Europa Ore 7

L'Ue nella nebbia della guerra del gas

L'Ue pronta a tagliare dazi e quote nel commercio con l'Ucraina, Putin minaccia gli alleati di Kyiv di usare “mezzi che nessuno ha” e Michel preoccupato per la Moldavia. La Commissione attiva la condizionalità sullo stato di diritto per l'Ungheria mentre la Polonia per ora la scampa

David Carretta

In una riunione degli ambasciatori dei 27 ieri, diversi stati membri si sono lamentati perché le linee guida non sono “sufficientemente chiare su ciò che è consentito o non è consentito fare”, ci ha detto un diplomatico dell'Unione

L'Unione europea è pronta a combattere la guerra del gas con la Russia di Vladimir Putin? A giudicare dalla reazione alla decisione di Gazprom di tagliare il gas a Polonia e Bulgaria, la risposta è "no". La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha accusato il Cremlino di usare il gas come arma di “ricatto”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha denunciato una “mossa aggressiva unilaterale” di Mosca. Ma l'Ue spera che per gli altri paesi tutto continui come prima, senza ulteriori interruzioni di forniture. Come? Con un trucco, che è anche una scommessa rischiosa: vietare i pagamenti in rubli perché violerebbe le sanzioni, ma usare la soluzione proposta da Putin per consentire i pagamenti in rubli aggirando legalmente le sanzioni.

Il calcolo dell'Ue è che a Putin non convenga tagliare le esportazioni a Germania e Italia, perché avrebbe troppo da rimetterci. Ma è rischioso perché la decisione di usare l'arma del gas contro Polonia e Bulgaria dimostra l'imprevedibilità del presidente russo. Come spieghiamo sul Foglio, il momento della verità sul gas russo per l'Ue è solo rinviato di un paio di settimane. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato che altri paesi potrebbero vedersi tagliare il gas. La prossima ondata di fatture di Gazprom da saldare è attesa il 15 di maggio. Eppure il governo di Olaf Scholz ha detto di non essere “nervoso” perché si aspetta di continuare a ricevere il gas. Il trucco per salvare la faccia a tutti è contenuto nel decreto firmato il 31 di marzo dal presidente russo per imporre ai clienti europei il rublo nell'esecuzione dei contratti sulle forniture energetiche: aprire due conti presso Gazprombank, uno in euro e l'altro in valuta locale. La conversione effettuata nella banca russa permetterebbe ai pagamenti in euro di sfuggire alle sanzioni imposte dall'Ue.

L'interpretazione del decreto che ha dato finora la Commissione lascia un certo margine di ambiguità. Le linee guida inviate alle capitali il 21 di aprile dicono che i clienti europei di Gazprom possono aprire un conto in euro presso Gazprombank senza violare le sanzioni, ma che la conversione deve essere effettuata dalla banca russa. Nel documento della Commissione non è specificato se i clienti europei di Gazprom possono aprire anche il conto in rubli. In una riunione degli ambasciatori dei 27 ieri, diversi stati membri si sono lamentati perché le linee guida non sono “sufficientemente chiare su ciò che è consentito o non è consentito fare”, ci ha detto un diplomatico dell'Ue. La Commissione si è impegnata a elaborare una versione rivista, che sarà discussa da un Consiglio energia straordinario il 2 maggio. Nel frattempo, secondo Bloomberg, dieci clienti europei di Gazprom hanno aperto conti correnti in rubli presso Gazprombank e quattro hanno già utilizzato il meccanismo di conversione del decreto. Eni sta pensando di fare altrettanto. E' come se la Commissione non volesse essere accusata di dare il via libera alle società energetiche europee per aggirare le sanzioni, salvo incoraggiarle implicitamente a farlo.


