Emanuele Severino, 90 e non li dimostra
Buon compleanno al massimo filosofo italiano vivente. Non è inventore di qualcosa, ma indicatore di una follia che resiste. Attinge al puro sapere filosofico, alla forza di una speculazione che cerca, che smaschera, che lascia segno
Il massimo filosofo italiano vivente, tra i maggiori di sempre, compie oggi novant'anni ma non li dimostra. Non li dimostrano il suo pensiero, la sua forza teoretica, la sua tenacia, il suo persistere come classico, poiché classico lo è da tempo. Basta continuare a scorrerne l'opera fino a Testimoniando il destino, edito a gennaio scorso da Adelphi, per ritrovare in ogni passo la storia di una verità, non la sua verità, ma della verità di un'idea affermata attraverso una costruzione con solide basi e struttura difficilmente attaccabile. Emanuele Severino non è inventore di qualcosa, ma indicatore di una follia che resiste. Non usa strumenti farlocchi, non si nutre di fantasie modaiole, ma attinge al puro sapere filosofico, alla forza di una speculazione che cerca, che smaschera, che lascia segno.
Severino non lascia un 'opera, perché se un'opera è, vuol dire che sta. E ciò che sta non è soggetto a manipolazione. La potenza epistemica è a disposizione di chi desidera coglierla, di chi ha ancora occhi per vederla, di chi, dopo che la vede, non può non riconoscerla. Non con un atto di fede, ma con un atto di verità, che non è la verità del filosofo, bensì dell'intera architettura. La sinfonia di Severino, che ama la musica non meno della filosofia, va eseguita a prescindere dalla presenza del Maestro, si autoesegue, splende di luce propria poiché non è stata composta rimirandosi allo specchio, ma guardando gli uomini, abitatori del mondo, re che pensano di essere mendicanti. Il mio ultimo libro, Fogli & Voci. Abecedario di storia, filosofia e politica, edito da Morlacchi, è dedicato a lui. Come queste righe. Buona eternità, Maestro!
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