Dante, Harry Potter e le mestruazioni: l'idea bellicosa di editoria di Regazzoni
Il melangolo di Genova ci delizia da quarant’anni con scelte coraggiose: prima l’introduzione di Heidegger in Italia, poi i saggi controcorrente, infine la popsofia. Con una sorpresa su Dante, in libreria a giorni
A vedere il catalogo dell’attività editoriale de Il melangolo, due le vie da distinguere: una - storica, che ha portato alla pubblicazione dei classici, dei testi principali di Heidegger (sino a qualche tempo fa infatti, e forse lo è tuttora, era l’editore con il maggior numero di scritti del filosofo ‘imperdonabile’), come di Derrida, Jonas, Schmitt e Strauss; un’altra, più legata a testi fortemente connotati in senso inattuale o mai inutilmente provocatorio (pensiamo a La vita erotica dei santi, Storia perversa del cuore umano o a Piccola metafisica dell’omicidio). Quest’ultima linea è ‘proseguita’ da non pochi anni con particolare intelligenza dal giovane direttore Simone Regazzoni, non a caso allievo e studioso di Derrida, sul quale sta scrivendo un libro-mémoire in uscita prossimamente per Feltrinelli, inventore di quel diorama che è la cosiddetta pop filosofia: un sapere che non esiti a sporcarsi le mani con i manufatti culturali del proprio tempo. Per citare un esempio: l’editore fu tra i primi a insistere sul valore filosofico delle serie televisive e delle sit-com (si pensi ai volumi su Harry Potter o a Martin H. Live in New York City), dieci anni prima che gli altri se ne appassionassero.
Tra le recenti scelte coraggiose dell’editore, quella di mandare qualche mese fa nelle librerie, con una copertina pruriginosa, una Metafisica delle mestruazioni di Antonio Carulli (100 pg., 13 €), saggista e filosofo barese, mesi prima che l’Einaudi pubblicasse Questo è il mio sangue, fortunato titolo destinato a rompere un tabù duro a morire, quello del sangue “inutile” delle donne. Insomma un caso clamoroso di ‘anticipazione’.
Il libro di Carulli parte da una serie di opzioni metodologiche: il rifiuto di trattare il tema a partire dalla sociologia o dalla antropologia comparata, una costante per quanti abbiano trattato questo tema sino a oggi. È piuttosto un libro che investe il problema a partire dalle grandi metafisiche dell’Ottocento, e da un aspetto in particolare: Schopenhauer, Evola, Weininger dentro libri di non meno di 500 pagine dedicano non più di cinque-sei righe al tema.
A partire da questa evidenza, Carulli indica un percorso contro-intuitivo: se è vero che morte e mestruazioni sono fatti naturali, non si capisce perché solo sulla prima si siano costruite teologie e aspettative, mentre delle seconde ci si sia spinti al massimo sino alla medicina e, conseguentemente, al lato ‘culturale’ della cosa (ovviamente orientata in senso politicamente corretto: Femen, freebleding, gender studies).
Solo a partire da questo impianto filosofico, che niente concede alla melina speculativa del femminismo odierno, il libro avanza soluzioni che dette così paiono balzane: se l’uomo è una mestruazione saltata, il climaterio è la porta dell’immortalità della donna. Ella in carne e ossa muore, ma le sopravvive l’infertilità che la fa simile alle pietre e ai deserti che durano all’infinito, in quanto, come la donna non più mestruata, sottratti alla storia e alla catena della fecondità che generano e conseguentemente distruggono.
La seconda linea dell’Editore invece viene alimentata dall’evento editoriale dell’anno, almeno per l’Editore (ma non ne siamo così sicuri): la pubblicazione del Paradiso (I-XVII) di Dante. L’edizione critica della Divina commedia alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità, con la cura di due studiosi, Eleonisia Mandola e Federico Sanguineti. Il libro sarà in libreria il 10 maggio. Due linee parallele per un unico obiettivo: una editoria di qualità, sinuosa e provocante, sulle spalle dei giganti, di fianco ad altri Editori di sicuro più grandi ma non per questo più temerari.
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