europa ore 7
L'Ue nuovamente impreparata sulla Russia
L'ambizione europea di essere protagonista della politica estera mondiale, anche quando la sua sicurezza è in gioco, è minata dalla sua incapacità di previsione e dalla sua inconsistenza geopolitica
L'Unione europea è rimasta con il fiato sospeso durante le 24 ore di ammutinamento militare di Evgeni Prigozhin contro Vladimir Putin, che hanno portato la Russia sull'orlo di una guerra civile, mettendo a repentaglio la tenuta del regime nel pieno della guerra di aggressione contro l'Ucraina. La strana ribellione del leader della milizia privata Wagner si è conclusa sabato sera, ufficialmente grazie a una mediazione del dittatore bielorusso, Alexander Lukashenka, che avrebbe così ricambiato il favore a Putin, che lo aveva salvato dal grande movimento di protesta democratica seguito alle elezioni presidenziali del 2020. Non è ancora chiaro quali saranno le ripercussioni sugli equilibri di potere a Mosca. Ma possiamo già dire una cosa:l'ambizione dell'Ue di essere protagonista della politica estera mondiale, anche quando la sua sicurezza è in gioco, è minata dalla sua incapacità di previsione e dalla sua inconsistenza geopolitica.
Sono David Carretta e questo è un estratto di Europa Ore 7 di lunedì 26 giugno, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Per ricevere la newsletter integrale nella tua casella di posta elettronica puoi iscriverti qui. È gratuito.
La mancanza di previsione, e dunque di capacità di reazione agli eventi, è stata dimostrata dalla prima reazione ufficiale all'ammutinamento di Prigozhin. “Affare interno russo”, ha detto il portavoce della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “Problemi interni” alla Russia, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Era un modo per dire, in modo comprensibile, “vogliamo starcene fuori” perché la nostra politica è “né con Putin, né con Prigozhin”. Ma una ribellione militare che mette a repentaglio il regime di Mosca e la prospettiva di una guerra civile (evocata da Putin con i suoi riferimenti al 1917) non possono essere considerati un semplice “affare interno”. Sarebbero stati un evento sismico per l'Ue, non solo per le potenziali conseguenze sull'andamento della guerra in Ucraina, ma per gli effetti a cascata sull'Europa e la sua sicurezza. I Baltici hanno vietato l'ingresso ai cittadini russi. La presidente della Slovacchia, Zuzana Caputova, ha avvertito che ci sono “implicazioni per la sicurezza nella nostra regione”. E così via.
L'inconsistenza geopolitica dell'Ue è emersa dagli interlocutori europei scelti dal presidente americano, Joe Biden, per discutere della situazione in Russia. Il presidente Biden ha parlato oggi con il presidente della Francia, Emmanuel Macron, il cancelliere della Germania, Olaf Scholz, il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak", ha fatto sapere la Casa Bianca sabato pomeriggio: "I leader hanno discusso la situazione in Russia" e affermato il loro sostegno indefesso all'Ucraina". Sotto qualsiasi lente geopolitica - G7, potenze nucleari, membri permanenti del Consiglio di sicurezza, ruolo nella difesa dell'Ucraina - mancano molti leader dell'Ue e degli stati membri. Non sono stati coinvolti né von der Leyen né Michel. Non è stata sentita Giorgia Meloni, a capo di un governo del G7. Non ha ricevuto la telefonata Andrzej Duda, il presidente polacco in prima linea per sostenere Kyiv.
Il livello di coordinamento interno all'Ue è stato praticamente nullo, rafforzando l'impressione di una reazione frammentata dei ventisette. Nel fine settimana ci sono state molte telefonate tra gruppi di paesi dell'Ue (i nordici e i baltici, la Polonia e gli altri dell'Est), ma poche iniziative per coordinarsi sull'analisi di quanto stava accadendo, gli scenari che si aprivano e la potenziale reazione. Solo sabato pomeriggio, l'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato di aver attivato il centro di risposta di crisi dell'Ue, dopo una conversazione con i ministri degli Esteri del G7. La situazione interna alla Russia sarà dibattuta dai ministri nel Consiglio Affari esteri di oggi e probabilmente dai leader nel Consiglio europeo di giovedì e venerdì. La bozza di conclusioni del vertice (redatta prima del fine settimana) di fatto è un copia-incolla delle precedenti conclusioni del Consiglio europeo.
La guerra della Russia contro l'Ucraina ha mostrato l'Ue sempre in affanno, costretta a rincorrere gli eventi e i mutamenti di situazione sul terreno, sin da prima dell'aggressione. Borrell ha ammesso che l'Ue era convinta che l'invasione da parte della Russia non ci sarebbe stata e poi che Kyiv sarebbe caduta in una settimana. Ancora oggi è tutto un rincorrere. L'undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, approvato formalmente venerdì, è servito a mettere una pezza al problema dell'elusione, perché nessuno nell'Ue aveva previsto che le misure restrittive potessero essere facilmente aggirate grazie alla complicità di paesi terzi. L'accordo raggiunto la scorsa settimana su un'ulteriore iniezione di 3,5 miliardi di euro per la Peace Facility per finanziare le forniture di armi all'Ucraina non è sufficiente a coprire un altro anno di guerra ad alta intensità. Il piano per un milione di munizioni a Kyiv entro il marzo del 2024, immaginato in ritardo, non è ancora stato definitivamente approvato. La scelta dell'acronimo per l'Act in Support of Ammunition Production non è stata di buon augurio: Asap, come “As soon as possible” (il più presto possibile).
Come spieghiamo sul Foglio, alla Conferenza sulla ricostruzione di Londra della scorsa settimana, gli europei hanno scoperto all'improvviso che le imprese hanno bisogno di garanzie di sicurezza, che saranno decise al vertice della Nato a Vilnius, per investire. L'Ue non ha visto arrivare l'attacco contro la diga di Nova Kakhovka e rischia di non vedere arrivare l'attentato contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ieri il capo dell'intelligence di Kyiv, Kyrylo Budanov, ha avvertito che le truppe russe hanno messo esplosivi in quattro dei sei reattori. “Il piano per un attacco terroristico è stato pienamente sviluppato e approvato. Possono usare strumenti tecnici per accelerare il disastro”, ha detto Budanov. Se l'occidente non fisserà una linea rossa (come quella efficace sull'uso di armi tattiche nucleari), aumentano le probabilità che Putin si senta libero di agire. Dopo sarà troppo tardi per l'Ue.
Le prossime settimane diranno quali sono davvero le conseguenze dell'ammutinamento di Prigozhin all'interno del regime di Putin e per la guerra russa contro l'Ucraina. Oggi andranno seguite le dichiarazioni dei ministri degli Esteri dell'Ue. Nel frattempo, sul Foglio Giuliano Ferrara spiega la favola nera della Russia, paese in mano a bande di ladri e macellai. Sempre sul Foglio trovate la cronaca delle concitate ore tra venerdì e sabato. C'è Cecilia Sala che spiega come il semi golpe di Prigozhin aiuta la controffensiva di Kyiv. Poi c'è Paola Peduzzi che spiega le ultime settimane del leader di Wagner e cosa lo lega a Putin. Infine, c'è Micol Flammini che spiega come l'improbabile mediatore Lukashenka ha fermato la cavalcata di Prigozhin a duecento chilometri da Mosca. Buona lettura.