera circolazione delle persone, oltre che contro la logica). “Non uscirò dall'Unione europea. Non è il mio obiettivo, se fosse il mio obiettivo, lo direi”, ha detto ieri Le Pen. La verità è che la sua sarebbe un'uscita di fatto della Francia dall'Ue.
Secondo Le Pen, le accuse di Macron e Beaune sono “processi di intenzioni che si fondano sul nulla”. L'argomento della candidata di estrema destra è che vuole “far evolvere questa struttura europea. Vogliamo un'alleanza europea delle nazioni libere e sovrane. Un'Europa delle cooperazioni liberamente consenzienti. Un'Europa che non costringe i paesi ad accettare delle misure che vanno contro gli interessi vitali della loro sovranità o dei loro popoli”, ha detto le Pen. Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega che il voto francese è come lo specchio del mondo: con Putin o con l'Europa? Il secondo turno delle presidenziali in Francia è come un grande acceleratore delle divisioni globali che costringe la politica a scegliere da che parte stare: essere utili costruttori dell’Europa o essere utili idioti del putinismo.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 12 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
I risultati definitivi del primo turno in Francia - Ieri mattina non ci sono state sorprese nel conteggio delle ultime schede del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia. Secondo i dati pubblicati dal ministero dell'Interno, Emmanuel Macron ha ottenuto il 27,84 per cento e Marine Le Pen il 23,15 per cento. Seguono Jean-Luc Mélenchon (21,95), Eric Zemmour (7,07), Valérie Pécresse (4,78), Yannick Jadot (4,63), Jean Lassalle (3,13), Fabien Roussel, (2,28), Nicolas Dupont-Aignan (2.06), Anne Hidalgo (1,75), Philippe Poutou (0,77) e Nathalie Arthaud (0,56). I candidati che non hanno superato la soglia del 5 per cento non avranno accesso ai rimborsi elettorali. Per Les Républicains e i Verdi significa il rischio bancarotta. Sia Pecresse sia Jadot hanno lanciato delle raccolte fondi online per coprire il debito della campagna elettorale. Sul Foglio Mauro Zanon spiega il futuro nero di gollisti e socialisti senza rimborsi e, soprattutto, senza idee.
Macron stacca Le Pen in vista del secondo turno - Secondo un sondaggio pubblicato ieri da Les Echos, Emmanuel Macron è in testa con il 55 per cento delle intenzioni di voto contro il 45 per cento di Marine Le Pen in vista del secondo turno delle presidenziali. Il 71 per cento degli elettori sarebbero intenzionati a votare il 14 aprile. Nel faccia a faccia con Le Pen al ballottaggio, il presidente uscente ha guadagnato un punto percentuale rispetto a venerdì scorso, ma è lontano dal picco del 59 per cento di inizio marzo. Un secondo sondaggio uscito ieri, realizzato da Ifop, indica un margine inferiore, con Macron in testa con il 52,5 per cento dei voti contro il 47,5 per cento di Le Pen.
Stallo sull'embargo sul petrolio contro la Russia - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ieri ha trovato una nuova linea difensiva per giustificare l'incapacità dell'Unione europea di trovare un accordo su un embargo contro petrolio e gas russi. L'offensiva del Donbas ci sarà “con o senza sanzioni. Che si compri gas o meno, nei prossimi giorni l'esercito russo avrà i mezzi di fare la guerra” e l'Ue deve “concentrarsi sugli aiuti militari” all'Ucraina, ha detto Borrell al termine della riunione con i ministri degli Esteri dei ventisette. L'Alto rappresentante ha assicurato che c'è stata una “discussione generale” su un embargo del settore petrolifero, ma “nessuna decisione”. Sul Foglio spieghiamo che l'Ue è alla ricerca di altri modi per aiutare l'Ucraina: soldi per le forniture di armi e ricostruzione. E l'idea dell'Estonia di un conto bloccato, dove dirottare i pagamenti alla Russia per i suoi idrocarburi, potrebbe essere utile.
