Remo Bodei, il momento della filosofia
A un mese dalla scomparsa del grande filosofo, ne ricordiamo la figura misurata e sobria, lo stile della scrittura, i libri che ha lasciato, l’alto valore di un pensiero italiano e vivente. Immaginare la sua statura di studioso, e a quella statura restare fedeli, ci aiuta a intessere il nostro …essere
A chi dedico il mio prossimo libro se non a Remo Bodei, tra i più fulgidi filosofi del nostro tempo? A chi se non a lui, che quelle pagine avrebbe dovuto aprire facendo brillare, sempre con misura e umiltà, la sua intelligenza? La malattia non lo ha consentito, la morte non lo potrà più consentire. L’ho chiamato l’estate scorsa per l’intervista. Mi ha risposto che l’indomani sarebbe rientrato in ospedale per un nuovo ciclo di cure. Sapevo che se avessi insistito, lui, sempre così affabile e disponibile, pur con un filo di voce, non avrebbe detto no, ma mi era parsa un’assurda violenza. Gli ho augurato ogni bene sperando di ritrovarlo, a settembre, al consueto appuntamento con il Festival della filosofia di Modena. La sua assenza, per dirla con Bertolucci, è stata più acuta presenza.
Resta tanto, di Bodei, e tanto e mai tanto è stato scritto dopo la scomparsa. Prima, poco prima, alcuni studiosi e allievi avevano pubblicato Cristalli di storicità. Saggi in onore di Remo Bodei, edito da Rosenberg & Sellier. Lo recupero per ripercorrere, attraverso una lettura prismatica, gli effetti del suo magistero. Bodei ha varcato ogni luogo sentendosi a casa in ogni luogo. Con la penna ha saputo toccare ogni corda dell’umano, i suoi studi hanno saputo raggiungere prima l’anima, poi la mente di migliaia di studenti. Quando se ne va uno studioso di tal fatta, che ha portato l’ingegno italiano nelle università del mondo come si porta un dono prezioso, il dolore rischia di coprire la pagina e le parole. Emilio Carlo Corriero e Federico Vercellone ricordano giustamente che “Bodei muove da Hegel, ma anche dal marxismo, e Marx e Hegel costituiscono la cifra di anni travagliati ma molto ricchi del secondo Novecento italiano. Bodei inoltre – egli ci tiene a sottolinearlo – si riconosce anche nella tradizione del pensiero italiano e nella sua vocazione più alta, quella politica e civile”.
Non a caso, Roberto Esposito, che di pensiero italiano e …vivente s’intende, dedica all’amico Remo un saggio dal titolo Lo stemma e il blasone. Scrive il filosofo napoletano: “C’è qualcosa, nei libri di Bodei, in tutti i suoi libri, che colpisce il lettore, ma che non è facile definire. Non si tratta solamente del loro contenuto manifesto – generalmente disposto a raggiera intorno a un baricentro teoretico, corredato da una quantità impressionante di riferimenti, rimandi, accostamenti che può consentirsi solo un autore provvisto di una cultura, e anche di una memoria, prodigiosa come la sua. E non si tratta neanche soltanto della forma della sua personalissima scrittura, ricca di termini non ricercati né inutilmente tecnici, eppure mai banali o consumati dall’uso. Si tratta di qualcosa d’altro, tipico dei libri di Bodei, che possiamo in prima istanza definire come una stratificazione tra due diversi livelli testuali, intrecciati, ma mai del tutto sovrapposti. Da un lato, in primo piano, una rappresentazione nitida, un disegno immediatamente percepibile, che orienta subito il lettore offrendogli le chiavi di ingresso immediato nel testo. In questo senso si può ben dire che Bodei sia uno dei pensatori contemporanei più agevolmente leggibili, più dotato della rara capacità di comunicare temi e questioni di carattere filosofico anche a un pubblico non specialistico. Dall’altro lato, su un piano più arretrato, a questo primo livello testuale risponde una configurazione più complessa, meno lineare, perché densa di ambivalenze semantiche, talvolta quasi al limite dell’antinomia. Si tratta di un doppio livello di scrittura che potrebbe richiamare, in linguaggio araldico, la relazione binaria che collega lo stemma al blasone”.
Ha ragione Esposito. È questa la cifra stilistica della scrittura filosofica di Bodei. Chi ha amato Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze e Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità, filosofia e uso politico, entrambi editi da Feltrinelli, sa che raramente un filosofo riesce a occupare tutti gli spazi del pensiero, a inoltrarsi dove altri hanno rinunciato, fermandosi debolmente sulla soglia. Penso alle sollecitazioni contenute in Piramidi di tempo. Storie e teorie del déjà vu,edito da il Mulino. Spiega Sergio Givone: “Al déjà vu Bodei ha dedicato uno dei suoi libri più felici e soprattutto più intensamente rivelatori del suo modo di far filosofia, del suo stile filosofico. Qui, come altrove, ma qui in modo esemplare, Bodei ricostruisce l’irrompere e poi il declinare del tema sulla scena della cultura europea nei vari campi: letterario, scientifico, filosofico. Non però per archiviarlo. Al contrario, per mostrare come quando il clamore del dibattito pubblico si attenua e magari si spegne, proprio allora viene il momento della filosofia, perché è pur sempre la filosofia a cogliere nodi concettuali autenticamente problematici anche fra le mode e le infatuazioni del momento. È a quel punto che il filosofo subentra allo storico delle idee, e che filosofo! Attento, attentissimo a non distogliere lo sguardo dall’essenziale, da ciò che continua a dar da pensare, dal problema, appunto, per quanto esso possa apparire tramontato”.
Immaginare la filosofia, immaginare altre vite, vivere la ferita insanabile tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. È un altro splendido libro di Bodei che, ricorda Alfredo Ferrarin, “studia l’emulazione: è ingenuo pensare che siamo animati da un’interiorità indipendente da cultura e mondo sociale; i nostri bisogni e le nostre aspirazioni nascono per emulazione, sono quelli che vengono riflessi e ci ritornano dall’immagine che ci facciamo degli altri. Il nostro essere noi stessi è intessuto dalla narrazione delle vite degli altri”. E dei libri degli altri. L’immagine che ci ritorna del filosofo Bodei, la sua figura misurata e composta, il suo stile sobrio, la sua statura di studioso, possono felicemente intessere …l’essere di chi lo ha conosciuto, frequentato e letto restando fedele a quella statura.
Alla notizia della morte di Bodei, Antonio De Simone, uno dei suoi amici più rispettosi, mi ha telefonato per dirmi: “Sono morte tante persone e tanti amici di valore, ma il dolore che avverto oggi è il più forte di sempre”. Un dolore intimamente legato non solo alla persona che non sarà più tra noi, ma alle pagine che non potranno essere più scritte, che non potremo più leggere.
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