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Lo Zoncolan e Froome, il giudice e il suo boia
Il capitano della Sky supera Simon Yates in cima al monte che chiudeva la 14esima tappa del Giro d'Italia, tenendo fede così al suo proposito. Proposito è la parola del giorno della Treccani
Monte Zoncolan. Il giudice è un boia. Ha le sembianze nere d'asfalto e tutto attorno tonalità di verde che contengono tutti i colori del mondo. Il giudice è una fetta d'asfalto che si innalza, sale, pende, diventa una parete. E su di essa ci sono uomini che stringono i denti, muovono i pedali, si stancano e si spremono. Accanto a loro altri uomini che urlano, incitano, applaudono. E più in su, sulla cima del monte, altri uomini ancora, questa arrampicati e abbarbicati su prati e costoni di roccia, a osservare il lento risalire. E' la 14esima tappa del Giro d'Italia e su tutto questo, su per le curve e i tornanti del Monte Zoncolan c'è soprattutto un uomo che si muove e si scompone sulla bici, che muove veloce le pedivelle. Un uomo con un presente da dimenticare. Un presente che è però appena passato. Quest'uomo è Chris Froome e su questa strada archivia un bel po' di dubbi, si leva di dosso il peso di non sembrare più quello che è stato e con questo anche tutti gli avversari. In cima è primo, a braccia alzate, festante e urlante. Insomma, tornato in lui.
Proposito. Dal vocabolario Treccani: s. m. [dal lat. proposĭtum, part. pass. neutro di proponĕre (v. proporre); propr., «ciò ch’è posto innanzi»]. – 1. Fermo proponimento, Come locuz. avv., a proposito, opportunamente, convenientemente di fare una cosa, di comportarsi in un determinato modo. 2. Più genericam., intenzione: ero venuto col p. di parlartene; anche progetto, disegno. 3. Argomento, materia del discorso: cambiamo p. e passiamo ad altro; più propriam., e più comunem., il soggetto di cui in quel momento si sta parlando. 4. Alla precedente accezione si connettono direttamente alcune locuz. molto usate nel linguaggio com.: a. Con funzione prepositiva, a proposito di, riguardo a, circa, per richiamare la persona o la cosa su cui s’intende fermare il discorso, durante una conversazione; b. Come locuz. avv., a proposito, opportunamente, convenientemente.
Era da giorni che diceva che sullo Zoncolan tutti avrebbero visto i veri valori in campo in quella sfida chiamata Giro. Era da giorni che rimandava il momento di fare i conti con quanto era successo nella prima settimana e mezza di corsa, ossia terreno perso praticamente ovunque, che sono secondi e minuti, che sono soprattutto un senso strano di inferiorità, almeno apparente. Froome rimandava, aveva il suo proposito di lotta, la volontà di far girare le gambe come era solito fare in un posto in particolare: lo Zoncolan. E a cinque chilometri dal traguardo questo proposito è stato messo sull'asfalto: un'accelerata, gli avversari che si sfilavano di ruota. Cinquemila metri in testa al solito modo, che è un modo tanto efficace quanto brutto, ma tant'è. Il keniano è questo, non cambierà. Cinquemila metri che sono un elastico tra lui e gli altri, che si allarga a una quindicina di secondi su chi gli sta immediatamente dietro, che si riduce a sei all'arrivo. Che è molto più largo per il resto del gruppo.
Froome pedala e nei suoi occhi si alternano le immagini della strada e del computerino, non si gira mai, fa il suo ritmo, non si cura degli altri. Quando si gira però vede quello che non vorrebbe vedere, ossia una macchia rosa, quella della maglia di Simon Yates. Anche l'inglese aveva i suoi propositi. Propositi che non erano dissimili da quelli del capitano della Sky: vincere, ma non per dimostrare di non essere inadatto al Giro o bollito dopo il caso Salbutamolo, ma per far vedere a tutti che non è un abbaglio, una parentesi fortunata. Yates zompetta sulle rampe del giudice, sembra averne per scattare, si ritrova a inseguire. Subisce un po' l'attacco, il suo volto si fa teso, la sua pedalata un po' opaca. Ma è un attimo, un momento che passa, fugge, se ne va. Come fa lui da Domenico Pozzovivo e Miguel Angel Lopez. Come fa lui verso l'arrivo, verso un ulteriore margine da mettere da parte in vista della cronometro di Rovereto.