I massimalisti sull'embargo contro la Russia - “Dobbiamo avere un approccio massimalista alle sanzioni”, ha detto ieri il ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney, spiegando che il sesto pacchetto che la Commissione sta preparando “deve includere il petrolio”. Il ministro lituano Gabrielius Landsbergis, ha spiegato di “essere felice del fatto che la Commissione sia stata molto chiara dicendo che sta iniziando a lavorare sul sesto pacchetto con opzioni sul petrolio”. Landsbergis ha spiegato che il modo migliore per capire “perché abbiamo bisogno di imporre le sanzioni “è andare a Kyiv, andare a Irpin o Bucha e vedere da soli”. Anche la Danimarca si iscrive nel gruppo dei massimalisti. “Stiamo già discutendo un sesto pacchetto di sanzioni. Da parte danese vogliamo andare il più lontano possibile sulle sanzioni, incluso nel settore dell'energia”, ha detto il ministro degli Esteri, Jeppe Kofod.
I minimalisti sull'embargo contro la Russia - La linea difensiva di Borrell sull'embargo era stata anticipata ieri dal ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn. “Mi chiedete se un embargo sul petrolio fermerà la guerra. Ne dubito”, ha risposto Asselborn ai giornalisti. “Dobbiamo essere consapevoli che se la Germania subisce un colpo all'industria, avrà ripercussioni non solo per la Germania”, ma “per l'intera Europa”. A proposito della Germania, il suo ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, non ha cambiato linea, spiegando che ci sarà “un ritiro completo dall'energia fossile” e “inizieremo con il carbone, il petrolio e il gas”. Il problema sono i tempi: Berlino ha pianificato la fine del petrolio russo a fine anno e del gas russo a metà del 2024. La Commissione di Ursula von der Leyen sembra intenzionata ad accontentare nuovamente le esigenze di Berlino. Il sesto pacchetto di sanzioni, che dovrebbe essere presentato dopo Pasqua, potrebbe contenere divieti di importazione limitati ai prodotti petroliferi raffinati, escludendo il greggio dall'embargo.
L'Ungheria continuerà a pagare il gas in euro - Il ministro degli Esteri dell'Ungheria, Peter Szijjarto, ieri ha assicurato che il suo paese continuerà a pagare le importazioni di gas e petrolio dalla Russia in euro. Dopo le elezioni del 3 aprile, il primo ministro, Viktor Orbán, aveva annunciato che l'Ungheria non aveva "problemi" a pagare in rubli, a seguito di una richiesta del presidente russo, Vladimir Putin, in questo senso nei confronti dei paesi considerati ostili. A margine del Consiglio Affari generali, Szijjarto ha spiegato che l'ungherese MVM continuerà a trasferire euro a Gazprombank, che poi saranno convertiti in rubli e ha assicurato che la soluzione è in linea con le sanzioni dell'Ue.
L’inutile visita di Nehammer a Putin - La visita del cancelliere austriaco Karl Nehammer a Vladimir Putin si è conclusa come tutti sospettavano: come spiega il Foglio in un editoriale, al meglio irrilevante, al peggio controproducente. I due si sono parlati per 75 minuti, Nehammer ha detto a Putin che deve aprire i corridoi umanitari, che ci saranno conseguenze e che finché ci sarà la guerra le sanzioni non verranno sollevate, anzi potrebbero intensificarsi. Una conversazione “dura”, ha detto Nehammer. Nel frattempo, la Russia ha preso il controllo di Mariupol. In realtà nella visita di Nehammer risuonava anche molto forte, e il presidente russo lo sa benissimo, la posizione austriaca sull’embargo energetico a Mosca: evitarlo a tutti i costi.
I Paesi Bassi leader contro l'impunità di Putin - Il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra, ieri ha organizzato una colazione con i suoi colleghi per discutere con il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, dei crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. “I Paesi Bassi vogliono vedere giustizia per tutte le vittime dell'invasione russa”, ha detto Hoekstra. Il governo olandese ha annunciato una donazione di un milione di euro alla Corte per sostenere le sue inchieste e le attività del procuratore.
