Da Cerci impariamo a riprenderci da un amore finito male

Simonetta Sciandivasci

A rappresentare quelle di noi che hanno aborrito “Gone Girl”.

A rappresentare quelle di noi che hanno aborrito “Gone Girl” e il suo tentativo di dimostrare come una signorina, pur di salvare il proprio matrimonio, sia disposta a macchiarsi di androcidio compulsivo, c’è Alessio Cerci. Fedele alla linea Ivana Trump, che consigliava, dopo un divorzio, di non prendersela, ma prendersi tutto, il giovinastro di Velletri ha appena vinto la maglia rossonera (Milan, non Stendhal, almeno stando alla Gazzetta dello Sport) al calciomercato d’inizio anno. Dopo il divorzio dal Toro (squadra per la quale aveva versato lacrime d’amore), è passato all’Atletico Madrid e ora al Milan: il tutto in meno di cinque mesi, senza uccidere nessuno e guadagnandoci un discreto gruzzoletto. Neanche Sandra Milo e Zsa Zsa Gabor sono state tanto abili: stima! Lo scatto che lo ritrae dopo aver firmato il contratto con la squadra di Inzaghi lo appenderemo sul frigo, per disincentivarci dalle abbuffate notturne, ricordandoci come ci si riprende da una relazione finita male: niente barba, abbagliante shatush, orologio d’oro (tanto per sdoganare lo stile balcanico: un decennio di concerti di Goran Bregovic a Villa Ada non sono evidentemente stati sufficienti) e una faccia in prestito (dopotutto, al Milan, proprio in prestito resterà, per 18 mesi). Idolo.

Di più su questi argomenti: