Europa Ore 7
Lagarde accelera il calendario sui tassi
L'Eurogruppo prudente sulla sospensione del Patto, la raccomandazione all'Italia di seguire Draghi e i tre candidati per un posto al Mes. Zelensky chiede sanzioni massime contro la Russia e il veto di Orbán sull'embargo che rischia di finire al Consiglio europeo
Le due date chiave sono luglio, quando ci sarà il primo aumento dal 2011, e settembre, quando i tassi di riferimento dovrebbero essere portati a zero
Christine Lagarde ieri ha scelto un post sul blog della Banca centrale europea per annunciare un'accelerazione della normalizzazione della politica monetaria della Banca centrale europea. Il calendario delineato dalla presidente della Bce implica un'accelerazione del rialzo dei tassi di interesse più rapido di quanto finora immaginato, anche se non ai livelli auspicati dai falchi del Consiglio dei governatori. Le due date chiave sono luglio, quando ci sarà il primo aumento dei tassi dal 2011, e settembre, quando i tassi di riferimento dovrebbero essere portati a zero. Attualmente i tassi della Bce sono a meno 0,5 per cento. "Mi aspetto che gli acquisti netti nell'ambito del programma di acquisto titoli finiscano molto presto nel terzo trimestre. Questo ci consentirebbe un aumento dei tassi durante la nostra riunione di luglio", ha spiegato Lagarde: "Sulla base delle attuali prospettive, è probabile che potremo uscire dai tassi di interesse negativi entro la fine del terzo trimestre". Il governatore della Banca centrale di Francia, François Villeroy de Galhau, ieri a Davos ha confermato che "l'accordo è probabilmente fatto". L'allarme inflazione ha avuto la meglio sui timori per la crescita.
Lagarde ha spiegato che la zona euro si trova di fronte "tre shock" che hanno spinto l'inflazione "a livelli record". Ci sono innanzitutto una serie di shock sui prezzi degli input e sui prezzi dei generi alimentari (mancati obiettivi dell'Opec, aumento del gas e dei fertilizzanti, conseguenze della guerra in Ucraina). L'aumento del prezzo dell'energia è "di gran lunga superiore ai picchi individuali registrati negli anni 1970", ha detto Lagarde. "In secondo luogo, abbiamo affrontato shock sia per la domanda che per l'offerta di beni industriali, che si è manifestata in un'inflazione record per i beni industriali". In parte è colpa delle politiche di stimolo delle principali economie, in parte dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento, in parte dalle politiche "Zero Covid" ancora in vigore in Cina. "In terzo luogo, abbiamo subito lo shock della riapertura delle economie dopo i lockdown, che ha innescato una rapida rotazione della domanda verso i servizi, il tutto mentre i costi di input sono aumentati e le aziende del settore dei servizi, in particolare del turismo e dell'ospitalità, hanno faticato a trovare personale abbastanza velocemente da soddisfare la crescente domanda. Questo ha portato a un aumento dell'inflazione dei servizi", ha detto Lagarde.
"Oltre a questi shock congiunturali, stiamo assistendo anche a un'inversione parziale di alcune delle tendenze strutturali che avevano contribuito a contenere l'inflazione nell'ultimo decennio", ha scritto Lagarde. Secondo la presidente della Bce, "la guerra Russia-Ucraina potrebbe rivelarsi un punto di svolta per l'iper-globalizzazione, facendo sì che la geopolitica diventi più importante per la struttura delle catene di approvvigionamento globali". Le catene di approvvigionamento rischiano di diventare "meno efficienti" e "creare pressioni sui costi più persistenti per l'economia". Infine, la transizione verde "potrebbe mantenere alta la pressione sui prezzi dei combustibili fossili, nonché su quelli di metalli e minerali rari". Secondo Lagarde, "più veloce e urgente diventa il passaggio a un'economia più verde, più costoso potrebbe essere nel breve periodo". Le aspettative di inflazione sul lungo periodo ora sono sopra l'obiettivo del 2 per cento della Bce anche nell'orizzonte di lungo periodo. "Quando gli shock dell'offerta svaniranno, è improbabile che le dinamiche disinflazionistiche dell'ultimo decennio tornino. Di conseguenza, è opportuno che le politiche tornino più normali", ha detto Lagarde.