Anche il dibattito di ieri tra gli ambasciatori sulla possibilità di imporre un embargo energetico alla Russia dimostra che l'Ue non è pronta ad andare alla guerra del gas. La Commissione ha annunciato che presenterà il sesto pacchetto di sanzioni nei prossimi giorni per essere discusso e forse approvato la prossima settimana. All'interno ci sarà anche il petrolio, ma in forma molto limitata. Non sarà un embargo immediato sul greggio. La Germania si è detta disponibile a un “approccio graduale” per uscire dal petrolio russo, ci ha spiegato un'altra fonte dell'Ue. Anche l'Ungheria “è ancora molto esitante”. Sul petrolio la Commissione e un numero importante di stati membri hanno mostrato estrema cautela per gli effetti che potrebbero avere sui prezzi globali del greggio (e dunque anche su quelli della benzina pagata dai cittadini europei). Un embargo immediato sul gas non è sul tavolo. Gli ambasciatori hanno discusso della proposta di Mario Draghi di introdurre un tetto o dei dazi sul gas importato dalla Russia. Ma c'è stato “un chiaro no dalla Germania”, ci ha detto la fonte dell'Ue. Per diversi paesi il tetto proposto da Draghi è un meccanismo “troppo complesso”.

In questo contesto, la linea rimane quella indicata ieri da von der Leyen: la risposta a Gazprom “sarà immediata, unita e coordinata”, cercando di fare in modo che le sue decisioni “abbiamo il minimo impatto possibile sui consumatori”. La presidente della Commissione ha annunciato che “Polonia e Bulgaria stanno ricevendo gas dai loro vicini europei”. E' la dimostrazione di solidarietà. La Commissione continuerà il suo lavoro “per assicurare forniture e stoccaggi di gas sufficienti nel medio termine”, ha detto von der Leyen. Secondo Simone Tagliapietra del think tank Bruegel, la solidarietà è “la chiave” per respingere la strategia di Putin del dividi et impera nell'Ue. Sul Foglio Micol Flammini spiega perché la Polonia non si spaventa se Gazprom chiude i rubinetti.

A proposito di Ucraina, oggi è giovedì e sul Foglio esce il nuovo numero della rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano perché la stella polare che indica all'Ue la strada contro Putin è quella che sta a nord: i Paesi baltici che costruiscono l’indipendenza energetica, Svezia e Finlandia che entrano nella Nato. Sempre sul Foglio Matteo Matzuzzi ha intervistato il generale Claudio Graziano: “Senza armi all’Ucraina non resterà che la resterà incondizionata”, dice il presidente del Comitato militare dell'Ue.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 28 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

L'Ue pronta a tagliare dazi e quote nel commercio con l'Ucraina - La Commissione ieri ha proposto di sospendere per un anno i dazi e altre barriere all'importazione su tutte le esportazioni ucraine verso l'Ue, comprese le misure antidumping e di salvaguardia sull'acciaio, per sostenere l'economia dell'Ucraina nell'ambito della guerra di Vladimir Putin. L'obiettivo è alleviare la difficile situazione dei produttori e degli esportatori ucraini di fronte all'invasione militare. “Senza precedenti”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: "Finora l'Ue non aveva mai adottato simili misure di liberalizzazione degli scambi”. Secondo Dombrovskis, “mantenere l'economia ucraina in funzione è fondamentale per aiutare (il paese) sia a vincere questa guerra sia a riprendersi dopo la fine della guerra. Queste misure aiuteranno direttamente i produttori e gli esportatori ucraini, daranno fiducia nell'economia ucraina e invieranno un segnale forte sul fatto che l'Ue farà tutto il necessario per aiutare l'Ucraina nel momento del bisogno”, ha detto Dombrovskis.

Putin minaccia gli alleati dell'Ucraina di usare “mezzi che nessuno ha” - Il presidente russo, Vladimir Putin, ieri è tornato a lanciare una minaccia nucleare contro l'Ucraina e i suoi sostenitori occidentali. “Se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora”, ha detto Putin in un discorso ai parlamentari a San Pietroburgo. Promettendo  “contrattacchi” a “minacce di natura strategica”, il presidente russo ha spiegato di essere pronto a utilizzare “strumenti che nessuno ha, se necessario. Voglio che tutti lo sappiano. Tutte le decisioni sono state prese”. Putin ha assicurato che tutti gli obiettivi della sua guerra saranno realizzati senza condizioni. I paesi "che hanno in testa di immischiarsi negli eventi dall'esterno e creano minacce strategiche inaccettabili per la Russia, devono sapere che la nostra risposta sarà fulminea", ha detto Putin. Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega perché la storia della Terza guerra mondiale è una gran boiata: Putin arriverà a un accordo, appena prima dell'Apocalisse.