Perché davanti c'è Froome, certo, ma dietro ci sono tutti gli altri, c'è soprattutto Tom Dumuolin, staccato e da staccare il più possibile. Il Tanke però non è in crisi, dà quello che può dare su una parete del genere. Pedala al suo ritmo ed è un ritmo che è tanta roba. All'arrivo è quinto, i secondi persi sono trentasette da Froome e trentuno da Yates. Non male. Abbastanza per non festeggiare, non sufficienti a farlo arrabbiare.
Chi ha il muso all'arrivo è invece Fabio Aru, ancora una volta respinto dalla sua dimensione, quella ascensionale. Il diciasettesimo posto, i quasi due minuti e mezzo sono un brutto colpo per il sardo, la constatazione che ci vorrà un miracolo ora per recuperare i quattro minuti che lo separano dal podio. Se le gambe inizieranno a funzionare come erano solite funzionare la sua determinazione potrebbe rendere possibile l'impossibile. Altrimenti sono cavoli amari. La volontà era quella di incendiare il monte, ma era proposito incendiario che si è trasformato in pompiere. Peccato.
Incendiario voleva esserlo pure Miguel Angel Lopez, ma in vigile del fuoco non si è ancora trasformato. Beppe Martinelli, suo ds all'Astana, aveva detto al Foglio prima della partenza che il ragazzo stava bene, che è giovane certo, ma già pronto per poter dimostrare il suo valore sullo Zoncolan. Il quarto posto dietro Pozzovivo, lo rilancia al sesto posto in classifica generale. Soprattutto rende chiaro a tutti che da qui a Roma il colombiano non va sottovalutato. In salita, quando non saranno muri, la sua la può dire. Eccome.
Se all'Astana sono soddisfatti, contento può esserlo pure Gianni Savio, capobanda dell'Androni Giocattoli - Sidermec. I suoi uomini hanno centrato l'ennesima fuga del Giro, la tredicesima in quattordici tappe. Una era a cronometro però, quindi non vale. Oggi a far l'avanguardista c'era Francesco Gavazzi, uomo di gamba, ma veloce, di fatica, ma pianeggiante, al massimo collinare. I propositi di vedere uno scalatore in fuga sono rimandati a domani. Savio ha le idee chiare, i suoi corridori, per osmosi, pure.
L'ordine d'arrivo della 14esima tappa del Giro d'Italia
1. Chris FROOME (Gb - Mitchelton-Scott) 186 km in 5.25’31’’, media 34’28’’; 2. Yates (Gb) a 6’’; 3. Pozzovivo a 23’’; 4. Lopez (Col) a 25’’; 5. Dumoulin (Ola) a 37’’; 6. Pinot (Fra) a 42’’; 7. Poels (Ola) a 1’07’’; 8. Reichenbach (Svi) a 1’19’’; 9. Bilbao (Spa) a 1’35’’; 10. Woods (Can) a 1’43’’; 12. G. Bennett (N. Zel) a 1’55’’; 13. Carapaz (Ecu) a 2’; 17. Aru a 2’23’’; 18. Formolo; 19. Dennis (Aus) a 2’35’’; 20. Ciccone a 2’44’’.
La classifica generale
1. Simon YATES (Gb - Mitchelton-Scott); 2. Dumoulin (Ola) a 1’24’’; 3. Pozzovivo a 1’37’’; 4. Pinot (Fra) a 1’46’’; 5. Froome (Gb) a 3’10’’; 6. Lopez (Col) a 3’42’’; 7. Carapaz (Ecu) a 3’56’’; 8. G. Bennett (N.Zel) a 4’04’’; 9. Bilbao (Spa) a 4’29’’; 10. Konrad (Aut) a 4’43’’; 11. Dennis (Aus) a 5’11’’; 12. Woods (Can) a 5’26’’; 13. Aru a 5’33’’.