Massimo Cacciari e Natalino Irti, il senso di Krisis per il Diritto
Nuova collana per La nave di Teseo. I primi due volumi, di Nicolás Gómez Dávila (a cura di Luigi Garofalo) e di Michele Tamponi affrontano i temi cruciali dello Giustizia, dello Stato e della convivenza in una società postfamiliare. Elisabetta Sgarbi: “Possono darci suggerimenti sul nostro presente. Vogliamo superare la chiacchiera dei dibattiti mediatici”
Se pensi che attraverso i libri possano scaturire ancora le migliori riflessioni per indagare la crisi, che non è ancora catastrofe, se metti insieme due intelligenze acute e raffinate come Massimo Cacciari e Natalino Irti, fai nascere una nuova collana e la chiami Krisis, uno dei fiori all’occhiello della Nave di Teseo, magistralmente guidata da Elisabetta Sgarbi, che spiega: «Krisis intende portare il tema del diritto fuori da contesti accademici, al centro del dibattito culturale. Il diritto, nell’intenzione dei curatori, non vuole essere una disciplina a sé stante, confinata, ma la forma che ci permette di affrontare temi cruciali del presente. krisis sarà una collana per superare ‘la chiacchiera’ che spesso contraddistingue i dibattiti mediatici o la comunicazione dei social network, e trovare nuove strade, concrete e fondate, per discutere di problemi essenziali della nostra convivenza. krisis sarà una collana sul presente ma con uno sguardo rivolto al futuro. Ma sarà anche una collana che dal passato saprà trovare voci autorevoli che possono darci suggerimenti sul nostro presente…».
Per Cacciari e Irti, «krisis sta a indicare che nel processo storico di una civiltà o di una cultura si è andata determinando una rottura o una netta discontinuità, e che questa non può più in alcun modo essere ‘mascherata’. krisis significa però anche giudizio, e cioè l’esigenza di comprendere tale crisi nei suoi aspetti fondamentali. Crisi non è ancora catastrofe. È una situazione di soglia: un Ordine, che aveva retto, per quanto problematicamente, il nostro vivere associato, tramonta irresistibilmente, ma il sorgere di un nuovo Ordine sembra manifestarsi soltanto per vaghe tracce o presagi». E continuano: “La nostra collana lavorerà nel campo delle scienze giuridiche e del diritto. Esse hanno sempre costituito il punto di vista fondamentale per giudicare del disgregarsi di vecchi ordini di convivenza e del formarsi di nuovi. La crisi è infatti anarchica solo nell’apparenza, in realtà essa è sempre anche costituente, e cioè il grembo in cui maturano nuove forme della Legge e del Diritto, espressione di nuove soggettività culturali e politiche. Questa genesi sarà al centro degli studi che la collana intende presentare».
Leggere le pagine di De iure, di Nicolás Gómez Dávila, primo volume della collana e leggere Il giuridico come categoria dello spirito. Saggio sul pensiero di Nicolás Gómez Dávila, di Luigi Garofalo, è un nutrimento per la mente e l’anima, è un atto di limpidezza per cui l’incisività del pensiero autentico riconcilia con lo stare al mondo, con l’essere del mondo. Quante volte ci siamo chiesti che cosa sia lo Stato? Quante volte abbiamo letto, sullo Stato, tutto e il suo contrario? Sentite Gómez Dávila: «Lo Stato non è apparato militare né macchina amministrativa, bensì supremo tribunale. La forza protegge i suoi atti e l’amministrazione pubblica attua le sue decisioni; ma lo Stato è tribunale, non è legislatore, né è sovrano. Neppure è sovrano chi lo governa, né è sovrano il parlamento che lo esorta, lo ammonisce e lo corregge, né è sovrano il partito di maggioranza che detiene il potere fisico e il predominio legale, né è sovrana la mistica volontà del popolo, né è sovrana la ragione dell’uomo o la coscienza umana. Sovrana è soltanto la regola di diritto, vale a dire l’accordo concluso tra le volontà giuridicamente libere di individui distinti. Il simbolo della potestà più alta è la quercia leggendaria e il suo emblema non è lo scettro, ma la spada della giustizia». Sublime!
Per Luigi Garofalo, il “terso y bellísimo” De iure «mostra un Gómez Dávila tutto intento a indagare tre fra i temi che ancora oggi più tormentano la scienza giuridica, vale a dire il concetto di diritto, la nozione di giustizia e la figura dello Stato. Ma soprattutto svela un Gómez Dávila che si muove all’interno di argomenti così delicati e controversi con la competenza e l’eleganza del miglior giurista, pur non essendo certo tale per mestiere».
Il secondo volume, firmato da Michele Tamponi, ha per titolo Del convivere. La società postfamiliare. Al centro vi è un destino che accompagna l’uomo: l’essere in relazione. Ma la relazione mai come oggi si è fatta problematica, investita com’è da nuove forme di aggregazione familiare, basti pensare ai grandi temi che alimentano il dibattito contemporaneo: omosessualità e famiglia allargata, dinamiche di coppia e tutela dei figli, genitorialità, adozioni e maternità surrogata. Tutto è in movimento, tutto è aperto al cambiamento? Tamponi affronta le convivenze non fondate sul matrimonio, la fisionomia odierna della convivenza fuori dal matrimonio, le difficili convivenze nel matrimonio e fuori dal matrimonio, la morte del convivente e cosa resta della famiglia, con un finale, sulla famiglia privatizzata, tutto da scoprire: “Itaca è sprofondata negli abissi. Il Nespolo è stato venduto all’asta, travolto dalla rovina dei Malavoglia. Il nido nell’ombra pigola sempre più piano. Oppure, al contrario, i nuovi spazî di affettività, affrancati dalle sovrastrutture formali, consentono di guardare con rinnovata fiducia al domani delle generazioni? L’autore non sa dare una risposta, e ignora persino se davvero vi sia: laddove un occhio disincantato vede un misero seme che marcisce nella terra negra, uno sguardo ravvivato dalla speranza scorge l’aureo colore della spiga baciata dal sole”. Come baciati dal sole sono questi primi due libri di una collana che s’annuncia davvero aurea, in attesa di Elogio del diritto, firmato dagli stessi Cacciari e Irti, con un saggio, all’interno, di Werner Jaeger.
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