Il calendario di Lagarde non piacerà a tutti i falchi, che vorrebbero agire subito con più forza contro l'aumento dei prezzi. L'inflazione ad aprile ha toccato quota 7,4 per cento, un livello mai visto nella zona euro. Ma bisogna fare i conti anche con le poche colombe rimaste. Il francese Villeroy de Galhau, considerato un centrista, ha detto che “il principale problema, almeno nel breve periodo, è l'inflazione, senza alcun dubbio”. Il cambio di rotta della Bce, che dal 2014 ha tassi negativi, metterà in difficoltà i governi alle prese con le montagne di debito della risposta alla pandemia di Covid-19. La decisione della Commissione di mantenere il Patto di stabilità e crescita sospeso per un altro anno non significa “liberi tutti”, ha avvertito ieri il suo vicepresidente, Valdis Dombrovskis. “Siamo lontani dalla normalità economica”, ha spiegato Gentiloni. Ma “non stiamo proponendo un ritorno alla spesa illimitata”.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 24 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
L'Eurogruppo prudente sulla sospensione del Patto - La Commissione ieri ha presentato il pacchetto di primavera del semestre europeo. Oltre a confermare la sospensione del Patto di stabilità e crescita per un altro anno, ci sono tutte le raccomandazioni di politica economica e fiscale per il 2023. Una prima discussione tra i ministri delle Finanze della zona euro durante l'Eurogruppo di ieri ha evidenziato la preoccupazione per la sostenibilità dei conti pubblici. Viste le conseguenze della guerra in Ucraina "la nostra strategia fiscale dovrebbe essere agile e reattiva all'evolversi degli eventi", ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, al termine della riunione. "L'annuncio della Commissione di mantenere attiva la clausola di salvaguardia generale per un altro anno rappresenta uno sviluppo importante", ma "questa decisione" non cambia l'obiettivo di portare la politica fiscale "a neutrale l'anno prossimo. Vi è un ampio consenso tra i ministri sul fatto che dobbiamo impegnarci per continuare a rendere le nostre politiche e decisioni di bilancio il più sostenibili possibile in questo clima incerto". In un editoriale Il Foglio spiega che la prossima sfida è la sostenibilità del debito.
La raccomandazione all'Italia è di seguire Draghi - La Commissione ieri ha indirizzato tre raccomandazioni all'Italia nell'ambito del semestre europeo. Sul fronte fiscale nel 2023 l'Italia deve limitare "la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine" (0,4 per cento di pil, ndr), "aumentare gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale e per la sicurezza energetica", "assicurare una riduzione credibile e graduale del debito". A creare polemiche è soprattutto la richiesta di adottare la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema, in particolare mediante una revisione delle aliquote d'imposta marginali effettive, l'allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, anche per l'Iva, e delle sovvenzioni dannose per l'ambiente". Le altre due raccomandazioni sono di attuare il Pnrr e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Sul Foglio spieghiamo che politicamente le raccomandazioni si possono riassumere in una sola: non seguire le sirene di Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giorgia Meloni, ma restare sul percorso tracciato da Mario Draghi.
La revisione del Patto di stabilità rinviata a dopo l'estate - Valdis Dombrovskis ha detto un paio di mesi in più, Paolo Gentiloni ha spiegato che sarà dopo la pausa estiva. Fatto sta che la revisione della governance fiscale della zona euro – cioè delle regole del Patto di stabilità o della sua applicazione – è stata rinviata per l'ennesima volta. Ogni scusa è buona: prima la pandemia, poi l'uscita dalla pandemia e ora la guerra e le incertezze economiche. Le divisioni tra gli stati membri impediscono alla Commissione di trovare la quadra. Ma Dombrovskis e Gentiloni hanno comunque lanciato una sperimentazione informale. Le raccomandazioni chiedono agli stati membri di limitare “la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine”. E' un'anticipazione della nuova “regola della spesa” che potrebbe sostituire la riduzione del deficit strutturale nelle regole del Patto di stabilità e crescita. Dai documenti del semestre europeo emerge a chi conviene e a chi meno. Per la Grecia è -0,2 per cento del pil. Per l'Italia +0,4 per cento del pil. Per la Spagna +0,8 per cento di pil. Per la Francia +1,0 per cento di pil. Per la Germania +1,1 per cento di pil. Per il Portogallo +1,5 per cento di pil.
