Alaphilippe sbuca dalla polvere della Strade Bianche

Il francese della Deceuninck - Quick Step conquista la corsa sugli sterrati alla sua prima partecipazione precedendo il danese Fuglsang e il belga Van Aert

Giovanni Battistuzzi

C'è qualcosa di antico nella polvere. Una serie di immagini in bianco e nero che si affollano nella mente, che si sovrappongano ai colori di oggi, che richiamano visi secchi e profili aquilini, volti indimenticabili ma scomparsi. C’è qualcosa di magico quando dalla polvere appaiono le biciclette, mentre le tinte scintillanti di maglie e telai si pastellano, si perdono in piccole nubi fatte di ruote che incontrano la fatica cercando di togliersi di torno altre ruote.

 

Da queste nubi spuntano le facce, quelle di Julian Alaphilippe e Jakob Fuglsang in testa quando l'ultimo tratto di sterrato della Strade Bianche, quello delle Tolfe, inizia a inerpicarsi sotto le loro ruote. Volti incipriati dalla terra delle crete senesi, volti che si guardano, che si studiano, che si affiancano aspettando il momento buono per lo scatto giusto, quello verso il traguardo di Siena. Allungo che prova il danese dell'Astana, che frena e annulla il francese della Deceuninck - Quick Step, che si trasforma in un andare assieme sino a dove la strada torna a diventare verticale, sino a dove la prossimità al traguardo rende l'ascesa decisiva. È lì che Fuglsang ci prova ancora e il francese ci riesce. Julian Alaphilippe a Piazza del Campo si batte il petto, esulta, primo per la prima volta, alla prima edizione corsa in carriera. Julian Alaphilippe che aggiunge la Strade Bianche al suo palmares, perché "è una corsa bellissima, che va corsa", perché "voglio vincere tutto ciò che posso vincere", dice a gara conquistata.

 

Alaphilippe e Fuglsang a fare al momento giusto quello che Diego Rosa ha fatto per molto più tempo, ma troppo avanti nei tempi. Solitario al comando per oltre trenta chilometri, per oltre un centinaio all'avanguardia di un gruppo di pochi avventurieri con tanta buona volontà e poche speranze di arrivare. 

 

Alaphilippe e Fuglsang a essere duetto dopo essere stato terzetto, e ritornare duetto dopo che il terzo incomodo si era ripresentato tra loro al principio dell'ultima ascesa.

 

Il terzo uomo è Wout Van Aert e terzo è arrivato al traguardo, esattamente come un anno fa. Il tre volte campione del mondo di ciclocross (più uno da under 23) era uscito con loro dal settore di sterrato di Vico d'Arbia, con loro aveva imboccato quello di Colle Pinzuto, a loro non aveva resistito. Ma non aveva mollato, un fiammingo che si rispetti non lo fa mai, era riuscito a rientrare, si era messo in testa nel tentativo di domare col ritmo le velleità di vittoria dei rivali. È andata male, tant'è. Terzo a nemmeno venticinque anni e alla prima vera stagione da stradista (nel 2017 e nel 2018 aveva sì corso su strada ma come proseguo della stagione di ciclocross), bissando il risultato dell'anno scorso, è davvero un gran risultato.

 

Dalle nuvole di polvere senesi sono usciti in tanti. Alcuni delusi, come Greg Van Avermaet che la Strade Bianche la vorrebbe vincere da anni ma va sempre a finire male, o come Tiesj Benoot, che in Piazza del Campo l'anno scorso era arrivato vincitore e che avrebbe bissato volentieri quest'anno. Quasi felici, che certe giornate, indipendentemente da come va, vale la pena d'esserci. In ogni caso. Sorrideva Simon Clarke, ottavo al traguardo e scattante almeno per una decina di volte alla ricerca dell'affondo giusto. Sorrideva Toms Skujins, che per almeno tre volte si è trovato avanti al gruppo ma è sempre stato ripreso. Sorrideva pure Maximilian Schachmann che una foratura l'ha tolto di mezzo nel momento sbagliato della corsa, a salire sul monte Sante Marie, lì dove tutto esplode e non sono concessi né errori né sfortune.

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