Europei, sveglia!
“L’Europa non è nient’altro che scoprire ciò che di essa ci risulta irrinunciabile”, scriveva María Zambrano, filosofa spagnola che di fegato ne aveva da vendere e che di Europa aveva capito tutto.
“L’Europa non è nient’altro che scoprire ciò che di essa ci risulta irrinunciabile”, scriveva María Zambrano, filosofa spagnola che di fegato ne aveva da vendere e che di Europa aveva capito tutto. Speriamo che i lumini e i fiori nelle piazze di Londra e Parigi servano a ficcarcelo bene nella zucca, a noi europei, che la libertà è un dovere prima di un diritto, per citare un’altra grande del Novecento. Perché l’accidia non ci ridarà la nostra libertà. Con quella al massimo finiremo nell’acqua putrida dello Stige, a pianger delle disfatte e a ribollire nei nostri pensieri penosi. E dire che basterebbe pochissimo all’Europa per spezzare questa maledizione – quella che ci condanna giorno dopo giorno alla rinuncia di ciò che siamo, mostrando un’assenza di determinazione che è frutto, per seguire la Zambrano, dell’”abbandono del sapere più peculiare dell’uomo europeo: il saper vivere nel fallimento”. Una resa che si porta dietro l’incapacità di intendere la crisi come cambiamento, come tensione tra bene e male, che dovrebbe spingerci con risolutezza, progettualità e creatività a costruire il mondo come lo vogliamo. Post fata resurgo: distruggere per costruire, morire per rinascere, le ossa che col soffio divino si rivestono di carne. O Europeo, figlio d’uomo, da quando hai iniziato ad avere paura? Quando hai perso la volontà? Quando sei diventato oggetto e non più soggetto della civiltà? È triste vedere i cittadini di Sua Maestà passeggiare sul Westminster Bridge dietro le barriere anti-attentato di cemento, impauriti, tradendo nel volto l’accettazione di coloro cui non resta che il cumulo d’immagini infrante della terra desolata. Da questi volti bisogna ripartire. Svegliarsi. Ora che abbiamo capito quanto amiamo la libertà, quanto ci sia cara, dobbiamo guardarla con l’orgoglio di chi guarda una conquista. Che vuol dire, essere pronti a tutto per difenderla. Non nel senso di uscire fuori, ma di rientrare in noi stessi. La verità abita nell’uomo interiore, come ci ricorda Sant’Agostino. L’Europa non deve tornare indietro e nemmeno imboccare strade diverse: deve semplicemente essere se stessa. Riconoscersi nei propri popoli e mettere al loro servizio e al servizio della storia i propri ideali. Nella convinzione che non sarà il loro mancato raggiungimento a farci perdere l’incanto e la voglia di lottare, anzi. Sarà piuttosto la forza di rialzarci, come sempre, a guidarci, col cuore pervaso del coraggio di chi guarda e cammina instancabile verso l’orizzonte, nella consapevolezza che in fondo non lo raggiungerà mai.
Il Foglio sportivo - in corpore sano