Tre candidati per un posto al Mes - I ministri delle Finanze della zona euro hanno condotto due votazioni indicative durante l'Eurogruppo di ieri per scegliere il successore di Klaus Regling come direttore del Meccanismo europeo di stabilità. Dopo la prima votazione i Paesi Bassi hanno deciso di ritirare il loro candidato, l'ex sottosegretario Menno Snel, arrivato in ultima posizione tra i quattro papabili per dirigere il fondo-salva stati Mes. Dopo la seconda votazione, il terzo arrivato ha deciso di rimanere in corsa costringendo il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, a interrompere i voti indicativi. Donohoe non ha voluto dire chi è arrivato ultimo nella seconda votazione. A noi è stato riferito che il candidato dell'Italia, Marco Buti, era arrivato terzo nel primo voto indicativo. Donohoe proseguirà le consultazioni prima della prossima riunione del Consiglio dei governatori del Mes il 16 giugno, la data fissata per scegliere il successore di Regling. Oltre a Buti (attuale capo-gabinetto di Paolo Gentiloni ed ex direttore generale della Direzione generale Ecfin alla Commissione), restano in corsa il lussemburghese Pierre Gramegna (ex ministro delle Finanze) e il portoghese João Leão (ex ministro delle Finanze).
La preferenza della Germania per il Mes - Nessun ministro ha voluto dichiarare pubblicamente la sua preferenza per il successore di Regling. In qualità di azionista di maggioranza relativa, è la Germania a pesare di più in termini di voti (sulla base del capitale versato). Ieri il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha detto che “non è un problema di passaporto, ma di politiche. Il Mes è necessario come istituzione indipendente, che contribuisce alla stabilità monetaria. Sosteniamo candidati che garantiscano stabilità monetaria nell'unione monetaria”, ha detto Lindner. Qui ci sono le lettere di intenti dei quattro candidati. Ma per capire come si orienterà la Germania occorre anche ricordare i conflitti passati con la Commissione sull'interpretazione troppo politica delle regole del Patto di stabilità e crescita durante la crisi del debito sovrano. All'epoca, a capo della Direzione generale Ecfin c'era Marco Buti. Aldilà del passaporto, è difficile che l'italiano sia tra i preferiti di Lindner.
Zelensky chiede sanzioni massime contro la Russia - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha chiesto sanzioni "massime" contro la Russia nel suo discorso di apertura del Forum economico mondiale di Davos. "Questo è il momento in cui si decide se la forza bruta dominerà il mondo", detto Zelensky, secondo il quale serve un "embargo completo sulle fonti energetiche russe". Zelensky ha anche esortato gli imprenditori stranieri a "ritirare completamente le loro aziende" dalla Russia e chiesto di usare i beni russi congelati dalle sanzioni “per finanziare la ricostruzione dell'Ucraina". In un editoriale Il Foglio spiega che nel luogo che aveva fatto da palcoscenico al potere di Vladimir Putin oggi si parla dei suoi crimini di guerra.
Il veto di Orbán sull'embargo rischia di finire al Consiglio europeo - "Dobbiamo trovare delle soluzioni per le preoccupazioni sulla sicurezza energetica dell'Ungheria prima che qualsiasi sanzione possa essere adottata sulle forniture di petrolio russo", ha detto il premier ungherese, Viktor Orbán, durante una riunione in videoconferenza con Charles Michel. Il presidente del Consiglio europeo sta conducendo una maratona di videoconferenze per preparare il vertice dei capi di stato e di governo del 30 e 31 maggio. Le parole di Orbán lasciano intendere che il veto dell'Ungheria al sesto pacchetto di sanzioni non sarà tolto prima di quell'appuntamento. “La Commissione non è riuscita a risolvere i problemi con l'Ungheria e ora sarà Michel a dover trovare una soluzione”, ci ha detto una fonte dell'Ue.
Rutte rilancia la telenovela sui pagamenti in rubli - Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha rilanciato la telenovela sul pagamento in rubli delle forniture di gas dalla Russia, accusando la Commissione di non essere "molto precisa" nelle linee guida che ha trasmesso ai governi. "La Commissione europea non è molto precisa. Questo è il problema", ha detto Rutte in un dibattito alla Camera bassa, annunciando la richiesta di un altro "chiarimento", dopo le due precedenti versioni delle linee guida. "Come governo olandese, diciamo alle società fino a quando le cose non sono chiare, di andare sul sicuro", ha spiegato Rutte.
