Giuseppe Prezzolini, la voce che ci manca
Il libro di Luigi Iannone è il doveroso tributo al miglior esemplare della cultura italiana del Novecento, a un uomo che dal 1882 al 1982 ha percorso un secolo e lasciato un segno
Se l’intenzione di Luigi Iannone, scrivendo Giuseppe Prezzolini. Una voce contro il pensiero unico, edito da Historica, era di restituire all’autodidatta e al giornalista, all’ufficiale e al professore, al miglior esemplare della cultura italiana del Novecento, ciò che è suo, intimamente e unicamente suo, la prova è brillantemente riuscita.
Che cosa è mancato, negli ultimi decenni, al nostro sgangherato Paese se non una voce, la voce di Prezzolini, la voce contro, non contro tizio o caio, ma contro, inesorabilmente contro? Non terzista (Dio ci scampi e liberi dai terzisti che, presto o tardi, si acconciano con i primi o i secondi), ma contro poiché da alcuna parte vi è la verità se non da una ricerca profonda interiore di libertà, di non appartenenza a questo o quel partito, a questo o a quel padrone, a questo o a quel tribuno.
Nessuno, fuori e dentro l’Accademia, sui libri veicolati dalla grande stampa o da quelli impolverati che stazionano sugli scaffali più alti della mia libreria, nessuno mi ha spiegato e raccontato Niccolò Machiavelli come Prezzolini, con quel piccolo capolavoro scritto nel 1926, pubblicato nel 1927, più volte ristampato e mai dimenticato da chi non sopporta la noia e la cattiva scrittura, da chi non smette di rileggerlo perché la maestria dello scrivere non s’inventa, perché il timbro del maestro non è replicabile, perché la pasta umana del Segretario fiorentino emerge in tutta la sua grandezza, carattere vivido e mai superato.
Il “battitore libero” di Iannone, il più fulgido esempio degli apoti, il campione del realismo, l’amico di Montanelli, manca all’Italia, dove si esercitano in tanti ma riescono in pochi, meno delle dita di una mano, dove il volgere le spalle al potere è merce rara, dove andare contro la corrente è uno sport da non praticare, pena la scomunica e l’oblio. Ma se temi scomunica e oblio non puoi comprendere Prezzolini, le sue pagine linde, la sua pulizia morale, la sua lontananza siderale dai mediocri. L’anarchico conservatore di Gennaro Sangiuliano e la voce contro il pensiero unico di Luigi Iannone, unitamente allo splendido ritratto che ne fa Marcello Veneziani in Imperdonabili, sono doverosi tributi a un uomo che dal 1882 al 1982 ha percorso un secolo e lasciato un segno. Con la sua schiena dritta, con la sua scrittura chiara, con il suo animo diffidente; degli uomini e delle cose, delle piccole e grandi miserie di questo mondo.
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