La politica nella…Rete, tecnologia e democrazia
I libri di Gabriele Giacomini e Giovanni Ziccardi aiutano a comprendere il fenomeno della potenza digitale e del rapporto con la sfera pubblica. Come i social network hanno cambiato la nostra vita e quella delle Istituzioni
Se per Tim Berners-Lee, padre del web, Internet sfocia verso il male (essendosi incattivita rispetto a quella di trent'anni fa), se per Evgeny Morozov, storico della scienza, Internet non è il male ma soltanto lo specchio della nostra crisi (internettiana e soprattutto politica, con masse che si sentono non rappresentate), due libri alimentano cruciali riflessioni sulla potenza della tecnologia, sulle relazioni con la politica e la democrazia. Due libri ben scritti e ben strutturati, mai noiosi (e non è semplice), sempre alla ricerca, dopo l’analisi, di una prospettiva. Due libri che aiutano a comprendere, a farsi un’idea, ma anche a modificare alcuni luoghi comuni tuttora imperanti. Il primo, di Gabriele Giacomini, assegnista di ricerca in Sociologia della comunicazione e della cultura all’Università di Udine, edito da Meltemi, è Potere digitale. Come Internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia. Scrive Michele Sorice nella prefazione: «È un libro che ha la capacità e il coraggio di “osare” anche delle risposte ma che, soprattutto, apre nuove prospettive di studio e di ricerca e forse può persino contribuire a tracciare nuovi percorsi di impegno democratico. Un caso in cui la dimensione della ricerca scientifica, sempre rigorosa e attenta, si coniuga con un’analisi appassionata e teoricamente fondata sulla società e le sue trasformazioni. Se è vero che Internet – come dice Nadia Urbinati in una delle interviste che arricchiscono il libro – è simile all’invenzione della stampa e genera nuove forme politiche, è sicuramente vero che il rapporto fra la rete e la democrazia è tema quanto mai attuale e delicato».
E sul tema si esercitano, a corredo del volume, oltre alla Urbinati, anche Ilvo Diamanti, Angelo Panebianco, Gianfranco Pasquino, Paolo Mancini e altri. Non interviste di rito, ma contributi rilevanti per definire il quadro, talvolta complicato e angosciante, del web e della democrazia, del potenziale di Internet come nuovo strumento di partecipazione e della democrazia ibrida, né rappresentativa né diretta. Le domande che l’autore pone all'inizio sono le nostre domande: «Da un lato le nuove tecnologie e la velocità del cambiamento nelle comunicazioni. Dall'altro lato la democrazia, una forma di governo che viene da lontano, con i suoi ritmi e le sue procedure. Al centro alcune domande che intendiamo affrontare in questo lavoro: come Internet modifica la sfera pubblica e il dibattito democratico? Gli intermediari tradizionali, fra cui i partiti e i giornalisti, sono ancora i protagonisti del discorso pubblico? Oppure a quelli tradizionali si stanno sostituendo nuovi intermediari, inediti centri di potere di cui dobbiamo tenere conto? In che misura Internet e le dinamiche delle piattaforme web entrano in relazione con l’ideale democratico e pluralista? Internet promuove un pluralismo dialogico o rischia di nutrire un “pluralismo polarizzato”? Infine, la democrazia rappresentativa potrebbe essere affiancata da altre modalità di governo? La democrazia rappresentativa dovrebbe essere superata – anche attraverso gli strumenti di comunicazione digitale – oppure è ancora la soluzione migliore ai problemi della comunità politica?».
Il libro risponde con completezza e attraverso un notevole impianto teorico, frutto di una bibliografia molto accurata, passa in rassegna i temi e i problemi del rapporto Internet-democrazia secondo il giudizio degli esperti; analizza la “neointermediazione”, il quarto potere che permane e si rinnova; dà conto del “paradosso del pluralismo”, la sfera pubblica fra confronto polarizzato e confronto dialogico; si occupa della scomposizione della democrazia rappresentativa fra spinte tecnocratiche e pratiche di partecipazione diretta e digitale; affida le considerazioni conclusive sulla democrazia dialogica imperfetta e la sua sfera pubblica online. Chiude Giacomini: «Quello di Internet non è solo uno spazio popolato da dinamiche impulsive e superficiali, oltre che condizionate dalle piattaforme web, frammentate e polarizzate, ma può anche essere il luogo in cui si realizzano quelle dinamiche tipiche di un modello dialogico di democrazia. […] Anche le condizioni problematiche che muovono i comportamenti online, quindi, non negano il valore normativo di una democrazia del dialogo ragionato, abitata da decisioni efficaci e consapevoli. Indicano invece che l’ideale politico democratico, come la costruzione e la manutenzione di una cattedrale, non può essere realizzato in maniera completa, pervasiva e perfetta, ma sempre in maniera parziale e limitata. Il processo di concretizzazione dell’ideale resterà aperto e migliorabile senza soluzione di continuità, incessantemente praticabile».
