Biagio de Giovanni, la forza del pensiero
Oggi la prestigiosa nomina ad Accademico dei Lincei: “La filosofia è necessaria. Non c’è epoca più filosofica di questa”.
Nel mondo delle tante celebrazioni, spesso inutili e forzate, oggi ne arriva una doverosa e sacrosanta: Biagio de Giovanni Accademico dei Lincei. Fu un onore averlo, qualche annetto fa, insieme alla carissima Francesca Ferraro, nella Commissione di Dottorato in Etica e filosofia politico-giuridica all’Università di Salerno. Accompagnato dai colleghi Adalgiso Amendola e Roberto Esposito, ascoltò i nostri interventi con rara attenzione e pose qualche domanda con l’umiltà di chi attende la risposta, con la speranza viva di aggiungere qualcosa al già noto, di innescare un’ulteriore sollecitazione di conoscenza per futuri approfondimenti.
de Giovanni è la forza del pensiero. Non c’è suo libro che non figuri nella mia libreria ma, di più, nella mia mente, costretto a ri-leggerli e a ri-meditarli sempre, perché non smettono di accendere luci e stimolare riflessioni. Bruno, Spinoza, Hegel, Marx, Gramsci, Croce, Gentile, i suoi autori sono diventati i miei, le sue letture le mie, le sue bibliografie ripercorse in lungo e in largo per scorgerne un’illuminazione, per carpirne una lettura segreta. E Vico, che dire di Vico? Ascoltare de Giovanni che parla di Vico nel pensiero europeo moderno è come ascoltare Muti che parla di Beethoven.
In una bella intervista a Massimo Adinolfi sul Mattino, ha dichiarato: “Noi siamo sempre figli degeneri di Hegel. Questo è tempo di scissioni. Quindi la filosofia è necessaria. Non c'è epoca più filosofica di questa. Essendo radicale la scissione, nel suo senso più lato, la filosofia, questa malattia del pensiero, come la definiva Croce, irrompe perché non basta più la storiografia, non basta più la storia degli storici. Diviene necessaria, perché necessaria diviene una rifondazione delle cose. Lasciami dire però che per me non è senza Croce, ma senza Gentile che non esiste la filosofia italiana. Non esisterebbe Gramsci come non esisterebbe Severino. L'attualismo è stata la vera filosofia italiana del Novecento. E Gentile è stato una delle chiavi della mia vita filosofica”. Questa è la dichiarazione dell’intelligenza, della forza del pensiero, dell’Italia come pensiero in atto perché, per dirla con Marcello Veneziani, “Gentile pensò l’Italia e nel pensiero trovò l’anima, il destino e la missione della nazione”.
L’Italia di oggi, come il resto d’Europa, è attraversata dai populismi e dai populisti che angosciano de Giovanni, il de Giovanni europeista che all’Europa ha dedicato anni di pratica politica e decenni di passione intellettuale e politica, che all’Europa, nel 2004, ha dedicato uno dei suoi libri più intensi, La filosofia e l’Europa moderna. L’Italia di oggi lo premia, lo celebra, gli attribuisce onori persino con un certo ritardo. Beppe Vacca, che lo ebbe come primo Maestro affidandogli la tesi di Laurea, racconta: “Quando gli dissi che per costruirmi una cultura adeguata alle responsabilità di un giovane intellettuale meridionale avevo pensato di fare i conti innanzitutto con la filosofia di Benedetto Croce, egli si illuminò e io tirai un sospiro di sollievo”.
Ma oltre alla filosofia, ai filosofi, all’Europa, alla politica, c’è qualcosa capace di illuminare ancora di più il viso e l’anima di Biagio de Giovanni: il Napoli, il Napoli di Sarri, di cui scrive con assoluta competenza sulle pagine del Mattino. Quando gli dissi, un giorno, da giovane saputello e audace, che gli articoli sul Napoli li preferivo di gran lunga alle disquisizioni politiche, sorrise di piacere. Claudio Magris si giocò l’amicizia con Elias Canetti dicendogli che la sua autobiografia stava ad Auto da fé come un bellissimo saggio su Kafka stava al Processo. Io, dicendo a de Giovanni che i suoi articoli sulla politica stanno agli articoli sul Napoli come un bellissimo saggio su Kafka sta al Processo, so di non essermela giocata, anzi di averla rinsaldata. Tanti auguri e congratulazioni vivissime, caro Professore!
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