La Commissione consegna i questionari sull'adesione a Georgia e Moldavia - Il commissario all'Allargamento, Oliver Varhelyi ieri ha consegnato ai ministri di Georgia e Moldavia, Ilia Darchiashvili e Nicu Popescu, i questionari relativi alla loro domanda di adesione all'Unione europea. Venerdì scorso la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva fatto la stessa cosa con Volodymyr Zelensky durante la sua visita a Kyiv. Sulla base delle risposte, la Commissione darà il suo parere sulla concessione dello status di paese candidato a Ucraina, Georgia e Moldavia. "E' un primo passo. Siamo pronti a andare molto rapidamente", ha assicurato Varhelyi: "Lavoreremo il più rapidamente possibile per presentare le opinioni come richiesto dai leader dell'Ue". Il moldavo Popescu ha spiegato che il suo paese risponderà “in poche settimane” e si augura di avere “un po' di chiarezza sui prossimi passi tra un paio di mesi, presumibilmente in giugno”.
Borrell ferma la missione dell'Ue in Mali - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato la fine delle missioni dell'Ue di formazione dell'esercito e della guardia nazionale in Mali, anche se le forze europee rimarranno presenti in altri paesi del Sahel. "Fermiamo le missioni di formazione", ha detto Borrell al termine della riunione del Consiglio Affari esteri, spiegando che la giunta militare non ha fornito le garanzie necessarie per proseguire. "Sarà necessario dispiegarsi nei paesi vicini. Non abbandoniamo il Sahel, al contrario, ma non possiamo restare in Mali in pieno regime", ha detto Borrell, ricordando il massacro di Moura avvenuto a fine marzo, in cui sarebbero stati coinvolti anche i mercenari russi del gruppo Wagner.
Reynders e alcuni funzionari spiati con Pegasus - Il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, è stato preso di mira con Pegasus, lo spyware della società israeliana NSO Group, già utilizzato da diversi regimi e almeno due paesi europei (Ungheria e Polonia) per sorvegliare esponenti dell'opposizione. Lo scoop è di Reuters. Almeno altri quattro funzionari della Commissione sono stati presi di mira con Pegasus. Il Parlamento europeo lancerà i lavori di una commissione di inchiesta sull'uso di Pegasus il 19 aprile.
Scholz perde il suo primo ministro (della Famiglia) - Il ministro tedesco della Famiglia, Anne Spiegel, ha annunciato ieri le sue dimissioni dopo una controversia per la sua decisione di andare in vacanza lo scorso anno dopo le inondazioni devastanti in Germania. All'epoca Spiegel era ministro dell'Ambiente della Renania-Palatinato, uno dei Lander più colpiti, ma aveva comunque preso quattro settimane di vacanze con la famiglia poco dopo le inondazioni. Spiegel è il primo ministro del governo di Olaf Scholz a dare le dimissioni.
La Commissione lancia un concorso per giovani giornalisti - La Commissione ieri ha aperto le candidature per studenti in giornalismo e giornalisti per il programma Youth4Regions. I 38 vincitori si riuniranno a Bruxelles dal 8 al 14 ottobre per seguire delle formazioni, beneficiare dei consigli di giornalisti esperti, lavorare con questi ultimi nella sala stampa e visitare le istituzioni europee e alcuni media. I vincitori parteciperanno anche al premio Megalizzi - Niedzielski per i giovani giornalisti che sarà assegnato l'11 ottobre.
Accade oggi in Europa
– Consiglio Affari generali (a Lussemburgo)
– Commissione: la commissaria Simson a Vienna incontra il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi
– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
– Eurostat: dati sul commercio extra-ue di merci nel 2021; dati sulle cause dei decessi nel 2019; dati sugli effetti della pandemia sul turismo nel 2019-21