Michel preoccupato per la Moldavia - “La Transnistria non deve essere usata come cavallo di Troia per esacerbare ulteriormente la tensione nella regione”, ha detto ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, esprimendo la sua “solidarietà con la Moldavia in questi tempi difficili”. L'Ue teme che la Russia stia orchestrando una serie di operazioni “false flag” nella regione separatista della Moldavia, dove ha già una base militare, per un intervento militare di più ampia scala anche in Transnistria. Sul Foglio Micol Flammini spiega che le frontiere sono sempre più coinvolte nel conflitto: non solo a ovest con la Transnistria, ma anche a est con i depositi di munizione e carburante della Russia colpiti per volontà divina.

La Commissione attiva la condizionalità sullo stato di diritto per l'Ungheria - Dopo mesi di annunci e rinvii, la Commissione ieri ha formalmente attivato il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto per l'Ungheria, che potrebbe portare a un taglio dei fondi comunitari destinati a Budapest. Il collegio dei commissari ha approvato la decisione di inviare la lettera di notifica formale al governo di Viktor Orbán, contestando una serie di violazioni sistematiche dello stato di diritto legate all'uso dei fondi comunitari. I rilievi riguardano gli appalti, i controlli finanziari, gli audit, la trasparenza, il monitoraggio dei fondi, nonché la prevenzione delle frodi, la lotta alla corruzione e l'indipendenza della giustizia. La Commissione ritiene che ci sia stato “un fallimento costante” da parte del governo Orbán nel mettere in pratica “le raccomandazioni che sono state inviate da più di 10 anni” per risolvere i problemi legati allo stato di diritto e all'uso dei fondi dell'Ue, ci ha detto una fonte dell'Ue. “Ci sono violazioni continue su un lungo periodo di tempo” che riguardano “non solo le spese dell'Ue, ma anche le entrate dell'Ue” come la riscossione dei dazi e dell'Iva. Tuttavia, prima di proporre di tagliare i fondi all'Ungheria, serviranno “tra i 5 e i 9 mesi”, ci ha detto la fonte.

La Polonia la scampa sulla condizionalità (per ora) - Complice la guerra della Russia contro l'Ucraina, il governo polacco finora è scampato all'avvio del meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Per la Polonia “siamo di fronte a situazioni complesse” e “la Commissione ha un margine di apprezzamento per valutare la situazione”, ci ha detto la nostra fonte dell'Ue. Rispetto all'Ungheria, nel caso polacco ci sono meno “prove” e “informazioni disponibili” in particolare per determinare se le violazioni dello stato di diritto legate al bilancio comunitario sono “sistemiche”, ha spiegato la fonte dell'Ue.

Orbán blocca una dichiarazione sull'ergastolo per Osman Kavala - L'Ungheria ha messo il veto a una dichiarazione dell'Ue per condannare la condanna all'ergastolo del filantropo turco, Osman Kavala, costringendo l'Alto rappresentante Josep Borrell a una dichiarazione a nome di 26 stati membri. "La condanna all'ergastolo da parte di un Tribunale turco di OSman Kavala insieme alle condanne al carcere per altri dimostrano estrema durezza" e "ignorano la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo", ha detto Borrell: "Il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali oggi è più importante che mai". Cosa ha fatto Kavala per meritarsi un veto di Orbán? Al di là delle simpatie del premier ungherese per il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, Kavala ha una colpa imperdonabile per Orbán: è amico di George Soros.

