La misoginia di Sinisa Mihajlovic
Per ripristinare la tranquillità (usiamo una condizione cara a Melissa Satta), al Milan è bastato vincere 1 a 0 contro la Sampdoria. Brocchi, neo allenatore alla sua prima prova in campo, ha gongolato dicendo di aver seguito il consiglio di Berlusconi lavorando “a livello mentale sui giocatori” (Inception? Microchip emozionale? Complottisti, indagate) e di aver ricevuto i complimenti, tramite sms, di Sinisa Mihajlovic, suo predecessore defenestrato nel mezzo del campionato per aver vinto poco e sbraitato molto. Un concession speech assai elegante che però ci surgela i ventricoli: fosse stato ancora allenatore, Sinisa avrebbe commentato, con due catapulte al posto degli occhi, che “dobbiamo essere più cattivi e velenosi come serpenti!”.
Ma il povero Miha è ormai un leone ferito, un Cleopatro: “Le donne sono inadatte a parlare di calcio”, ha detto la settimana scorsa, indignando la nutrita cerchia di giornaliste-opinioniste sportive antisessismo (tre o quattro) che hanno controbattuto con “cafone, misogino, ti prenderemo a calci”, desalando e desolando lui e molta parte del genere femminile, ora preoccupato dal doversi industriare per dimostrare di essere all’altezza dei ciarlieri del calcio. Mannaggia a voi, signore del calcio.
Il Foglio sportivo - in corpore sano