Il secondo libro, scritto da Giovanni Ziccardi ed edito da Raffaello Cortina, ha per titolo: Tecnologie per il potere. Come usare i social network in politica. Scrive l’autore, professore di Informatica giuridica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano: «La prima domanda che si pone l’appassionato di politica e di tecnologia è che cosa sia rimasto della politica tradizionale, quali elementi siano ormai stati spazzati via e, soprattutto, che cosa la tecnologia ci porterà di nuovo, tra la moda della blockchain e il sogno di un’intelligenza artificiale. Di certo si percepisce tutt'attorno un timore diffuso: livelli d’odio, sui social network, molto alti e assai visibili, amplissima circolazione di notizie false (alimentata, tra l’altro, anche dai media nazionali e da profili istituzionali), disinteresse per l’intermediazione e, al contrario, corse frenetiche per ottenere un rapporto (digitale) diretto con il cittadino. L’analisi delle tecnologie per il potere e dell’uso dei social network a fini politici è interessante non soltanto per i motivi – e i timori – indicati poco sopra, ma anche in un’ottica di sicurezza. Diventa, infatti, un punto interpretativo – e pratico – essenziale da risolvere il come prepararsi a un ambiente così particolare, il come difendersi dagli attacchi, il come cercare di mutare lo status quo proponendo, e progettando, un uso etico e smart delle tecnologie anche in politica. […] L’uso dei social network in politica deve, oggi, mediare tra due aspetti: da una parte, la consapevolezza della potenza del mezzo (che può stimolare facilmente comportamenti censurabili) e, dall'altra, la necessità di individuare, anche in questo ambiente digitale, le innumerevoli e innovative possibilità di buona politica che le tecnologie oggi possono garantire. Lo scopo di questo saggio è duplice. Da un lato, vi è quello di voler tracciare delle linee di ricerca che permettano di affrontare il mondo politico con prospettive innovative, sia analizzando lo stato dell’arte sia proponendo nuovi sviluppi. Ciò può essere di utilità per tutti: politici, candidati, giovani interessati a entrare in questo affascinante mondo, cittadini e studiosi. Dall'altro, vi è la volontà di redigere, con un approccio spesso (volontariamente) schematico, delle linee guida che permettano di migliorare l’uso pratico di un potentissimo mezzo quale sono oggi i social network, che possono diventare un grande strumento (e ambiente) non solo di efficienza persuasiva e di aggregazione politica ma anche di cultura e di libertà».
Il libro si addentra nell'uso delle nuove tecnologie in politica, affronta il rapporto tra social network e potere, analizza il governo degli algoritmi riferendo sui big data e la psicopolitica digitale, si preoccupa di definire l’importanza della sicurezza informatica in ambito politico e chiude con il lato oscuro, i falsi profili, la condivisione di notizie false e la distorsione degli equilibri democratici. Spiega Ziccardi: «I social network sono diventati lo specchio e l’essenza, allo stesso tempo, della politica attuale. Sono il luogo dove risiedono i dati degli elettori che interessano ai partiti – compresi quelli più intimi – e che sono trattati con sofisticati strumenti di analisi. Sono anche il luogo verso il quale i partiti veicolano in primis le loro comunicazioni, l’ambito più importante di qualsiasi altro mezzo di comunicazione oggi esistente. Questo è il motivo per cui un comportamento responsabile in questo ambiente può incidere direttamente sulla vita stessa, politica e non, dei cittadini. Certo, rinunciare alla possibilità di sollevare attenzione, condivisioni e like giocando facile, attraverso l’odio – alzando i toni e veicolando falsità -, può essere, per molti protagonisti della scena politica, un’opportunità cui è particolarmente difficile resistere. Rispettare le regole anche sui social network diventa, però, oggi sempre più essenziale per la salute dell’intero sistema e, quindi, della nostra democrazia». Democrazia non più separabile dalla potenza del digitale. Come farle vivere insieme? I due libri aiutano a rispondere ma non mancheranno tante altre domande e tante altre risposte. Siamo soltanto all'inizio di un lungo e imprevedibile cammino.
Il Foglio sportivo - in corpore sano