Jourová contro l'abuso delle querele per diffamazione (ma solo oltre frontiera) - La Commissione ieri ha presentato una proposta di direttiva contro l'uso di querele per intimidire giornalisti e difensori dei diritti umani, che dovrebbe consentire ai giudici di archiviare rapidamente le cause manifestamente infondate. La proposta stabilisce diverse garanzie procedurali e rimedi, come il risarcimento dei danni e sanzioni dissuasive per l'avvio di azioni legali abusive. “Abbiamo promesso di difendere i migliori giornalisti e difensori dei diritti umani contro coloro che cercano di metterli a tacere. La nuova legge lo fa. In una democrazia, ricchezza e potere non possono dare a nessuno un vantaggio sulla verità”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Vera Jourová. Peccato che la direttiva si applichi solo alle querele transfrontaliere. Quelle nazionali sono escluse. Del resto la Commissione ha presentato anche una raccomandazione complementare per incoraggiare gli stati membri ad allineare le proprie norme alla proposta di direttiva dell'Ue anche per i casi interni in tutti i procedimenti, non solo in materia civile.

La Commissione raccomanda di abolire il bollettino dei casi Covid - La Commissione ieri ha presentato i suoi piani per la prossima fase della gestione della pandemia di Covid-19, annunciando un nuovo approccio che non sarà più incentrato sul numero di casi positivi, ma sul monitoraggio delle varianti. "Stiamo entrando in una nuova fase della pandemia perché stiamo passando dallo stato di emergenza a una gestione della Covid-19 più sostenibile", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. "Il numero di infezioni è ancora elevato nell'Ue, ma la pressione sul settore della sanità è diminuita e le nostre economie sono nuovamente aperte", ha detto la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides. Per la prossima fase della pandemia, la Commissione ha invitato gli stati membri a rafforzare la sorveglianza, i sistemi sanitari e la preparazione generale. In particolare, i governi dovrebbero  intensificare la vaccinazione e la somministrazione di dosi di richiamo, istituire sistemi di sorveglianza integrati non più basati sull'individuazione e la segnalazione di tutti i casi di Covid-19 ma sull'acquisizione di stime affidabili e rappresentative, e continuare a eseguire test e sequenziamenti mirati di campioni sufficienti per stimare accuratamente la circolazione delle varianti e individuare nuove varianti.

Il Tribunale dell'Ue boccia il ricorso contro il Green pass al Pe - Il Tribunale dell'Ue ha rigettato i ricorsi presentati da diversi deputati europei contro l'imposizione del Certificato Covid per accedere alle sedi del Parlamento europeo. Secondo i giudici di Lussemburgo, le condizioni di accesso non comportano un'interferenza sproporzionata o eccessiva con l'esercizio libero ed indipendente del mandato di deputato. Il Tribunale ha rigettato tutti gli argomenti avanzati dai ricorrenti sulla base giuridica, l'immunità e le prerogative dei parlamentari, il trattamento dei dati personali, la violazione dell'integrità fisica. Per i giudici di Lussemburgo, l'imposizione del Green pass per accedere il Parlamento è "proporzionata rispetto all'obiettivo perseguito" perché, senza questa misura, "una persona che non è né vaccinata né guarita, potenzialmente portatrice del virus, avrebbe potuto accedere liberamente ai palazzi del Parlamento rischiando così di contaminare altre persone". Inoltre, "gli inconvenienti pratici generati dalla presentazione di un certificato valido non possono prevalere sulla protezione della salute umana altrui né essere assimilati a violazioni sproporzionate dei diritti fondamentali". Il Tribunale ha comunque chiesto al Parlamento di rivedere "periodicamente" la misura alla luce della situazione sanitaria nell'Ue per verificare se perdurano "le circostanze eccezionali" che la giustificano.

