Matteo Nucci, abisso e potenza di Eros
Dopo “Le lacrime degli eroi”, l’autore torna ad appoggiarsi sulla sapienza antica, se ne serve per raccontare e restituire ciò che sembra andato perduto senza mai abbandonarci, perché continua a vivere dentro di noi. Come l’inganno, ineluttabilmente legato alla saggezza e alla seduzione
Quant’è bravo Matteo Nucci! Chi ha ancora nella mente Le lacrime degli eroi, edito nel 2013 da Einaudi, sa che qualcosa era rimasto in sospeso, che la bravura mostrata aveva bisogno di una ulteriore conferma. Eccola, è arrivata. Si chiama L’abisso di Eros. Seduzione, edito da Ponte alle Grazie. Di più, l’autore è riuscito ad andare oltre la conferma, muovendosi su un terreno problematico e scivoloso, con la passione a fargli da guida. Anche Donatella Di Pietrantonio, la scrittrice abruzzese assurta agli onori della cronaca letteraria con L’Arminuta, non ha dubbi: “Con la sua passione contagiosa Nucci ci trasporta in un viaggio sorprendente nel mito eterno di Eros”. Sono questi i libri che alimentano il piacere della lettura, il goderne solitario con la sola lampadina a illuminare la pagina, quando tutto intorno è buio. Così, dopo le lacrime e il pianto, la debolezza necessaria all’eroe, risuona la musica seduttiva di Orfeo, lo squarcio, il tormento, l’astuzia di Epimeteo, l’arte della seduzione, l’inganno dei seduttori, gli occhi di Elena, i tremori di Saffo, Socrate maestro di eros, la vergogna di Alcibiade, la spinta inesauribile di Eros, la strada della filosofia, l’abisso della nostra anima.
Scrive Nucci: “Socrate ripeteva sempre che ci si deve occupare di sé e dell’anima prima di occuparsi dei beni esterni, della politica, della ricchezza. Socrate spingeva a guardarsi dentro e a crescere nella propria autonomia di giudizio e nel proprio senso critico prima di dedicarsi ad altro”. Lo fa anche Nucci rendendo gloria, cammin facendo, a Giorgio Colli, recuperando e riesaltando il lavoro impareggiabile “di uno degli studiosi del mondo antico più eccentrici nel Novecento italiano”. Ripropone La nascita della filosofia che si gemella con La nascita della tragedia di Nietzsche, “che scostò il velo da quei due grandi pilastri ideali della riflessione greca antica: l’apollineo e il dionisiaco. Categorie destinate a diventare celebri anche grazie alla dirompente novità del dionisiaco, l’irrazionale, il fondo oscuro del mondo greco che studiosi accecati dal mito dell’equilibrio e dell’armonia avevano costantemente rifiutato. Colli, con il suo fiuto editoriale, la sua convinzione che l’attività nelle case editrici potesse avere un peso quasi superiore al lavoro accademico che per molte ragioni gli andava stretto, immaginò il proprio libro, anche nella veste, come un completamento del lavoro di Nietzsche. Del quale d’altronde egli ridiscuteva soprattutto un aspetto: la visione dell’apollineo come polo della razionalità in opposizione al dionisiaco come polo dell’irrazionalità. In effetti, sosteneva Colli, anche con Apollo si entra in territori che sfuggono alla ragione. Il dio è terribile e feroce. Ciò che porta agli uomini non è chiarezza, evidenza, plasticità nella sua contrapposizione a Dioniso che è oscurità, ebbrezza, irrazionale. Le due divinità non sono contrapposte. Su questa innovazione interpretativa, Colli fonda la sua idea dell’origine della sapienza antica”.
Anche Nucci svolge un’opera di completamento, anche Nucci si appoggia sulla sapienza antica, se ne serve per raccontare e restituire ciò che sembra andato perduto senza mai abbandonarci, perché continua a vivere dentro di noi. Come l’inganno, ineluttabilmente legato alla saggezza e alla seduzione. Spiega l’autore: “Gorgia aveva trovato definitiva conferma di un’idea antica. Ossia che saggio è chi si lascia ingannare. Saggio è chi sa quanto l’inganno sia inestricabile dalla seduzione in politica, nelle arti, come in qualsiasi grande fonte di passione. Ovviamente, ci vuole molta sapienza per usare l’inganno. Ma ce ne vuole anche per capire quanto sia giusto lasciarsi ingannare. Pensava a Epimeteo e alla sua lenta astuzia? Il Titano che si era lasciato ingannare da Zeus pur di liberare l’eros tra gli uomini? Difficile dirlo. Certo, sapeva che solo chi è sapiente al punto da lasciarsi davvero sedurre può tentare la strada della massima seduzione”.