L'Ungheria sul banco degli imputati per lo stato di diritto - L'esercizio si svolge una volta l'anno, anche se durante la pandemia di Covid-19 era stato interrotto: le audizioni davanti al Consiglio Affari generali per la violazione dell'articolo 7 del trattato sullo stato di diritto. Dopo la Polonia a inizio anno, ieri è stato il turno dell'Ungheria. “Non ho molti elementi positivi da annunciare oggi, rispetto a luglio dello scorso anno e l'aggiornamento dello scorso dicembre”, ha detto il commissario alla Giustizia, Didier Reynders. Ci sono “perplessità” anche sulla campagna elettorale che ad aprile ha portato alla rielezione per la quarta volta di Viktor Orbán come primo ministro, in particolare “sulla parzialità dei media e sul finanziamento non trasparente” dei partiti.
Scontro in vista sulla procedura dell'articolo 7 - Il Consiglio Affari generali di ieri è stato eccezionalmente presieduto dalla prossima presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. Il francese Clément Beaune era assente per la prima riunione del nuovo governo a Parigi. A sostituirlo è stato Mikalus Bek, il ministro per gli Affari europei della Repubblica ceca, che dal primo luglio avrà la presidenza semestrale. Sullo stato di diritto, e la procedura avviata contro Ungheria e Polonia nell'ambito dell'articolo 7 del trattato, i toni si annunciano diversi da quelli della Francia. Bek ha parlato di “clima migliore” nell'audizione ieri dell'Ungheria. Soprattutto ha rimesso in discussione il sistema delle audizioni al Consiglio Affari generali, chiedendo “alcune revisioni del processo” dell'articolo 7. “Dovremo discuterne approfonditamente nelle prossime settimane”, ha detto Bek. Secondo Reynders, invece, “la exit strategy per l'Ungheria” dall'articolo 7 “è di rispettare tutti gli obblighi sullo stato di diritto dell'Ue”.
La Polonia mantiene il veto sulla tassazione delle multinazionali - La presidenza francese del Consiglio dell'Ue ha deciso di togliere dall'ordine del giorno dell'Ecofin l'adozione della direttiva sulla tassazione minima delle multinazionali, che dovrebbe permettere di recepire l'accordo raggiunto all'Osce lo scorso anno. La Polonia non ha tolto il suo veto e l'approvazione è rinviata all'Ecofin di giugno, quando la Commissione dovrebbe aver approvato il piano di Recovery di Varsavia.
L'Ue si dota della cyber-postura - Il Consiglio dell'Ue ieri ha approvato i piani per instaurare una postura cyber, con l'obiettivo di dimostrare la determinazione ad apportare risposte immediate e di lungo periodo agli attori di minacce che cercano di privare l'Unione di un accesso sicuro e aperto al cyber-spazio e violare i suoi interessi strategici. Nelle sue conclusioni, il Consiglio delinea cinque priorità: rafforzare la resilienza e le capacità di protezione; rafforzare la solidarietà e la gestione globale delle crisi; promuovere una visione europea sul cyber-spazio; rafforzare la cooperazione con i paesi partner e le organizzazioni internazionali; prevenire, difendersi e reagire ai cyber-attacchi. Sull'ultimo punto, i governi vogliono incoraggiare lo sviluppo di approcci e risposte graduali, mirate e durature, compreso l'uso del regime delle sanzioni nel settore cyber. Il Consiglio intende anche organizzare cyber-esercitazioni regolari per testare e sviluppare la risposta interna ed esterna dell'Ue di fronte a grandi attacchi. Una postura, tuttavia, non è una dottrina. Nel testo di conclusioni del Consiglio, viene affermato che la "cyber-postura sarà un passo verso la creazione di una dottrina dell'Ue per l'azione nel cyber-spazio.
Accade oggi in Europa
Ecofin
Consiglio agricoltura e pesca
Commissione: discorso della presidente von der Leyen al World Economic Forum
Commissione: il vicepresidente Timmermans partecipa al World Economic Forum
Commissione: la vicepresidente Vestager riceve il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola
Commissione: discorso del commissario Gentiloni sul Pnrr all'Università La Sapienza di Roma
Commissione: la commissaria Johansson visita Frontex a Varsavia
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell partecipa a un dibattito sulla politica estera organizzato dal Ceps
Banca centrale europea: discorso della presidente Lagarde al World Economic Forum sul "Ruolo globale dell'Europa"
Parlamento europeo: visita della commissione speciale sulle interferenze straniere al Nato strategic Communication Centre di Riga
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Eurostat: dati sulla partecipazione scolastica nel 2021; dati sulla tassazione ambientale
Eurostat: briefing sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile