Filosofeggiando con… ALDO MASULLO
“A 96 anni la vita continua a stupirmi di provarla. La filosofia non ha nulla a che vedere con l’introspezione. La politica ha a che fare sempre e solo con la conquista e la conservazione del potere. Napoli è la città longeva, greca di sangue e di spirito, ma ibridata da innumerevoli culture, offesa da lunghe sopraffazioni e mai arresa. Dall’altra parte vorrei portare il Vangelo e…”
Professore, il 12 aprile festeggerà 96 anni. Da qualche parte ha dichiarato che si avvia verso la morte con una grande amarezza: non essere riuscito a capire fino in fondo chi è Aldo Masullo. Com’è potuto accadere?
Non è amarezza, è dispetto.
Che cos’è la filosofia? A che cosa serve? Non le è stata d’aiuto nell’introspezione psicologica, per quel tanto agognato “conosci te stesso”?
La filosofia non ha nulla a che vedere con l’introspezione. Questa fa dello stato d’animo dell’osservatore, o d’altri che lo descrive, un oggetto immobile, da anatomia. La filosofia invece è la vita stessa che, vivendosi con intelligente attenzione, intensifica il suo sentirsi, lo “assapora” (come segnala il significato più antico del nome greco sophos, l’assaggiatore), cerca di coglierne le variazioni e i “vincoli”.
Qual è il filosofo che sente più vicino, quale quello che più l’ha impegnata mentalmente, quale quello che più ha scaldato il suo cuore?
Il cuore…della mia mente è freddo, non si scalda per nessuna parola. La mia mente, questo sì, cerca compagni: la compagnia più interessante continua a esser per me quella di Hegel: tra l’immane sforzo di conciliare e la disperata scissione.
Qual è il libro che avrebbe desiderato scrivere e non ha (ancora) scritto?
Se lo sapessi, lo avrei scritto.
Non ha patito la vita, ma ha provato la vita. Che prova è stata?
Patire e provare sono sinonimi. La vita continua a stupirmi di provarla.
Talvolta ha la sensazione di aver perduto tempo, un tempo ormai irrecuperabile. L’impegno politico ha contribuito in questa perdita di tempo? Ne è pentito?
Il tempo, se non ne avessi perduto ed esso non mi apparisse irrecuperabile, non sarebbe tempo. Quanto all’impegno politico, non essendomi mai immerso totalmente in esso, non mi lamento di esserne rimasto insoddisfatto.
Ha scritto che il nuovo corpo sociale non si lascia vestire dall’abito della vecchia politica. Che vuol dire?
Voglio semplicemente dire che, se in pochi decenni globalizzazione e tecnologie della comunicazione hanno cambiato nella società moderna, come avrebbe detto Bruno, i ”massimi” e i “minimi”, il tutto poi riassumendosi nella globalità della paura, la politica cioè il continuo sforzo umano di comporre le forze e governare gli eventi si è ridotta impotente.
Che cos’è la politica?
La politica ha a che fare sempre e solo con la conquista e la conservazione del potere, comprendendo in modo più o meno grossolano le dinamiche in atto delle forze sociali e i bisogni di massa.
Qual è il politico che sente più vicino, quale quello che più l’ha impegnata mentalmente, quale quello che più ha scaldato il suo cuore?
Se nessun filosofo mi ha mai scaldato il cuore, figuriamoci se può farlo un politico!
Non è nato a Napoli, ma È di Napoli. Come definirebbe questa città? Qual è la sua vera grandezza e la sua vera miseria?
Napoli è la città longeva, è sempre la “nuova città”, rinata “nuova” nel V secolo a. C., greca di sangue e di spirito, ma ibridata da innumerevoli culture, offesa da lunghe sopraffazioni e mai arresa. Ogni volta “capta cepit”. Il suo genio sta non solo concentrato nei suoi straordinari filosofi, dal nolano e dunque conterraneo Bruno al sommo Vico, ma anche nel tessuto della cultura popolare. Il napoletano non ha ironia, ma tagliente arguzia: così egli si difende non dalla vita, come l’ironico, ma nella vita.
La portavi cucita sul petto
– medaglia al tuo valore
risorsa estrema per avere almeno
un poco di rispetto –
l’orgogliosa pagella di scolaro
tu, solitario ragazzino perso
nell’immensa incertezza del migrare
corpicino in balia d’infide forze.
Non t’è servita
a salvarti la vita
ma t’è rimasta stretta sopra il cuore
fedele come il cane di famiglia
a custodir del tuo abbandono l’onta
e finalmente sbatterne l’orrore
in faccia all’impunita indifferenza
della presente umanità d’automi.
Perché ha sentito il bisogno e l’urgenza, lei che poeta non è, di affidare a questi splendidi versi il ricordo del quattordicenne del Mali annegato nel Mediterraneo, con il documento della scuola cucito nella giacca?
Poeti non si è di mestiere, non c’è un albo legale dei poeti. C’è la poesia, e soffia come un vento improvviso. Il perché è ogni volta nella stessa poesia.
Che cosa vede all’orizzonte? Dove sta andando l’uomo?
Se lo sapessi, sarei più tranquillo.
Siamo eterni, come sostiene Emanuele Severino, o no?
Il tempo siamo noi. L’eternità è una parola.
Perché sostiene che Dio, dopo Kant, non è più un problema della filosofia?
Kant dimostra l’impossibilità di dimostrare razionalmente che Dio c’è. In ogni modo, prima di dimostrare che qualcosa c’è, bisognerebbe sapere che cosa è.
Dopo L’Arcisenso, il suo ultimo libro, che cosa bolle in pentola?
Continuo nella scia e mi soffermo sul tema dell’intimità, che ho da sempre a cuore. Anzi, diventa incandescente proprio in seguito a quel libro, dove sottolineo l’impossibilità della relazione piena tra gli esseri umani.
E la solitudine invalicabile…
Esatto.
Chi è Leopardi?
Un vero filosofo che fa continuamente della propria vita esercizio di comprensione di sé e del mondo attraverso di sé.
Quando lascerà questo mondo, tra un secolo, quale libro vorrebbe portare con sé?
Mi permetta di portarne due: il Vangelo, perché è l’unico libro in cui non vi sia traccia di narcisismo, e poi un libro di pagine bianche, per tentare finalmente di scrivere in libertà qualcosa di nuovo.
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