Ha scritto Aldo Carotenuto: “Sempre e continuamente l’uomo è sedotto. Da bambino, attraverso la sorpresa che ogni nuova acquisizione comporta, è la seduzione dei suoni, dei colori, dei profumi, di ogni cosa che accenda la sua fantasia. Da adolescente sono il potere del sogno e il richiamo dell’utopia le forze da cui lasciarsi condurre altrove, nella sensazione appagante e onnipotente che sia possibile conquistare il mondo e realizzare ogni aspirazione. Da adulti, la seduzione assume i mille volti del desiderio: le molteplici figure con le quali l’uomo popola il suo immaginario per padroneggiare la sua solitudine esistenziale, la sua condizione di individuo che forgia forme e simboli e che tesse racconti per darsi un’identità e una collocazione, per radicarsi nel mondo. Così è possibile parlare di seduzione non solo amorosa, ma di una seduzione delle idee, di una seduzione dello spirito, della seduzione del male o delle immagini. Dovunque si profili una promessa di riparazione, di appagamento, o l’illusione di una ricomposizione delle proprie tensioni, o anche dovunque si intraveda una possibilità di sentirsi più pienamente partecipi della vita, attraverso la sfida del perdersi e del ritrovarsi, lì è in atto la seduzione”.
Ma è tempo, conclude Nucci, di rivalutare anche la disperazione: “Tempo di evitare la speranza che tutto normalizza e ogni cosa appiattisce. Tempo di sfuggire alla speranza che a nulla serve se non a tenerci chiusi nelle nostre gabbie dorate”. La speranza che, ricorda Beckett citato da Nucci, come un ciarlatano non smette di imbrogliarci. Occorre rischiare, lottare, ispirarsi a Menelao, assecondare persino l’ira: “Platone sapeva che solo lasciando scorrere eros adeguatamente nell’elemento che media all’interno dell’anima è possibile realizzare la propria forza erotica. Solo nell’ira, nell’orgoglio, nella forza guerriera della nostra parte animosa, pronta a prendersi la ribalta nel momento in cui l’amore sembra finire, quando ci pare di essere stati traditi. Non esiste nulla di semplice nelle nostre vite. E niente è più complesso di eros. Pòlemos, guerra, è padre di ogni cosa. Lo diceva Eraclito L’Oscuro e stavolta non era affatto ambiguo. Perché Pòlemos vive al centro della nostra anima. Per realizzare eros in noi allora dobbiamo armarci e combattere. Dobbiamo liberare l’ira che non ci annebbia come fumo ma ci dà vita come miele. L’auriga che domina la nostra anima deve fare affidamento sul cavallo bianco per contenere il cavallo nero. Solo allora sentiremo finalmente la potenza terrorizzante del brivido erotico. Per amarsi è necessario tradirsi insomma. Lottare e disperare, lasciarsi prendere dall’ira e dall’orgoglio. Salvare la propria dignità. Eppoi rincorrersi”.
Ho lasciato strada libera alle parole di Nucci, senza commentarle, perché la potenza delle immagini e di alcuni verbi potesse affermarsi senza alcuna mediazione. Ma Nucci ha scritto attraverso i greci, gli uomini greci, le storie greche. Attraverso Eros: “Secondo l’Alcibiade di Eschine, Socrate non avrebbe potuto far altro che ricorrere a eros per spingere i suoi amici e amanti alla ricerca del vero, alla filosofia. Sia perché eros era lo strumento per squarciare il petto, sedurli e allontanarli drasticamente dalla vita precedente. Sia perché eros costituiva la forza che essi avrebbero trovato in se stessi per tendere a una continua ricerca della sapienza”. L’abisso di Eros: “Eros è natura, Eros è alle origini, Eros decide con la potenza della necessità. Dunque, sconvolge, travolge, violenta e rapisce. Eros è la forza primigenia. E quando decide di aprirci il petto, l’antica vita si spegne tanto che solo in sogno o abbandonandoci all’illusione riusciamo a immaginare che un giorno sarà possibile tornare indietro. E invece no. Non stanno così le cose. Non c’è nulla che si possa fare. Quando si viene sedotti, nulla sarà mai più come prima”. Anche il libro di Nucci seduce. Non si era capito? Lasciatevene sedurre.
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