La Corte di giustizia dell'Ue infligge un colpo ad Airbnb - La normativa regionale belga che impone ai prestatori di servizi di intermediazione immobiliare e, in particolare, ai responsabili di una piattaforma elettronica per servizi di alloggio di trasmettere all’amministrazione tributaria determinati dati relativi alle transazioni delle strutture turistiche non è contraria al diritto dell’Unione. Lo ha stabilito ieri la Corte di giustizia dell'Unione europea, in un ricorso presentato da Airbnb Ireland contro una legge della regione di Bruxelles-Capitale sull'imposta sugli esercizi ricettivi turistici. Secondo i giudici di Lussemburgo, la disposizione di una normativa regionale che impone a un gestore di comunicare determinati dati riguardanti gli esercizi ricettivi turistici ha natura fiscale e, a questo titolo, è esclusa dall’ambito di applicazione della direttiva sul commercio elettronico. La sentenza dà la possibilità alle autorità pubbliche degli stati membri di adottare le stesse disposizioni della regione di Bruxelles-capitale.

La Commissione ci riprova sulla migrazione legale - La Commissione ieri ha proposto una serie di iniziative per favorire la migrazione legale, in particolare per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro nell'Ue. “Una delle richieste costanti dei rappresentanti dell'economia reale, dalle imprese alle Pmi, è che non hanno le persone di cui hanno bisogno, in particolare in alcune aree chiave per la nostra competitività, come l'agrifood, il digitale e la sanità”, ci ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas. La commissaria al Mercato interno, Ylva Johansson, ha ricordato che “ogni anno arrivano legalmente nell'Ue da 2 a 3 milioni di cittadini di paesi terzi, contro i 125-200 mila arrivi irregolari. La migrazione legale è essenziale per la ripresa economica, la transizione digitale e la transizione verde e per creare canali sicuri verso l'Europa, riducendo nel contempo la migrazione irregolare”. Nello specifico la Commissione ha proposto di rivedere la direttiva sul permesso unico (con una procedura semplificata per combinare lavoro e soggiorno) e la direttiva sui soggiornanti di lungo periodo (con condizioni più semplici per l'ammissione).

Meno visti (e più gas) da Qatar e Kuwait - La Commissione ieri ha proposto di abolire l'obbligo di visto per i cittadini del Qatar e del Kuwait per i soggiorni di una durata massima di 90 giorni su un periodo di 180 giorni nell'Unione europea. "E' una prima tappa per facilitare i viaggio a destinazione dell'Ue per le persone di tutta la regione", ha detto l'Alto rappresentante, Josep Borrell: "L'obiettivo finale è assicurare la coerenza regionale e a termine arrivare all'esenzione dell'obbligo di visto per tutti i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo". Borrell ha annunciato una nuova proposta per rafforzare la partnership globale e la cooperazione tra l'Ue e il Consiglio di cooperazione del Golfo. Alcuni osservatori a Bruxelles sospettano che, dietro alla decisione, ci sia anche una ragione molto attuale: la necessità per l'Ue di assicurarsi forniture di gas naturale liquefatto (Gnl) come alternativa al gas dalla Russia.

 


Accade oggi in Europa

– Commissione: il vicepresidente Timmermans riceve il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri

– Commissione: la commissaria Johansson a Varsavia

– Commissione: il commissario Varhelyi a Tirana

– Parlamento europeo: conferenza dei presidenti con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg

– Parlamento europeo: dibattito alla commissione Economica sul rapporto annuale della Bce con il suo vicepresidente Luis de Guindos

– Parlamento europeo: audizione del vicepresidente Sefcovic davanti alla commissione Affari costituzionali

– Parlamento europeo: audizione della commissaria Dalli davanti alla commissione Occupazione e affari sociali

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Comitato delle regioni: sessione plenaria (dibattito sulla promozione dei valori democratici con la commissaria Suica)

– Banca centrale europea: pubblicazione del rapporto annuale 2021

– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul trattamento dei dati personali da parte di Meta; sentenza sui vini importanti dalla Moldavia)

– Eurostat: dati sui conti delle famiglie nel quarto trimestre del 2021; tasso di occupazione nel 2021; dati sulla fertilità nel 2020; dati sulle scuole nel 2020